7381 Iran, nuove proteste. La morte di Neda diffusa sul web

20090622 11:25:00 redazione-IT

(da l’Unità)

È una calma quasi attonita quella che regna in gran parte di Teheran dopo la battaglia di sabato, con almeno dieci morti e cento feriti, quando le forze di sicurezza sono intervenute per mettere fine alle manifestazioni.

Anche se secondo alcuni blogger raduni e scontri si sarebbero svolti anche oggi in alcune zone della capitale e in altre città. E intanto le autorità iraniane danno la loro versione dell’accaduto. La televisione di Stato ha detto che a provocare le violenze sono stati elementi «terroristi» e ha dato notizia di arresti di appartenenti ai Mujaheddin del Popolo, gruppo armato che vuole il rovesciamento del regime, affermando che essi avevano ricevuto addestramento all’estero.

Il principale imputato è la Gran Bretagna, che oggi il presidente Mahmud Ahmadinejad ha accusato di avere compiuto «ingerenze» insieme con gli Usa. Il ministro degli Esteri Manuchehr Mottaki ha convocato gli ambasciatori stranieri a Teheran per protestare contro le reazioni di diversi Paesi occidentali e denunciare un vero e proprio complotto di Londra contro le elezioni presidenziali del 12 giugno, affermando che esso era stato preparato «da due anni». Tra le prove, ha sottolineato il capo della diplomazia di Teheran, vi è il fatto che negli ultimi mesi prima del voto «è stato registrato un forte incremento nel flusso di persone provenienti dalla Gran Bretagna che entravano in Iran».

Persone, a suo parere, legate ai servizi segreti britannici.

Alle accuse le autorità di Teheran hanno fatto seguire i fatti, con l’espulsione del corrispondente della Bbc, Jon Leyne. La Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, parlando venerdì alla preghiera collettiva a Teheran, aveva accusato alcuni Paesi occidentali di interferenze e aveva affermato che i raduni di piazza dovevano cessare. Ma l’ex presidente riformista Mohammad Khatami, nella sua prima dichiarazione da quando è cominciata la crisi, ha affermato oggi che addebitare le proteste «a complotti stranieri» è «un indicazione di una falsa politica». Khatami ha aggiunto che reprimere le manifestazioni pacifiche potrebbe avere «pericolose conseguenze» e ha chiesto il rilascio di tutti gli arrestati nei raduni di questi giorni per cercare di riportare la calma nel Paese.

Mentre il grande ayatollah dissidente Hossein Ali Montazeri ha chiesto la proclamazione di tre giorni di lutto per le vittime degli scontri. Nessuna notizia intanto dell’ex candidato presidenziale moderato Mir Hossein Mussavi, che ieri era stato segnalato tra i manifestanti, ai quali aveva rinnovato il suo sostegno, dicendosi pronto a morire «da martire». Ormai da giorni la stampa straniera ha il divieto di seguire eventi senza «il coordinamento» con il ministero della Cultura e orientamento islamico, in particolare le manifestazioni di piazza dei sostenitori di Mussavi.

Le violenze avvenute ieri sono state riferite da testimoni sul posto, alcuni dei quali hanno detto che la polizia ha sparato e che ci sono state decine di vittime. Il capo della polizia, Ahmad Reza Radan, parlando in televisione ha negato l’uso di armi da fuoco da parte delle forze di sicurezza intervenute, tra le quali vi erano anche molti uomini in borghese, probabilmente appartenenti ai miliziani islamici Basiji. L’emittente di Stato ha dato un bilancio di dieci morti e cento feriti negli incidenti di ieri. Ma a tratti le informazioni fornite sono state contraddittorie. E ancora una volta il bavaglio messo all’informazione è stato scardinato da Internet. È sul web infatti che si è diffuso un crudo, drammatico video (GUARDALO QUI: [url]http://video.unita.it/?video=1134[/url]) della morte di una ragazza durante le manifestazioni di sabato. Il suo nome sarebbe Neda ed è già diventata un simbolo della protesta di Teheran.

Un altro caso è stato quello di un incendio ad una moschea, quella di Lolagar, per il quale la televisione ha addossato la responsabilità ai manifestanti, dicendo che alcune persone che si trovavano all’interno erano morte. Poco dopo ha detto invece che nessuno vi era rimasto ucciso. La tv ha anche mostrato quelle che ha presentato come le confessioni di alcuni degli arrestati, in cui affermavano di non essere nemmeno interessati alla politica ma di essere stati «provocati» a creare incidenti. Qualcuno ha anche detto di avere precedenti per droga. Nella manifestazione di sabato, ha riferito l’agenzia Fars, vicina al governo Ahmadinejad, è stata arrestata anche Faezeh Hashemi, la figlia dell’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, che secondo la stessa fonte avrebbe avuto un ruolo nel «provocare e incoraggiare i rivoltosi». Le stesse accuse le erano state mosse nei giorni scorsi da organizzazioni di studenti fondamentalisti.

www.unita.it

 
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EmiNews 2009

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