7157 L'influenza del NAFTA: 1998, epidemia suina in Carolina del nord

20090504 18:56:00 redazione-IT

Hanno deciso in alto bordo che non si deve parlare più di virus suino. In Cina la chiamano polmonite atipica, e poi c’e’ chi in modo del tutto inappropriato allude genericamente a un "virus umano" (sic) . Per tagliare la testa al toro, perdon al porco, la denominazione corretta ed ufficiale è H1N1.
E’ cancellato così ogni possibile richiamo al maiale e -soprattutto- agli allevamenti concentrazionari in cui le multinazionali li improvvisano, imbottendoli di antibiotici ed altro.

di Tito Pulsinelli

"…la CP Group, con sede in Tailandia, ora il quarto più grande produttore di pollame del mondo, gestisce allevamenti di pollame in Turchia, Cina, Malesia, Indonesia e Stati Uniti. Ricava il mangine da India, Cina, Indonesia e Vietnam. Commercia in capi di bestiame vivi e sta espandendo il suo raggio d’azione geografico" (1).

Robert Wallace dice che "… la CP Group gestisce allevamenti in joint-venture in tutta la Cina, producendo 600 milioni dei 2,2 miliardi di polli venduti in Cina ogni anno. Quando un’epidemia di influenza aviaria ebbe luogo in un allevamento gestito da CP Group nella provincia di Heilongjiang, il Giappone vietò l’accesso al pollame cinese.
Gli stabilimenti CP in Tailandia furono in grado di approfittare della situazione e incrementare le esportazioni in Giappone. In altre parole, la CP Group fu in grado di trarre profitto da un’epidemia che essa stessa aveva creato. Non subì contraccolpi negativi per i suoi stessi errori (vedi la versione in lingua originale):
[url]http://farmingpathogens.wordpress.com/2009/04/28/the-nafta-flu/[/url]

E’ stata, pertanto, velocemente raccolta la petizione dei boss planetari delle carni da lager.
Il ri-battesimo del virus suino, però, si deve anche all’incredulità e alle perplessità suscitate dalle lacunose e reticenti versioni fornite dalle autorità governative e sanitarie, messicane e internazionali. Si tratta di cancellare dalla memoria ogni riferimento politicamente scorretto, ma c’è chi suggerisce che ben potrebbe essere definito come "influenza del NAFTA" o trattato di libero commercio tra Canada, USA e Messico (1) .
La deregulation non si è limitata alle regole commerciali, barriere doganali, coperture finanziare, ma ha smantellato integralmente i controlli sanitari e la capacitè dello Stato di fare politiche di prevenzione assistenziale.

La moltiplicazione delle infezioni generate dagli allevamenti concentrazionari ha sbaragliato i piccoli produttori tradizionali che -al massimo- possono permettersi il veterinario provinciale. Risale al 1998 un’epidemia che decimò le scrofe della Carolina del nord.
Se il virus che si sta irradiando dal Messico è l’A H1N1, il ceppo secondo la OMS è l’A/California/04/2009 [url]http://www.who.int/csr/disease/swineflu/swineflu_genesequences_20090425.pdf [/url]

Non è conslante, ma appare chiaro che l’area di provenienza, incubazione e irradiazione del virus suino è quella che sta sotto la bandiera del libero commercio nord-americano (USA, Messico, Canada). Dopo le "bolle", il crack di Wall Street, la de-industrializzazione, ora scoppia il modello di produzione industriale delle proteine carnee.

(1) [url]http://achtungbanditen.splinder.com/[/url]

 
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EmiNews 2009

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