632 Formigoni: La Lombardia punta sulle business community all’estero”

20051221 15:54:00 rod

"La sfida che oggi ci attende è quella di rivitalizzare le reti di scambio e di collaborazione." Parola di Roberto Formigoni. Il presidente della giunta regionale lombarda, giunto al suo terzo mandato, in questo colloquio esclusivo con www.lombardinelmondo.org, fa il punto sulle politiche
regionali in favore dei corregionali emigrati e spiega come sarà concepita la nuova legge regionale sull’emigrazione: "Si svilupperà innanzitutto
sulle business community italiane all’estero; prevedrà strumenti per incentivare gli scambi di conoscenze e di professionalità, per valorizzare il capitale umano, la formazione e le reti di eccellenza nei campi della
ricerca scientifica e tecnologica".

Per Formigoni dunque è tempo di rinnovare l’immagine dell’emigrato lombardo: non più quella nostalgica della valigia di cartone, ma quella moderna di una rete comune di interessi imperinaita su cultura, economia, formazione e ricerca. Ed è sulla base di questi cardini che vanno lette tutte le altre scelte lombarde in materia. In primo luogo, quella di mantere in capo al presidente la delega per i lombardi nel mondo: "un segno dello stretto legame con la Regione", spiega il numero uno del Pirellone. E
poi la revisione dello statuto, dove Formigoni non esclude qualche forma di riconoscimento dello status di "lombardo all’estero", anche se giudica forse prematuro i diritto di voto alle elezioni regionali. Di sicuro anche da questo colloquio esce confermata la forte vocazione internazionale della prima regione italiana. Il suo presidente su questo si sente impegnato in
prima linea.

– Presidente Formigoni, nella passata legislatura ha trattenuto per sé la delega per i lombardi nel mondo, mentre altre regioni hanno una specifica delega assessorile. Quale significato ha questa scelta, confermata anche dopo le elezioni della primavera scorsa?
"L’attenzione ai cittadini lombardi che lavorano e operano all’estero è certamente tra le priorità delle Relazioni Internazionali gestite dalla Regione Lombardia: per questo motivo ho scelto di mantenere uno stretto legame tra la Presidenza e la programmazione rivolta a chi, nato o
insediato in Lombardia, è oggi impegnato al di fuori dai confini nazionali.
In questo modo posso avere un ritorno immediato delle iniziative che la Regione propone rispetto all’internazionalizzazione e alla cooperazione:
una struttura più snella ed efficiente è quanto di meglio possiamo pensare per sostenere ai lombardi sparsi nei cinque continenti."

– La Consulta per l’Emigrazione, guidata nella passata legislatura da Maurizio Raimondi, sarà ricostituita?
"Il lavoro della consulta deve riprendere dopo la sosta "forzata" dovuta alla fine della legislatura: occorre quindi ricostituirla nella sua rappresentatività dopo la tornata elettorale. Gli uffici stanno provvedendo
a preparare il materiale necessario: a breve potremo riprendere il dialogo con gli enti e le istituzioni più rappresentative dei lombardi all’estero.
Un dialogo che non si è mai interrotto nemmeno in questi primi mesi della VIII legislatura: ne è un esempio l’incontro con la comunità lombarda presente negli Stati Uniti, con cui ci siamo confrontati durante la missione istituzionale che la Regione ha fatto nel mese di novembre.
Un’occasione importante per rinforzare i contatti economici e scientifici che uniscono la Lombardia e i suoi cittadini che vivono da più o meno tempo oltreoceano".

– Contrariamente a quello che pensano i più, la Lombardia è stata una regione di forte emigrazione, prima di diventare una delle regioni più ricche ed avanzate d’Europa. Che spazio avrà nella politica del terzo
governo Formigoni il tema dei lombardi all’estero?
"Quello che abbiamo davanti agli occhi oggi non può farci dimenticare il nostro passato. Siamo orgogliosi delle nostre origini e lo percepisco molto bene quando incontro i lombardi all’estero. L’accresciuta mobilità di
persone, merci e informazioni rende più sfaccettato il flusso migratorio e anche nel caso italiano, e ancor più nel dettaglio lombardo, non possiamo fissare un’unica tipologia di migrante. Parallelamente il mondo delle
associazioni che raccolgono e sostengono i lombardi all’estero si è trasformato: accanto ai movimenti di tipo tradizionale si fanno largo nuove forme di mobilità transnazionali, anche temporanee.
Si formano comunità in cui l’identità di "ruolo" – ovvero la professione, l’operare in ambito accademico, imprenditoriale o scientifico – rappresenta
il vero tratto distintivo,più forte della tradizionale distinzione fondata sulle origini.
Non basta essere lombardi, o italiani, per costruire relazioni all’estero: occorre coltivare interessi comuni, condividere settori di mercato, studiare gli stessi oggetti di ricerca. L’origine lombarda non esaurisce
più l’identità di un cittadino all’estero: oggi è importante specificare se si è biologi lombardi, ingegneri informatici lombardi, artigiani lombardi, medici lombardi, designer lombardi, e così via. A fronte di questo
cambiamento, il livello di attenzione e gli interventi che una Regione come la Lombardia può sviluppare a favore dei suoi cittadini all’estero richiedono sicuramente un impegno maggiore, in grado di sfruttare – accanto
alle attività ordinarie- anche strumenti e strategie innovative. "

– Uno dei principali impegni che attende la Regione nella nuova legislatura è la stesura del nuovo Statuto. Lei ritiene opportuno che in quella sede si dia un riconoscimento alla figura del "lombardo all’estero"?
"Il dibattito intorno al nuovo Statuto rappresenta un’ulteriore opportunità per riconoscere e dare ai lombardi la possibilità di esprimersi al meglio,
riformulando anche gli strumenti partecipativi. Si dovrà riflettere con attenzione sulla possibilità di inserire un esplicito riferimento al popolo lombardo all’estero, studiando anche gli strumenti più efficaci per mettere
in rete la realtà lombarda presente nei cinque continenti."

– Oggi l’emigrazione lombarda ha assunto caratteristiche molto particolari: giovani ricercatori ed imprenditori, soprattutto. Che cosa fa la Regione per sostenere gli imprenditori all’estero? E per evitare la "fuga dei cervelli"?
Siamo felici di poter prestare i cervelli lombardi agli istituti di ricerca e alle aziende estere, ma siamo ancor più felici di poter stabilire importanti collaborazioni con i più avanzati centri di conoscenza che portino le nostre aziende e le nostre università ad essere più competitive, favorendo un circolo virtuoso in cui la Lombardia cresce e riesce essa stessa ad attrarre le eccellenze che provengono da altri Stati. Un esempio
di questa dinamica positiva è stata la firma di un’intesa con il governatore del Massachussets finalizzato proprio alla promozione della ricerca scientifica e industriale attraverso anche la collaborazione tra Enti di ricerca lombardi e statunitensi.
La Lombardia si sta muovendo: a novembre sono stato a Boston dove ho incontrato ricercatori lombardi e italiani che hanno trovato nei laboratori di Harvard e del MIT l’ambito favorevole per sviluppare le loro idee, ma
che ben volentieri tornerebbero in Lombardia per portarne avanti le applicazioni. La Regione vuole contribuire a creare il contesto ottimale per studiare e produrre novità utili alla qualità della vita. Di fonte alle nuove dinamiche che coinvolgono i lombardi all’estero anche le
istituzioni sono chiamate a offrire riposte nuove, puntando certamente sul rapporto con le comunità tradizionali e sfruttando progetti di rete e scambi culturali tra i nostri concittadini residenti all’estero. Dobbiamo ragionare in termini di community, promuovendo reti innovative, anche tramite l’ausilio dei "Lombardia Point" istituiti dalla Regione grazie ad una sinergica collaborazione con il sistema camerale che per favorire un
processo di trasferimento reciproco di conoscenze e competenze innovative."

– La legislazione regionale lombarda sull’emigrazione è stata una delle prime in Italia, ma è ferma al 1985. Nel frattempo molte cose sono cambiate ed in particolare ai nostri emigrati è stato riconosciuto il diritto di voto per i referendum e le elezioni politiche. Ritiene che sia
il momento di aggiornare questa legge?
"Certamente abbiamo assistito a cambiamenti storici che hanno impresso un’accelerazione improvvisa al mondo così come lo viviamo oggi. Dentro queste trasformazioni il cittadino lombardo all’estero si ritrova strappato
alla sua realtà d’origine e – a volte – è poco stimolato a mantenere i contatti con la sua regione natale. La sfida che oggi ci attende, in primis per chi ha responsabilità di governo, è quella di rivitalizzare le reti di scambio e di collaborazione. In questi anni la Regione non è stata a
guardare: abbiamo rinforzato la presenza della Lombardia nel mondo ad esempio con le "antenne", avamposti collocati in 25 Stati per aprire canali di scambio commerciale e culturale, affiancando i nostri imprenditori e
favorendo il flusso turistico in entrata in Lombardia. Sulla strada dello sviluppo di queste relazioni il Governo lombardo sta elaborando un progetto di legge regionale per offrire un adeguato sostegno normativo: la nuova
legge regionale per i lombardi nel mondo si svilupperà innanzitutto sulle business community italiane all’estero; prevedrà strumenti per incentivare gli scambi di conoscenze e di professionalità, per valorizzare il capitale umano, la formazione e le reti di eccellenza nei campi della ricerca scientifica e tecnologica."

– Il ministro degli Affari regionali, Enrico La Loggia, ha detto che si potrebbe pensare di estendere l’esercizio del diritto di voto da parte degli italiani all’estero anche alle elezioni regionali. Qual è la sua posizione in materia?
È giusto aprire il dibattito anche se credo che il tema del voto regionale esteso ai lombardi all’estero sia estremamente delicato. E forse prematuro.
Si è aperta una fase di ricognizione per quantificare le presenze all’estero, grazie a una ricerca avviata da Regione Lombardia e affidata nel 2004 ad Irer, in collaborazione con l’Associazione Globus et Locus: va
delineandosi l’immagine di una comunità all’estero che ha un’identità più definita rispetto a qualche anno fa e maggiormente aderente alla mutata realtà sociale.
Se si vorrà intervenire modificando la normativa bisognerà aver già chiuso la partita per la più ampia rappresentatività di tutte le province lombarde
a livello regionale, elemento che già oggi viene messo in crisi dall’attuale legge elettorale. Se teniamo saldo il principio della piena rappresentatività in Consiglio e nel Governo regionale dei territori dove vivono i lombardi non possiamo mantenere una discriminazione tra quanti
vivono nelle diverse province lombarde e quanti si trovano all’estero."

Luciano Ghelfi
Direttore Editoriale di www.lombardinelmondo.org

 

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