7225 CGIE: L'ASSOCIAZIONISMO CHIEDE UN RICONOSCIMENTO ISTITUZIONALE E INTERLOCUTORI SERI

20090516 10:10:00 redazione-IT

VOLPINI ILLUSTRA IL DOCUMENTO DELLA III COMMISSIONE ALLA PLENARIA

ROMA aiseEminotizie – "L’associazionismo è stato sin dall’inizio il terreno preferenziale dell’impegno solidale di quanti si sono occupati dei diritti degli emigrati, della tutela dei diritti previdenziali, sociali, culturali e politici. Senza l’impegno dell’associazionismo questi diritti delle comunità oltre confine non sarebbero mai stati raggiunti". A rivendicare il "riconoscimento concreto" che spetta all’associazionismo è stato oggi, durante l’ultima sessione dell’Assemblea Plenaria del Cgie, il consigliere Roberto Volpini, che, a nome della II Commissione Sicurezza e Tutela Sociale, ha illustrato ai colleghi riuniti alla Farnesina il documento "Associazioni italiane nel mondo: realtà in evoluzione".
"Questo associazionismo", ha detto Volpini, "non chiede soldi, ma chiede solo un riconoscimento istituzionale", quello della legge ormai da tempo in giacenza alla Camera.

E chiede degli "interlocutori" presso il ministero degli Affari Esteri. "Questa è la tappa di un cammino da cui dobbiamo ripartire e non siamo soli", ha concluso.
Nel documento della III Commissione, sono contenute "analisi, considerazioni e proposte" che rappresentano solo "il momento iniziale di una più ampia riflessione sulla realtà ed il futuro dell’associazionismo italiano all’estero, riflessione che vede coinvolti tutti gli attori di questo vitale aspetto della convivenza sociale, dalle diverse forme associative all’estero, alle associazioni nazionali di emigrazione e alla Cne, agli organismi istituzionali come Comites, Cgie e parlamentari eletti all’estero, alle Consulte ed assessorati regionali d’emigrazione".
"Si tratta, perciò", si legge nel testo del documento, "di comprendere l’evoluzione dell’associazionismo avvenuta negli ultimi decenni e di ride finire un quadro di relazioni efficace e produttivo tra le istituzioni italiane e l’associazionismo italiano all’estero in grado di accoglierne e potenziarne le novità, le positive trasformazioni ed aperture interculturali e in linea con le nuove esigenze e fabbisogni che emergono dalle comunità italiane all’estero. In questa prospettiva è necessario far emergere e riconoscere tutta la pluralità ed il carattere libero ed autonomo dell’esperienza associativa nel mondo ed assumerla come valore fondamentale per il perpetuarsi di una dimensione di comunità tra gli italiani e gli oriundi italiani nei diversi continenti e paesi e per la costruzione della loro rappresentanza".
"Conciliare le qualità costitutive ed evolutive del movimento associativo con le finalità istituzionali tese a valorizzarne la funzione di mediazione culturale, sociale, economica e politica tra l’Italia e i paesi di accoglienza, e con gli enti locali (Regioni, Province, Comuni) necessita di un quadro di lettura del fenomeno associativo che superi atteggiamenti unilaterali e recepisca la soggettività e pluralità interculturale di questo mondo come la base stessa per lo sviluppo di tali politiche". E, spiega il documento, "non si tratta solo di riconsiderare il dialogo delle associazioni storiche con le istituzioni italiane ma di saper cogliere l’evoluzione delle associazioni, specie quelle che coinvolgono più da vicino le giovani generazioni. Un impegno, perciò, sul ruolo dell’associazionismo con lo sguardo puntato sul futuro, ma attento alle diverse sfaccettature che il fenomeno ha assunto nel tempo".
La II Commissione ha quindi individuato "le politiche ed i mezzi per promuovere e sostenere l’associazionismo del futuro", proposte da "da confrontare e ampliare insieme a tutti gli attori associativi e istituzionali italiani".
Si parte naturalmente dalla modifica della legge 383/2000 "in modo da estendere la sua applicazione non solo al territorio italiano, ma anche alle realtà associative che sono prevalentemente dislocate ed operanti all’estero". Quindi si chiede di "rivitalizzare il tavolo Stato-Regioni-Cgie" e di favorire un maggior coordinamento con le consulte regionali.
Ancora legami da definire e rinsaldare attraverso la riforma del Cgie e dei Comites, "creando un legame fra legislazione nazionale e Regioni", nonché tra le associazioni stesse, istituendo in questo caso, "in collegamento con la Consulta Nazionale dell’Emigrazione" e le Consulte regionali, "un unico momento di coordinamento in Italia capace di rappresentare più completamente il mondo associazionistico italiano all’estero".
E, poi, sostegno "alla nascita di associazioni di giovani italiani e di origine italiana", alla "creazione di corsi di formazione per leadership associative e di educazione alla vita associativa" con connessa "trasparenza" nella "impostazione dei bandi e nella gestione delle risorse pubbliche, a partire dagli orientamenti e dalle decisioni dei ministeri competenti", "alla qualificazione degli strumenti d’informazione delle comunità italiane all’estero", come pure alla internazionalizzazione.
Il documento sollecita inoltre una "ricerca-azione di carattere scientifico sulla realtà associativa odierna, per comprenderne le aspettative e le problematiche, per valorizzarne il contributo propositivo", impostando in un secondo momento "un’anagrafe associativa esaustiva capace di rendere conto del complesso mondo dell’associazionismo italiano all’estero", anche per il Mae.
In conclusione, "considerando che la necessaria e rinnovata riflessione sulla situazione e sul futuro dell’associazionismo di emigrazione equivale ad occuparsi del futuro delle nostre collettività intese come comunità di interessi che condividono sistemi di valori identitari e culturali" e nella consapevolezza che "l’attività di promozione e mediazione sociale, che storicamente ha svolto e svolge l’associazionismo costituisce la funzione fondamentale per la riproduzione del senso di appartenenza e del legame con l’Italia", il documento chiosa: "la mancanza di una lettura aperta ed evolutiva, l’insufficienza di azioni lungimiranti che sostengano il processo di rinnovamento interno al mondo associazionistico e l’assenza di valide misure finalizzate alla sua valorizzazione e a nuove forme di attrazione verso l’Italia delle sue migliori energie, questa "storica risorsa" andrà progressivamente e forse irrimediabilmente perduta per il nostro Paese".

(c.s.aise/Eminotizie)

 
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EmiNews 2009

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