7553 La realtà impone scelte forti

20091027 11:24:00 redazione-IT

di Claudio Treves

La realtà è più forte delle nostre diatribe interne, ma di essa anche loro dovrebbero tenere conto
Le nostre discussioni assumono spesso caratteristiche incomprensibili, ma la realtà sta imponendo delle scelte obbligate.
Faccio un rapido elenco:
1) la Costituzione è sotto attacco, in particolare nei punti dirimenti, ossia gli organismo di garanzia (Corte Costituzionale, Presidenza della Repubblica), perché si ha in mente un assetto istituzionale in cui il voto politico conferisce potere illimitato al vincitore. Una forza di sinistra del XXI° secolo è in grado di affermare la difesa della Costituzione come suo tratti identitario?
2) Il governo ha emanato, ormai a maggio ’09, il Libro bianco “La vita buona nella società attiva” in cui si descrive un modello sociale cui tendere, non semplici aggiustamenti del welfare e della politica del lavoro.

Asse del documento è la scelta di privilegiare, al posto dell’universalità delle tutele e del finanziamento tramite imposizione fiscale progressiva, la protezione delle persone attraverso strumenti particolari quali la sanità mutualistica, la previdenza complementare, i rapporti di lavoro precari. E’ possibile stabilire, come valore condiviso da tutti noi, che salute, reddito e previdenza siano garantiti per tutti, a prescindere dal tipo di rapporto di lavoro o di residenza?
3) I metalmeccanici si sono visti firmare un rinnovo contrattuale da parte di organizzazioni sindacali minoritarie. Nel testo dell’ipotesi, è previsto un ente bilaterale con funzioni di sostegno al reddito in caso di crisi aziendale. Ciò significa, come conseguenza del modello del Libro bianco descritto al punto precedente, che a fronte di un fatto identico (la crisi di un’impresa) le tutele saranno diverse a seconda del settore, e forse anche del territorio dove l’evento ha avuto luogo, alla faccia dell’universalità dei diritti. Si può convenire nel contrastare una tale deriva?
4) Il governatore della banca d’Italia ha segnalato come lo sviluppo demografico nel nostro Paese è assicurato dagli immigrati. Poco meno di un milione di ragazzi e ragazze frequentano le nostre scuole avendo genitori non nati nel nostro paese. Questi giovani, sempre secondo il governatore draghi, hanno un tasso di insuccesso scolastico quattro volte superiore rispetto ai nati da genitori italiani, che già non se la cavano granché bene secondo le indagini dell’OECD. Da ciò discende che le affabulazioni convegnisti che sul futuro dell’Italia affidato alla sfida della qualità delle nostre merci e dei nostri servizi sono pure chiacchiere, perché chi stiamo formando per i prossimi ingressi nel mercato del lavoro è predisposto per attività di basso contenuto e forte concorrenza di prezzo, l’esatto contrario delle chiacchiere da convegno. Possiamo convenire che l’impegno impellente, pluriennale, sarà un progetto per l’integrazione sociale e costituzionale per i migranti, e che l’ora di islam, da affiancare all’ora di cattolicesimo,è una proposta sbagliata perché enfatizza ancora di più la ghettizzazione dei giovani, anziché promuoverne l’integrazione e la crescita comune?
Su questi campi, indicati solo come più urgenti, è possibile uscire dal nostro silenzio?
Da questo punto di vista, la defezione dei Verdi non è un evento trascurabile, come non lo è l’ambiguità dei socialisti, perché è venuta meno una componente culturale essenziale per la sinistra del XXI° secolo; ma noi non possiamo continuare a comportarci come se la realtà non richiedesse una voce, e un pensiero, della sinistra del 2000.
Tanto più che, dopo le primarie, il PD non sarà più bloccato, presumibilmente, nelle conte interne e ricomincerà fare politica.
Il mio auspicio è che noi si superi rapidamente l’afasia e il dibattito interno, per costruire un’alternativa al presente, ma, come ho cercato di segnalare, soprattutto all’avvenire.

 
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EmiNews 2009

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