7300 EMIGRAZIONE ED IMMIGRAZIONE: EMINOTIZIE INTERVISTA L'ON. LAURA GARAVINI (PD)

20090528 17:07:00 redazione-IT

di Rita Riccio

[b]Emigrazione Notizie ha chiesto ai parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero, ai membri del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) e delle associazioni raccolte nella CNE (Consulta Nazionale dell’Emigrazione), di rispondere ad alcune domande a partire dai drastici tagli nella finanziaria che hanno ridotto del 60% le risorse destinate all’emigrazione, dalla tesa discussione avvenuta nell’ultima assemblea plenaria del CGIE sulle forme di rappresentanza delle nostre collettività emigrate, alle politiche verso l’immigrazione e l’interculturalità.

Oggi ci risponde l’On.Laura Garavini, del PD, ed eletta in Europa.[/b]

[i]L’ultima Assemblea Plenaria del CGIE e il recente dibattito al Senato hanno fornito elementi significativi di chiarimento rispetto all’azione del Governo e alle urgenze degli italiani all’estero. Cosa ne pensa?[/i]

[b]L.G.- La relazione del sottosegretario Mantica all’assemblea plenaria del Cgie e il dibattito svolto in Senato hanno dimostrato, per l’ennesima volta, l’intenzione del Governo di penalizzare due importanti organi di rappresentanza per gli italiani all’estero, come i Comites e il Cgie.[/b]

[b]L’ipotesi proposta è che si sopprima o comunque si riveda “pesantemente”, come ha affermato Mantica al Senato, il modello di rappresentanza dell’emigrazione italiana che, invece, è considerato un valido esempio da parte di molti Paesi. Questo sarebbe un altro duro colpo ai 4 milioni di italiani che vivono all’estero e che soffrono della poca considerazione dimostrata recentemente nei loro confronti dalle istituzioni del proprio Paese.[/b]

[i]A suo parere quali prospettive si aprono dopo la conferma dei tagli e dopo l’esito di questa assemblea del CGIE?[/i]

[b]Il CGIE svolge un ruolo indispensabile per la nostra comunità nel mondo. Per questo noi deputati del PD eletti all’estero abbiamo espresso il nostro appoggio al Comitato dopo le allarmanti dichiarazioni di Mantica.
Siamo decisamente contrari alla proposta di riduzione dei Comites perché allentare i legami tra questi organismi di base e le comunità significa scoraggiare i processi di integrazione e privare di un interlocutore essenziale l’associazionismo, realtà indispensabile per l’identità e la promozione dell’italianità nel mondo.
Quindi se la prospettiva è un intervento di riforma “pesante” che modifichi l’attuale modello rappresentativo, noi ci opporremo fermamente. Insieme agli altri deputati del PD assicuro il mio sostegno più assoluto ai Comites che si impegnano per garantire i servizi necessari ai nostri connazionali contrastando le politiche restrittive messe in campo dalla maggioranza.
Sono molto preoccupata anche per la prospettata riduzione della rete consolare in Germania. Se il Governo chiude il consolato di Hannover priva molti cittadini italiani di un importante punto di riferimento. Anziché mettere i diretti interessati davanti ai fatti compiuti, il sottosegretario Mantica farebbe bene a cercare un confronto di merito sulla riforma della rappresentanza con tutti gli eletti. Solo così si può arrivare a soluzioni che non vadano ad aggravare la già difficile condizione che i nostri connazionali all’estero subiscono per colpa dei tagli indiscriminati imposti dal governo. Tagli drastici previsti dalla recente finanziaria che hanno ridotto del 60% le risorse destinate alle politiche per gli italiani all’estero. Una cifra stimata intorno ai 42 milioni di euro che dovrebbe essere spesa per la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, per il funzionamento dei Comites, per l’assistenza diretta ed indiretta, soprattutto per quegli anziani sfortunati che vivono in Paesi che non garantiscono alcuna tutela. Noi del PD continueremo ad impegnarci per una politica attiva e moderna verso le nostre comunità nel mondo, una politica che incominci a parlare un linguaggio diverso dall’emarginazione di una realtà così importante come quella degli italiani all’estero.[/b]

[i]Rappresentanza: Quale nesso può avere la riforma di CGIE e Comites con la più generale riforma dello Stato in senso federalista e con il fatto che i parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero, come gli altri parlamentari, rappresentano la nazione senza vincolo di mandato?[/i]

[b]Tutti i parlamentari italiani esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato, cioè senza alcun obbligo verso i cittadini che li hanno eletti, così come previsto dall’articolo 67 della Costituzione. E’ un vincolo, quindi, che sulla carta non esiste, ma sicuramente è alla base del rapporto di fiducia e di lealtà che ogni deputato stringe con i suoi elettori. Una riforma dello Stato in senso federalista potrebbe comportare anche una riorganizzazione della rappresentanza dei cittadini italiani all’estero. In ogni caso, va salvaguardata l’autonomia del CGIE rispetto ai COMITES e ai parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero, e la sua funzione di rappresentanza generale delle comunità all’estero nei confronti delle istituzioni italiane, nazionali e locali. Io penso che sia necessario continuare a tenere distinti Comites e CGIE, sia in ambito centrale che continentale, nel quale il CGIE svolge un prezioso compito di collegamento e di sviluppo dell’attività dei Comites e della rete associativa. Comunque, è necessario convocare, entro la fine del 2009, una conferenza Stato-Regioni-Province Autonome – CGIE per stabilire le indispensabili sinergie tra i diversi soggetti istituzionali in una fase di grave difficoltà come questa e per rilanciare il ruolo della stessa Conferenza, alla quale la legge demanda la definizione degli indirizzi generali delle politiche verso gli italiani all’estero.[/b]

[i]La fase che stiamo attraversando è indubbiamente complicata dall’intensificarsi della crisi economica e sociale. L’Italia è l’unico paese europeo che ha a che fare con 8 milioni di migranti, di cui 4 milioni sono immigrati recenti provenienti per lo più dai paesi del sud del mondo e altri 4 milioni sono gli italiani all’estero diffusi in tanti altri paesi. Insieme fanno il 12-13% della popolazione. C’è un comune denominatore nel modo in cui si affrontano i temi dell’immigrazione e degli italiani all’estero? E quale sarebbe l’approccio auspicabile e più redditizio per il paese?[/i]

[b]Con l’approvazione del cosiddetto pacchetto sicurezza il Governo ha dimostrato di avere una concezione xenofoba dell’immigrazione. Anche noi italiani siamo stati immigrati che fuggivano dalla povertà, dall’emarginazione in cerca di una possibilità di riscatto per sé e per la propria famiglia. In qualsiasi parte del mondo siamo riusciti a piantare un “pezzo” di Italia, ad integrarci e ad affermarci nei paesi che ci hanno accolto. Su immigrazione ed italiani all’estero il comune denominatore è la politica cieca di un Governo che non ha ancora capito che l’Italia non finisce davanti ai propri confini, ma va oltre, comprendendo tutti i cittadini italiani che vivono e lavorano nel mondo; che l’integrazione e la multiculturalità sono una ricchezza sulla quale si è fondata la storia di grandi paesi democratici, cito gli Stati uniti, e sulla quale dobbiamo costruire il nostro futuro.[/b]

[i]Società aperte o società chiuse in se stesse: in che direzione si uscirà dalla crisi? La risorsa “multiculturalità” non è una delle più importanti e significative in questo tempo globale? Di cosa ci sarebbe bisogno per valorizzarla?[/i]

[b]L’immigrazione non è un fenomeno destinato a scomparire. La società del futuro deve quindi imparare ad essere una società multietnica dove razze, religioni e culture diverse convivono e si rispettano. Una politica repressiva nei confronti degli immigrati serve solo ad aumentare l’illegalità. L’immigrazione può essere una risorsa preziosa per il futuro del nostro Paese solo se la politica saprà fare scelte innovative di integrazione e cooperazione.[/b]

 
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8030
EmiNews 2009

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