7298 Amnesty: il 2008? Un anno pessimo per i diritti umani. L'Italia si distingue in negativo

20090528 11:36:00 redazione-IT

di Paola Zanca (da l’Unità)

Doveva essere l’anno dei passi in avanti, degli obiettivi centrati. Invece li ricorderemo come i dodici mesi cominciati con più di mille morti per gli scontri elettorali in Kenya e finiti con le altrettante vittime del Piombo Fuso su Gaza. È un disastro, il 2008 visto con gli occhi di Amnesty International. Il Rapporto annuale appena pubblicato fotografa un mondo finalmente cattivo, direbbe qualcuno. E dove l’Italia si è saputa distinguere. Siamo noi quelli dei respingimenti di massa, siamo noi quelli dei processo ai poliziotti finiti nel nulla. Siamo noi quelli delle ronde. Sempre noi quelli delle fiamme a Ponticelli.

«Il mondo è seduto sopra una bomba a orologeria sociale, politica ed economica», dice Amnesty. Un anno fa, celebrando il sessantesimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani, si fantasticava su come disinnescarla, quella bomba. Poi è scoppiata la crisi, ed è già tanto che hai da mangiare, ci hanno detto, altro che diritti. «La recessione ha aggravato le violazioni», si legge nel Rapporto. Prima si giustificavano «in nome della sicurezza, ora in nome della crisi».

Ce n’è sempre una. Prima ci siamo sfogati con i terroristi, ora, senza fargli una guerra, diamo la colpa ai broker. Amnesty però non ci sta ad abbassare la testa e lancia la campagna "Io pretendo dignità". In Cina, in Russia, nel Myanmar, in Corea del Nord, in Brasile, nel Messico, in India. É qui, e in molti altri posti, che la comunità internazionale deve intervenire. Invece, denuncia il Rapporto, da parte del G20 arriva solo il «cattivo esempio». «Questo gruppo – spiega Christine Weise, presidente della sezione italiana di Amnesty – dimostra di avere un approccio vecchio e fallimentare fatto di violazioni, retorica priva di azione, promozione dei diritti all’estero e negazione in casa propria, copertura politica degli alleati».

Qualche esempio di che significa "pretendere dignità": pretendere di avere accesso alle cure, pretendere di non morire per una gravidanza, pretendere una casa o almeno qualcosa che le assomigli, pretendere un risarcimento per le violazioni commesse dai governi o dalle aziende. Impresa difficile, ma non impossibile. D’altronde, chi l’avrebbe mai detto che un giorno Guantanamo l’avrebbero chiusa

http://www.unita.it/news/85126/amnesty_il_un_anno_pessimo_per_i_diritti_umani

 
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EmiNews 2009

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