7131 Una generazione di cuori in fuga dall'Italia

20090424 12:27:00 redazione-IT

Il 25 aprile dei giovani italiani a Barcellona
(Carlo Grande da La Stampa)

Chi lascia l’Italia, oggi, non è spinto soltanto da motivazioni economiche: molti giovani – giovani straordinari (ce ne sono, si vedono poco solo perché a loro interessa vivere, e vivere bene, non esibirsi davanti a una telecamera) – abbandonano soprattutto un clima psicologico e morale: un Paese che sentono perduto, o in via di perdizione, nel quale la misura di tutto sono diventati i soldi, la furbizia, l’apparenza. Si lasciano alle spalle – almeno provano – una visione del mondo fascistoide, basata sul sopruso, sull’umiliazione della meritocrazia, sulla triste negazione del potere creativo della natura e delle persone.

Forse anche nel mondo sta andando così, ma non a tal punto, credo.
Ho l’impressione che in Italia l’idea cancerosa del puro, semplice e brutale profitto governi l’economia e le esistenze individuali più che in tantissimi altri paesi. Ho la sensazione che il popolo dei furbi, dell’egoismo e dell’ingiustizia abbia quasi cancellato la nostra gioia di vivere.
Ecco perché tanti giovani divorziano dal nostro (nostro?) Paese, ecco perché se ne vanno: “Quando la creatività diventa capitale inerte, quando la ricchezza (“La ricchezza ottenuta senza sforzo è un furto”, diceva Gandhi) si impregna di un falso potere, ai vivi viene data la morte, e ciò che è morto prende vita”. Così mi disse una volta, in un’intervista, Vandana Shiva.
E i vivi, finché riescono, scappano (e lasciano i brutti alla loro brutta vita, direbbe Bukowski) .
Dunque, in un mondo nel quale la finzione è diventata realtà, e il reale è stato ridotto a finzione, in un mondo nel quale in nome delle “esigenze produttive” si insegue una falsa idea di perfezione (non esistono esseri perfetti! La diversità dell’imperfezione è la cosa più bella del mondo), in un mondo nel quale la diversità deve essere estirpata e quindi non c’è più posto per il piccolo, l’insignificante, il marginale, in un mondo di questo genere si compie un delitto capitale: su uccide la speranza.
E pazienza farlo in chi ha già vissuto una fetta di vita, e ricorda tempi ben migliori, e vitali. Ben più mostruoso è uccidere la speranza in quelli che hanno venti, venticinque anni.
(Per i trentenni invito a leggere un bellissimo libro di Concetto Vecchio in uscita da chiarelettere: “Giovani e belli. Un anno fra i trentenni italiani all’epoca di Berlusconi”. Piccolo assaggio: “La verità è che ci siamo disumanizzati, proviamo terrore verso i sentimenti, non ci vogliamo più mettere in gioco, molto più facile dedicarsi al lavoro.” Anna B., 32 anni).

Quello che mi hanno scritto questi giovani, invece, mi sembra motivo di speranza.
Lascio la parola a loro, che è tempo:

C’erano una volta i “cervelli in fuga”. Oggi nasce la generazione di quelli che potremmo chiamare “cuori in fuga”. Sono tutti quegli italiani che non lasciano l’Italia solo per trovare un posto dove la ricerca scientifica e il merito siano maggiormente valorizzati. A quegli esuli della conoscenza oggi infatti si aggiungono sempre più quelli che vanno via dall’Italia perché, semplicemente, nel proprio paese non si sentono più a loro agio.
“Oggi chi lascia l’Italia lo fa per trovare la felicità”. Lo ha detto proprio a Barcellona un paio di mesi fa Roberto Saviano, scrittore che forse meglio di ogni altro ha saputo interpretare la sensazione di frustrazione che spinge molti italiani a cercare la soddisfazione personale altrove.
A tutti questi italiani – si stima che nella sola Catalunya ce ne siano almeno 50mila – si rivolge il Movimento per la sinistra (MPS), che per la festa di Liberazione del 25 aprile ha organizzato una festa al Parc de l’Estació del Nord, dalle 15.30 alle 20.00, proprio accanto a dove si fermano gli autobus in arrivo dall’aeroporto low cost di Girona. Alla festa, tra musica, performance teatrali e chiacchiere, MPS ha inventato le “primarie della felicità”: ai sette perché trovati dagli organizzatori, i partecipanti potranno aggiungere i propri motivi di soddisfazione riguardo alla loro vita spagnola. Si potrà anche votare sul blog del movimento http://mpsbarcelona.blogspot.com il perché che meglio esprime la propria ragione di felicità.
“Ci sembra importante riflettere su questi – e altri – motivi”, scrivono infatti nel volantino di presentazione, “perché vorremmo capire cosa rende la Spagna così diversa dall’Italia, e, di conseguenza, cosa manca al nostro paese per tornare a essere un luogo dove sia non solo possibile, ma anche desiderabile, vivere”.
Le idee raccolte serviranno per dare più sostanza e concretezza alle proposte quando anche il Movimento per la Sinistra di Barcellona contribuirà alla costruzione di un’agenda politica in Italia, a partire dall’aggregazione di soggetti che sotto il nome di “Sinistra e Libertà” concorreranno alle prossime elezioni europee del 7 e 8 Giugno.
Per contatti:
marcello@altraitaliabcn.org

+ http://mpsbarcelona.blogspot.com
+ http://www.movimentoperlasinistra.it/

http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/hrubrica.asp?ID_blog=248

 
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EmiNews 2009

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