19 04 13 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI.

01 – La Marca (PD): A Boston per un intenso fine settimana con le comunità italiane
02 – SCHIRÒ (PD): dal governo risposte interlocutorie sulla complessa situazione del consolato di Barcellona. Il consolato italiano di Barcellona è certamente uno dei terminali della nostra amministrazione all’estero maggiormente soggetta negli ultimi anni ad una forte pressione di lavoro e di contatto con i connazionali.
03 – Parlamentari PD estero: sui finanziamenti ai Comites e al Cgie gli eletti all’estero della maggioranza si danno la zappa sui piedi.
04 – Autonomia differenziata: in campo la società per spingere la politica a bloccare un processo pericoloso per i diritti delle persone,
05 – Juncker a Roma: l’Italia faccia di più
06 – La prossima grande crisi sarà nel 2027. Lo dicono i 3 cicli dell’economia.
07 – Merlo, “un’alleanza tra Italia e America Latina per combattere la violenza di genere”, di Maie

01 – LA MARCA (PD): A BOSTON PER UN INTENSO FINE SETTIMANA CON LE COMUNITÀ ITALIANE
L’ON. LA MARCA HA TRASCORSO A BOSTON UN INTENSO FINE SETTIMANA PER PARTECIPARE A UNA SERIE DI INIZIATIVE CHE LE HANNO CONSENTITO DI STABILIRE MOLTEPLICI CONTATTI CON DIVERSE ESPRESSIONI DELLA NOSTRA COMUNITÀ. ROMA 10 APRILE 2019
Venerdì sera, appena arrivata nella città del Massachusetts, si è immediatamente spostata al Club Italia, dove ha portato il suo saluto all’incontro che mensilmente raccoglie i soci del sodalizio.
Sabato pomeriggio la parlamentare è stata presente all’Expo organizzata dall’Associazione dei Professionisti Italiani di Boston (PIB), in collaborazione con il COMITES e altre associazioni italiane che agiscono localmente, per celebrare i primi dieci anni di attività della PIB. All’evento espositivo hanno partecipato più di 70 espositori delle più diverse categorie, che hanno dato un esaustivo spaccato della ricchezza professionale della nostra comunità.
In serata, l’On. La Marca è intervenuta alla tavola rotonda sulla vecchia nuova emigrazione italiana nell’area di Boston, ripresa dalla RAI, alla quale hanno partecipato anche il Console generale, il Presidente del COMITES con altri componenti dell’organismo, il Direttore della Dante Alighieri, ricercatori, docenti e cosiddetti “cervelli in fuga”.
La serata si è conclusa con un cocktail reception e un concerto, che hanno suggellato il primo decennio di vita della PIB.
Domenica, La Marca è intervenuta, prendendo la parola, all’evento “Pomeriggio italiano”, organizzato dalla Federazione delle associazioni italiane e italo americane del New England. Nel corso della manifestazione, l’ente gestore dei corsi di lingua e cultura italiana, il C.A.S.I.T., ha ricevuto il contributo raccolto dalle varie associazioni locali.
Nella serata di domenica, la parlamentare ha fatto ritorno nella sede della Dante Alighieri, dove ha partecipato a un cook off, organizzato dal Consolato, che ha riunito centinaia di studenti universitari delle quattro università più importanti dell’area bostoniana.
Nel suo intervento, l’On. La Marca ha sottolineato l’esigenza di valorizzare la creatività, la professionalità e l’esperienza transnazionale dei giovani in mobilità affinché possano rappresentare un motore di crescita per l’Italia e un fattore della sua ripresa e del suo sviluppo.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. – Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America
Electoral College of North and Central America
Ufficio/Office: Roma, Piazza Campo Marzio, 42 Email – lamarca_f@camera.it

02 – SCHIRÒ (PD): DAL GOVERNO RISPOSTE INTERLOCUTORIE SULLA COMPLESSA SITUAZIONE DEL CONSOLATO DI BARCELLONA. Il consolato italiano di Barcellona è certamente uno dei terminali della nostra amministrazione all’estero maggiormente soggetta negli ultimi anni ad una forte pressione di lavoro e di contatto con i connazionali. Roma, 10 aprile 2019
I numeri a tale riguardo parlano chiaro: gli iscritti Aire crescono con una media di 8.000 all’anno ed oggi hanno superato le 90.000 unità; nel 2018 i documenti rilasciati sono aumentati del 35% e agli stessi livelli sono grosso modo le trascrizioni di stato civile; non è meno pressante la richiesta di intervento da parte di numerosi studenti Erasmus e di un nutrito gruppo di turisti e viaggiatori occasionali tra le centinaia di migliaia che frequentano l’area della circoscrizione consolare.

La risposta a questa ondata così alta di esigenze la si deve in larga misura alla dedizione e alla produttività del personale a vario titolo in servizio. Esso, infatti, da agosto 2017 a inizio 2018, registra ben 7 unità in meno presenti in sede, una situazione giunta al limite della sostenibilità e comunque non procrastinabile, dal momento che lo stesso consolato ha avvertito gli utenti che per il semplice rinnovo del passaporto ormai è necessario presentare la richiesta con non meno 6 mesi di anticipo.

Sono queste le ragioni che mi hanno indotta a interrogare il Ministro degli esteri per sapere quali iniziative straordinarie si propone di assumere di fronte ad una situazione tanto al limite e, in particolare, se non ritenga di reintegrare immediatamente il numero di unità di personale mancanti per aumentarlo poi gradualmente in base alle acclarate necessità.

Alla mia interrogazione ha risposto in questi giorni il Sottosegretario Merlo riconoscendo la condizione di forte esposizione di quel Consolato, ma collocando comunque le soluzioni non in una prospettiva immediata, come avevo richiesto, ma di medio periodo.

Il tempo necessario perché l’inversione di tendenza in ordine alla reintegrazione dell’organico del MAECI, determinatasi con la legge di bilancio per il 2018 del Governo Gentiloni, nella quale si è disposta l’assunzione di oltre 300 unità, possa incominciare a dare i suoi frutti e perché si possano avviare le procedure per l’assunzione delle 350 unità stabilite dalla finanziaria 2019, che sono comunque congelate per disposizione della stessa legge fino alla metà di novembre di quest’anno. In ogni caso, le pur cospicue assunzioni in corso o ancora semplicemente programmate serviranno solo a livellare le uscite per raggiunti limiti di età previste per il prossimo biennio.

Nell’immediato si sta cercando di sopperire ad alcune urgenze con la mobilità in rete di personale in assegnazione temporanea, come è avvenuto a Barcellona, dove sono stati inviati fino a primavera inoltrata due funzionari e dove inoltre si è avviata la procedura per la sostituzione di un’altra unità in procinto di andare in pensione. Quanto al personale a contratto, è stata autorizzata l’assunzione di un’unità, nel lotto dei 100 contrattisti del 2018, ma per sostituire un dipendente in aspettativa; per il resto bisognerà attendere che diventino fruibili i contrattisti previsti nel lotto del 2019, in tempi non ancora definibili.
Insomma, l’impressione che se ne ricava è che gli sforzi che si stanno compiendo sono volti più ad evitare che la situazione peggiori ulteriormente che a costituire i presupposti perché si risalga la china. Per questo, sarà doveroso da parte mia continuare a monitorare costantemente la situazione del Consolato di Barcellona perché i responsabili consolari e il personale non siano lasciati soli a gestire una complessa e difficile realtà”.
On. Angela Schirò – Camera dei Deputati – Piazza Campo Marzio, 42 – 00186 ROMA
Email: schiro_a@camera.it

03 – PARLAMENTARI PD ESTERO: SUI FINANZIAMENTI AI COMITES E AL CGIE GLI ELETTI ALL’ESTERO DELLA MAGGIORANZA SI DANNO LA ZAPPA SUI PIEDI. I Comites di ogni parte del mondo stanno da mesi esprimendo le loro rimostranze per il fatto di avere avuto nella legge di bilancio per il 2019, la prima approvata dal governo giallo-verde, una diminuzione di fondi rispetto all’anno precedente di circa un milione, equivalente al 44% della loro disponibilità di bilancio.
A sua volta, il CGIE ha dovuto prendere atto di una diminuzione di circa 400.000 euro, che l’ha costretto ad annullare una delle due assemblee plenarie previste e a non poter essere complessivamente presente in occasione dell’importante appuntamento di Palermo con i giovani italiani provenienti da tutto il mondo, come accaduto nelle occasioni precedenti.
Alcuni eletti all’estero dell’attuale maggioranza, anziché rispondere ai presidenti e ai membri dei COMITES o ai componenti del CGIE di queste questioni aperte e dire se governo e maggioranza prevedano un recupero di tali necessarie risorse, non trovano di meglio che rispondere agli eletti all’estero del PD, che, guarda caso, gli aumenti nella precedente legge finanziaria erano riusciti a farglieli avere. O meglio, per essere più precisi ed onesti, erano riusciti con un loro emendamento a fare avere un milione in più ai COMITES perché l’aumento della dotazione del CGIE era stato il frutto di una diretta contrattazione tra lo stesso organismo e il Ministro Alfano, il cui esito positivo era stato registrato nell’assestamento di bilancio del 2017 e poi confermato dal Governo Gentiloni nel 2018.
La “colpa” degli eletti all’estero del PD sarebbe stata quella di presentare un emendamento annuale che, evidentemente, non ha prolungato i suoi effetti negli anni successivi. Se non si tratta di mala fede, ma di inesperienza e di ingenuità, siamo di fronte ad un candore a dir poco commovente, di cui tuttavia comprendiamo la ragione di fondo. Poiché finora gli eletti all’estero di maggioranza non hanno portato a casa un solo emendamento approvato, vogliamo credere che non sappiano come funziona il giocattolo.

In tutti questi anni, per risalire la china in cui il risanamento finanziario e la spending review ci avevano inclinati, abbiamo sempre presentato, per farceli accettare, inizialmente emendamenti annuali reiterati o triennalizzati negli anni successivi.
Così è accaduto per i corsi di lingua italiana all’estero, così per le scuole paritarie, così per le Camere di Commercio italiane all’estero, e via dicendo. Così come parlamentari del PD abbiamo tentato di fare anche quest’anno con gli emendamenti di conferma di 1 milione per i COMITES e di 500.000 euro per il CGIE, sia alla Camera che al Senato (nell’allegato si vedano gli emendamenti presentati alla Camera, identici a quelli presentati al Senato).

Quelli che denunciano oggi la semplice annualità degli aumenti, sono gli stessi che hanno bocciato, scientemente e volutamente, i nostri emendamenti o che non hanno presentato i loro emendamenti, se non volevano sostenere i nostri, che pure erano stati fatti propri dalla Commissione Affari Esteri della Camera.

Se non fossimo ormai abituati ad ogni forma di falsificazione, consiglieremmo ai nostri colleghi quantomeno di essere prudenti, di leggersi le carte e di capire meglio come si svolgono le dinamiche parlamentari.

Ma poiché le chiacchiere non ci interessano, ma ci interessano le cose concrete, allora rivolgiamo agli acrobatici colleghi della maggioranza una semplice domanda: poiché a breve arriverà l’assestamento di bilancio per il 2019, ve la sentite di fare come abbiamo fatto noi con l’assestamento di bilancio 2017, vale a dire unire tutte le voci e fare tutte le pressioni possibili per reintegrare queste somme, che se c’è volontà politica sono recuperabili? Se sì, diamoci tutti da fare mettendo da parte queste sgangherate polemiche, se no abbiate perlomeno la decenza di tacere.
I Parlamentari PD Estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro

04 – AUTONOMIA DIFFERENZIATA: IN CAMPO LA SOCIETÀ PER SPINGERE LA POLITICA A BLOCCARE UN PROCESSO PERICOLOSO PER I DIRITTI DELLE PERSONE, articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it . Autonomia differenziata: in campo la società per spingere la politica a bloccare un processo pericoloso per i diritti delle persone e per l’unità nazionale.
L’ansia da elezioni spinge la Lega a insistere con forza sull’autonomia differenziata.
Non deve trarre in inganno l’apparente fase di impasse, l’obiettivo dichiarato della Lega è di riavviare la procedura dell’autonomia differenziata ad ogni costo. Purtroppo l’esperienza ci dice che le resistenze del M5Stelle non hanno retto fino in fondo, almeno finora, di fronte agli assalti della Lega.
Per questo è necessario far comprendere più e meglio la posta in gioco sull’autonomia differenziata, cioè sulla possibilità per le Regioni di ottenere anche poteri dello Stato su materie come sanità, istruzione, ambiente, previdenza e naturalmente anche maggiori risorse a disposizione.
Il prof Viesti ha parlato di secessione delle regioni ricche, è una sintesi stringata ma fondata. Non a caso il Ministero dell’Economia ha preteso una norma, nei testi di cui si discute tra Governo e Regioni, che prevede l’invarianza della spesa complessiva, questo vuol dire che se qualche regione avrà di più qualche altra avrà di meno.
Attraverso l’autonomia differenziata passa una nuova versione della tradizionale richiesta della Lega di trattenere più risorse nel territorio, senza alcun riguardo all’indispensabile solidarietà tra le regioni del paese.

Il prof Villone ha scritto con rapidità un volume (scaricabile gratuitamente come quello di Viesti) che offre un apprezzabile inquadramento storico, politico e sociale del problema dell’autonomia differenziata. Differenziata perchè ogni Regione diventerebbe diversa dall’altra, creando una differenziazione normativa e istituzionale molto complicata, che contraddirebbe anche la richiesta delle imprese di avere regole semplificate e applicabili in modo simile nel territorio nazionale.

Più grave ancora è che diritti essenziali come quelli alla salute, all’istruzione verrebbero diversificati definitivamente nel territorio nazionale. Che questo sarebbe un vantaggio per i cittadini perchè le Regioni funzionerebbero meglio è una leggenda senza fondamento. Dalle mutande verdi di Cota fino alla detenzione di Formigoni, appena confermata dal giudice, alle vicende di Galan c’è la conferma che le regioni non sono immuni da vicende poco edificanti.

La questione di fondo tuttavia resta quella della garanzia per i cittadini italiani a vedere riconosciuti i diritti fondamentali previsti nella prima parte della Costituzione, senza diversità sulla base delle targhe regionali, che peraltro neppure esistono.

La Lega, nata per la secessione, oggi punta a rivolgersi a tutto il paese per crescere come partito nazionale, ma evita di dire agli abitanti delle regioni del Mezzogiorno che le scelte che sta sostenendo per Lombardia e Veneto vanno esattamente contro i loro diritti, fino a mettere in seria discussione l’unità nazionale.

Se la Lega tenta, con destrezza, il furto dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione, altri dovrebbero denunciare con forza quanto rischia di avvenire. Purtroppo questo avviene con troppa debolezza e grande ritardo e per questo associazioni di cittadini come il Coordinamento per la democrazia costituzionale e personalità della cultura debbono assumersi insieme ad altri il compito di supplire con il loro impegno a far conoscere i fatti, a spiegare cosa rischia di accadere, a denunciare i pericoli per l’unità reale del nostro paese.

La Lega è dentro una palese contraddizione perchè da un lato, copiando gli slogan di Trump, afferma che prima di tutto vengono gli italiani, poi nella pratica prima vengono i lombardi, i veneti (promotori dell’autonomia differenziata), sapendo inoltre che di questo passo anche l’area regionale si rivelerà troppo ampia.

Non sarebbe difficile inchiodare la Lega alle sue contraddizioni, il problema è che l’opposizione, in particolare di quella che fu l’area del centro sinistra, dovrebbe fare una seria revisione critica delle posizioni che hanno in passato cercato di inseguire la Lega sul suo terreno e che hanno portato nel 2001 a votare la modifica del titolo V della Costituzione, fino ad arrivare al preaccordo tra il governo Gentiloni e le regioni Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. Cosa ci faccia l’Emilia in questa compagnia resta in parte un mistero.

La differenza della fase attuale è tra gli errori del passato, che ci sono, e il diabolico perseverare nell’insistere su quelle posizioni.

Non si può fare troppo conto sulle resistenze del M5Stelle nel governo perchè abbiamo visto troppe volte come è finita. Se anche il Pd non ha la forza di fare i conti con gli errori del passato il problema diventa ancora più complicato di fronte all’arroganza di un partito pigliatutto come la Lega, che rivendica l’autonomia differenziata, ad imitazione delle regioni a statuto speciale, e insieme pretende di apparire come un partito nazionale. In realtà la Lega è tutto e il suo contrario. La contraddizione potrebbe diventare insostenibile per la Lega, a condizione che vi sia un’iniziativa di critica chiara e coerente.
La novità importante sta nell’entrata in campo di settori fondamentali della società: Alcune dichiarazioni di Landini (si dà il via libera all’autonomia differenziata tra Regioni che frantuma l’unità nazionale) sono state chiarissime, così il mondo della scuola si sta mobilitando e il 17 maggio ci sarà uno sciopero nazionale unitario con al centro anche l’autonomia differenziata.
Deve continuare e intensificarsi una vera e propria supplenza politica della società per rimuovere incertezze ed ambiguità che persistono nelle rappresentanze politiche per spingerle a decidere sulla base dei principi fondamentali della nostra Costituzione. La Costituzione e i suoi principi fondamentali restano l’unico possibile ancoraggio, di Alfiero Grandi

05 – JUNCKER A ROMA: L’ITALIA FACCIA DI PIÙ . TONI DIPLOMATICI, MA MESSAGGIO CHIARO. Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, in visita al premier Giuseppe Conte a Roma, ha spronato l’Italia a fare «sforzi supplementari per mantenere in vita la crescita in Italia», dicendosi «leggermente preoccupato», per la regressione dell’economia nazionale. Juncker ha ammesso i ritardi dell’Europa sulla questione migratoria («Serve più solidarietà») e difeso lo sviluppo infrastrutturale, a partire dal capitolo più ovvio: la Tav, il treno alta velocità Torino-Lione che ha mandato in fibrillazione l’esecutivo Lega-Cinque stelle. È «un’opera tecnica, non ideologica» ha chiarito il numero uno della Commissione. I toni si sono fatti più aspri, in compenso, in una successiva intervista radiofonica:  «Alcuni ministri italiani – accusa – sono dei bugiardi quando non rivelano i fondi europei dati all’Italia». Dal canto suo Conte ha difeso lungo il vertice la linea del governo, evidenziando l’apporto che sarebbe fornito dal cosiddetto Dl crescita: «Introdurremo una serie di misure in grado di dare impulso effettivo alla crescita, sia quella effettiva sia quella potenziale.

06 – LA PROSSIMA GRANDE CRISI SARÀ NEL 2027. LO DICONO I 3 CICLI DELL’ECONOMIA.
«La prossima grande crisi finanziaria? Non sarà prima del 2027». I segnali di rallentamento della crescita globale, il braccio di ferro Cina-Usa sui dazi commerciali, le incertezze politiche dell’Eurozona e la mina Brexit tengono sulle spine gli economisti (un po’ meno, di questi tempi, gli investitori), ma non sono evidentemente in grado di creare un corto circuito simile a quello visto nel 2008-2009. A sostenerlo è Simon Ward, economic adviser di Janus Henderson, che basa la propria analisi sullo studio dei tre grandi cicli dell’economia: quello delle scorte industriali, quello degli investimenti delle imprese e quello del settore immobiliare.

I TRE CICLI DA CONSIDERARE
La durata di queste fasi economiche è infatti differente: relativamente più breve quella delle scorte (ciclo di Kitchin, 3-5 anni), di media durata quella degli investimenti (ciclo di Juglar, 7-11 anni) e decisamente lunga quello immobiliare (ciclo di Kuznets, 15-25 anni). Ed è soltanto quando il rallentamento è sincronizzato che si verificano le crisi finanziarie più profonde: così è avvenuto per esempio nel 1990-91 e ovviamente nel 2008-2009, quando le conseguenze sono state in effetti piuttosto disastrose. La prossima coincidenza si potrebbe appunto verificare nel 2027 e nel frattempo, secondo Ward, potremo assistere «soltanto» a rallentamenti dei cicli delle scorte e degli investimenti , magari anche recessioni localizzate, ma certo niente di paragonabile agli sconvolgimenti post-Lehman.

“I DATI IN NOSTRO POSSESSO FINO A QUESTO MOMENTO NON SONO COSÌ NEGATIVI DA RENDERE LA RECESSIONE LO SCENARIO CENTRALE”
Una frenata di questo tipo è in effetti già in atto, visto che nel 2019 si chiudono appunto simultaneamente i cicli di scorte e investimenti, ma non è detto che questa dinamica sia destinata per forza a sfociare in una recessione, anche in Europa. «L’attuale frenata sarà sicuramente più marcata rispetto a quella sperimentata nel 2012 e nel 2016 e potrebbe trasformarsi in recessione -avverte infatti Ward – ma i dati in nostro possesso fino a questo momento non sono così negativi da rendere questo lo scenario centrale: sarà probabilmente necessario un ulteriore shock esterno, come per esempio una escalation della guerra commerciale fra Usa e Cina o una Brexit senza accordo, per renderla inevitabile».

LA BCE E I SUOI ERRORI (PASSATI)
In più, parlando di Eurozona, occorre considerare anche i possibili interventi della Banca centrale europea, che se da una parte ha forse le armi già piuttosto spuntate, dall’altra però ha secondo l’economista di Janus Henderson se non altro evitato di ripetere gli errori del 2008 e del 2011 «quando in maniera poco lungimirante effettuò una stretta sui tassi nel momento in cui il rallentamento era già in atto». Più delicata appare invece la situazione della Gran Bretagna, che deve ovviamente fare i conti con l’incognita Brexit e con le conseguenze di un’eventuale uscita «disordinata» dall’Unione europea. Mentre negli Stati Uniti l’inversione della curva dei tassi dei titoli di Stato non è stavolta necessariamente un segnale affidabile di una futura recessione «perché – spiega Ward – la frenata è stavolta collegata principalmente a fattori esterni e potrebbe per esempio essere legata alla Cina».

MERCATI LUNGIMIRANTI O SPREGIUDICATI?
L’altra nota interessante è legata ai mercati, perché in generale l’analisi dei cicli economici (e in particolare di quelli che riguardano le scorte) è rilevante per capire le loro prospettive nel breve-medio termine. «Il rallentamento dura in genere attorno ai 18 mesi e, visto che in questo caso è iniziato nei primi mesi del 2018, mi aspetto possa protrarsi per altri sei mesi», nota ancora Ward, sottolineando come storicamente il fenomeno di inversione «si sia rivelato un buon segnale di acquisto». Il terzo trimestre 2019 potrebbe quindi ragionevolmente rivelarsi anche il punto più basso dell’attuale ciclo economico, ma i mercati si sono in realtà mossi in anticipo. Se si sia trattato di lungimiranza, o semplicemente di azzardo lo capiremo probabilmente nel 2020. ( di Maximilian Cellino 5 aprile 2019)

07 – MERLO, “UN’ALLEANZA TRA ITALIA E AMERICA LATINA PER COMBATTERE LA VIOLENZA DI GENERE”, di MAIE ·
Foro Italo-Latinoamericano alla Farnesina su uguaglianza di genere. A presiedere i lavori il Sen. Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Esteri: “Le prossime generazioni saranno le protagoniste del capovolgimento dei ruoli” 12 APRILE 2019
Si tiene oggi alla Farnesina il Foro Italo – Latinoamericano, dedicato “all’Alleanza italo latinoamericana per la promozione dell’uguaglianza di genere”, al quale partecipano i Ministri e le Autorità di governo dei paesi latinoamericani, i vertici di Organizzazioni internazionali, i rappresentanti degli Enti e Istituzioni italiani e latinoamericani, che si occupano delle politiche relative alle pari opportunità.
A presiedere i lavori il Sen. Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Esteri. Modera il Direttore Centrale per i Paesi dell’America Latina della Farnesina, Antonella Cavallari. Intervenuta anche Giulia Bongiorno, Ministro per la Pubblica Amministrazione.
Ospite d’onore al Foro la Vice Presidente della Repubblica di Colombia, Marta Lucía Ramirez.
“Dobbiamo costituire un’alleanza tra Italia e America Latina per combattere la violenza di genere e rafforzare l’indipendenza economica femminile, un’alleanza per favorire la creazione di una rete di contatti e collaborazione con l’obiettivo di raggiungere la parità di genere e l’inclusione”. Così il sottosegretario Merlo aprendo i lavori del Foro Italo-Latinoamericano “Alleanza per la promozione dell’uguaglianza di genere” in corso alla Farnesina.
“Le prossime generazioni saranno le protagoniste del capovolgimento dei ruoli e nel futuro saranno gli uomini a dover organizzare forum come questi per chiedere l’uguaglianza con le donne”, ha chiosato Merlo.
Con l’incontro di oggi si vuole mettere a fuoco “quali sfide l’Italia e l’America Latina – ha spiegato Merlo – devono affrontare per raggiungere uguaglianza di diritti e arrivare a delle proposte comuni”

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