19 01 27 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI.

1 – ALFIERO GRANDI . La riforma costituzionale sul referendum propositivo ha molte lacune. Prima di approvarla, le Camere riflettano bene.
2 – «Riforme, ora l’opposizione faccia un passo».
3 – L’ON. LA MARCA incontra i rappresentanti di air Canada per il miglioramento dei collegamenti tra Italia e Canada.
4 – SCHIRÒ (PD) – il governo risponde alla mia interrogazione sulle risorse da destinare ai corsi di sostegno in Germania. Confermato l’impegno dell’Italia
5 – SOS Venezuela | Finalmente medicine in arrivo per gli italiani, Collevecchio (CGIE): “Grazie a governo e Farnesina”
6 – S. FASSINA. E’ sempre più evidente la profonda crisi della egemonia politico-economica e culturale che ha caratterizzato la costruzione dell’architettura dei paesi europei dell’ultimo trentennio.
7 – LA MARCA (PD): UN ulteriore passo verso la definizione dell’accordo con il Québec sul reciproco riconoscimento delle patenti di guida.
8 – LA MARCA (PD): I fondi per la prosecuzione dei corsi di italiano a Montreal ci sono ancora, si faccia di tutto perché siano erogati e gli alunni completino l’anno formativo
9 – PARLAMENTARI PD ESTERO: solidarietà al popolo venezuelano e ai nostri connazionali nel loro sforzo di ritorno alla democrazia
10 – PARLAMENTARI PD ESTERO: tagliati fuori gli iscritti aire dal reddito di cittadinanza e da quota 100.

1 – La riforma costituzionale sul referendum propositivo ha molte lacune. Prima di approvarla, le Camere riflettano bene di Alfiero Grandi.
Alla Camera si sta discutendo la legge per introdurre in Costituzione il referendum propositivo, destinato ad affiancare quello abrogativo. L’intenzione è condivisibile, le modalità previste vanno corrette per renderlo coerente con la Costituzione. È un passo avanti che la maggioranza gialloverde abbia accettato di inserire nella legge un quorum del 25 % di favorevoli per considerare approvata una proposta di legge popolare sottoposta a referendum propositivo. Esponenti della maggioranza sembrano aperti ad ulteriori modifiche, bene. Tuttavia è bene essere chiari, il quorum introdotto non basta, restano problemi nel testo che non convincono ma anzitutto occorre garantire che questa modifica della Costituzione verrà sottoposta a referendum popolare, prima di entrare in vigore. Elettrici ed elettori hanno il diritto di approvare o respingere le modifiche della Costituzione e la possibilità è assicurata solo da un’approvazione al di sotto dei 2/3 dei deputati e dei senatori. Ricordo che la bocciatura delle modifiche della Costituzione il 4 dicembre 2016 è stata possibile perché il parlamento non le ha approvate con la maggioranza dei 2/3.

SAREBBE OPPORTUNO UN REFERENDUM CONFERMATIVO DELLA RIFORMA COSTITUZIONALE VOLUTA DAI GIALLOVERDI
Se invece l’approvazione avvenisse con l’approvazione dei 2/3 dei deputati e dei senatori il referendum per confermare o abrogare la norma sarebbe impossibile, come purtroppo è avvenuto con la modifica dell’articolo 81 durante il governo Monti. Ricordo che non è stato possibile cancellare la modifica dell’articolo 81, che tuttora rappresenta una spada di Damocle sulle politiche di sviluppo e costringe i governi a inventarsi aggiramenti della norma costituzionale sul pareggio di bilancio. I cittadini debbono potere giudicare la novità dell’introduzione dei referendum propositivi per approvarla o respingerla, mentre si avverte la tentazione di arrivare ad un’approvazione con numeri tali da evitare il voto popolare. Quando si cambia la Costituzione è indispensabile far votare i cittadini.

Il quorum del 25% degli elettori come condizione per approvare una proposta di legge sottoposta a referendum propositivo non è sufficiente. Occorre introdurre anche un quorum di validità per la partecipazione al referendum. Quando si scrive una norma costituzionale occorre avere una visione non contingente. Per questo vanno previste norme che garantiscano che il voto verrà espresso in modo personale e segreto. Mentre la previsione del solo quorum di approvazione potrebbe consentire l’individuazione dei soli favorevoli, o dei contrari, alla norma sottoposta a referendum con conseguenti forme oggettive di pressione e perfino di catalogazione già all’atto della partecipazione, o meno, al voto.

Numerose lacune nel testo di riforma, e contraddizioni tra gli articoli 71 e 75 della Costituzione

La relatrice ha sentito il bisogno di raccordare il referendum propositivo con quello abrogativo, tuttavia i due referendum restano in due articoli diversi (referendum propositivo nel 71 e abrogativo nell’articolo 75), questo fa sorgere problemi sulle materie oggetto di referendum propositivo che risultano più ampie di quello abrogativo. Se i due referendum (propositivo e abrogativo) fossero collocati uno di seguito all’altro e facessero riferimento alle stesse materie di esclusione avremmo una normativa coerente. Collocati in due articoli diversi, con diverse declaratorie, si finirebbe con una previsione più ampia di materie nell’articolo 71, con il rischio di arrivare a referendum propositivi su trattati internazionali, norme di natura fiscale, materie penali, e questo sarebbe un grave errore perché non a caso queste sono materie escluse dai referendum abrogativi. Inoltre il testo attuale che modifica l’articolo 71 è troppo ampio e prolisso, resta un ibrido tra una norma costituzionale che dovrebbe essere di poche parole, rinviando alla legge attuativa la precisazione delle materie attuative. Nella Costituzione vengono stabiliti i principi fondanti delle norme, non la loro attuazione. Così si ripetono inutilmente errori già fatti in precedenza. Inoltre la legge attuativa dovrebbe adeguare altri aspetti per entrambi i referendum: certificazioni inutili, validazioni, firme telematiche, ecc. Tutto questo non avrebbe senso inserirlo in Costituzione.

MAL COLLOCATO IL RUOLO DELLA CONSULTA
Il ruolo della Corte Costituzionale è mal collocato. Il suo parere sulla legittimità del referendum propositivo è previsto dopo avere raccolto 100.000 firme (anche a 200.000 la sostanza non cambia) e questo può diventare una malleveria per arrivare a raccogliere le 500.000 firme necessarie per arrivare al referendum. Semmai la valutazione andrebbe fatta all’atto stesso della presentazione della proposta e deve essere previsto che il referendum non deve comportare spese che solo il parlamento può decidere nell’ambito del bilancio dello Stato.

Quando la proposta di legge è presentata al parlamento con 500.000 firme sono le camere a doversi pronunciare. Se non lo fanno nei tempi previsti la proposta può essere sottoposta a voto popolare. Tuttavia se la legge approvata è in parte diversa sarebbe un grave errore sottoporre a referendum quello di iniziativa popolare in alternativa a quello parlamentare. Un vero e proprio ingorgo istituzionale. Mettere in alternativa il testo referendario dei promotori con quello approvato dalle Camere è un pericolo serio di contrapposizione tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. Semmai se i promotori del referendum propositivo non fossero convinti della soluzione approvata dalle Camere potrebbero sempre ricorrere al referendum abrogativo, confermando che le due modalità referendarie vanno raccordate con attenzione. Inoltre va stabilito il numero massimo e la distanza di tempo tra i referendum propositivi nel corso della legislatura e non sarebbe male farlo anche per i referendum abrogativi.

SAREBBE STATO MEGLIO DARE INIZIO ALLA LEGISLATURA CON LA RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE
Resta l’interrogativo su quale sia la ragione che ha portato la maggioranza gialloverde a iniziare i suoi interventi istituzionali dalle modifiche della Costituzione, di cui francamente non si sentiva l’urgenza. Mentre è molto urgente approvare una nuova legge elettorale, tanto più che siamo ad inizio di legislatura. Se un inciampo politico ci portasse a votare prima della scadenza naturale saremmo di nuovo costretti a votare con la pessima normativa in vigore, il cui caposaldo – ricordiamolo sempre – è che la maggioranza dei parlamentari è scelta dall’alto e non dagli elettori, che da troppo tempo non hanno loro diretti rappresentanti. Un parlamento composto quasi per intero da nominati sta impoverendo il suo ruolo e dopo quanto è avvenuto con l’approvazione della legge di bilancio è ormai messo all’angolo, subalterno al governo, come prima e perfino peggio di prima della maggioranza gialloverde. Quindi bene se la maggioranza apre ad una riflessione seria ma è indispensabile una discussione a tutto campo sulla proposta del referendum propositivo in modo da realizzare un passo avanti nella partecipazione democratica del nostro paese, evitando il pericolo di sminuire ulteriormente il ruolo del parlamento, senza il quale tutta l’architettura istituzionale del nostro paese, prevista dalla Costituzione, ne risentirebbe pesantemente.
Del resto al Senato è avviata una discussione sulla diminuzione del numero dei parlamentari che non può essere ignorata e anche l’attuazione rivendicata da alcune Regioni dell’articolo 116 avrà conseguenze sull’equilibrio istituzionale. Senza sottovalutare che è sempre in agguato la tentazione del presidenzialismo, presente in diversi schieramenti. Il presidenzialismo sarebbe un rimedio peggiore del male che dichiara di voler curare e rappresenterebbe uno stravolgimento della nostra Costituzione. Del resto ci sono già proposte in questo senso depositate in parlamento e quindi si potrebbe concretizzare una deriva, di cui questa prima modifica costituzionale potrebbe finire per essere l’innesco

2 – «Riforme, ora l’opposizione faccia un passo» Oggi alla camera. La relatrice 5 Stelle del disegno di legge costituzionale sul referendum propositivo Dadone: abbiamo migliorato il testo rispetto alle critiche che sono state sollevate. Adesso non è possibile proporre una consultazione sui vincoli europei e gli obblighi internazionali di Andrea Fabozzi

Cominciano oggi alla camera le votazioni sulla riforma costituzionale che introduce la proposta di iniziativa popolare rafforzata, quella che può portare al referendum propositivo. Il testo è molto cambiato, prima in commissione e poi in aula, e a questo punto Pd, Leu e +Europa potrebbero decidere di votarlo. Fabiana Dadone, deputata del M5S, è la relatrice di maggioranza che ha proposto le modifiche.

Ha accolto tante correzioni solo per venire incontro alle minoranze, oppure anche lei giudica migliore questo testo rispetto a quello da voi proposto in partenza?
Non abbiamo mai avuto l’arroganza di sostenere che il nostro fosse il testo migliore, abbiamo cercato fin dall’inizio di coinvolgere tutti i deputati in commissione e poi in aula. Di passi ne abbiamo fatti molti per migliorare il provvedimento nella direzione indicata da tutti. Non tanto per farlo votare dall’opposizione, quanto perché parliamo della Costituzione ed è giusto che la discussione coinvolga tutti.
Ma per lei il testo adesso è migliore oppure no?
Lo considero migliorato rispetto alle critiche che sono state sollevate. A me convinceva già il testo iniziale. Non ho mai visto il rischio di conflitto tra piazza e parlamento che molti hanno voluto sollevare, ma visto che c’era questa preoccupazione…

La sfida nelle urne tra parlamento e popolo non c’è più, ma l’alternativa tra il testo del comitato promotore e quello approvato dalle camere resta.
Non sarebbe più, altrimenti, una proposta di legge popolare rafforzata. Diamo agli elettori uno strumento per farsi ascoltare dal parlamento. Ma cerchiamo una collaborazione, non una sfida.
Ci sono ancora margini per altre modifiche? Ad esempio molti chiedono di escludere il referendum non solo quando le camere apportano modifiche «meramente formali» al testo di iniziativa popolare, ma anche quando ne rispettano i «principi generali» o «ispiratori».
In realtà questo tipo di formulazione più estensiva è stata molto criticata dai costituzionalisti ascoltati in commissione perché lascia un margine discrezionale troppo ampio nella valutazione.
Valutazione che sarà affidata alla Cassazione?
Sì, all’ufficio centrale per il referendum. Non è scritto nel testo ma c’è il rinvio alla legge di attuazione. Valuterò con attenzione i sub emendamenti che propongono un’indicazione più stringente ma penso sia sbagliato inserire indicazioni di dettaglio nella Costituzione.
L’ex presidente della Corte costituzionale Flick ritiene che anche con la nuova formulazione sarà possibile proporre referendum sull’ordinamento europeo e i vincoli internazionali. Ha ragione?
No, abbiamo alla fine previsto che la legge di iniziativa popolare non sia ammissibile se non rispetta la Costituzione nella sua interezza. Compresi quindi gli articoli che obbligano al rispetto dei vincoli comunitari e degli obblighi internazionali. Per la verità la formula usata, il rimando pieno alla Costituzione, è stata proposta dal Pd.
C’è un altro rinvio, e dunque ancora nessun tetto, ai referendum che si potranno proporre. Può rassicurare chi teme un abuso del nuovo istituto?
Sicuramente il limite dev’essere previsto nella legge di attuazione. Non sarà facile, andranno fatte audizioni molto approfondite per capire se sia più opportuno mettere un limite numerico ai referendum, alle sottoscrizioni oppure un limite temporale. E con quali criteri orientare la selezione in caso di più proposte concorrenti. La nostra intenzione è quella di mettere un limite serio per evitare che il calendario dei lavori del parlamento venga oberato dalle leggi di iniziativa popolare rafforzate.
A questo punto si augura che le opposizioni votino la riforma, anche se questo vorrebbe dire raggiungere il quorum dei due terzi e impedire ai cittadini di esprimersi nel referendum confermativo?
Abbiamo fatto grandi passi verso l’opposizione, mi auguro ne facciano anche loro. Ma non è uno scambio, la collaborazione non deve avvenire necessariamente nel voto. Chiaramente, visto il tipo di riforma che proponiamo, l’eventuale referendum finale sulla riforma non mi spaventa.

3 – L’ON. LA MARCA INCONTRA I RAPPRESENTANTI DI AIR CANADA PER IL MIGLIORAMENTO DEI COLLEGAMENTI TRA ITALIA E CANADA. L’On. Francesca La Marca prosegue gli incontri volti a favorire il miglioramento dei servizi di trasporto per i nostri connazionali tra Italia e Canada. A tale scopo, lunedì 21 gennaio, ha incontrato i rappresentanti di Air Canada in Italia, Stefano Casaregola (Regional Manager Italy, Spain, Portugal, Greece and Cyprus) e Roberta Cavallini (Sales Manager Italy).
Ad essi la parlamentare ha rappresentato le richieste più pressanti dei nostri connazionali: diminuire i tempi di sospensione stagionale dei voli diretti con Toronto e con Montreal e considerare la possibilità di attivare perlomeno un volo settimanale diretto tra Vancouver e il nostro Paese.

Il Dr. Casaregola, dopo avere richiamato il quadro generale delle strategie perseguite da Air Canada sia per la crescita quantitativa dei voli verso tutti i continenti che per il miglioramento qualitativo del servizio, ha comunicato che già dal prossimo autunno la sosta invernale dei voli diretti sarà ridotta dalle attuali 9 settimane a 7, sia per i voli da Toronto che da Montreal. Sulla possibilità di un volo diretto con Vancouver, i responsabili della compagnia canadese, pur comprendendo le richieste provenienti dalla nostra comunità, hanno affermato che, in mancanza di decisioni specifiche, si impegneranno a fare valutazioni in proposito.

Infine, l’On. La Marca ha affrontato alcune criticità del sistema di visti eTA (Electronic Travel Authorization – Autorizzazione elettronica di viaggio) che si applica ai passeggeri che sono cittadini dei paesi esenti dal visto d’ingresso, in arrivo o in transito in Canada), oggetto negli ultimi mesi di numerose segnalazioni di difficoltà e disguidi.
Air Canada ha confermato alcune difficoltà soprattutto per i passeggeri in possesso di doppia cittadinanza oppure di cittadini che in passato sono stati residenti permanenti nel paese nordamericano. A tale proposito, i rappresentanti canadesi hanno espresso l’impegno ad approfondire la questione con le autorità competenti al fine di rendere più agevoli le procedure di visto.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. – Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America
Electoral College of North and Central America
Ufficio/Office: Roma, Piazza Campo Marzio, 42 Email – lamarca_f@camera.it

4 – SCHIRÒ (PD) – IL GOVERNO RISPONDE ALLA MIA INTERROGAZIONE SULLE RISORSE DA DESTINARE AI CORSI DI SOSTEGNO IN GERMANIA. CONFERMATO L’IMPEGNO DELL’ITALIA Comunicato 23 gennaio 2019

Le oggettive difficoltà di inserimento scolastico dei figli di italiani nel rigido e selettivo sistema tedesco, seppure attenuandosi e differenziandosi con lo sviluppo dei processi di integrazione nella società di insediamento, continuano a manifestarsi diffusamente con l’arrivo di nuovi nuclei familiari.

Le statistiche relative alla presenza nei diversi tipi di scuola degli studenti stranieri provenienti da famiglie italiane segnalano, che essi, non a caso, con l’eccezione di quelli presenti a Berlino, hanno il tasso più alto di presenze nelle Förderschulen (scuole differenziali) e nelle Hauptschulen, cioè nel ramo residuo delle scuole dell’obbligo, che non danno la possibilità di accedere ai due rami superiori, con esiti restrittivi anche sulle prospettive di posizionamento nel mercato del lavoro.

Con la mia interrogazione al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ho voluto porre l’attenzione, anche sollecitata dalle preoccupazioni espresse da numerose famiglie italiane residenti in Germania, sulla necessità di mantenere e rafforzare le risorse per i corsi “preparatori”.

Il sottosegretario Merlo, nella sua risposta a nome del governo, ha confermato che ”la Germania continua ad essere una priorità per la nostra promozione culturale nell’azione di diffusione dell’italiano, e, in particolare, per l’attività di sostegno alle nostre collettività, che a seguito dell’incremento dei flussi migratori registrato negli ultimi anni, assume carattere di rilevante attualità”.

Con specifico riguardo ai “corsi preparatori” secondo i dati finali dell ‘a.s. 2017/2018 – riportati nella risposta – risultano in totale 550 (di cui 48 svolti a Dortmund, 8 a Francoforte, 37 a Hannover, 81 a Monaco, 337 a Stoccarda e 39 a Berlino). Considerato che nell’a.s. 2017/18 i corsi realizzati dagli Enti gestori/promotori destinatari di contributi ministeriali operanti in Germania sono stati complessivamente 1.403, i corsi “preparatori” rappresentano una percentuale pari a circa il 39 %.
Rispetto al numero complessivo di alunni registrati nei corsi degli Enti gestori/promotori operanti in Germania, per lo stesso anno scolastico, pari a 9.043, gli alunni dei corsi preparatori rappresentano una percentuale del 7,2 %.
Per quanto riguarda l’a.s. 2018/19, dai dati parziali fin qui acquisiti, risulta che sono stati avviati 270 corsi preparatori a Stoccarda, 35 a Dortmund, 35 a Berlino e 37 ad Hannover.

Il Governo ha assicurato che “le richieste degli Enti gestori/promotori in questo settore saranno tenute nella massima considerazione”, anche per cercare di fronteggiare le difficoltà che il sistema educativo presenta in termini di inclusione, rispetto alle quali “sono senz’altro auspicabili ulteriori misure da parte delle autorità scolastiche dei diversi Länder tedeschi”.
Sarà mia cura continuare a monitorare costantemente l’evoluzione di questa questione e di informarne i connazionali.
On. Angela Schirò – Camera dei Deputati – Piazza Campo Marzio, 42 – 00186 ROMA

5 – SOS Venezuela | Finalmente medicine in arrivo per gli italiani, Collevecchio (CGIE): “Grazie a governo e Farnesina”
Raggiunto l’accordo con le autorità venezuelane, in arrivo i medicinali. Nello Collevecchio, consigliere CGIE per il Venezuela: “Grazie al ministero degli Esteri e in particolare al Sottosegretario agli Esteri, Sen. Ricardo Merlo, oltre che alla Direzione generale per gli italiani all’estero della Farnesina, dunque al suo direttore Luigi Vignali”

Dal Consolato generale d’Italia a Caracas finalmente una buona notizia per gli italiani e gli italo-venezuelani in Venezuela, alle prese con la gravissima crisi economica, sociale e istituzionale che vive il Paese del Sud America.
Di cosa si tratta? L’Ambasciata italiana, dopo un procedimento lungo e “complesso”, ha raggiunto un accordo con le competenti Autorità venezuelane per avviare – grazie al sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e in particolare della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie, oltre che del governo italiano, – il programma di fornitura di medicine a favore dei cittadini italiani e italo-venezuelani residenti in Venezuela.
Per i nostri connazionali è come manna dal cielo: in Venezuela, infatti, è praticamente impossibile trovare medicine, persino quelle più diffuse in condizioni normali, tipo l’aspirina.
Soddisfatto Nello Collevecchio, consigliere CGIE per il Venezuela: “A nome della collettività italiana in Venezuela desidero esprimere massima riconoscenza per questo accordo al ministero degli Esteri e in particolare al Sottosegretario agli Esteri, Sen. Ricardo Merlo, che si è prodigato affinchè si potesse arrivare a questa soluzione”.
“Un sentito grazie alla Direzione generale per gli italiani all’estero della Farnesina, dunque al suo direttore Luigi Vignali – prosegue il consigliere CGIE -, oltre che all’Ambasciatore d’Italia in Venezuela,Silvio Mignano, per il suo instancabile interessamento. L’invio di medicinali ai nostri connazionali è una misura che chiedevano da tempo: finalmente – conclude Collevecchio – un gesto concreto da parte del governo italiano nei confronti delle decine di migliaia di italiani residenti in questo martoriato paese”.

B – SOSVenezuela | Llegan las medicinas para la comunidad italiana. Collevecchio (CGIE): “Gracias al gobierno italiano y a la Farnesina”
Luego del acuerdo con las autoridades venezolanas, llegan las medicinas al país sudamericano.
Desde el Consulado italiano en Caracas, llega una buena noticia para los italianos y los ítalo-venezolanos en Venezuela, sumergida en una grave crisis económica, social e institucional. La Embajada italiana, luego de una larga y compleja tratativa, acordó con las autoridades venezolanas la puesta en marcha de un programa de provisión de medicinas para los ciudadanos italianos e ítalo-venezolanos residentes en el país sudamericano, en donde es prácticamente imposible acceder incluso a los medicamentos de uso más común, como las aspirinas.
Nello Collevecchio, Consejero CGIE Venezuela, se mostró muy satisfecho con la iniciativa: “En nombre de la colectividad italiana en Venezuela, deseo expresar nuestra gratitud por este acuerdo al Ministerio de Asuntos Exteriores, particularmente al Subsecretario Ricardo Merlo, que trabajó para que se pudiese llevar a cabo”.
“Agradecemos también a la Dirección General para los Italianos en el Exterior de la Farnesina y a su Director Luigi Vignali, y al Embajador de Italia en Venezuela, Silvio Mignano, por su interés en el tema. Solicitábamos las medicinas hace tiempo y, con este acuerdo, llega un gesto concreto por parte del gobierno italiano para con los miles de connacionales residentes en este país.”

6 – E’ sempre più evidente la profonda crisi della egemonia politico-economica e culturale che ha caratterizzato la costruzione dell’architettura dei paesi europei dell’ultimo trentennio.

Il nuovo Trattato bilaterale Franco-Tedesco sottoscritto ad Aquisgrana sancisce, infatti, la nascita di una zona franco-tedesca con regole comuni che accelera il processo di disaggregazione dell’Unione europea. Si arriva alla formalizzazione della subordinazione all’asse politico franco-tedesco di un‘Europa polarizzata su due fronti: uno di più stretta influenza tedesca con paesi baltici e Olanda da un lato, e uno a trazione francese, con esercito, nucleare e colonie della zona franco Cfa, dall’altro. In questo quadro rievocare gli Stati Uniti d’Europa vuol dire lasciare spazi di popolo sempre più ampi ai partiti nazionalisti. L’unica, impervia, alternativa allo status quo è la sovranità costituzionale per una confederazione di democrazie nazionali.

E in Italia? Le forze di governo rispondono con formule inadeguate sia alle forti tensioni in atto in Europa sia sul fronte interno. Sulla dinamiche europee, l’atteggiamento del governo si limita a battute e posizioni per lo più estemporanee con inasprimento delle relazioni, senza costruire risposte alternative autorevoli.

Sul fronte interno, non rispondono ai reali bisogni dei perdenti della globalizzazione. Positivi sì il Reddito di cittadinanza e Quota 100, ma effimeri. Il reddito di cittadinanza conferma e irrobustisce, per numero e importo del benefit, l’impianto del REI e consente di affrontare con strumenti diversi le molteplici cause della povertà. Il problema rimane il legame con il lavoro: la domanda di lavoro da parte delle imprese non è sufficiente per soddisfare l’offerta dei beneficiari del RdC, in particolare non c’è nel Mezzogiorno. Sono evidenti quindi i rischi di alimentare dumping sociale, lavoro nero, emigrazione forzata. Sarebbero stati decisamente più utili programmi di Lavoro di Cittadinanza, centrati sui Comuni.

Sul versante di Quota 100, oltre al problema della durata limitata soltanto al triennio 2019-2021, vengono ‘dimenticati’ gli esodati ancora rimasti senza salvaguardia. Sono circa 8.000. Ne abbiamo ‘salvati’ oltre 100.000 da Marzo 2012. Dobbiamo salvaguardare anche loro attraverso un emendamento nel passaggio del Decreto in Parlamento.

Il governo giallo-verde risponde inadeguatamente anche su immigrazione. Dinnanzi alle quasi quotidiane tragedie con centinaia di morti nel nostro mare, la maggioranza colpisce i più deboli in modo disumano, aggravando i problemi di sicurezza e abbandonando le pratiche virtuose di integrazione. Un conto è pensare una politica migratoria finalizzata all’accoglienza dignitosa, altro è colpire, per fini elettorali, i disperati. Quanti naufragi e cadaveri dobbiamo ancora contare affinché iniziamo a mettere nell’agenda politica le cause profonde delle migrazioni? Quando incominciamo a chiedere ai singoli governi europei, non solo di condividere l’accoglienza di umanità disperata, ma di fermare politiche neo-coloniali, perseguite spietatamente e direttamente come fa la Francia nella “sua” porzione d’Africa o indirettamente, ma altrettanto spietatamente, attraverso le agenzie multilaterali, come fanno tutti i Paesi europei? Quando cominciamo ad affrontare i veri nodi economici e politici dell’ingiustizia sociale e ambientale e a promuovere le condizioni per garantire il diritto a non emigrare?

La sinistra deve ripartire mirando alla rimozione delle cause di affermazione dei nazionalismi, più che evocando appelli all’unità vuoti e sterili. di Stefano Fassina.

7 – LA MARCA (PD): UN ULTERIORE PASSO VERSO LA DEFINIZIONE DELL’ACCORDO CON IL QUÉBEC SUL RECIPROCO RICONOSCIMENTO DELLE PATENTI DI GUIDA. COMUNICATO – 23 GENNAIO 2019

“A seguito di mie ulteriori sollecitazioni per il reciproco riconoscimento delle patenti di guida, ho avuto notizia dalla Delegazione del Québec a Roma che la Provincia canadese nel mese di dicembre ha provveduto a inviare al Governo italiano il testo di un accordo che recepisce le osservazioni fatte in precedenza proprio dai rappresentanti del nostro Paese.

Il traguardo, a questo punto, dovrebbe essere vicino, ma poiché i tempi di questa trattativa prima per la stipula dell’accordo quadro con il Governo federale e poi per un protocollo con il Governo del Québec sono stati già abbastanza lunghi e le attese degli interessati sono impellenti, ho scritto al Ministro degli esteri Ambasciatore Enzo Moavero Milanesi e al Ministro dei trasporti Danilo Toninelli per sollecitare l’ormai matura conclusione della vicenda.

Mi auguro che ai connazionali residenti in Québec e ai canadesi della stessa Provincia residenti in Italia sia al più presto consentito di passare alla fase operativa dell’accordo, che è la cosa che veramente interessa.
Non mancherò di informare gli interessati della risposta che i Ministri vorranno dare a questo proposito”.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D.
Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America

8 – LA MARCA (PD): I FONDI PER LA PROSECUZIONE DEI CORSI DI ITALIANO A MONTREAL CI SONO ANCORA, SI FACCIA DI TUTTO PERCHÉ SIANO EROGATI E GLI ALUNNI COMPLETINO L’ANNO FORMATIVO

“Resta costante il mio impegno per l’insegnamento dell’italiano nel Québec e per la ripresa dei corsi di italiano interrotti dal PICAI a Montreal a causa della non erogazione del contributo ministeriale.

Dopo la mia interrogazione al Governo e la mia sollecitazione all’Ambasciatore d’Italia in Canada Claudio Taffuri, che ha lasciato uno spiraglio aperto per la concessione del sostegno dopo ulteriori accertamenti, la situazione presenta alcune novità, sulle quali è auspicabile che si lavori per giungere ad una soluzione positiva.

I fondi per il 2018, promessi al PICAI e non erogati per una diversità di impostazione della rendicontazione contabile, non solo stati annullati con la fine dell’anno finanziario, ma solo accantonati in vista di ulteriori approfondimenti e verifiche contabili. Si tratterà a questo punto di verificare, con spirito di collaborazione e nel superiore interesse dei ragazzi che hanno iniziato i corsi, oltre che dell’intera comunità, se potranno essere definite le condizioni per l’effettiva erogazione del contributo impegnato.

Ripeto quello che ho sempre detto in questi anni, fin dal momento in cui – pressoché da sola -, mi sono battuta per far rientrare il PICAI nel piano di ripartizione dei contributi agli enti gestori: 1) non è possibile che una comunità numerosa e attiva come quella italiana di Montreal non possa godere di un servizio essenziale, come l’apprendimento della lingua italiana; 2) è impensabile che un ente come il PICAI, che per mezzo secolo è stato il vero punto di riferimento della promozione della lingua e della cultura italiana nel Québec, possa ammainare bandiera, determinando un vuoto irrecuperabile per la presenza italiana in quell’area.

Per quanto complesse esse siano, si trovino le strade per arrivare ad una conclusione positiva e concreta in tempi brevi. E’ interesse della nostra comunità a Montreal, è interesse dell’Italia in Canada”.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D.
Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America

9 – PARLAMENTARI PD ESTERO: SOLIDARIETÀ AL POPOLO VENEZUELANO E AI NOSTRI CONNAZIONALI NEL LORO SFORZO DI RITORNO ALLA DEMOCRAZIA
Seguiamo con intensa partecipazione il dramma che il popolo venezuelano sta vivendo in queste ore. Esso, dopo anni di crisi economica e sociale acutissima, è ormai di fronte ad un bivio decisivo per il suo futuro: libertà o dittatura plebiscitaria, ripresa o ulteriore sprofondamento in una condizione di sofferenza sociale insostenibile.
Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti i cittadini di quella terra sfortunata, con particolare riguardo ai nostri connazionali e ai loro discendenti, che dopo tanto impegno e sacrifici hanno visto regredire drammaticamente la loro situazione, al punto che molti hanno dovuto affrontare una seconda emigrazione.
Per tutti è arrivato il momento di dire da che parte si sta. Per quanto ci riguarda, non abbiamo alcun dubbio: dalla parte della libertà e della democrazia vera, dalla parte del Parlamento uscito dalla consultazione elettorale, dalla parte di Guaidò che si è assunta la responsabilità di guidare il Paese verso nuove elezioni democratiche.
L’Italia e l’Europa devono al più presto prendere posizione chiara abbandonando tatticismi e riserve mentali, favorendo la pacificazione e il ritorno di questo grande Paese alla normalità democratica.
Di fronte a questa svolta, diventa ancora più inqualificabile l’eliminazione degli aiuti straordinari che il Governo Gentiloni aveva assicurato per l’assistenza ai nostri connazionali in Venezuela e urgente il loro ripristino. Così come vanno rimossi i filtri che sono stati frapposti alla fruizione da parte degli italiani all’estero delle misure varate di recente, come il reddito e la pensione di cittadinanza, per consentire a quanti potrebbero rientrare di potere usufruire di strumenti di iniziale sostegno e di dignitosa sopravvivenza, in vista di un’auspicabile, anche se lenta, ripresa del Paese caraibico.
I Parlamentari PD Estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro

10 – PARLAMENTARI PD ESTERO: TAGLIATI FUORI GLI ISCRITTI AIRE DAL REDDITO DI CITTADINANZA E DA QUOTA 100. Gli italiani all’estero sono stati di fatto tagliati fuori dalle misure previste dal decreto sul reddito di cittadinanza e sulla quota 100, al quale il Governo gialloverde e la maggioranza che lo sostiene attribuiscono un ruolo strategico per lo svolgimento di questa travagliata legislatura. ROMA, 25 GENNAIO 2019

La condizione prevista per il reddito di cittadinanza, infatti, secondo la quale occorre una residenza nel Paese di dieci anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo, impedisce agli iscritti AIRE che hanno interesse a rientrare per una libera scelta o per necessità, talvolta drammatiche come nel caso dei connazionali in uscita dal Venezuela, di chiedere le provvidenze che, nelle intenzioni del Governo, già nei prossimi mesi dovrebbero essere erogate.

Se si trattasse di misure prevalentemente assistenziali contro la povertà, come erano quelle del Reddito di inclusione (ReI), si potrebbe giustificare il requisito della residenza continuativa degli ultimi due anni. Poiché nel progetto della maggioranza è previsto anche un costoso investimento per l’inserimento o il reinserimento nel lavoro attraverso i Centri per l’impiego, uno dei tanti italiani espatriati negli ultimi anni che sia rientrato o voglia rientrare per tentare il reinserimento lavorativo non potrà farlo. Dopo che la maggioranza ha bocciato i nostri emendamenti per un elevamento degli incentivi al rientro, si chiude dunque anche quest’altra strada.

Ai connazionali costretti a fuggire dalle aree di crisi, poi, si sbatte letteralmente la porta in faccia perché, considerata anche l’eliminazione dei due milioni straordinari previsti per il Venezuela, il requisito della residenza antecedente li esclude nettamente.

La stessa cosa vale per le pensioni di cittadinanza, dal momento che i nostri connazionali non potranno far valere i requisiti richiesti dal decreto.

Per quanto riguarda l’applicabilità della Quota 100 agli italiani all’estero, l’impossibilità di usufruirne se si svolge un lavoro dipendente e autonomo rappresenta di fatto un altro fattore di esclusione, visto che la misura ridotta del pro-rata di cui beneficia la quasi totalità dei connazionali non consentirebbe loro di sopravvivere.

Speriamo che tutti gli eletti all’estero, senza distinzione di schieramento politico, nel momento in cui il decreto arriverà per la conversione alle Camere, mettano in primo piano gli interessi veri degli italiani all’estero, rinunciando a posizioni di vuoto propagandismo e ad allineamenti acritici. Per quanto ci riguarda, saremo pronti ancora una volta a proporre modifiche migliorative, sperando che su di esse si alzi la voce anche delle nostre comunità e dei suoi organismi rappresentativi.

I Parlamentari PD Estero: Garavini. Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro

Z – http://www.monicacerutti.com/rassegna-stampa/rassegna-2019/

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