7551 Il governo cileno sceglie la repressione invece del dialogo con la comunità indigena dei Mapuche

20091024 08:01:00 redazione-IT

Cile / Mapuche: Innescata pericolosa spirale della violenza

Bolzano, 23 ottobre 2009

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) è particolarmente preoccupata per l’aggravarsi del conflitto tra le comunità Mapuche in Cile e lo stato cileno. Si moltiplicano le denunce di violenza, tortura e detenzioni illegali contro Mapuche perpetrati dalle forze dell’ordine
cilene. I mezzi di informazione Mapuche riportano ormai quasi quotidianamente notizie di scontri con la polizia cilena, di maltrattamenti, feriti e purtroppo anche di morti negli scontri.
Particolarmente preoccupanti risultano le violazioni dei diritti umani e la violenza contro bambini e adolescenti, come denuncia l’organizzazione per i diritti umani cilena Observatorio Ciudadano (Osservatorio Cittadino) che in un lettera consegnata mercoledì scorso alla presidente cilena Michelle Bachelet documenta diversi casi la violenza contro bambini mapuche tra cui spicca il caso di un ragazzino di 14 anni colpito prima da pallottole di gomma, poi caricato con la forza su un elicottero della polizia, dove è stato torturato e minacciato di essere buttato giù se non avesse fatto i nomi delle persone coinvolte in un’azione di protesta nel fondo di Santa Lucía.

Le responsabilità delle istituzioni cilene nell’aggravarsi del conflitto
risultano anche dall’indagine svolta in settembre dal Consiglio per i
Diritti Umani delle Nazioni Unite da cui risulta che il numero dei
prigionieri politici Mapuche processati è salita a 100, il numero più
alto di prigionieri politici a partire dall’inizio della transizione
post-dittatoriale. I detenuti Mapuche continuano ad essere giudicati
secondo la legge anti-terrorismo (legge n. 18.314) ereditata dalla
dittatura del generale Augusto Pinochet e mai abolita. La legge
anti-terrorismo, il cui utilizzo è stato aspramente criticato dalle
Nazioni Unite, è una legge volutamente vaga e confusa il cui obiettivo è
di permettere agli organi giudiziari la massima discrezionalità di giudizio.

Secondo Alejandro Herrera, docente dell’Università della Frontiera di
Temuco e membro dell’Istituto per gli Studi Indigeni, il governo cileno
non ha alcun vero interesse ad avviare un serio dialogo con la
popolazione Mapuche, ma si limita a spostare l’intervento, in
particolare quello della polizia, nelle stesse comunità per evitare così
di affrontare un problema che in realtà è molto più ampio e profondo. I
Mapuche, prosegue Alejandro Herrera, non hanno alcun interesse a
comparire costantemente nei mezzi di informazione come coloro che
seminano il terrore ma semplicemente rivendicano l’esistenza di un
debito storico nei confronti delle popolazioni indigene che il governo
cileno non ha mai riconosciuto né tanto meno saldato.

La lettera consegnata dal Observatorio Ciudadano alla presidente
Michelle Bachelet ricorda che le violenze perpetrate dalle forze
dell’ordine cilene sono gravi violazioni dei diritti umani così come
sono fissati nell’ordinamento giuridico cileno e nella Costituzione del
paese e violano diversi trattati internazionali firmati e ratificati
dallo stato cileno come la Convezione per l’eliminazione di ogni forma
di discriminazione razziale, la Convenzione contro la Tortura e la
Convenzione ILO 169 e che, prosegue la lettera, "cadono quindi sotto la
responsabilità del governo che Lei dirige". La lettera dell’Observatorio
Ciudadano chiede al governo che vengano perseguiti i responsabili delle
violenze tenendo presente le gerarchie esistenti nelle istituzioni di
polizia e raggiungendo quindi anche i superiori che permettono se non
addirittura occultano le violenze denunciate.

L’APM sostiene la richiesta dell’ Observatorio Ciudadano e ribadisce il
suo appello affinché lo stato cileno abolisca finalmente e
definitivamente la vergognosa legge anti-terrorismo, riconosca il debito
storico nei confronti delle popolazioni indigene e avvii un serio
dialogo con i popoli nativi del paese.

 
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EmiNews 2009

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