7375 Cesare Sassi e 4 membri del Comites di Miami rinviati a giudizio per falso ideologico

20090620 12:26:00 redazione-IT

di Roberto Ormanni (da La Gente d’Italia)

Cesare Sassi, presidente del Comites di Miami e quattro dei sei consiglieri del Comites stesso, sono stati rinviati a giudizio con la pesante accusa di falso ideologico. La prima udienza del processo è fissata davanti al tribunale di Roma il 2 marzo prossimo ( giudice monocratico De Nardo ). Lo ha deciso il Gup di Roma accogliendo la richiesta del Pm Bombardieri. Il rinvio a giudizio è stato deciso al termine dell’udienza preliminare dal Gip Luciano Imperiali che ha condiviso le conclusioni delle indagini durate oltre un anno del Pm della Procura di Roma Giovanni Bombardieri. Lo stesso Giudice Imperiali ha anche accolto la costituzione di parte civile della società Porps – danneggiata dal falso ideologico di cui Sassi e gli altri quattro sono imputati – e la costituzione di parte civile, sempre per i danni ricevuti, del direttore di questo giornale, Mimmo Porpiglia.

Dunque il presidente del Comites di Miami ed i quattro consiglieri (Luciana Saliani, Maurizio Paglialonga, Edoardo Ribetti e al tesoriere Ilaria Belloni ) dovranno presto comparire in tribunale ( il 2 marzo del prossimo anno ) in qualità di imputati e dovranno anche rispondere dei danni che, secondo i capi di imputazione, hanno causato. Nel provvedimento il GUP, accogliendo la tesi del Pubblico Ministero, dopo aver indicato in base a quali norme i Comites devono essere considerati enti di interesse pubblico, ha indicato gli atti rispetto ai quali viene contestata l’accusa di falso ideologico, oltre che al presidente Cesare Sassi, anche ai componenti Luciana Saliani, Maurizio Paglialonga, Edoardo Ribetti e al tesoriere Ilaria Belloni. L’inchiesta fa riferimento alla documentazione che il Comitato avrebbe dovuto predisporre per la concessione del contributo previsto per i mezzi locali d’informazione. In particolare, secondo quanto accertò a suo tempo il PM, i cinque componenti del Comites, in una delibera dell’11 aprile 2006, “attestavano falsamente di non aver mai reperito alcuna copia del giornale ‘Gente d’Italia’ durante tutto l’anno 2005”. In sostanza, la delibera approvata dal Comites presieduto da Cesare Sassi ha attestato che il quotidiano “Gente d’Italia” di fatto non esiste. O almeno, per tutto il 2005 nessuno l’ha visto né sentito e dunque, se dipendesse dal Comites, non avrebbe diritto ad alcun contributo. Il Comites, nell’ambito della procedura per l’erogazione dei contributi alla stampa italiana all’estero, deve esprimere un “parere obbligatorio ma non vincolante” che viene poi trasmesso agli uffici consolari e da qui allo Stato italiano. I contributi, poi, vengono riconosciuti solo a determinate condizioni. Tra queste, la pubblicazione di almeno 260 numeri l’anno e una serie di requisiti tecnici che riguardano i bilanci, il personale giornalistico e la diffusione. Nonostante tutta questa documentazione fosse già stata consegnata agli uffici del consolato italiano a Miami, quando si è trattato di mettere a punto il parere del Comites i componenti del comitato (cinque su sette) hanno dichiarato che a chiedere il sostegno all’editoria era un fantasma. La delibera del Comitato è un atto pubblico, perché il Comites stesso è un ufficio pubblico, e i suoi componenti sono pubblici ufficiali, dal momento che viene sostenuto con fondi dello Stato italiano (almeno in gran parte) e deve rendere conto al ministero degli Esteri sulle modalità e le scelte di spesa. Per questa ragione se una delibera del Comites dice cose non vere, ed è possibile dimostrare, come nel caso del parere sul quotidiano Gente d’Italia, che la… bugia non è frutto di una (pur grave) negligenza, ma di una scelta precisa, quella delibera è un atto pubblico che dice il falso. Un atto, cioè, ideologicamente falso che vuol dire un documento vero i cui contenuti sono falsi. Nel caso della delibera del Comites di Miami dell’11 aprile 2006, nel documento è così scritto: “Il Comitato, dopo aver esaminato il materiale prodotto da codesto Consolato generale e dai tre editori ha così deliberato ai sensi della legge 2867/03 con voto unanime: parere favorevole per il giornale “Bel Paese” e “Il Giornale italoamericano” sia riguardo al contenuto degli articoli esaminati, sia riguardo alla diffusione dei periodici. Parere non favorevole per quanto riguarda il giornale Gente d’Italia non avendo mai reperito una copia di questo giornale durante tutto il 2005”. In realtà, come ha poi ammesso il console generale di Miami Gianfranco Colognato, il presidente e i componenti del Comites “non hanno mai esaminato le collezioni di Gente d’Italia conservate in Consolato”, così come “non hanno esaminato la documentazione proveniente dai Comites di New York, del Connecticut e di Montevideo” e nemmeno le fatture e la documentazione relativa ai bonifici che la società editoriale ha eseguito nei confronti delle tipografie. Nella delibera, invece, viene precisato “… dopo aver esaminato il materiale prodotto…”. Il reato, previsto dall’articolo 476 e 479 del codice penale, e per il quale il GUP ha disposto il rinvio a giudizio di Sassi e i quattro consiglieri, è punito con la reclusione da tre a dieci anni. Dunque Cesare Sassi e gli altri quattro del Comites rischiano da tre a dieci anni di reclusione. Si chiude così il primo capitolo della vicenda che ha visto il Comites di Miami schierato contro questo giornale: il Tribunale, davanti al quale dovranno comparire Cesare Sassi e i quattro consiglieri, metterà, con la sua sentenza, la parola fine e deciderà anche sui danni che quella accusa di falso ideologico hanno arrecato a questo giornale ed al suo direttore.

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EmiNews 2009

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