7270 Che cosa può fare realmente Obama per Cuba e l'embargo

20090526 16:01:00 redazione-IT

Che cosa può fare realmente Obama per Cuba e l’embargo: futuro e realtà dopo le prime aperture verso Raul Castro

[b]di Fabrizio Lorusso[/b]

Il 13 aprile scorso il Presidente USA, Barack Obama, annunciò una nuova iniziativa per le relazioni bilaterali tra Cuba e gli Stati Uniti d’America come promesso in campagna elettorale. In quest’ottica di revisione dell’embargo e della politica verso Cuba si sono iniziati ad allentare i cappi intorno all’isola che George W. Bush aveva invece stretto e consolidato, anche in risposta all’integralismo della corrente "dura" della potente lobby cubana nel congresso.

Le restrizioni dell’era Bush hanno cominciato ad essere soffocanti anche per la stessa comunità cubana anti-castrista di Miami sulla quale il presidente Obama ha fatto leva e, per la prima volta nella storia, ha guadagnato consensi per le elezioni del 2008 sulla base di una piattaforma di distensione verso il regime cubano.

Quindi dall’aprile scorso i cubani-americani possono viaggiare a Cuba, possono spendere di più sull’isola e inviare rimesse e regali ai familiari senza restrizioni. L’implicazione pratica della misura sarà l’incremento delle visite all’isola ben oltre il suo livello pre-2004, che era di circa 10mila al mese, e servirà da compensazione per il calo previsto nel turismo internazionale in quest’anno di recessione mondiale. In aggiunta a Cuba è anche caduta la proibizione d’ingresso negli hotel internazionali per i cubani.

L’altra misura adottata unilateramente da Obama riguarda la rimozione delle restrizioni per le compagnie americane affinché possano stipulare accordi con società cubane per fornire servizi di cablatura in fibra-ottica, trasmissione via satellite e via radio. Fino ad ora le restrizioni avevano impedito la diffusione su ampia scala della banda larga a Cuba e, per evitare l’isolamento, il governo aveva stipulato un accordo con il Venezuela e la Giamaica per far arrivare la fibra ottica entro il 2010. Anche se l’impatto di questa apertura da parte degli USA sarà meno evidente dato l’arrivo di quest’altra infrastruttura in contemporanea, ci saranno nuove possibilità per la compagnia telefonica cubana Etecsa.

Politicamente parlando, le misure di "distensione" riaprono negli USA il dibattito sull’embargo e su altre possibili aperture, mentre a Cuba c’è un misto di volontà di dialogo e apprezzamento ma anche di freddezza e chiusura per quanto riguarda le concessioni politiche che potrebbe fare la stessa Cuba che, comunque, giudica illegale e immorale l’embargo e tutti e suoi corollari e derivati. Inoltre le "proposte USA" circa l’apertura economica e politica dell’isola sono percepite come un’ingerenza grave alla sovranità nazionale.

Ma forse è utile chiedersi cosa possa fare realmente Obama, con i poteri che ha in mano, per Cuba e l’embargo e cosa, invece, deve passare da un iter congressuale più lungo e intricato per capire la portata degli eventuali provvedimenti futuri su questo difficile tema di politica estera statunitense. La rimozione dell’embargo contro Cuba sul commercio, gli investimenti e i viaggi da parte dei cittadini statunitensi ha bisogno di un iter legislativo regolare e le maggioranze necessarie sarebbero trasversali. Di fatto c’è già in discussione un progetto di legge che renderebbe completamente liberi i viaggi degli statunitensi sull’isola e l’aspettativa è che un progetto sull’embrago venga presentato entro la fine di quest’anno.

Ciononostante le aree e le decisioni che Obama può gestire via esecutivo senza passare dal congresso non sono poche. Riassumendo, le possibilità sono queste:

* ridurre i fondi all’OFAC (Office for Foreign Assets Control) che si occupa dell’imposizione di sanzioni e ai gruppi dei dissidenti cubani;
* concedere permessi generalizzati per i viaggi accademici, umanitari e d’affari a Cuba e aumentare i visti per gli accademici cubani in visita negli USA;
* abolire la posizione del Coordinatore per la Transizione a Cuba, creato nel 2005;
* rimuovere Cuba dallalista degli stati che promuovono il terrorismo;
* permettere a Cuba la ricezione di crediti per l’acquisto di prodotti agricoli anche tramite banche USA;
* limare le restrizioni alle vendite di macchinari e attrezzature per il settore dell’allevamento e quelle per l’esportazione di materiali per la ricstruzione post-uragani;
* permettere alle navi che son passate da Cuba di stazionare nei porti USA anche prima del limite di sei mesi oggi in vigore;
* permettere l’importazione in USA di medicine, vaccini e artigianato cubani.

A questo punto resta da vedere quanta volontà politica possiede Obama per muoversi in questa direzione, quali maggioranze e quali lobby e organizzazioni con influenza nel congresso favoriranno distensioni di portata più storica e come reagiranno le autorità cubane di fronte alle eventuali crescenti richieste degli Stati Uniti: l’apertura dell’economia dell’isola, il rispetto dei diritti umani e di libertà d’informazione (con la liberazione dei detenuti politici o "traditori del regime" che dir si voglia) e la progressiva democratizzazione del sistema politico. Mentre sui primi due punti sembrano esserci dei segnali positivi anche da parte di Raul Castro (soprattutto sugli aspetti economici, date le difficoltà fronteggiate dall’isola negli ultimi anni), sul fronte dei diritti umani e, soprattutto, su quello politico la strada è ancora lunga e Cuba rivendica la sua sovranità assoluta.

Da: http://fabriziolorusso.wordpress.com

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EmiNews 2009

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