18 11 10 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ALTRE COMUNICAZIONI

1 – SCHIRÒ (PD): interrogazione al ministro degli esteri per rafforzare i corsi di sostegno per i ragazzi italiani che si devono integrare nelle scuole tedesche.
2 – SCHIRÒ (PD) – anticipo pensione per i lavoratori “precoci”: all’estero come si applica?
3 – PARLAMENTARI PD ESTERO: la riduzione dei parlamentari eletti all’estero sarebbe un vulnus della rappresentanza democratica.
4 – LA MARCA (PD): continuano i contatti con il governo del Québec in vista della conclusione dell’accordo sulle patenti di guida. Comunicato
5 – Lettere aperte.
A – Lettera aperta di Sonia e Maurizio Cappelli. CHE SCONFITTA QUESTI FIGLI CHE SE NE VANNO.
B – Lettera “Ecco perché sono comunista “di Andre Vltchek.
6 – Elezioni Usa. Gay, musulmane, donne native e rifugiati fanno la storia delle elezioni usa. 964 candidati per le elezioni di midterm negli stati uniti, 272 donne.
7 – Alfiero Grandi. Il decreto Salvini è un punto di svolta nell’equilibrio interno al governo e per ora la Lega sembra esercitare un’egemonia.

1 – SCHIRÒ (PD): INTERROGAZIONE AL MINISTRO DEGLI ESTERI PER RAFFORZARE I CORSI DI SOSTEGNO PER I RAGAZZI ITALIANI CHE SI DEVONO INTEGRARE NELLE SCUOLE TEDESCHE. COMUNICATO – ROMA, 5 NOVEMBRE 2018.
“La Germania, con i suoi 719.000 iscritti all’AIRE, è, dopo l’Argentina, il Paese con la maggiore concentrazione di italiani esistente al mondo e, dopo la crisi della Brexit, la meta preferenziale del flusso di nuova emigrazione, calcolata ufficialmente, ma molto al ribasso, in circa 130.000 persone nell’ultimo anno.
Gli espatri riguardano ormai anche interi nuclei familiari, come dimostra il numero dei minori (24.570), di cui il 16,6% ha meno di 14 anni e l’11,5% meno di 10 anni.
I problemi di inserimento scolastico dei figli dei nostri migranti e anche di quelli che provengono da famiglie già insediate da qualche anno nei sistemi scolastici locali sono dunque seri e diffusi. Ancora di più in Germania, non solo per la consistenza dei flussi di italiani in arrivo, ma anche per la rigidità e la selettività della scuola tedesca.
Non è un caso che, pur assistendo ad un qualche miglioramento delle tendenze precedenti, gli studenti stranieri figli di italiani sono tra quelli più presenti nelle scuole differenziali (Förderschulen) e nelle Hauptschulen, cioè nel ramo residuo delle scuole dell’obbligo, che non danno la possibilità di accedere ai due rami superiori.
La nostra amministrazione ha cercato di affrontare in passato il problema, tramite la benemerita azione degli enti gestori che operano a diretto contatto con la nostra comunità, con i “corsi di sostegno” organizzati a beneficio dei ragazzi che dimostravano difficoltà. Positiva esperienza, ma limitata e oggi, di fronte ai nuovi arrivi, inadeguata.
Per questo ho interrogato il Ministro degli esteri per avere un quadro preciso della situazione dei corsi di sostegno in Germania e le linee dell’intervento che si vuole perseguire nell’ambito del Piano Paese. Allo stesso tempo ho chiesto di sapere se non intenda considerare la necessità di risorse integrative per questa tipologia di corsi che dalle famiglie e dagli operatori sono considerati utili e urgenti”.
On. Angela Schirò – Camera dei Deputati – Piazza Campo Marzio, 42 – 00186 ROMA Tel. 06 6760 3193 – Email: schiro_a@camera.it

2 – SCHIRÒ (PD) – ANTICIPO PENSIONE PER I LAVORATORI “PRECOCI”: ALL’ESTERO COME SI APPLICA? COMUNICATO – 7 NOVEMBRE 2018
Per avere spiegazioni chiare e complete sull’applicabilità dell’anticipo pensionistico per i lavoratori “precoci” anche ai nostri connazionali residenti all’estero, ho presentato assieme al collega Massimo Ungaro una interrogazione a risposta scritta al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Una legge del 2017, infatti, ha introdotto la possibilità, per alcune categorie di lavoratori, di ottenere la pensione anticipata con 41 anni di contribuzione invece di dover far valere, come prevede la normativa attuale, almeno 42 anni e 10 mesi di contribuzione da parte degli uomini e 41 anni e 10 mesi da parte delle donne.
Per essere considerato lavoratore “precoce” e quindi accedere al beneficio del pensionamento anticipato bisogna far valere almeno 12 mesi di contribuzione per periodi di lavoro effettivo precedenti il raggiungimento del 19° anno di età e trovarsi in una delle seguenti condizioni (sintenticamente): essere disoccupato, assistere da almeno sei mesi il coniuge o un parente, essere invalido civile oppure aver svolto attività gravose e usuranti.
Giova sottolineare che per aver diritto all’anticipo pensionistico con 41 anni di contributi, come ha recentemente spiegato il Presidente dell’INPS Tito Boeri, sono utili i periodi di lavoro all’estero riscattati (con riferimento al lavoro svolto in Paesi non convenzionati), ma soprattutto i periodi di lavoro effettivo svolto in Paesi UE, Svizzera, SEE o extracomunitari convenzionati con l’Italia.
Ma come possono i nostri connazionali residenti all’estero potenzialmente interessati al beneficio dimostrare di soddisfare le condizioni richieste
Con la nostra interrogazione abbiamo quindi richiesto al Ministero del Lavoro di emanare una circolare o comunque un provvedimento esplicativo e applicativo per i lavoratori residenti all’estero che chiarisca in maniera completa ed inequivocabile modalità e procedure per formulare domanda per il riconoscimento delle condizioni previste per l’accesso alla pensione anticipata con 41 anni di contribuzione, anche se cumulati con i periodi accreditati all’estero.
On. Angela Schirò – Camera dei Deputati

3 – PARLAMENTARI PD ESTERO: LA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO SAREBBE UN VULNUS DELLA RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA. COMUNICATO – 7 NOVEMBRE 2018
Da un noto esperto di riforme costituzionali, per la sua parte politica, come il Senatore Roberto Calderoli, è venuta l’interpretazione autentica della proposta di riduzione del numero dei senatori e dei deputati presentata dall’attuale governo riguardo alla rappresentanza dei cittadini italiani all’estero. Dagli attuali 18 (12 alla Camera e 6 al Senato) si dovrebbe passare a 12 (8 + 4).
Non saremo noi, convinti sostenitori del Sì al referendum confermativo per la riforma costituzionale approvata dal Parlamento, che prevedeva il superamento del Senato elettivo, una riforma peraltro largamente condivisa dagli italiani all’estero, a negare l’opportunità di rendere più snello e funzionale il massimo organo di rappresentanza della nostra Repubblica.
Non condividiamo, invece, il metodo con cui si portano avanti queste delicate questioni e il merito della proposta. Circa il metodo, nello stesso governo c’è chi persegue l’obiettivo di una radicale riforma del voto degli italiani all’estero e chi propone di tagliare di un terzo il già esiguo numero dei rappresentanti. Questi rispettabili uomini di governo si parlano tra loro? Quale il nesso e soprattutto quale coerenza ci sono almeno tra queste due proposte, a tacere d’altro, come ad esempio di quella riguardante la cittadinanza?
Riguardo al merito, siamo nettamente contrari a una riduzione della rappresentanza estera, non per ragioni di tutela corporativa, essendo stati già eletti e insediati, ma per un principio che attiene alla stessa pienezza della cittadinanza degli italiani all’estero.
Quando la circoscrizione Estero fu inserita in Costituzione e fu fissato il numero degli eletti in Parlamento provenienti da essa, fu concordato tra le maggiori forze parlamentari un numero basso per superare le resistenze alla riforma, non sporadiche né lievi. Il rapporto di rappresentanza tra cittadini ed eletti è stato dunque sempre molto più basso per gli italiani residenti all’estero e oggi lo è ancora di più, visto il forte aumento che continua a manifestarsi degli iscritti all’AIRE e, di conseguenza, dell’elenco degli elettori.
L’ulteriore decurtazione di un terzo del numero dei rappresentanti sarebbe dunque un vulnus profondo che dividerebbe i cittadini in categorie, sancendone un’inaccettabile differenza. Ci auguriamo di trovare al nostro fianco non solo chi ha una buona considerazione degli italiani all’estero, ma tutti coloro che amano e rispettano la Costituzione e non sono disposti a derogare ai suoi principi di fondo.
I Parlamentari PD eletti all’estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro.

4 – LA MARCA (PD): CONTINUANO I CONTATTI CON IL GOVERNO DEL QUEBEC IN VISTA DELLA CONCLUSIONE DELL’ACCORDO SULLE PATENTI DI GUIDA. COMUNICATO – 9 OTTOBRE 2018
“Continuo a monitorare l’evoluzione dei rapporti tra i nostri rappresentanti diplomatici e consolari e le autorità canadesi sugli accordi per il reciproco riconoscimento delle patenti di guida dei cittadini dei due Paesi. Come si ricorderà, con la firma dell’accordo quadro tra Italia e Canada, avvenuta nello scorso anno (marzo 2017), si sono poste le basi sia per la definizione delle intese tecniche che per i successivi accordi con le Province canadesi.
Tali accordi sono necessari per passare alla fase operativa in quanto le stesse Province sono titolari della materia relativa alla locomozione. In particolare, il dialogo è molto avanzato con la Provincia del Québec, che dovrebbe fare da apripista alle intese con le altre province.
Dopo un’ulteriore proposta di tabelle di equipollenza avanzata dal Ministero dei trasporti italiano tramite quello degli esteri al Governo del Québec, si è in attesa della risposta, ormai imminente, del competente ministero quebbecchese, che dovrebbe essere quella risolutiva.
Ringrazio il Console Rusconi per l’impegno che sta profondendo su questa questione e ricordo che le attese dei connazionali e degli stessi canadesi residenti in Italia sono numerose e di lunga durata. Sicché è augurabile che si giunga al più presto a concludere questo importante passaggio, in vista dell’apertura delle trattative con le altre Province canadesi nelle quali è più consistente la presenza di comunità italiane.
In ogni caso, sarà mio compito continuare ad esercitare tutte le pressioni del caso per sollecitare la firma dell’intesa tecnica con il Québec e l’implementazione dell’Accordo-quadro Italia Canada. Non mancherò di tenere aggiornati i connazionali e i cittadini canadesi interessati delle novità che si dovessero presentare”.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. – Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America

5 – Lettere aperte.
A – . Lettera aperta di Sonia e Maurizio Cappelli. CHE SCONFITTA QUESTI FIGLI CHE SE NE VANNO
B – Lettera “ECCO PERCHÉ SONO COMUNISTA DI ANDRE VLTCHEK”
A -CHE SCONFITTA QUESTI FIGLI CHE SE NE VANNO.
Lettera aperta di Sonia e Maurizio Cappelli
“Mi piacerebbe condividere insieme a tante altre madri il dolore per la partenza dei propri figli, la malinconia per un Paese ormai al degrado estremo, per l’insofferenza verso una sinistra che ci ha abbandonati. Sono inc…ta perché questa classe politica (tutta) ha pensato finora a elargire bonus per favorirsi consensi elettorali, perché è stata strappata la dignità del lavoro dalle mani dei giovani e la cosiddetta ‘manovra del popolo del duo Di Maio-Salvini contribuirà ad approfondire questa ferita, perché la mia vecchiaia sarà vissuta lontana dai miei figli”.
“Si è consumata un’ingiustizia sociale verso i nostri giovani e non è colpa degli immigrati che vengono a ‘rubare’ il lavoro in Italia, sono anch’essi delle vittime, così come non è colpa dei giovani che non hanno voglia di lavorare perché sono schizzinosi, ma di una sinistra che si è voltata dall’altra parte, di chi non si è reso conto che la flessibilità fine a sé stessa avrebbe determinato solo l’incertezza lavorativa… L’Italia è un Paese con l’ascensore sociale bloccato, dove la dote familiare è determinante per avere successo nello studio e nel lavoro, infatti i dati ci rivelano come la cerchia dei parenti e degli ‘amici’ sia decisiva nel cercare un impiego ma anche nel trovarlo”.
“Basti pensare che grazie a questo canale informale sono ben il 47,3% gli occupati…. (questo canale, detto ‘NEPOTISMO’ tanto combattuto a parole dalla sinistra, viene però usato abbondantemente per figli, nipoti, cugini, fidanzati/e). I miei ragazzi hanno combattuto con tutte le loro forze per rimanere. Hanno accettato lavori mal pagati, al nero, a cottimo, a partita Iva, ma sono tutte forme di lavoro che non consentono di vivere dignitosamente, di pensare al futuro, di formarsi una famiglia. E allora si sono arresi…. E noi con loro!”.
“Loro partono e noi rimaniamo qui a vedere un Paese che potrebbe essere il più bello del mondo che si sgretola. Quando ero giovane partecipavo ai cortei dove urlavamo a gran voce: ‘E’ ora, è ora di cambiare… il PCI deve governare’. Il cambiamento c’è stato, ma la sinistra ha sbagliato tutte le mosse, tanto che adesso il suo popolo è disorientato, le sezioni che affollavamo e nelle quali ci scontravamo per affermare i nostri affannati gemiti di libertà sono chiuse e noi, gli ultimi disperati della sinistra gridiamo al vento: ‘Svegliatevi, è ora di cambiare’”.
“Il mondo che abbiamo conosciuto, purtroppo è finito e l’incertezza, l’unica cosa certa, ha lacerato le ultime speranze del popolo italiano che, sconcertato si è rivolto a partiti populisti che sono la negazione delle idee di sinistra sulle quali noi avevamo disegnato, con i colori dell’arcobaleno, un futuro diverso per noi e per le generazioni future. La mia rabbia aumenta ogni giorno di più, e ogni giorno alla rabbia si aggiunge la tristezza di aver perduto la fiducia di risvegliarmi in un Paese migliore, vicino ai miei ragazzi”.
“Dunque, non mi resta che augurarvi dolcemente ‘buona vita’ figli miei, viaggiate, imparate e non tornate. I nostri cuori saranno sempre vicini, la lontananza non sarà mai un limite al nostro amore”.
Sonia e Maurizio Cappelli

B – Lettera “ECCO PERCHÉ SONO COMUNISTA DI ANDRE VLTCHEK.”
Ogni qualvolta si guarda La Ultima Cena, un geniale film del 1976 diretto dal cubano Tomás Gutiérrez Alea, ci si rende conto di molti importanti messaggi che vengono letteralmente urlati dallo schermo.
IL PRIMO: non si può schiavizzare un intero gruppo o un’intera etnia, almeno non per sempre. È impossibile spezzare l’ardente desiderio di esercitare le propria libertà e i propri diritti, non importa quanto brutalmente e frequentemente il colonialismo, l’imperialismo, il razzismo e il terrore religioso provano a farlo.

IL SECONDO messaggio ugualmente importante è che i bianchi e i cristiani (e ancora di più i cristiani bianchi) per secoli, ovunque nel mondo, si sono comportati come orde di bestie selvagge e maniaci genocidi.
A fine Aprile 2016, a bordo del jet della Cubana de Aviacion, che mi stava portando da Parigi a L’Avana, non ho resistito alla tentazione di accendere il computer e guardare di nuovo, forse per la decima volta in vita mia, La Ultima Cena.
Con Gutiérrez nello schermo, Granma Internacional (il giornale ufficiale cubano chiamato così dalla nave che portò Fidel, il Che e altri rivoluzionari a Cuba per dare l’avvio alla rivoluzione) e un bicchiere di autentico e puro rum sul tavolino, mi sentivo a casa, al sicuro e raggiante di felicità. Dopo diversi giorni tristemente trascorsi a Parigi, mi stavo finalmente lasciando alle spalle la grigia, sempre più deprimente, dispotica e auto compiacente Europa.
L’America Latina mi aspettava. Stava affrontando degli attacchi terribili organizzati dall’Occidente. Il suo futuro era ancora una volta incerto. “I nostri governi” stavano sanguinando, alcuni di loro collassando. Quello terrificante dell’ala di estrema destra guidato da Mauricio Macri in Argentina era completamente impegnato nello smantellare lo stato sociale. Il Brasile soffriva per il colpo di stato ad opera dei corrotti legislatori di destra. La rivoluzione bolivariana del Venezuela combatteva strenuamente per la propria sopravvivenza. Le forze sovversive conservatrici stavano affrontando sia l’Ecuador che la Bolivia.
Mi chiesero di andare. Mi dissero: “L’America Latina ha bisogno di te. Stiamo combattendo per la nostra sopravvivenza”. Ed eccomi lì, a bordo del Cubana, mentre andavo a casa, in quella parte del mondo che mi è sempre stata cara e mi ha modellato in quello che sono ora, un uomo e uno scrittore.
Andavo a casa perché lo volevo, ma anche perché era un mio dovere. E cavolo, io ci credo davvero nei doveri!
DOPOTUTTO, NON SONO UN ANARCHICO, MA UN COMUNISTA, “ISTRUITO” E TEMPRATO IN AMERICA LATINA.
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Ma cosa intendo dire con “sono un Comunista”?
Sono un Leninista, Maoista, Trotskista? Appoggio il modello cinese o sovietico?

Sinceramente, non ne ho la minima idea! A dire la verità, queste sottigliezze non mi interessano molto.
Per come la vedo io, un vero Comunista è uno che combatte contro l’imperialismo, il razzismo, “l’eccezionalismo occidentale”, il colonialismo e il neo-colonialismo. Lui o lei è un convinto internazionalista, una persona che crede nell’uguaglianza e nella giustizia sociale per tutti i popoli della terra.
Lascio le questioni teoriche a chi ha tanto tempo a disposizione. Mai e poi mai rileggerei l’intero Das Kapital. É troppo lungo. Lo lessi a 16 anni. Penso che leggerlo una volta basti. Non è l’unico pilastro del Comunismo, né una sacra scrittura da citare costantemente.
Più che dal Das Kapital, sono stato influenzato da quello che ho visto in Africa, in Medio Oriente, in Asia e America Latina. Ho girato il mondo, sono stato in circa 160 Paesi. Ho vissuto in tutti i continenti. Ovunque andavo, ero testimone delle orribili razzie fatte dall’Occidente a danno del Pianeta e ancora in atto.
Ho visto l’Impero forzare gli Stati a delle bestiali guerre civili, innescate per far sì che le multinazionali potessero tranquillamente saccheggiare. Ho visto milioni di rifugiati provenienti da Paesi una volta orgogliosi e benestanti (almeno potenzialmente) rovinati dall’Occidente: rifugiati congolesi, rifugiati somali, rifugiati libanesi e siriani, rifugiati dall’Afghanistan. Ho visto condizioni disumane in fabbriche simili a inferni; ho visto mostruose aziende di sfruttamento, miniere e terre simili a villaggi feudali. Ho visto borgate e città di soli neri i cui abitanti si erano estinti, morti per la fame, la malattia o per entrambi.
Ho passato giorni e giorni ad ascoltare le scioccanti testimonianze di vittime torturate. Ho parlato a madri che avevano perso i loro bambini, a mogli che avevano perso i loro mariti, a mariti che avevano visto le proprie mogli e figlie stuprate davanti ai loro occhi.
E più vedevo cose, più ero testimone, più le storie che ascoltavo erano scioccanti; più mi sentivo obbligato a schierarmi, a combattere per quello che credo potrebbe essere un mondo migliore.
Ho scritto due libri riassuntivi di centinaia di storie di terrore commesse dall’Occidente: “Exposing Lies Of The Empire” e “Fighting Against Western Imperialism” .
Non mi preoccupa quanto sia stato sprezzante l’Impero nel ritrarre popoli ancora fedeli ai loro ideali e pronti a sacrificare tutto o quasi per combattere strenuamente in nome della giustizia.
Non ho paura di essere ridicolo. Ma sono terrorizzato all’idea di poter sprecare la mia vita se solo ponessi su un piedistallo l’egoismo, elevandolo al di sopra dei valori più alti in termini umanitari.
Credo che uno scrittore non possa essere “neutrale” o apolitico. Se lo è, è un codardo. O un bugiardo. Non per niente, alcuni tra i più grandi scrittori moderni erano comunisti: José Saramago, Eduardo Galeano, Pablo Neruda, Mo Yan, Gabriel García Márquez, per nominarne alcuni. Niente male come compagnia, niente affatto!
E credo anche che vivere e combattere per gli altri sia molto più soddisfacente che vivere solo per il proprio egoistico interesse e piacere.

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TERRORISMO OCCIDENTALE. Ammiro Cuba per quello che ha fatto a favore dell’ umanità in circa sei decadi di rivoluzionaria esistenza. L’internazionalismo cubano è quello che ritengo sia il “mio comunismo”.
Cuba ha cuore, e fegato. Sa come combattere, come accogliere, come cantare e danzare, come non tradire i propri ideali.
É un modello? É perfetta? No, certo che non lo è. Ma non cerco la perfezione nei Paesi o nei popoli, né nelle rivoluzioni, se è per questo. La mia stessa vita è stata tutt’altro che perfetta. Ognuno di noi commette errori e prende decisioni sbagliate: Paesi, popoli, e anche rivoluzioni.
A dirla tutta, la perfezione mi inorridisce. É fredda, sterile, auto compiacente. Ascetica, puritana, quindi non umana, direi perversa. Non credo nei santi. E mi sento a disagio quando qualcuno pretende di esserlo. Sono queste piccole sviste e imperfezioni a rendere i popoli e i paesi così calorosi, così amabili, cosi umani.
L’intero corso della rivoluzione cubana non è stato mai perfetto, ma si è sempre basato sulle più profonde ed essenziali radici umane. E perfino quando Cuba stette per un po’ di tempo sola o quasi (come ho scritto io e come lo stesso Fidel ha da poco confermato nelle sue Riflessioni, fu la Cina che alla fine porse la sua poderosa mano fraterna), lei sanguinò, soffrì e tremò dal dolore provocato dagli innumerevoli tradimenti, ma mai si allontanò dalla sua strada, si mise in ginocchio, implorò o si arrese!
Ecco perché penso che i popoli e i Paesi vivranno. Non baratteranno i loro ideali con gingilli, l’amore con la sicurezza e i vantaggi, la dignità con ricompense ciniche e sporche di sangue. Patria no se vende, dicono a Cuba. Tradotto a grandi linee: “La madrepatria non si vende”. E anche io credo che l’umanità non dovrebbe mai essere messa in vendita, né tantomeno l’amore.
Ed ecco perché sono comunista!

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Tradire quello che noi esseri umani siamo realmente, o tradire i più poveri tra i poveri e i più vulnerabili tra di noi, credo sia molto più spaventoso che il suicidio, o la morte.
Una persona, una patria o una cultura che prospera basandosi sulla sofferenza degli altri è morta, e fortemente immorale.
L’OCCIDENTE HA FATTO ESATTAMENTE QUESTO, PER DECADI E SECOLI. SI È MANTENUTO IN VITA ED È CRESCIUTO TRAMITE L’ASSERVIMENTO DEGLI ALTRI E L’USURPAZIONE DI TUTTO CIÒ CHE ERA SULLA FACCIA DELLA TERRA E NEL SUO INTERNO.
Ha corrotto, moralmente e finanziariamente, milioni di persone nelle colonie e negli Stati sottomessi, trasformandoli in collaboratori sfacciati e rammolliti. Ha istruito, indottrinato e organizzato enormi eserciti di traditori per tutti i continenti, in quasi tutti gli angoli del mondo.
Il tradimento è l’arma più potente dell’Impero Occidentale, oltre all’oblio. L’Occidente trasforma gli esseri umani in prostitute e macellai e chi si oppone in prigionieri, schiavi e martiri. Pianifica bene l’addestramento: avvelena i sogni e getta nel fango gli ideali. Non lascia vivo niente di puro.
Le persone possono sognare solo attraverso gli hardware: gli iphone e i tablet, le macchine e le televisioni. Ma i messaggi sono vuoti, pieni di nichilismo, ripetitivi, futili. Le macchine oggi sono sempre più veloci, ma non c’è niente di così essenziale ad aspettare alla fine del viaggio. I telefoni hanno centinaia di funzioni e applicazioni, ma trasmettono sempre di più messaggi vacui. Le televisioni rigurgitano pubblicità negativa e intrattenimento intellettualmente tossico.
Tutto porta profitto alle grandi società. Tutto garantisce obbedienza. Tutto rafforza il regime. Ma per molti versi l’umanità sta diventando sempre più povera, mentre il pianeta è quasi ormai del tutto in sfacelo.
La bellezza è sostituta con immagini piene di sangue. La conoscenza è disprezzata, sostituita da pop primitivo. O confusa con quelle lauree o quei timbri di accettazione così apparentemente ufficiali rilasciati da quei centri di indottrinamento chiamati università: “Laureato: pronto a servire l’Impero!”.
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È SPARITA LA POESIA, DALLE LIBRERIE E DALLA VITA.
L’amore è modellato su immagini di cultura popolare, è ancorato a vecchi, soffocanti e datati dogmi cristiani.
È evidente che solo il comunismo è stato forte abbastanza a lungo nello sfidare la forza più potente e distruttiva del nostro pianeta: il colonialismo/imperialismo occidentale, serrato in un disgustoso e incestuoso matrimonio con la propria prole, le crudeli, feudali, capitaliste e religiose gang di elite locali, al fine di conquistare e rovinare tutti i Paesi del mondo.
Sia l’Impero sia i suoi schiavi stanno tradendo l’umanità. Stanno rovinando il pianeta, conducendolo a forza in uno stadio in cui tutto potrebbe diventare inabitabile. O dove la vita stessa potrebbe perdere il suo significato.
Per me, essere un vero comunista significa questo: essere impegnato in una lotta costante contro l’incessante stupro dell’intelligenza umana, dei corpi, della dignità, contro il saccheggio di risorse e della natura, contro l’egoismo e la conseguente vacuità intellettuale ed emotiva. Non mi importa sotto quale bandiera questo viene fatto: rossa con la falce e il martello o rossa con le stelle gialle. Mi vanno bene tutte, purché coloro che sventolano questi vessilli siano onesti e preoccupati del destino dell’uomo e del pianeta.
E fino a quando le persone continuano a chiamarsi comunisti, significa che sanno ancora sognare.
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La propaganda occidentale ci chiede: “Mostrateci una società comunista perfetta”.
Io rispondo: “Non esiste una società così. Gli esseri umani, abbiamo scoperto, sono incapaci di creare qualcosa di veramente perfetto. Per fortuna!”
Solo i fanatici religiosi aspirano alla “perfezione”. Gli uomini morirebbero di noia in un mondo perfetto.
La rivoluzione, quella comunista, è un viaggio, un processo. È un enorme, eroico tentativo di costruire un mondo migliore con le menti degli uomini, i muscoli, i cuori, la poesia, il coraggio. È un processo continuo, dove le persone danno più di quello che prendono e dove non c’è sacrificio, solo l’adempimento del proprio dovere nei confronti dell’essere umano.
Che Guevara disse: “I sacrifici non devono essere mostrati come una carta di identità. Non sono altro che l’adempimento dei propri impegni.”
Forse in Occidente è troppo tardi affinché questi concetti fioriscano. L’egoismo, il cinismo, l’avidità e l’indifferenza sono stati inculcati nel sub-inconscio della maggior parte delle persone. Forse è per questo che, nonostante i loro privilegi materiali e sociali, gli abitanti dell’Europa e del Nord America (ma anche del Giappone), sembrano essere così demoralizzati e avviliti. Vivono solo per se stessi, a spese degli altri. Vogliono sempre di più beni materiali e privilegi. Hanno perso la capacità di spiegare la propria condizione ma, probabilmente, nel profondo, sentono un vuoto, percependo intuitivamente che qualcosa è terribilmente sbagliato.

ED È PER QUESTO CHE ODIANO IL COMUNISMO.
È per questo che restano ancora attaccati alle menzogne auto compiacenti, agli imbrogli e ai dogmi a loro dispensati dalla propaganda di regime. Se i comunisti hanno ragione di conseguenza loro hanno torto. E loro sospettano di avere torto. Il comunismo rappresenta la loro cattiva coscienza e gli fa temere che un giorno l’insieme di menzogne possa essere rivelato.
La maggior parte delle persone in Occidente, anche coloro che sostengono di essere di sinistra, desiderano che il comunismo sparisca. Vogliono denigrarlo, coprirlo di fango, portarlo “al loro livello”. Vogliono imbavagliarlo. Stanno disperatamente cercando di convincere se stessi che il comunismo sbaglia. Altrimenti, la responsabilità di centinaia di milioni di vite li perseguiterà incessantemente. Altrimenti, dovranno ascoltare e forse accettare che i privilegi degli Europei e dei Nord Americani sono stati costruiti su crimini spaventosi a danno dell’umanità. Altrimenti, dovranno essere forzati, a livello morale, a smantellare i loro benefici (qualcosa di veramente impensabile data la mentalità della cultura occidentale).
Le recenti prese di posizione della maggior parte degli Europei contro i rifugiati provenienti da quei paesi destabilizzati dall’Occidente, mostrano chiaramente quanto esso sia morto moralmente. È incapace di formulare i giudizi etici basilari. La sua capacità di pensare razionalmente è ormai collassata.
Ma l’Occidente continua a governare il mondo. O più precisamente, gli taglia le braccia, portandolo verso il disastro.
La logica dell’imperialismo occidentale è semplice: “Saccheggiamo e deprediamo solo perché, se non lo facessimo, altri ci penserebbero! Siamo tutti uguali. Non possiamo evitarlo. Quello che facciamo è essenziale per la natura umana”.
Non è vero. Sono tutte fesserie. Ho visto persone comportarsi meglio, molto meglio di così, quasi ovunque al di fuori del mondo occidentale e delle sue colonie. Perfino quando riescono a liberarsi per qualche anno dalle torture e dalle prigioni (dell’Impero), si comportano molto meglio. Ma di solito non gli è permesso sgattaiolare troppo a lungo. L’Impero punisce con forza quelli che si permettono di anelare alla libertà. Organizza colpi di stato contro i governi ribelli, destabilizza l’economia, sostiene l’opposizione o invade direttamente questi Paesi.
È chiaro a tutti coloro ancora capaci e disposti a vedere che, se il malvagio Impero Occidentale collassasse, gli uomini vorrebbero e sarebbero capaci di costruire delle grandi società egualitarie e compassionevoli.
Credo che questa non sia la fine. Le persone si stanno svegliando dall’indottrinamento e dall’oblio. Si stanno creando delle nuove alleanze anti-imperialiste. Il 2016 non è il 1996, quando era caduta ogni speranza.
Si è avviata una battaglia, quella per la sopravvivenza della specie umana.
Non è una tipica guerra fatta di pallottole e missili. È una guerra di energie e ideali, sogni e informazione.
Prima di morire, il grande scrittore e rivoluzionario uruguaiano Eduardo Galeano mi disse: “Presto arriverà il momento, e il mondo sventolerà di nuovo i vecchi vessilli!”.
Sta succedendo ora! In America Latina, in Africa, in Asia, in quasi tutte le parti dell’ex Unione Sovietica, in Cina, le persone chiedono più comunismo, non meno. Non sempre lo chiamano con il suo nome, ma desiderano ardentemente ciò che rappresenta: libertà, solidarietà, passione, fervore, coraggio nel cambiare il mondo, uguaglianza, giustizia, internazionalismo.
Non ho dubbi sul fatto che vinceremo. Sospetto però che prima di riuscire a farlo, l’Impero annegherà tutti i continenti con il sangue. Il desiderio degli occidentali di governare e controllare è patologico. Sono pronti ad uccidere milioni di coloro che non sono disposti a cadere ai loro piedi. Hanno già ucciso milioni di persone lungo i secoli. E ne sacrificheranno altrettanto.

MA QUESTA VOLTA VERRANNO FERMATI.
IO CI CREDO, E SPALLA A SPALLA CON GLI ALTRI, LAVORO GIORNO E NOTTE AFFINCHÉ QUESTO ACCADA.
PERCHÉ È UN MIO DOVERE.
PERCHÉ IO SONO COMUNISTA!

ANDRE VLTCHEK è un romanziere, regista e giornalista d’inchiesta. Si è occupato di guerre e conflitti in dozzine di paesi. Ha scritto con Noam Chomsky “Terrorismo occidentale“, pubblicato in Italia da Ponte alle Grazie. I suoi ultimi libri sono: “Exposing Lies Of The Empire” ; Fighting Against Western Imperialism”; “Point of No Return’” [Punto di non ritorno], romanzo politico acclamato dalla critica; “Oceania”, libro sull’imperialismo occidentale nel sud del Pacifico; “Indonesia – The Archipelago of Fear” [Indonesia – l’arcipelago della paura]. Andre è regista presso teleSUR e PressTV. Dopo aver vissuto per molti anni in America Latina e in Oceania, Vltchek attuale risiede e lavora in Asia Orientale e in Medio Oriente.
traduzione di Elena Dardano.

6 – ELEZIONI USA. GAY, MUSULMANE, DONNE NATIVE E RIFUGIATI FANNO LA STORIA DELLE ELEZIONI USA. 964 CANDIDATI PER LE ELEZIONI DI MIDTERM NEGLI STATI UNITI, 272 DONNE.
Si tratta di un numero senza precedenti per le candidature femminili nella storia della corsa al Congresso statunitense. La “pink wave” o “ondata rosa”, come è stata definita dai giornalisti, ha portato ben 113 donne tra Camera e Senato.
Restano ancora diversi voti da contare ma per il momento i risultati delle elezioni di secondo mandato negli Stati Uniti hanno visto il Partito democratico ottenere il controllo della Camera e quello Repubblicano mantenere la presa sul Senato. Una facile previsione, stando alle statistiche, ma la vera sorpresa è stata l’inarrestabile ondata femminile che ha visto per la prima volta esponenti delle minoranze imporsi sulla scena politica.
Il volto femminile degli Stati Uniti aveva iniziato a mostrarsi chiaramente già all’indomani dell’insediamento del Presidente Trump, con la marcia delle donne di Washington per poi esplodere definitivamente nel movimento #Metoo che ha visto donne di tutte le estrazioni, dal mondo dello spettacolo a quelle comuni, schierarsi contro le differenze di genere e i soprusi sul lavoro. Oggi la forza delle donne si è imposta per la prima volta in modo forte nel mondo politico, non solo aprendo le porte alle “quote rosa” ma portando avanti la bandiera delle minoranze.
Tra le elette infatti figurano le prime due parlamentari musulmane, Ilhan Omar e Rashida Tlaib (rispettivamente elette in Minnesota e Michigan), la prima donna di colore eletta in Congresso in Massachusetts, Ayanna Pressley e Sylvia Garcia e Veronica Escobar, le prima due ispaniche a ottenere il seggio in rappresentanza del Texas.
Deb Haaland (New Mexico) e Sharice Davids (Kansas) sono invece le prime donne native americane ad approdare al Congresso e quest’ultima è anche la prima rappresentante al Congresso in Kansas dichiaratamente omosessuale continua su: https://news.robadadonne.it/galleria/gay-musulmane-donne-native-rifugiati-elezioni usa/?utm_source=newsletter&utm_medium=cpc&utm_campaign=newsletter_meb_robadadonne Roba da Donne.

7 – ALFIERO GRANDI. IL DECRETO SALVINI È UN PUNTO DI SVOLTA NELL’EQUILIBRIO INTERNO AL GOVERNO E PER ORA LA LEGA SEMBRA ESERCITARE UN’EGEMONIA.
Alfiero Grandi. Il decreto Salvini è un punto di svolta nell’equilibrio interno al governo e per ora la Lega sembra esercitare un’egemonia
Il decreto Salvini è stato approvato dal Senato con voto di fiducia. Il voto di fiducia è servito per imporre l’approvazione di questo testo ai senatori 5 Stelle, al cui interno c’è forte malessere. Malgrado questo ricatto alcuni di essi hanno rifiutato di votarlo, con fondate e importanti motivazioni di merito. Il decreto Salvini è un testo di legge grave e preoccupante, che contiene rotture pesanti con importanti principi costituzionali, compromette quel tanto che era stato costruito per affrontare un problema epocale come le migrazioni che sono in gran parte fughe da guerre, feroci dittature, discriminazioni, torture, rischio della vita. Per di più questo decreto non riuscirà a realizzare neppure gli obiettivi che dichiara di voler raggiungere, malgrado metta in discussione diritti fondamentali delle persone, basta vedere i magrissimi risultati ottenuti sui rimpatri, dopo aver sparato cifre mirabolanti. Occorre attendere il voto definitivo della Camera per avviare la procedura che può portare a sottoporre le parti incostituzionali del decreto al giudizio della Corte e chiedere il rispetto della nostra Costituzione.
Da subito invece deve essere rafforzata un’azione di informazione, denuncia e iniziativa per sensibilizzare e organizzare una risposta forte, in modo da contrastare nel modo più ampio questo provvedimento. Non solo con il ricorso agli strumenti costituzionali ma preparando una larga mobilitazione in tutte le forme possibili, perché occorre contrastare in profondità cultura e politica che lo hanno ispirato. Molte e diffuse iniziative nel territorio nazionale possono contribuire a costruire una risposta di massa. È evidente che questo decreto fa parte di una strategia della Lega, che è iniziata con l’attacco alle navi delle Ong, che pure avevano il merito di aver salvato centinaia di migliaia di vite umane nel Mediterraneo, con l’ostracismo verso il sindaco di Riace, che aveva il merito di avere costruito un sistema innovativo di integrazione dei migranti, con l’incoraggiamento a iniziative regionali e locali che puntano a discriminare gli immigrati, da ultimo in Lombardia, e ad alimentare un clima di autentico respingimento, ignorando le loro condizioni, i loro diritti, elementi fondamentali di umanità e solidarietà.

Sono di grande rilievo e del tutto condivisibili le critiche dei senatori 5 Stelle che non hanno votato la fiducia al governo pur di non contraddire principi costituzionali e di civiltà. È grave che ora venga esercitata su di loro una pressione fino a metterli sotto accusa. Sotto accusa dovrebbe essere la sudditanza dei vertici 5 Stelle alla Lega. Va sottolineato che se questi senatori hanno potuto votare liberamente, fino ad astenersi dal votare la fiducia, è perché è tuttora in vigore l’articolo 67 della Costituzione che garantisce ai parlamentari la libertà di votare senza vincoli di mandato, secondo coscienza. Se i parlamentari non avessero questa garanzia costituzionale verrebbero ridotti a parte di un mero votificio, senza alcuna possibilità di esprimersi secondo convinzioni e coscienza. Il ricorso al voto di fiducia è un comportamento che in passato i 5 Stelle hanno duramente criticato e che oggi purtroppo adottano, contraddicendosi pesantemente, pur di difendere il patto con la Lega e per tenere in piedi ad ogni costo il governo, derogando perfino dal “famoso” contratto di governo e finendo per subire l’egemonia di Salvini e della Lega.

Perfino l’argomento caro ai 5 Stelle “né di destra né di sinistra”, che sappiamo essere destituito di fondamento, è stato gettato alle ortiche perché questo provvedimento ha una chiara impronta di destra, che purtroppo i 5 Stelle hanno subito. Infatti affronta i problemi legati all’immigrazione come un mero problema di ordine pubblico, instaura un sistema di detenzione, fuori controllo, con tempi raddoppiati, costruisce un sistema di regole per realizzare il massimo di respingimenti, anche sull’ordine pubblico regredisce verso strumenti e comportamenti sbrigativi e arroganti e questi non solo verso i migranti ma anche i cittadini del nostro paese. Questo decreto costruisce una legislazione discriminatoria ed egoista, contraria a principi fondamentali di solidarietà. L’impronta di destra del decreto Salvini è evidente e purtroppo i 5 Stelle hanno rinunciato a contrastarla, finendo con il subire un provvedimento odioso, discriminatorio e grave.

Il prezzo pagato con il ricorso al voto di fiducia è molto grave ed è del tutto inutile tentare di bilanciarlo con la proposta di bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio perché i guasti di questo provvedimento targato Lega sono troppo gravi. Inoltre l’accordo Lega-5Stelle sulla prescrizione ha un futuro del tutto incerto perché crea un collegamento con la più generale riforma del processo penale che rinvia la possibile entrata in vigore del blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio al 2020. Come ha detto Davigo con una battuta fulminante, entrerà in vigore in un futuro troppo lontano, dopo la sua morte, mentre le norme targate Salvini sui migranti entreranno in vigore subito dopo l’approvazione.
Il tentativo di dividere gli argomenti di influenza politica tra i 2 partiti della maggioranza si sta rivelando una trappola per i 5Stelle, che pagano prezzi pesanti alla destra, e in un vantaggio per la Lega, che appare, e purtroppo è la forza egemone in questo governo. Quello che sembra sfuggire a Di Maio è che ogni provvedimento va giudicato per quello che stabilisce, pensare di riequilibrare in altri campi non porta lontano e il prezzo lo pagano tutto i 5Stelle. C’è ancora la possibilità di bloccare questa deriva alla Camera, bloccando o almeno cambiando il decreto Salvini altrimenti i 5Stelle saranno corresponsabili e pagheranno un prezzo politico e di credibilità pesante che andrà a tutto vantaggio della Lega, ben consapevole che un impegno che scatterà tra almeno un anno potrebbe non diventare esigibile.
Il decreto Salvini è un punto di svolta nelle politiche e nell’equilibrio interno a questo governo e purtroppo per ora la Lega sembra esercitare un’egemonia.

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