7460 ALTRI RESPINGIMENTI:«Mai più illegali», Evo Morales tra i boliviani di Spagna

20090916 11:23:00 redazione-IT

di Roberto Zanini

Visita a Madrid, il presidente della Bolivia arringa i compatrioti. 150mila sono clandestini
«Quando spagnoli e europei arrivavano in America, i nostri nonni non dicevano loro "illegali"». Sono le otto della sera a Leganés, sobborgo operaio di Madrid, il presidente della Bolivia Evo Morales entra nell’antica plaza de toros, e quasi diecimila immigrati boliviani si spellano le mani. Inizia con un bagno di folla la seconda visita di Morales in Spagna, più tardi incontrerà il re Juan Carlos e poi il premier spagnolo Zapatero, gli imprenditori e tutti quelli che un presidente in visita ufficiale deve vedere. Ma la sera di Leganés è tutta dedicata ai "suoi" boliviani, collas delle montagne e cambas di pianura, fuggiti alla fame sudamericana per cercarsi una vita in Europa. I boliviani di Spagna sono 250mila ma solo 98mila di essi hanno i documenti in regola, gli altri sono illegali condannati a una vita di miseria e fuga, in Spagna sono la comunità con la più alta percentuale di clandestini.

Sono loro, i sudaca come li chiamano con disprezzo gli spagnoli di Spagna, l’obiettivo di Evo Morales Ayma. In Bolivia si vota fra tre mesi, per sopravvivere a un’opposizione venefica e disposta a tutto Evo deve stravincere. Anche tra i boliviani d’Europa: per la prima volta potranno votare anche i residenti all’estero, ed è «un attentato contro i diritti umani», dice il presidente, il tentativo (effettuato in Bolivia) di limitare il loro diritto di voto.
«Stiamo lavorando con le Nazioni unite – dice Evo alla folla di compatrioti – per raggiungere un accordo perché i lavoratori che migliorano socialmente e economicamente il paese che li ospita non siano mai più considerati illegali. Dichiarare illegali gli immigrati è un grave errore». Davanti ai compatrioti Evo loda la «comprensione» del governo Zapatero, che pure ha incrudelito le leggi migratorie spagnole ma ha accettato di firmare un accordo che permetterà ai boliviani di Spagna di votare nelle elezioni municipali – oltre a riconoscere le loro patenti di guida, dettaglio dall’apparenza secondario che significa moltissimo per decine di migliaia di persone.
Chi invece viene attaccato, nel comizio di Morales, è la Colombia e le sue basi americane: «Aiutateci – chiede Evo ai movimenti sociali che hanno partecipato all’appuntamento di Madrid – a farla finita con le basi militari in America latina: dove ci sono basi americane ci sono golpe». E al ministro degli esteri socialista Moratinos, che si era lamentato per la «instabilità» provocata in Bolivia dalla successione di elezioni e referendum, Morales risponde secco: «E’ vero, adesso c’è un’elezione dopo l’altra, prima invece c’era un golpe dopo l’altro» (dalla nascita del paese i colpi di stato sono stati quasi duecento). Forse i media spagnoli parleranno di Morales in modo diverso dalla prima visita, nel 2006, prima ancora di assumere ufficialmente la carica. All’epoca si erano limitati a scandalizzarsi per la chompa, il maglione di alpaca con la riga in mezzo che Morales aveva sfoggiato all’incontro con re Juan Carlos. Morales non è più un presidente per caso. In verità non lo è mai stato.

http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090915/pagina/10/pezzo/259892/

 
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EmiNews 2009

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