7252 ITALIA: IMPRENDITORI CHE CHIUDONO

20090521 11:00:00 redazione-IT

(Dopo la relativa trasmissione di Anno Zero)
[i]di Antonio Greco (da Parigi)[/i]

Il rapporto di Anno Zero mi ha colpito. Tante attività a Prato che chiudono, nel tessile. Nell’elettromeccanica in Lombardia. Altri settori ?
I numeri della disoccupazione italiana sembrano crescere. Alcuni imprenditori dell’abbigliamento indicano che non potranno resistere a lungo. C’è, è vero, la crisi globale. Ma è necessario capire perché i numeri italiani sono fra i più preoccupanti d’Europa. Le recenti evoluzioni economiche italiane, grige, talora nere, sembrano sorprendere. Come se fossero inattese….

In realtà possono sorprendere in Italia. Ma chi vive in Europa ed ha osservato l’Italia nell’ultimo decennio, ha visto già da alcuni anni i segni che il sistema Italia rischiava di cadere giù in fondo al burrone sottosviluppo. Mentre (e questo è già uno dei problemi) chi vive in Italia ha l’abitudine di sopportare i soprusi, gli abusi, i bloccaggi, come di accettare i non diritti, le impunità, la falsità, la menzogna delle maschere politiche…….

Ma chi vive in altri Paesi europei non solo è abituato a vedere società che funzionano. Diritti realizzati. Delinquenti condannati. Merito ricompensato, coerenza apprezzata. Ma anche determinazione diffusa in ambito
sociale, ambizioni e progetti ben studiati. Per aspettarsene poi la riuscita.

Sta qui la punta dell’iceberg che si chiama "disastro italico". In tanti Paesi europei si vede e ci si aspetta il raggiungimento degli obiettivi, con impegno e strumenti adeguati a realizzare progetti ben definiti. In Italia
no ! In Italia si considera "normale" un’emergenza che è conseguenza della cattiva qualità del lavoro ; si considera normale un’evoluzione sociale negativa che è solo la conseguenza di un conflitto di interessi.

Perché la discriminante fra lo Stivale e l’Europa ? Le ragioni sono una ventina. Ma la madre di tutte le ragioni sembra essere quella che Barzini scopri nel ‘ 65. Egli scopri (nel suo "Gli Italiani") che :

due CITAZIONI :

"E’ sempre apparso agli italiani che il loro Paese era la disgraziata vittima di un circolo vizioso: il carattere nazionale fatalmente generava tirannie; le tirannie (si riferisce ai secoli passati) rafforzavano e esasperavano i difetti del carattere nazionale e invitabilmente portavano il Paese a nuove avventure. Per salvare l’Italia dal suo destino luttuoso occorreva spezzare il circolo vizioso…".

" Tutto, in verità, veniva fatto non solo per il suo valore in sé, ma principalmente per l’effetto che avrebbe prodotto. Per due secoli o più uomini di genio in numero incredibile, dedicarono i loro talenti al convincimento nazionale che lo spettacolo è, faute de mieux, un ottimo
surrogato della realtà. Che forma e sostanza fossero la stessa cosa. Colmarono il mondo di capolavori per trovare un compenso alla mancanza di sicurezza, al vuoto, al disordine, all’impotenza e alla disperazione della loro vita nazionale, per dimenticare l’umiliazione e la vergogna, per dimenticare la loro colpa".

Vogliamo sorprenderci se, poiché nel ‘ 65 non raccogliemmo la preoccupazione di Barzini, ora subiamo le conseguenze della nostra stoltezza ?

Vogliamo continuare a credere che i nostri politici abbiano la professionalità e la competenza necessaria per gestire un Paese ? Ma se la realtà prova il contrario !

Vogliamo continuare a credere che i nostri politici lavorano nell’interesse del Paese ? A non notare che qualsiasi osservatore europeo (quindi più oggettivo) nota che essi fanno troppo spesso l’interesse del proprio clan ? Andando contro l’interesse del Paese ?

Vogliamo continuare a credere che l’organizzazione (non insegnata a scuola) sarebbe un’optional, non necessaria nella gestione accorta del buon padre di famiglia ? Senza notare che la sua mancanza determina tanti fallimenti e
tanti sprechi ?

Vogliamo continuare a discutere (e a litigare in riunioni politiche) come delle pecore anarchiche (definizione di Prezzolini), senza apprendere le tecniche del raggiungimento del consenso nelle assemblee ?

Vogliamo continuare a credere che un sistema Paese possa creare occupazione in una società dove non ci sono valori positivi, ma imperano quelli negativi (strafottersene del Paese, imbrogliare lo stato e i cittadini, farsi garantire l’impunità dopo il delitto) ? Vogliamo ritenere che la spinta di politici senza scrupoli verso l’eliminazione dei valori sia un’azione non proccupante ?

Vogliamo continuare ad ignorare il padre di tutti gli inghippi e bloccaggi, il Doppio Scenario ("fingo di lavorare per il Paese; ma faccio i fatti mei"), il quale è il maggiore contributo italico alla Fiera delle Illusioni
? Quel rovinoso marchingegno che fu creato dopo l’unificazione, quando si scelse di non dare corso alla famosa proposta : "Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli Italiani" ? Determinando cosi tutta una vita sociale doppia, "sceneggiata pubblica per il Paese/inghippo nascosto per il clan", che è il più forte contributo alla maggiore produzione nazionale, gli SPRECHI ?

Abbiamo creduto che non fosse importante promuovere la cultura, incoraggiare l’eccellenza, pretendere il rigore, la dirittura dei comportamenti…

Ma allora, se vogliamo credere a tutte queste cose, Diogene continuerà a girare per il Paese a cercare la coerenza, la chiarezza, l’efficienza, l’onestà, il rigore, la responsabilità, il realismo, il valore, il merito e l’
impegno". E noi continueremo a………..

……… vedere altri imprenditori che chiudono e se ne vanno in Polonia o Slovacchia !

Se abbiamo realismo sociale, a priamo gli occhi !

Fin dagli anni ‘ 50 abbiamo giocato a nascondino con la serietà e la corruzione. Ora il Villaggio Globale, con la sua competitività spinta, ci impone di scegliere fra le due…. ! Quale sceglieremo ?

Sapendo che la scelta serietà escluderebbe il doppio scenario e tutto cio’ che sta nascosto dietro ; e imporrebbe l’apprendimento del realismo. E che la scelta corruzione comporterà una serie di inefficienze, di fallimenti, di povertà, di chiusure di attività….. !

Antonio Greco
angrema@wanadoo.fr

 
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EmiNews 2009

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