7266 Successo della Tavola rotonda sul tema ‘Risocializzarre l’Europa" svoltosi a Londra

20090526 15:42:00 redazione-IT

La tavola rotonda sul tema ‘Risocializzare l’Europa. La Libera Circolazione dei Servizi e i Suoi Malcontenti’ – organizzata sabato scorso dal circolo PRCE/Se ‘Karl Marx’ di Londra presso l’università King’s College London – si è rivelata un successo inaspettato. In un clima a metà strada tra il laboratorio politico e una ‘brainstorming session’, politici, accademici, e giuslavoristi inglesi e italiani hanno dato vita a un susseguirsi di presentazioni, interventi del pubblico, domande, commenti e scambi di idee ed opinioni degne della migliore tradizione della sinistra italiana ed europea.

Già a partire dalla nota introduttiva di Claudio, il segretario del nostro circolo a Londra, era chiaro che la discussione non si sarebbe limitata a criticare le degenerazioni del libero mercato comunitario, ma che grazie anche alla presenza di John Hendy QC (‘barrister’ giuslavorista e candidato alle Europee per il partito della sinistra inglese ‘No2EU – Yes to Democracy’), Keith Ewing (accademico giuslavorista e direttore del ‘think tank’ operaista Institute for Employment Rights) di Andrea Biondi (docente di diritto UE oltre che segretario del PD a Londra), oltre che del nostro compagno Nicola Kountouris (anche lui docente di diritto del lavoro), si sarebbero dibattute proposte di riforma e progetti politici altrenativi sul futuro dell’Europa Sociale.

L’attuale programma della ‘Sinistra Europea’, e l’enorme contributo fornito dal gruppo europarlamentare GUE/NGL negli ultimi 5 anni, venivano presentati da Nicola come un grande antidoto alla reazione generata da questa crisi e al malcontento prodotto dalle politiche neoliberiste degli ultimi anni, che spesso degenerano in forme xenofobe e nazionaliste, anche e in particolare in alcuni ambienti istituzionali comunitari (vedi la c.d. ‘Direttiva della Vergogna’ 2008/115). E’ apparso evidente come la Sinistra Europea rivendichi un ruolo centrale nel prossimo Parlamento Europeo, e di come proponga vere e proprie ‘riforme di struttura’ – a partire dalla Tobin Tax e all’armonizzazione dei sistemi fiscali europei su base progressiva, per arrivare al coordinamento delle politiche salariali e contrattuali europee – che hanno il potenziale di cambiare radicalemente il processo degenerativo dell’attuale fase di integrazione europea.

Seguiva a ruota Keith Ewing, che dopo aver chiarito le problematiche economiche, giuridiche e politiche sottendenti alla libera circolazione dei servizi (come sottolinato dai casi Laval, Rüffert e Luxembourg) e suggerito passi concreti per una riscrittura immediata dell’Articlo 3(1) della Direttiva sul distacco dei lavoratori, ha puntualizzato come i tempi e gli spazi per una riforma delle politiche sociali europee si vadano man mano restringendo, e di come – alla luce di alcuni casi decisi in materia di diritti sindacali dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) come Demir and Baykaara v Turkey – forse si stiano aprendo spiragli per inchiodare la UE alle sue responsabilità per via giudiziaria, ed esigere il rispetto del diritto alla contrattazione collettiva alla stregua di un diritto umano fondamentale. John Hendy ribadiva il concetto rispetto al diritto di sciopero, che la CEDU ha recentemente ribadito essere un diritto fondamentale derivato dalla libertà di associazione (causa Enerji Yapi-Yol Sen v Turkey). Ma in linea con il suo impegno politico (nelle fila del partito ‘No2EU’ capeggiato dal compagno Bob Crow, storico leader comunista degli autotrasportatori inglesi dell’RMT), dichiarava ogni ambizione riformista una battaglia persa in partenza, dati gli attuali rapporti di forza tra forze progressiste e forze conservatrici (tra le quali include gran parte della compagnie Eurosocialista e New Labour). Il contributo di Andrea Biondi ricordava come l’UE si sia comunque distinta in alcuni campi del progresso sociale e civile, a partire dalla lotta contro le discriminazioni, e di come sia difficile per le varie istituzioni CE (a partire dalla Corte) far quadrare un cerchio di popoli sempre più grande e variegato. Ma, malgrado un tentativo di difesa di alcuni dei principi della libera circolazione dei servizi, dal suo discorso emergevano anche segni di convergenza con le posizioni della Sinistra Europea su vari temi, dalla progressiva criminalizzazione e crescente ostilità nei confronti dei processi migratori extracomunitari, alla eccessiva deregolamentazione del mercato del lavoro. Non a caso proprio su questi temi si sono registrate delle convergenze parallele tra i gruppi GUE/NGL e alcuni settori del gruppo Eurosocialista che, in alcuni casi, sono riusciti a bloccare proposte di direttiva come quella sull’orario di lavoro.

Quello che è emerso, specie nel successivo dibattito e negli scambi con il pubblico accorso numeroso, sono tre diverse strategie e atteggiamenti politici nei confronti dell’ Europa in generale, e dell’Europa Sociale in particolare. Da un lato si trovano le proposte riformiste del centro-sinistra europeo che traggono un bilancio sostanzialmente positivo degli ultimi 50 anni di integrazione economica, e che chiedono a gran voce ‘più Europa’, e la continuazione di un processo in cui l’armonizzazione sociale vada di pari passo con il consolidamento delle attuali politiche di integrazione economica neo-liberale e capitalista. Non a caso questa area politica sostiene a gran voce l’adozione definitiva dell’improponibile Trattato di Lisbona, con la sua timida appendice sociale e di diritti umani, la Carta dei diritti Fondamentali dell’UE. Al lato opposto ci sono i partiti e movimenti di una sinistra ormai disincantata ed euroscettica, in cui l’ottimismo della volontà sembra avere la peggio, e dove si ritiene che negli ultimi anni all’UE sia ‘caduta la maschera’ e siano emerse con forza le peggiori contraddizioni di un neoliberismo Europeo ormai irrecuperabile. In mezzo ci siamo noi, che consci della crisi politica, economica, sociale e, cosa non meno preoccupante, culturale dell’Europa neoliberista, chiediamo vere e proprie riforme di struttura che mettano in discussione gli attuali assetti redistributivi ma anche produttivi, senza le quali non solo il processo di integrazione europea rischia di deragliare (e verrebbe da dire ‘poco male’), ma si rischia una nuova stagione di reazione populista e xenofoba dalla quale la prima ad uscirne sconfitta sarebbe la già martoriata classe lavoratrice del continente europeo.

Il pomeriggio si è concluso con un simpatico scambio di piccoli doni, con Keith e John che distribuivano il loro ultimo lavoro sulle proposte di riforma delle direttive in materia di servizi e distacco (The New Spectre Haunting Europe, 2009), e Claudio che ricambiava con una bellissima stampa del compagno Apicella (che potete trovare sul sito del circolo Karl Marx) e dedicata ad ogniuno degli ospiti con le parole ‘Hoping for better times…’.

Claudio Molinario
Segretario del Circolo PRC/SE ‘Karl Marx’ di Londra

 
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EmiNews 2009

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