7568 Caritas/Migrantes: gli immigrati crescono oltre le previsioni, superati i 4,5 milioni

20091028 23:49:00 redazione-IT

[b]Dagli sbarchi meno dell’1% delle presenze regolari
Immigrati discriminati nella ricerca del lavoro e della casa
Minori stranieri a quota 862.453: nel 2008 72.472 nuovi nati in Italia
Gli imprenditori immigrati aumentano e danno lavoro a 200 mila persone
Immigrati e criminalità: nessuna emergenza
Cittadinanza: nel 2008 quasi 40 mila acquisizioni, nonostante la legge restrittiva
Immigrati e lavoro: nonostante la crisi gli occupati arrivano a 2 milioni[/b]

Gli stranieri residenti risultano 3.891.295 alla fine del 2008, ma il Dossier ne calcola 4.329.000 includendo anche i regolari non ancora registrati in anagrafe. Il numero cresce ancora con la regolarizzazione di settembre

Roma – In Italia sono presenti oltre 4,5 milioni di immigrati regolari. E’ il nuovo dato contenuto nel Dossier statistico di Caritas-Migrantes 2009, edizione numero diciannove, presentato oggi a Roma. Nello scenario di crisi economica e occupazionale, delineatosi alla fine del 2008 e rafforzatosi nel corso del 2009 – spiega il Dossier – l’immigrazione non ha arrestato la sua crescita. L’aumento annuo di 250 mila unità, considerato nelle previsioni dell’Istat come scenario alto, è risultato inferiore a quanto effettivamente avvenuto: +458.644 residenti nel 2008, +13,4% rispetto all’anno precedente. I cittadini stranieri residenti erano 2.670.514 nel 2005 e sono risultati 3.891.295 alla fine del 2008 (secondo i calcoli dell’Istat), ma si arriva a 4.329.000 includendo anche le presenze regolari non ancora registrate in anagrafe, come fa il Dossier. Incidono, quindi, tra il 6,5% (residenti) e il 7,2% (totale presenze regolari) sull’intera popolazione; ma il dato arriva al 10% se si fa riferimento alla sola classe dei più giovani (minori e giovani fino ai 39 anni). Se poi si tiene conto che la regolarizzazione di settembre 2009, pur in tempo di crisi, ha coinvolto quasi 300 mila persone nel solo settore della collaborazione familiare, l’Italia oltrepassa abbondantemente i 4,5 milioni di presenze: siamo sulla scia della Spagna (oltre 5 milioni) e non tanto distanti dalla Germania (circa 7 milioni).
Il 2008 è stato il primo anno in cui l’Italia, per incidenza degli stranieri residenti sul totale della popolazione, si è collocata al di sopra della media europea.

Le provenienze. Un abitante su 14 (7,2%) è di cittadinanza straniera. L’incidenza è maggiore tra i minori e i giovani adulti (18-44 anni), con conseguente maggiore visibilità a scuola e nel mercato del lavoro. Le donne rappresentano il 50,8%. Continua a prevalere la presenza di origine europea (53,6%, per più della metà da Paesi comunitari). Seguono gli africani (22,4%), gli asiatici (15,8%) e gli americani (8,1%). E’ fortemente attenuato il policentrismo delle provenienze, che per molti anni è stato una spiccata caratteristica dell’immigrazione italiana: le prime 5 collettività superano la metà dell’intera presenza (800 mila romeni, 440 mila albanesi, 400 mila marocchini, 170 mila cinesi e 150 mila ucraini). A livello territoriale il Centro (25,1%) e il Meridione (12,8%) sono molto distanziati dal Nord quanto a numero di residenti stranieri (62,1%).

Le famiglie. Al primo gennaio 2009 le famiglie con almeno un componente straniero sono circa 1 milione e 870 mila. Quelle con capo famiglia straniero invece sono circa 1 milione e 525 mila, con un incremento dell’11,6% rispetto alla stessa data dell’anno precedente.

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Dagli sbarchi meno dell’1% delle presenze regolari

Nel 2008 sbarcati 36.951 immigrati, 17.880 i rimpatri forzati, 10.539 gli stranieri transitati nei centri di identificazione ed espulsione e 6.358 i respinti alle frontiere

ROMA – Gli sbarchi sulle coste italiane nel 2008 sono stati 665 e hanno coinvolto 36.951 immigrati. La loro influenza è minima sull’immigrazione in Italia, è infatti pari a meno dell’1% della presenza regolare. Questi i nuovi dati del Dossier statistico di Caritas-Migrantes 2009, edizione numero diciannove, presentato oggi a Roma. Sono stati 17.880 i rimpatri forzati, 10.539 gli stranieri transitati nei centri di identificazione ed espulsione e 6.358 quelli respinti alle frontiere. Rispetto al totale degli immigrati sbarcati in Italia, 30.265 sono uomini, 3.935 donne e 2.751 minori, di cui il 77% minori non accompagnati. Nonostante la percentuale molto bassa, spiega il Dossier, il contrasto dei flussi irregolari ha monopolizzato l’attenzione dell’opinione pubblica e le decisioni politiche. (La percentuale risulta bassa anche calcolando la quota di sbarchi nel 2008, 36.951 sulla crescita degli immigrati nello stesso 2008, 458.644: circa l’8%).
Il rapporto tra allontanati e intercettati è di 34 ogni 100 (il più basso dal 2004) e si registra una crescente confusione tra immigrati “clandestini”, irregolari, richiedenti asilo e persone aventi diritto alla protezione umanitaria.

Gli sbarchi sono cresciuti in maniera costante dal 2004 (dopo le restrizioni apposte dalla Spagna negli avamposti di Ceuta e Melilla), e quasi raddoppiati nell’ultimo anno, passando da 20.455 (2007) a 36.951, arrivando così quasi allo stesso livello del 1998, quando l’Italia iniziava ad essere meta del forte flusso migratorio proveniente dai Paesi balcanici. Ciò sta a sottolineare l’importanza della cooperazione internazionale con i Paesi di transito ed origine per un contrasto efficace della immigrazione irregolare. Con un numero quasi doppio di sbarchi rispetto all’anno precedente, anche le strutture predisposte all’accoglienza hanno conosciuto serie difficoltà. Il 2008 è stato infatti un anno di particolare intensità non solo per quanto riguarda le persone coinvolte negli sbarchi, ma anche nel totale degli stranieri transitati nei Centri di Identificazione ed espulsione, pari a 10.539, un numero superiore alla somma delle persone transitate nei tre anni precedenti (9.647).

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Immigrati discriminati nella ricerca del lavoro e della casa

Migliaia le segnalazioni all’Unar, delle quali 511 riconducibili a qualche forma di discriminazione, in 4 casi su 10 riguardanti immigrati africani, in particolare maghrebini

Roma – La volontà degli immigrati di acquistare casa nel Paese di elezione, nonostante le previsioni rigide della normativa in caso di disoccupazione, si sta affermando sempre più: oltre un decimo della popolazione immigrata, infatti, è diventata proprietaria di un appartamento. E’ quanto risulta dal Dossier Caritas/Migrantes, edizione numero diciannove, presentato oggi a Roma. Ma la crisi congiunturale e la difficoltà di accesso al credito – spiega il Dossier – non potevano non causare una diminuzione delle compravendite di case da parte degli immigrati, per giunta con l’importo medio delle transazioni sceso da 124 mila a 113 mila euro. Sono dunque concordi gli indicatori statistici su questa voglia di integrazione, a cui purtroppo sembra corrispondere, da parte di molti italiani, l’impulso a contrastarla. Sono state migliaia le segnalazioni all’Unar, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali delle quali 511 riconducibili a qualche forma di discriminazione, in 4 casi su 10 riguardanti immigrati africani, segnatamente maghrebini. Il lavoro e la casa sono gli ambiti più problematici per quanto riguarda le pari opportunità, come pure il rapporto con gli enti pubblici, nei cui confronti si sono sollevate lamentele nel 13% delle segnalazioni. La gravità delle condizioni lavorative e abitative è confermata dai dati dei Centri d’ascolto della rete Caritas (372 centri, in rappresentanza di 137 diocesi, ai quali si sono rivolte 80.041 persone nel 2008), i quali attestano che, rispetto agli italiani, gli immigrati si presentano molto più raramente per richiedere un aiuto economico (7% contro 21%).

A turbare molti, per una malintesa volontà di difesa della religione cristiana, è il panorama multireligioso: in realtà oltre la metà degli immigrati è cristiana, i musulmani sono un terzo, le religioni delle tradizioni orientali meno di un decimo e poi, in misura più ridotta, seguono altre appartenenze. Secondo l’Agenzia europea per i diritti fondamentali, l’Italia è tra gli Stati membri più intolleranti nei confronti dei musulmani: 1 intervistato su 3 ha dichiarato di aver subìto un atto discriminatorio negli ultimi 12 mesi. Più positiva è l’esperienza che si sta facendo con gli ortodossi, i cui preti celebrano il rito liturgico nelle chiese cattoliche.

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Minori stranieri a quota 862.453: nel 2008 72.472 nuovi nati in Italia

Rappresentano più di un quinto della popolazione straniera. 40 mila venuti a seguito di ricongiungimento. Gli alunni: nell’anno scolastico 2008-09 saliti a 628.937. 4 su 10 nati nel nostro paese

ROMA – Più di un quinto della popolazione straniera è costituito da minori (862.453), 5 punti percentuali in più rispetto a quanto avviene tra gli italiani (22% contro 16,7%). Sono i nuovi dati del Dossier statistico di Caritas-Migrantes 2009, edizione numero diciannove, presentato oggi a Roma. I nuovi nati da entrambi i genitori stranieri (72.472) hanno inciso nel 2008 per il 12,6% sulle nascite totali registrate in Italia, ma il loro apporto è pari a un sesto se si considerano anche i figli di un solo genitore straniero. Ad essi si sono aggiunti altri 40 mila minori venuti a seguito di ricongiungimento. Tra nati in Italia e ricongiunti, il 2008 è stato l’anno in cui i minori, per la prima volta, sono aumentati di oltre 100 mila unità. A chiedere il ricongiungimento il più delle volte (65,6%) è una persona sola; negli altri casi l’interessato vive con uno o più individui, a testimonianza di un processo di inserimento sempre più avanzato. L’età media degli stranieri è di 31 anni, contro i 43 degli italiani. Tra i cittadini stranieri gli ultrasessantacinquenni sono solo il 2%.

Gli alunni. Gli alunni figli di genitori stranieri, nell’anno scolastico 2008/2009, sono saliti a 628.937 su un totale di 8.943.796 iscritti, per un’incidenza del 7%. L’aumento annuale è stato di 54.800 unità, pari a circa il 10%. L’incidenza più elevata si registra nelle scuole elementari (8,3%) e, a livello regionale, in Emilia Romagna e in Umbria, dove viene superato il 12%, mentre si scende al 2% al Sud e nelle Isole. Di questi studenti, 1 ogni 6 è romeno, 1 ogni 7 albanese e 1 ogni 8 marocchino, ma si rileva di fatto una miriade di nazionalità. Si tratta di alunni “stranieri” per modo di dire, perché quasi 4 su 10 (37%) sono nati in Italia e di questo Paese si considerano cittadini; e il rapporto sale a ben 7 su 10 tra gli iscritti alla scuola dell’infanzia. Nelle università italiane la presenza internazionale è ridotta ed è straniero solo 1 ogni 35 iscritti, con concentrazioni particolarmente elevate negli atenei di Roma “La Sapienza”, Bologna, Torino, Firenze e Padova.

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Gli imprenditori immigrati aumentano e danno lavoro a 200 mila persone

Attualmente si contano 187.466 cittadini stranieri titolari di impresa, in prevalenza a carattere artigiano, cresciuti nonostante la crisi. Focus sui lavoratori stranieri morti a L’Aquila

ROMA – Anche il settore del lavoro imprenditoriale degli immigrati, nonostante le difficoltà della fase congiunturale, è riuscito a mantenere un certo dinamismo. E’ quanto rileva il Dossier statistico di Caritas-Migrantes 2009, edizione numero diciannove, presentato oggi a Roma. Attualmente si contano 187.466 cittadini stranieri titolari di impresa, in prevalenza a carattere artigiano, che garantiscono il lavoro a loro stessi e anche a diversi dipendenti (attorno ai 200 mila, secondo la stima riportata nel libro ImmigratImprenditori della Fondazione Ethnoland). Questo settore, tenendo anche conto dei soci e delle persone coinvolte in altri ruoli, movimenta mezzo milione di persone, un aspetto non trascurabile in un momento in cui l’economia ha bisogno di traino, tanto più che nel caso degli immigrati è stata finora realizzata solo la metà delle loro effettive potenzialità nel mondo dell’imprenditoria.
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Il dossier dedica un focus ai lavoratori morti a L’Aquila. Su 291 vittime del terremoto, 19 nominativi sono stranieri, quasi il 7% delle vittime identificate, al di sopra dell’incidenza dei cittadini stranieri in Abruzzo che è del 4,5%. Anche in questo triste evento, il contributo degli immigrati è molto elevato, ruolo del resto comprensibile se si tiene conto che nella zona dell’aquilano vi sono molti immigrati dediti alla pastorizia e ai lavori agricoli, specialmente macedoni, albanesi e romeni (quest’ultimi a lungo stigmatizzati come una collettività “canaglia”). Gli immigrati, associati in maniera ricorrente alla criminalità, evidenziano invece il basso tasso di legalità del nostro Paese, come dimostrano le assunzioni in nero, il ricorso al caporalato, l’evasione contributiva, l’inosservanza delle norme contrattuali, il mancato riconoscimento delle qualifiche. Per questi motivi, l’azione svolta per liberare le donne vittime della tratta è stata allargata anche alle vittime di sfruttamento lavorativo e, dal 2000, in media ogni anno sono state assistite 1.200 persone con progetti finanziati dal Dipartimento delle Pari Opportunità.

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Immigrati e criminalità: nessuna emergenza

Secondo la ricerca “Immigrati e criminalità. Dati, interpretazioni e pregiudizi”, i regolari risultano avere un tasso di criminalità simile a quello degli italiani

Roma – Al rapporto tra immigrazione e criminalità dedica un approfondimento il Dossier statistico di Caritas-Migrantes 2009, edizione numero diciannove, presentato oggi a Roma, basato sulla ricerca dal titolo “Immigrati e criminalità. Dati, interpretazioni e pregiudizi”, realizzata insieme a Redattore Sociale. La prima questione affrontata è se l’aumento della criminalità sia dovuto in maniera più che proporzionale all’aumento della popolazione residente. La risposta è negativa. Nel periodo 2001-2005 l’aumento degli stranieri residenti è stato del 101% e l’aumento delle denunce presentate contro stranieri del 46%.

Seconda questione: se gli stranieri regolari siano caratterizzati da un tasso di criminalità superiore a quello degli italiani. A prima vista sembrerebbe proprio così: nel 2005 l’incidenza degli stranieri sulla popolazione residente è stata del 4,5% e l’incidenza sulle denunce penali con autore noto del 23,7% (130.131 su 550.590). In realtà, solo nel 28,9% dei casi sono implicati stranieri legalmente presenti e ciò abbassa il loro tasso di criminalità, che scende ulteriormente ipotizzando che anche gli italiani che delinquono siano per il 92,5% concentrati tra i ventenni e i trentenni (come accade tra gli stranieri) e considerando che il confronto non tiene conto dei reati contro la normativa sull’immigrazione: alla fine, il tasso di criminalità risulta essere analogo per italiani e stranieri. Terza questione: se gli stranieri irregolari si caratterizzino per i loro comportamenti delittuosi. È vero che, in proporzione, sono più elevate le denunce a loro carico, da riferire in parte al loro stato di maggiore precarietà e in parte anche al loro coinvolgimento nelle spire della criminalità organizzata.

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Cittadinanza: nel 2008 quasi 40 mila acquisizioni, nonostante la legge restrittiva

Le concessioni, 39.484, sono quadruplicate rispetto al 2000 e più che quintuplicate, 53.696, se si tiene conto anche delle cittadinanze riconosciute dai comuni. 23.560 i matrimoni misti

ROMA – Le acquisizioni di cittadinanza, 39.484 nel 2008, sono quadruplicate rispetto al 2000 e più che quintuplicate, 53.696, se si tiene conto anche delle cittadinanze riconosciute direttamente dai comuni. Sono questi i nuovi dati del Dossier statistico di Caritas-Migrantes 2009, edizione numero diciannove, presentato oggi a Roma. Neppure la rigidità della normativa, spiega il Dossier, costituisce un freno al dinamismo dell’integrazione e ormai in 4 casi su 10 l’acquisizione della cittadinanza viene concessa a seguito della residenza previamente maturata. Infatti, la cittadinanza è stata acquisita dagli immigrati mediante matrimonio nel 63% dei casi, mentre il restante 37% l’ha ottenuta per lungoresidenza. Nonostante ciò l’Italia resta nettamente distanziata dagli altri Paesi europei per numero di concessioni (solo settima in graduatoria), proprio in conseguenza di un impianto normativo restrittivo. In questo quadro si inserisce la legge 94/09, il “pacchetto sicurezza”, approvato nel luglio 2009, secondo cui risulterà più difficile conseguire la cittadinanza grazie al semplice convogliare a nozze con un cittadino italiano.

Matrimoni misti. Un altro indicatore significativo sono i matrimoni misti. In 12 anni (1995-2007) sono stati celebrati 222.521 matrimoni misti, dei quali 23.560 nell’ultimo anno, pari a circa un decimo del totale. Questi matrimoni sono una frontiera avvincente ma a volte difficile da presidiare: non mancano, infatti, i fallimenti (il 6,7% delle separazioni e il 5,7% dei divorzi riguardano queste coppie).

L’apporto economico. Sul piano economico i dati relativi al 2007 evidenziano, innanzitutto, il consistente apporto degli immigrati all’economia italiana: si tratta, secondo Unioncamere, di 134 miliardi di euro, pari al 9,5% del prodotto interno lordo. I versamenti contributivi effettuati all’Inps sono, secondo il dossier, pari a oltre 7 miliardi di euro, dei quali oltre 2,4 miliardi pagati direttamente dai lavoratori stranieri e la restante quota dai datori di lavoro. Invece, la stima del gettito fiscale, includendo le tasse più rilevanti, è di oltre 3,2 miliardi di euro.

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Immigrati e lavoro: nonostante la crisi gli occupati arrivano a 2 milioni

Nel 2008 il numero è aumentato di 200 mila unità. Quasi 1 milione è iscritto ai sindacati. 1 milione le donne che si prendono cura delle famiglie

ROMA – Anche in un anno di crisi incipiente, come è stato il 2008, l’apporto degli immigrati è risultato così necessario da far aumentare il loro numero tra gli occupati di 200 mila unità. Si arriva così a 2 milioni di lavoratori stranieri. E’ quanto risulta dal Dossier statistico di Caritas-Migrantes 2009, edizione numero diciannove, presentato oggi a Roma. I lavoratori stranieri sono spesso inseriti da molti anni sul posto di lavoro e, superando difficili condizioni di partenza, oggi presentano queste caratteristiche un tasso di attività di 11 punti più elevato rispetto alla media (73,3 contro 62,3); esposizione a maggiori condizioni di rischio sul lavoro (143.651 infortuni nel 2008, dei quali 176 mortali); necessità di sostenere i familiari rimasti in patria (ai quali nel 2008 hanno inviato 6,4 miliardi di euro con le rimesse).

Con il procedere della crisi economica, le condizioni del mercato del lavoro sono andate tuttavia deteriorandosi anche per la popolazione straniera. Mentre il tasso di occupazione degli stranieri, sceso nel secondo trimestre, si posiziona nella seconda parte del 2008 sui livelli già raggiunti un anno prima, si allarga la quota dell’offerta di lavoro straniera che cerca un impiego. Nel quarto trimestre del 2008 supera il 10% del totale dell’area dei senza lavoro.

Di questi circa 2 milioni di lavoratori immigrati, quasi 1 milione è iscritto ai sindacati. 1 milione sono anche, secondo stime, le donne immigrate che si prendono cura delle nostre famiglie. La regolarizzazione realizzata a settembre 2009 e chiusasi con 294.744 domande di assunzione di lavoratori non comunitari come collaboratori familiari o badanti (queste ultime pari a un terzo del totale), ha fruttato, infatti, 154 milioni di euro in contributi arretrati e marche, mentre nel periodo 2010-2012 farà entrare nelle casse dell’Inps 1,3 miliardi di euro supplementari.

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EmiNews 2009

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