7595 Narducci: non c'è una logica nella chiusura dei consolati

20091109 13:05:00 redazione-IT

di Alfeo Quaranta
[b]È difficile vedere la razionalità nella materia. È dimostrato che i risparmi, se ci sono, sono minimi e non si otterrebbe alcun beneficio economico[/b]

On. Narducci, cominciamo dalla chiusura ventilata di alcuni consolati in Europa. Nell’ultima riunione del Cgie europeo è stato chiesto con insistenza all’Amministrazione dove sta la logica di tagli che sembrano non avere nessun senso, visto che ormai sembra stabilito che non ci sarebbe alcun risparmio o quasi. Non è stata data alcuna risposta, quindi lo chiedo a Lei, quale vicepresidente del Comitato per gli italiani all’estero della Camera. Quale logica c’è in questi tagli? Perché l’Amministrazione non accetta i declassamenti e vuole per forza chiudere consolati?

Effettivamente è difficile vedere la ratio che c’è nella materia. È dimostrato che i risparmi, se ci sono, sono assolutamente minimi, e quindi si smantellerebbero servizi provocando danni ai cittadini senza ottenere benefici economici. Allora qual è il senso? Faccio fatica a capirlo anch’io. Forse il Ministero degli esteri intende concentrare il personale trasferendolo dalle sedi che vuole chiudere a quelle più grandi, e quindi non sostituendo il personale che va in pensione, o il personale che non vuole trasferire. Sarebbe quindi una manovra a danno dei cittadini e del personale non di ruolo.

Vuole spiegarsi meglio?
Così si difende il personale diplomatico a scapito di coloro che stanno sul fronte dei servizi, cioè di coloro che stanno a diretto contatto dei cittadini.

Un’altra delle impressioni che si continua ad avere è che a gestire questi momenti di crisi sia l’Amministrazione e non la politica. Uno dei relatori alla riunione del Cgie, l’on. Gianni Farina, Suo collega di partito, diceva che, quando la politica è debole, l’Amministrazione le toglie spazi decisionali. Allora perché la politica è così debole?
Anzitutto credo anch’io che chi ha compiti di governo stia dando troppo spazio in questo momento alle decisioni dell’Amministrazione e degli organi tecnici, nascondendo le proprie responsabilità. Responsabilità che invece la politica deve avere sul piano delle decisioni da assumere. Come membro della Commissione affari esteri posso solo ricordare che sono state da noi sollevate puntualmente riserve sul progetto di chiusura dei Consolati. E questo è stato fatto non solo dai parlamentari eletti all’estero, che potrebbero avere ovviamente interessi elettorali, ma anche da altri, da entrambi i presidenti delle Commissioni di Camera e Senato. Le risposte dell’Amministrazione prevalgono a questo punto sui legittimi diritti dei nostri connazionali.

Nella Sua relazione, Lei ha sostenuto che non si possono chiudere consolati senza avere prima predisposte alternative praticabili. Come siamo messi allora con i cosiddetti “consolati digitali”?
I servizi a distanza sono senz’altro una risposta e una prospettiva valida a fronte delle difficoltà della finanza pubblica e a fronte delle trasformazioni sociali della comunità stessa. Ma prima di smantellare gli uffici occorre avere messo in funzione una struttura credibile, in modo che le due traiettorie –chiusura degli uffici e approntamento dei servizi alternativi- coincidano senza provocare i danni che vediamo dalla manovra attuale.

Veniamo alla riforma degli organismi di rappresentanza. Le votazioni per Comites e Cgie sono slittate di un anno. Come stiamo con la messa a punto della nuova legge?
Il percorso è complesso. Al Senato stanno lavorando sui testi di legge presentati per giungere eventualmente a due testi unici condivisi: uno per i Comites e uno per il Cgie, ma incardinati nello stesso iter di approvazione. Alla Camera sono stati presentati altri progetti che si scostano notevolmente da quelli presentati in Senato. Molto dipenderà dall’atteggiamento o dalle proposte che arriveranno nelle rispettive conferenze dei capigruppo, al fine di individuare un metodo condiviso e possibilmente rapido (la cosiddetta “legislativa” in Commissione). Credo che a questo punto sarebbe utile un incontro di tutti i parlamentari all’estero e dei primi firmatari delle rispettive proposte, se effettivamente si intende rinnovare le rappresentanze entro il 2010.

http://www.corritalia.de/?l=379#t374&cms=e15cc66d9960ac644198fb9a9ed408b9

 
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EmiNews 2009

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