7467 Diritti dei migranti, diritti di tutti

20090917 19:45:00 redazione-IT

[b]Dichiarazione dei deputati del PD eletti all’estero in margine alle prese di posizione ONU su migranti e diritti umani[/b]

“Abbandonati e respinti in violazione del diritto internazionale, senza verificare in modo adeguato se stanno fuggendo da persecuzioni. In molti casi le autorità respingono questi migranti e li lasciano affrontare stenti e pericoli, se non la morte, come se stessero respingendo barche cariche di rifiuti pericolosi”.

Queste parole pronunciate nei giorni scorsi dall’Alto Commissario dei diritti umani dell’ONU, Navi Pillay, s’incrociano con le ripetute espressioni di allarme dell’Unione Europea contro le lesioni dei diritti dei migranti e spargono sale fresco sulle ferite sempre aperte dal così detto Decreto Sicurezza. Il solco che questo provvedimento ha tracciato nella società italiana è quello della tendenziale criminalizzazione della fasce deboli e, in particolare, degli immigrati.

I problemi di ordine sociale dell’arrivo e dell’integrazione in Italia vengono declinati ormai in termini penali e di ordine pubblico. Prima ancora della lotta agli ingressi clandestini, è saltata la logica differenziale, sopravvissuta alla stessa Bossi-Fini, che portava a trattare in modo diverso gli immigrati regolari da quelli irregolari.

Non è polemica, sono fatti. Per i lungo soggiornanti, ad esempio, sono stati introdotti test, un’imposta di 200 euro per la richiesta di cittadinanza, che colpisce anche le persone di origine italiana, e numerosi obblighi di certificazione, oltre a una nuova tassa per il rinnovo del permesso di soggiorno. Si è esteso il numero dei casi di condanne, anche non definitive, che comportano la revoca del permesso di soggiorno, prescindendo dal sacrosanto principio di valutare le situazioni una per una. Altro caso, esploso in occasione della chiusura dell’anno scolastico, è quello dei minori stranieri non accompagnati (senza genitori presenti), che al diciottesimo anno di età rischiano di essere espulsi e quindi di interrompere il corso di studi, riconosciuto come diritto inviolabile dalla normativa internazionale.

L’introduzione del reato di immigrazione clandestina apre una fase di criminalizzazione della semplice presenza irregolare dello straniero, dissuaso a servirsi di prestazioni sociali che non si dovrebbero negare a nessun essere umano dal fatto che il Decreto pone a carico dei “pubblici ufficiali” e degli “incaricati di pubblico servizio” (sono milioni) l’obbligo di denuncia degli irregolari: una tendenziale caccia all’uomo.

Oltre ai diritti umani, in Italia le politiche antagonistiche verso i migranti hanno messo in discussione alcuni fondamentali diritti costituzionali. In base ad essi, le sanzioni penali dovrebbero colpire concrete azioni materiali, non una categoria di persone, come invece è previsto nel Decreto. L’obbligo di interruzione del procedimento penale in caso di espulsione adottata in via amministrativa, contrasta con il diritto dell’imputato di ottenere sempre e comunque una decisione di merito. La non retroattività della legge penale è messa in discussione dalla possibilità di perseguire permanentemente anche gli ingressi irregolari antecedenti alla nuova normativa. Senza contare l’abnorme prolungamento dei periodo di reclusione.

Si potrebbe continuare con molte altre esemplificazioni. Il punto di fondo è che, anche senza che ce lo dica l’ONU o l’UE, non possiamo rassegnarci a una deriva civile nella quale siano messi in discussione diritti umani e diritti costituzionali. Siamo il popolo che ha conosciuto l’affondamento delle navi degli emigranti e centinaia di migliaia di incidenti sul lavoro in Paesi stranieri; milioni di italiani sono stati clandestini e hanno subito xenofobia e razzismo; nel parlamento statunitense nei primi decenni del Novecento sono state presentate decine di proposte di legge miranti ad impedire l’immigrazione degli italiani; quasi tutti i nostri emigrati sono passati per la porta stretta dello sfruttamento sul lavoro e molti hanno vissuto discriminazioni nel percorso scolastico, nelle carriere, negli incarichi pubblici. Eppure, questo non ha ci ha impedito di diventare leali cittadini di altri Paesi e di dare un fondamentale contributo al loro sviluppo e alla loro modernizzazione.

I diritti sono stati la stella polare che ha guidato questo cammino, del quale un lungo tratto è ancora da fare. La seconda Conferenza nazionale dell’emigrazione, già nel 1988, metteva come primo punto il raggiungimento dei diritti civili e politici, compreso il voto in loco nei Paesi europei e in quelli extraeuropei. Un popolo come il nostro può accettare un regime di doppia verità? E, soprattutto, dopo la bruciante vaccinazione che abbiamo avuto come emigranti, possiamo accettare questa strisciante regressione democratica e civile, che mette in discussione diritti umani e diritti costituzionali, sottesa alla normativa e alle politiche sui migranti?

In molti luoghi della politica, della cultura e della società civile si stanno levando voci di allarme e di dissenso. I parlamentari eletti all’estero, per la loro provenienza e per le esperienze che obiettivamente incarnano, possono essere uno dei fulcri della reazione democratica alla presente deriva. E’ giusto superare per questo antagonismo pregiudiziale e banali concorrenzialità. Questo è il momento di cercare occasioni e luoghi di lavoro comune, a partire dalla difesa e dallo sviluppo dei diritti dei migranti.

I deputati del PD della Circoscrizione Estero:

Gino Bucchino, Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Franco Narducci, Fabio Porta

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Derechos de los migrantes, los derechos de todos

Declaración de los Diputados del PD electos en el exterior en relación a las tomas de posición ONU sobre migrantes y derechos humanos

“Abandonados y rechazados en violación al derecho internacional, sin verificar en modo adecuado si están huyendo de persecuciones. En muchos casos las autoridades rechazan estos migrantes y los dejan afrontar riesgos y peligros, si no la muerte, como si estuviesen rechazando barcos cargados de residuos peligrosos”

Estas palabras pronunciadas días pasados por el Alto Comisario de los derechos humanos de la ONU, Navi Pillay, se entrecruzan con las repetidas expresiones de alarma de la Unión Europea contra las lesiones de los derechos de los migrantes y esparcen sal fresca sobre las heridas siempre abiertas por el llamado Decreto de Seguridad. El surco que este procedimiento ha trazado sobre la sociedad italiana es aquél de la tendenciosa criminalización de las franjas débiles y en particular, de los inmigrados. Los problemas de orden social de la llegada y de la integración, en Italia se declinan finalmente en términos penales y de orden público. Aún antes de la lucha contra los ingresos clandestinos, saltó la lógica diferencial, que sobrevivió a la misma ley Bossi-Fini que hablaba de tratar en modo diverso los inmigrados regulares de los irregulares. No es polémica, son hechos. Para los residentes, por ejemplo, se han introducido tests, un impuesto de 200 euro para el pedido de ciudadanía que golpea también a las personas de origen italiano, y numerosas certificaciones obligatorias, además de una nueva tasa para renovar el permiso de residencia, prescindiendo del sacrosanto principio de evaluar las situaciones una a una. Otro caso, que explotó en ocasión del cierre del año escolar, es aquél de los menores extranjeros no acompañados

(sin padres presentes), que a los 18 años arriesgan el ser expulsados y por lo tanto interrumpir el curso de estudios, reconocido como derecho inviolable de la normativa internacional.

La introducción del delito de inmigración clandestina abre una fase de criminalización de la simple presencia irregular del extranjero, disuadido a servirse de prestaciones sociales que no se deberían negar a ningún ser humano por el hecho que el Decreto pone a cargo de los “oficiales públicos” y de los “encargados del servicio público” (son millones) la obligación de denunciar a los irregulares: una tendenciosa caza del hombre.

Además de los derechos humanos, en Italia las políticas antagónicas hacia los inmigrantes han puesto en discusión algunos fundamentales derechos constitucionales.

En base a ellos las sanciones penales deberían golpear concretas acciones materiales, no una categoría de personas, como al contrario está previsto en el Decreto. La obligación de interrumpir el procedimiento penal en caso de expulsión adoptada por la vía administrativa, contrasta con el derecho del imputado de obtener siempre y de cualquier manera, una decisión de merito. La no retroactividad de la ley penal es puesta en discusión por la posibilidad de perseguir permanentemente también los ingresos irregulares antecedentes a la nueva normativa. Sin contar la enorme prolongación del período de reclusión.

Se podría continuar con muchas ejemplificaciones. El punto es que, también sin que nos lo diga ONU o UE, no podemos resignarnos a una derivación civil en la cual son puestos en discusión derechos humanos y derechos constitucionales. Somos el pueblo que ha conocido el hundimiento de las naves de los emigrantes y cientos de miles de incidentes sobre el trabajo en países extranjeros; millones de italianos han sido clandestinos y ha sufrido xenofobia y racismo; en el parlamento estadounidense, en los primeros decenios del novecientos fueron presentadas decenas de propuestas de ley destinadas a impedir la inmigración de los italianos ; casi todos nuestros emigrados pasaron por la puerta estrecha del abuso en el trabajo y muchos han vivido discriminaciones en el transcurso escolar, en las carreras, en los puestos públicos. Sin embargo esto non nos impidió convertirnos en leales ciudadanos de otros países y dar una fundamental contribución a su desarrollo y a su modernización.

Los derechos han sido la estrella polar que ha guiado nuestro camino, del cual un largo trecho aún se debe hacer. La segunda Conferencia Nacional de la Emigración, ya en 1988, ponía como primer punto el alcance de los derechos civiles y políticos, comprendido el voto en “loco” en los países europeos y en aquéllos extraeuropeos. Un pueblo como el nuestro puede aceptar un régimen de doble verdad? Y sobretodo, después de la ardiente vacunación que hemos tenido como emigrantes, podemos aceptar

Esta rastrera regresión democrática y civil, que pone en discusión derechos humanos y derechos constitucionales, sometida a la normativa y a las políticas sobre los migrantes?

En muchos lugares de la política, de la cultura y de la sociedad civil, se están levantando voces de alarma y disenso. Los parlamentarios electos en el Exterior, por su proveniencia y por las experiencias que objetivamente encarnan, pueden ser uno de los

Puntos de apoyo de la reacción democrática a la presente derivación. Es justo superarse para evitar este antagonismo prejuicioso y de banal competencia. Este es el momento de buscar ocasiones y lugares de trabajo común, a partir de la defensa y del desarrollo de los derechos de los migrantes.

Los diputados del PD de la Circunscripción Exterior: Gino Bucchino, Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Franco Narducci, Fabio Porta

 
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EmiNews 2009

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