00 – La Marca (Pd): Il 10 agosto sarò a Toronto alla commemorazione del sacrificio italiano nel mondo.
01 – La Flat Tax rompe l’impianto Costituzionale. Governo. È insanabile la contraddizione con la progressività imposta dall’art. 53 Cost., che non apre spiragli. Il principio è semplice ed essenziale: chi ha di più deve dare di più
02 – Parlamentari Pd Estero: nessuno si giri da un ‘altra parte di fronte alle tragedie dei migranti sul lavoro e in mare
03 – Coordinamento per la democrazia costituzionale – migranti, esposto alla procura di NAPOLI: «chiediamo la verità sui respingimenti in LIBIA».
04 – Giornata del sacrificio italiano nel mondo: ricordare i nostri lavoratori caduti sul lavoro significa rinnovare l’impegno per il diritto al lavoro e alla sicurezza. Angela Schirò
05 – Con determinazione e ottimismo, anche in questa difficile legislatura. La Marca
06 – Italiani all’estero e servizi consolari, primi 102 contrattisti in arrivo entro quest’anno, 177 impiegati di ruolo, inoltre, entreranno al Ministero degli Esteri nell’estate 2019 e potranno partire entro la fine dello stesso anno
00 – LA MARCA (PD): IL 10 AGOSTO SARÒ A TORONTO ALLA COMMEMORAZIONE DEL SACRIFICIO ITALIANO NEL MONDO
“Quest’anno celebrerò la Giornata del sacrificio italiano nel mondo partecipando venerdì 10 agosto, a Toronto, all’iniziativa commemorativa organizzata dal locale COMITES presso il Monumento degli italiani caduti sul lavoro, realizzato con una partecipazione corale della comunità- .
Nell’occasione sarà reso omaggio alla figura di Sergio Tagliavini, che con il suo tenace e prolungato impegno ha ricercato e recuperato i nomi di migliaia di italiani caduti sul lavoro, soprattutto nella fase dell’espansione edilizia della capitale dell’Ontario e della modernizzazione della società canadese.
Interverrò nella mia comunità di nascita e di origine e il mio intervento, oltre a rispondere a un dovere di natura istituzionale, sarà anche una testimonianza diretta di un percorso sociale di miglioramento e di integrazione che ha coinvolto italiani di diverse generazioni.
Questo percorso è stato possibile per l’impegno, il lavoro e spesso il sacrificio di tanti che, mettendo in gioco le loro energie e spesso le loro vite, hanno consentito a tutti di partecipare al miglioramento e alla modernizzazione del Paese di cui sono diventati parte integrante”.
Francesca La Marca.
PRECISAZIONE
A chiarimento del comunicato sulla mia partecipazione alle celebrazioni del 10 agosto a Toronto, mi preme precisare che alla figura del Cav. Sergio Tagliavini va attribuito il merito del progetto per la realizzazione del Monumento all’Italiano caduto sul lavoro, eretto 25 anni fa e primo nel suo genere in Canada, mentre al gruppo di lavoro guidato dall’ex sindacalista Marino Toppan il merito, altrettanto lodevole, della realizzazione del Memoriale e della raccolta dei nomi dei numerosi italiani caduti sul lavoro.
A loro e a quanti hanno cooperato per il compimento di queste esemplari iniziative, va la gratitudine e il ringraziamento dell’intera comunità Italo canadese e mio personale.
On. Francesca La Marca
01 – LA FLAT TAX ROMPE L’IMPIANTO COSTITUZIONALE. GOVERNO. È INSANABILE LA CONTRADDIZIONE CON LA PROGRESSIVITÀ IMPOSTA DALL’ART. 53 COST., CHE NON APRE SPIRAGLI. IL PRINCIPIO È SEMPLICE ED ESSENZIALE: CHI HA DI PIÙ DEVE DARE DI PIÙ
A margine del summit gialloverde che ha visto l’assedio a Tria da parte dei famelici convitati di governo, apprendiamo di Flat tax e Reddito di cittadinanza subito, forse gradualmente, non per tutti. L’incertezza domina, e potrebbe esserci un altro summit a breve.
Nella partita di tennis in corso Salvini ha messo a segno un ace sui migranti, a spese della nostra coscienza collettiva di paese civile e tollerante. Di Maio ha inteso rispondere con il decreto dignità, peraltro cedendo su punti qualificanti come i voucher. Ora, nessuno dei due può permettersi di lasciare il gioco in mano all’altro. Quindi, Flat tax e Reddito di cittadinanza insieme o niente, come ha certificato il sottosegretario Giorgetti. E dal momento che non si può essere certi che il governo duri a lungo, subito, o almeno al più presto. A nessuno importa che nella parte relativa alla Flat tax ci siano ovvi profili di incostituzionalità.
È insanabile la contraddizione con la progressività imposta dall’art. 53 Cost., che non apre spiragli.
Il principio è semplice ed essenziale: chi ha di più deve dare di più. Ed è ovvio che la maggiore disponibilità di risorse acquisita è strumentale a cruciali obiettivi di eguaglianza e solidarietà. Consente la redistribuzione indispensabile alla eguale attuazione per tutti dei diritti fondamentali. È motore dell’ascensore sociale delineato dall’art. 3, comma 2. È collante primario della coesione territoriale senza la quale l’unità della Repubblica ex art. 5 è un mero flatus vocis. La Flat tax non è solo diretta violazione dell’art. 53. È anche un colpo all’impianto complessivo della Costituzione.
I sostenitori della Flat tax argomentano che sarà disegnata in modo da essere compatibile con l’art. 53. Ma non si vede come sia possibile. La modulazione su due aliquote e l’intervento sulla no-tax area e sulle detrazioni non negano il modello di fondo. E del resto la prova è nel fatto – certo – che vengono meno risorse per alcune decine di miliardi. Nelle tasche di chi rimangono? Ovviamente, di chi ha il maggiore alleggerimento nel carico fiscale. Quindi, sono favoriti i contribuenti a maggiore reddito, e i territori economicamente più forti.
È costituzionalmente discutibile anche l’idea di introdurre all’avvio il nuovo regime solo per professionisti e Partite Iva. È ben vero che nessun sistema fiscale prevede tasse uguali per tutti. Ma qui – se abbiano bene compreso – un medesimo reddito avrebbe un regime fiscale radicalmente diverso se prodotto dall’avvocato, dall’imprenditore, dal lavoratore dipendente. E questo è di per sé discutibile, anche a non voler considerare la nota tendenza a rendere definitivo il provvisorio.
I fan della Flat tax sostengono che ne deriverebbe uno stimolo per l’economia nel suo complesso. Meno tasse e più ricchezza per tutti: una versione fiscale del miracolo dei pani e dei pesci. Ma chi laicamente ha studiato le esperienze fin qui condotte ha rilevato l’infondatezza dell’assunto. Quel che accade è che i ricchi diventano più ricchi, e i poveri rimangono – nella migliore delle ipotesi – poveri. Anche le ultime vicende statunitensi offrono indicazioni in tal senso.
In realtà, chi vuole la Flat tax non nega che il maggiore beneficio sia pensato per i più ricchi e vada a loro. Ma accompagna a tale premessa la teoria del «trickle down», per cui dal beneficio ai privilegiati discende poi un vantaggio anche per i meno fortunati, per il miglioramento del quadro economico complessivo. Ma la minore disponibilità di risorse pubbliche è certa e immediata, l’impatto positivo è futuro e incerto, e dipende anche da una molteplicità di fattori diversi.
In ogni caso, la stessa parola usata – trickle – si traduce come rivolo, flusso sottile, irregolare, lento (così il dizionario). La premessa è che la massa d’acqua da cui il rivolo discende rimane in larga parte a beneficio di altri.
Dal contratto al paradosso di governo: più Flat tax uguale meno reddito di cittadinanza, e viceversa. Intanto, i mercati fremono e i timori aumentano, in specie avvicinandosi la fine dello scudo assicurato dalla Bce. Dopo il summit ci si chiede se la montagna abbia partorito il topolino, o il topolino si appresti a partorire la montagna. Sarà comunque bene ricordare che dove c’è una montagna c’è anche inevitabilmente un precipizio. (di Simone Pieranni da “Il Manifesto)
02 – PARLAMENTARI PD ESTERO: NESSUNO SI GIRI DA UN ‘ALTRA PARTE DI FRONTE ALLE TRAGEDIE DEI MIGRANTI SUL LAVORO E IN MARE.
Nel giro di soli tre giorni, sedici braccianti nordafricani hanno perduto la vita nel Foggiano in incidenti stradali accaduti dopo una giornata di lavoro nei campi in condizioni di diffuso sfruttamento. Un euro per ogni quintale di pomodori raccolto. Tanto vale il lavoro di un uomo se è straniero e non tutelato. La sua vita è nelle mani di caporali e criminalità organizzata, che ne dispongono senza regole e controlli.
I braccianti assoldati nelle campagne per i lavori stagionali in tali condizioni di sfruttamento e di mancanza di tutele appartengono a quei milioni di stranieri che sono nel nostro Paese per costruirsi un futuro con il loro lavoro, contribuendo al progresso di tutti, e che invece sono diventati per questo Governo il nemico numero uno. Anzi, l’offa da buttare in pasto a quella parte di opinione pubblica intollerante ed esposta perfino a suggestioni razzistiche, che le stesse forze di maggioranza, ad iniziare dalla Lega, sollecitano e alimentano per meschini calcoli elettorali.
Si chiudono i porti e si respingono i migranti in mare, mentre si dovrebbero applicare seriamente gli strumenti normativi esistenti e rafforzati dai precedenti governi contro il caporalato e usare forze e metodi adeguati per il controllo del territorio dove le organizzazioni criminali sono più presenti e penetranti.
Il rischio anche più grave è che quest’Italia che si gira dall’altra parte di fronte a queste tragedie del mare e del lavoro disperda il suo bagaglio di civiltà e di valori di umanità e di solidarietà, con grave rischio per la stessa democrazia.
Noi che siamo stati a milioni “stranieri” in altri Paesi e che sappiamo quanto l’accoglienza e l’integrazione abbiano contribuito allo sviluppo degli altri popoli, non possiamo tacere. Chiediamo, anzi, che in questo confuso e delicato passaggio della vita NOSTRA democratica l’umanità e la legalità tornino ad essere i riferimenti insostituibili dell’azione pubblica e del confronto politico.
I Parlamentari PD Estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungar
03 – COORDINAMENTO PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE – MIGRANTI, ESPOSTO ALLA PROCURA DI NAPOLI: «CHIEDIAMO LA VERITÀ SUI RESPINGIMENTI IN LIBIA»
Roma, 8 agosto 2018 – Un gruppo di personalità, attive nella vita culturale, civile e politica – Massimo Villone, Mauro Volpi, Luigi Ferrajoli, Alfiero Grandi, Domenico Gallo, Silvia Manderino, Mauro Beschi, Guido Calvi, Felice Besostri, Livio Pepino, Antonio Esposito, Raniero La Valle, Vincenzo Vita, Luigi De Magistris, Moni Ovadia, Sergio Caserta, Alfonso Gianni, Antonio Pileggi, Giulia Venia, Francesco Baicchi, Elena Coccia, Roberto Lamacchia, Fabio Marcelli, Paolo Solimeno, Leonardo Arnau, Paola Altrui, Elisena Iannuzzelli, Margherita D’Andrea, Tommaso Sodano, Costanza Boccardi, Massimo Angrisano, Antonio Garro tramite l’avv. Danilo Risi – hanno presentato un esposto al Procuratore della Repubblica di Napoli intorno alla vicenda della nave “Asso 28”.
Secondo informazioni di stampa il 30 luglio la nave “Asso 28”, società Augusta Offshore di Napoli, operante in appoggio a una piattaforma petrolifera dell’ENI al largo di Sabratha (Libia), ha effettuato il recupero in mare in acque internazionali di 101 profughi in fuga dalla Libia (fra cui 5 donne e 5 bambini) e in seguito si è diretta al porto di Tripoli dove sono stati sbarcati senza alcuna possibilità di chiedere asilo o protezione internazionale.
I sottoscrittori dell’esposto chiedono al Procuratore della Repubblica di Napoli di accertare se in questa occasione siano stati commessi reati e in questa eventualità da parte di chi, tenendo conto che una nave battente bandiera italiana è a tutti gli effetti parte del territorio nazionale, e se possa configurarsi una forma di respingimento collettivo.
Sulla vicenda della nave Asso 28 sono state fornite diverse versioni dell’accaduto, tra queste quella che alla richiesta di coordinamento dei soccorsi all’MRRC (Maritime Rescue Coordination Center) di Roma non sia venuta risposta o che la risposta abbia rinviato la responsabilità alla guardia costiera libica.
Se confermato sarebbe la prima volta che una nave italiana sbarca in Libia dei naufraghi raccolti in acque internazionali dopo la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che nel 2012 ha duramente condannato l’Italia per i respingimenti in Libia, effettuati da navi militari italiane nel 2009, su disposizione del Ministro dell’interno dell’epoca
E’ noto che la Grande Chambre della Corte di Strasburgo con la sentenza Hirsi Jamaa e altri c. Italia del 23 febbraio 2012 ha statuito che:
Le azioni di Stati contraenti compiute a bordo di navi battenti la bandiera dello Stato, anche fuori del territorio nazionale, rientrano nella giurisdizione della Corte EDU ai sensi dell’art. 1 CEDU.
L’esecuzione di un ordine di respingimento di stranieri costituisce violazione dell’art. 3 CEDU, relativo al divieto di tortura e trattamenti inumani o degradanti, quando vi sono motivi seri ed accertati che depongono per un rischio reale che lo straniero subisca nel Paese di destinazione trattamenti contrari all’art. 3 della Convenzione (con riferimento alla Libia).
L’allontanamento di un gruppo di stranieri effettuato fuori del territorio nazionale, in presenza di giurisdizione dello Stato, senza che venga esaminata la situazione personale di ciascun componente del gruppo e senza che ciascuno possa presentare argomenti contro l’allontanamento, integra una violazione del divieto di espulsioni collettive di cui all’art. 4 Protocollo n. 4 CEDU la cui portata deve considerarsi anche extraterritoriale.
A norma del codice penale (art. 4) le navi italiane sono considerate “territorio dello Stato” agli effetti della legge penale.
I presentatori chiedono alla magistratura che siano accertate le condotte di tutti coloro che hanno concorso nell’evento in quanto sussiste pienamente la giurisdizione italiana sui fatti accaduti.
La richiesta è che l’Autorità giudiziaria verifichi se vi sia stato un respingimento collettivo di migranti, vietato dall’art. 4 del quarto Protocollo aggiuntivo alla Convenzione Europea per i Diritti Umani (CEDU) e dall’art. 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, in quanto è stato impedito ai migranti l’accesso alla protezione internazionale poiché forzosamente ricondotti in Libia, Paese dichiarato posto non sicuro dall’UE e dall’UNHCR nel quale i migranti sono notoriamente sottoposti a torture, trattamenti disumani e degradanti in violazione dell’art. 3 della CEDU e dell’art. 33 della Convenzione di Ginevra sui rifugiati, a cui la Libia non ha mai aderito.
Ad avviso dei firmatari, stanti le diverse e contraddittorie versioni fornite dalla stampa, va chiarito anche il ruolo svolto dal Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC), contattato dalla nave “Asso 28”, che ha l’obbligo di coordinare i soccorsi adottando tutte le misure necessarie affinché le persone soccorse possano sbarcare nel più breve tempo possibile in un luogo sicuro. L’autorità giudiziaria italiana ha avuto modo in più occasioni di escludere che la Libia possa essere considerata un luogo sicuro, ai sensi delle convenzioni internazionali.
In particolare il Gup del tribunale di Ragusa, con il provvedimento che ha disposto il dissequestro della motonave Open Arms (dep. in data 16 aprile 2018), ha osservato che “le operazioni SAR di soccorso non si esauriscono nel mero recupero in mare dei migranti, ma devono completarsi e concludersi con lo sbarco in un luogo sicuro (POS, Place of safety), come previsto dalla Convenzione SAR siglata ad Amburgo nel 1979 .. Non può essere considerato sicuro un luogo dove vi sia serio rischio che la persona possa essere soggetta alla pena di morte, a tortura, persecuzioni od a sanzioni o trattamenti inumani e degradanti, o dove la sua vita o la sua libertà siano minacciate per motivi di razza, religione, nazionalità, orientamento sessuale, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o orientamento politico. Il tema è evidentemente connesso con il principio di non respingimento collettivo, con il diritto internazionale dei rifugiati, e più in generale con i diritti fondamentali dell’uomo.”
I sottoscrittori dell’esposto confidano che l’Autorità Giudiziaria, accerti l’esatto svolgimento dei fatti, verificando se vi siano responsabilità individuali private o pubbliche e ribadiscono di essere mossi dalla preoccupazione che vi sia stata violazione dell’obbligo di soccorso in mare e della libertà personale delle persone ricondotte contro la loro volontà in Libia, salvo diversi e più gravi reati. Sottolineano, inoltre, che sarebbe necessario individuare queste persone e ripristinare il loro diritto individuale di chiedere asilo.
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04 – ANGELA SCHIRÒ – GIORNATA DEL SACRIFICIO ITALIANO NEL MONDO: RICORDARE I NOSTRI LAVORATORI CADUTI SUL LAVORO SIGNIFICA RINNOVARE L’IMPEGNO PER IL DIRITTO AL LAVORO E ALLA SICUREZZA.
Sono passati 62 anni da quel tragico 8 agosto del 1956 in cui 262 lavoratori, dei quali 136 italiani, persero la vita nella miniera di Bois du Cazier in Belgio. Si trattò di una delle più tragiche vicende della nostra storia di migranti.
Il sentimento con cui affrontiamo oggi questa celebrazione è di dolore per quei giovani lavoratori costretti all’emigrazione dalla povertà e dalla disoccupazione, partiti dalla loro terra con la speranza di un futuro migliore. Un dolore che diventa amarezza pensando a quelle vite spezzate e a ciò che si sarebbe dovuto fare e non si è fatto in termini di sicurezza sul lavoro, considerando le tante denunce del tempo sulle condizioni di pericolosità delle miniere. Da questo punto di vista, la tragedia di Marcinelle assume un significato che va oltre la commemorazione. Marcinelle è viva nel nostro presente per i fatti che ci propone.
Il sacrificio di quei minatori e i racconti struggenti delle loro famiglie e dei superstiti sono un monito a non arrendersi al perdurare di ingiustificabili condizioni di sfruttamento ed un’esortazione alla responsabilità affinché vengano affermati, e fatti rispettare, i diritti fondamentali dei lavoratori, soprattutto di quelli più precari e marginalizzati, in Italia e in Europa. On. Angela Schirò
05 – Con determinazione e ottimismo, anche in questa difficile legislatura.
Cari amici,
Dalla mia nuova elezione alla Camera dei Deputati nella 18° legislatura non ho certo fatto mancare ai miei elettori un’adeguata comunicazione sull’evoluzione della politica italiana e sulle iniziative e attività da me intraprese.
Ma poiché l’informazione degli elettori è il sale di una scelta democratica, desidero ripristinare anche lo strumento della newsletter, che ha accompagnato e sostenuto il nostro rapporto già nella precedente legislatura.
Come cittadina all’estero, di fronte al Governo 5Stelle/Lega e alla maggioranza che lo sostiene, non posso nascondere serie preoccupazioni. La politica estera ci sta creando solo problemi con i nostri partner più affidabili, senza arrecarci vantaggi visibili. Delle politiche di internazionalizzazione non si fa parola nel patto di governo. I sentimenti di solidarietà di un paese legato a valori di pietà cristiana sono profondamente feriti dal respingimento in mare di migranti. I casi di attacchi razzisti si moltiplicano in modo preoccupante e rinnovano i dolori di quanti, da italiani, hanno dovuto subire quelle stesse offese all’estero. Insomma, la ricetta sovranista e assistenzialistica che si cerca di somministrare al Paese rischia di rovinare la promettente convalescenza verso la quale l’Italia si era avviata. Ma continueremo a seguire le vicende italiane, come sempre, con onestà intellettuale e con lealtà verso gli elettori, qualunque sia la loro posizione politica.
Quello che conta veramente sono le cose concrete, i fatti e i risultati.
LA MIA ATTIVITÀ IN PARLAMENTO
Per questo, ho ripreso a pieno ritmo la mia attività parlamentare, presentando proposte di legge e atti collegati a temi di acuta sensibilità per tutti noi. Così, ho ripresentato la mia proposta di legge per istituire la Giornata nazionale degli italiani nel mondo, che già nella scorsa legislatura aveva superato, praticamente all’unanimità, il vaglio della Camera.
Ho ripresentato, ancora, due proposte di legge sulla cittadinanza, l’una per farla riacquistare alle donne, e ai loro discendenti, che l’hanno perduta a seguito di matrimonio con uno straniero e l’altra per consentire di riacquistarla a chi è nato in Italia.
Allo stesso tempo, ho presentato un’interrogazione per accelerare e perfezionare l’allineamento degli elenchi degli elettori iscritti all’AIRE. Le polemiche sulla mancanza di sicurezza dei plichi elettorali non giova a nessuno, meno degli altri agli italiani all’estero, per questo va affrontata partendo dai primi passi del percorso. Prevenire è sempre meglio che curare.
Ho ridato centralità al tema dei servizi consolari ai nostri connazionali. Grazie anche alle mie sollecitazioni abbiamo oggi più contrattisti nei consolati del Nord e Centro America (1 a Miami, 1 a Città del Messico, 1 a San Francisco, 1 a Boston. E poi 2 contrattisti per gli Istituti di Cultura di Città del Messico e di New York), e una maggiore distribuzione ai consolati onorari delle macchine per la rilevazione e la trasmissione dei dati biometrici per i passaporti, sulla quale ho lavorato per anni, che evitano disagi ai connazionali e accorciano i tempi.
Ho ripreso poi e rilanciato il tema del reciproco riconoscimento tra Italia e Canada delle patenti di guida. L’accordo quadro tra i due Paesi, già firmato, può diventare operativo solo se ci saranno le intese con le singole Province canadesi. Anche su questo avanti tutta: tanti italiani in Canada e altrettanti canadesi in Italia stanno aspettando da tempo. È ora, almeno su questo punto, di facilitargli la vita.
Un caro saluto.
Francesca La Marca – Deputata della Ripartizione Centro Nord America.
06 – Italiani all’estero e servizi consolari, primi 102 contrattisti in arrivo entro quest’anno
177 impiegati di ruolo, inoltre, entreranno al Ministero degli Esteri nell’estate 2019 e potranno partire entro la fine dello stesso anno di Luca Dassi
Arriveranno entro quest’anno i primi 102 contrattisti, compresi i due per l’Uruguay che secondo quanto risulta a Italiachiamaitalia.it il Sottosegretario agli Esteri Sen. Ricardo Merlo ha personalmente richiesto di aggiungere. Serviranno a rafforzare la rete consolare italiana nel mondo. Sono i tempi necessari per l’arrivo di questa prima quota prevista, secondo il Dipartimento Risorse Umane della Farnesina guidato dal direttore Luca Sabatucci.
E’ solo un primo passo, ne seguiranno altri. In arrivo, per esempio, 177 impiegati di ruolo, oltre a circa una cinquantina di idonei, quelli che il ministero riuscirà ad assumere, che entreranno alla Farnesina nell’estate 2019 e potranno partire entro la fine dello stesso anno.
Personale che servirà a rendere più agile e veloce il lavoro dei consolati, più efficienti i servizi consolari per gli italiani nel mondo.
Italianos en el exterior y servicios consulares, este año llegarán los primeros 102 contratistas a los consulados
Además, otros 177 empleados consulares “di ruolo” serán incorprados a mediados del 2019, listos para partir al exterior antes de finalizado ese año
de Luca Dassi, ItaliaChiamaItalia – 07/08/2018
Antes de finalizar este año, llegarán a los consulados los primeros 102 contratistas, incluidos los dos para Uruguay que, según fuentes de ItaliaChiamaItalia, el Senador Ricardo Merlo, Subsecretario de Asuntos Exteriores, solicitó personalmente. El tiempo previsto para la llegada de este primer grupo de contratistas es el esperado (antes de diciembre de 2018) , según informa el Departamento de Recursos Humanos del Ministerio de Asuntos Exteriores, dirigido por Luca Sabatucci.
Es solo el primer paso, luego llegarán otros. Por ejemplo, para mediados del 2019, el Ministerio contratará otros 177 “di ruolo” además de asignar aproximadamente otros 50 empleados idóneos, y que llegarán a los consuados, en su totalidad, a fines del 2019.
El nuevo personal ayudará a hacer más ágil y veloz el trabajo de los consulados, consiguiendo servicios consulares más eficientes para los italianos en el mundo.
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