620 Banche: 1,2 milioni di clienti immigrati, primi i romeni

20051214 11:06:00 rod

I risultati preliminari di un’ indagine ABI-CeSPI

Più di un milione e duecentomila immigrati hanno un conto corrente in una banca italiana. E se i più numerosi sono romeni, i più propensi a diventare clienti degli istituti di credito vengono dai Paesi dell’ex Jugoslavia. Questi alcuni dei risultati preliminari di un’ indagine ABI-CeSPI sulla bancarizzazione dei migranti in Italia, presentati due giorni fa a Roma in occasione del Forum italiano sulla Corporate social responsibility (Csr).

La ricerca – Abi e CeSPI hanno contato 1 milione 450mila cittadini stranieri titolari di un conto corrente in Italia. Se a questi si sottraggono i cittadini dei Paesi ad alto reddito (come ad esempio gli Stati Uniti o i 14 Paesi della "vecchia" Ue) si arriva a 1milione 200mila clienti provenienti da Paesi in via di sviluppo e da Paesi di transizione, "cioè quelli – spiega il CeSPI – che comunemente vengono considerati nella categoria immigrati". È quindi cliente di un istituto di credito il 57,3% dei 2.100.000 immigrati in età adulta residenti in Italia (anche in questo caso sono esclusi i cittadini dei paesi ad alto reddito). Il trend, come segnalano tutte le banche interpellate, è in forte crescita: in media, il 60,6% del totale della clientela immigrata è stato acquisito negli ultimi 5 anni.
Le nazionalità – I titolari di un conto corrente arrivano soprattutto da Romania, Marocco e Albania, una classifica che rispecchia inevitabilmente i numeri delle comunità in Italia.
Forse è però più interessante il dato sulla "propensione alla bancarizzazione" degli immigrati, che pondera il dato dei conti correnti sul numero di cittadini di una determinata nazionalità residenti in Italia. In questo caso ai primi posti troviamo gli immigrati dai Paesi dell’ex-Jugoslavia, seguiti da brasiliani, tunisini ed egiziani. Albanesi, marocchini e romeni scivolano invece in bassa classifica.
Servizi
I clienti immigrati utilizzano un ricco ventaglio di servizi. Si va da quelli, trainanti, legati alle rimesse (accordi con banche estere, convenzioni con agenzie di money transfer, bonifici transfrontalieri a condizioni favorevoli, utilizzazione delle carte pre-pagate per il ritiro di contante nei Paesi di origine), ai servizi di conto corrente di base (deposito, addebiti e bonifici, pagamento utenze).
Forte anche la richiesta di carte pre-pagate o ricaricabili e di credito al consumo (mutui casa, prestiti finalizzati e prestiti personali). Scarso invece il ricorso a prodotti più sofisticati (accumulo del risparmio e amministrazione dei titoli) e di tipo imprenditoriale.
Problemi
Ma il rapporto tra banche e immigrati potrebbe migliorare sotto molti punti di vista. La ricerca sottolinea ad esempio le difficoltà di interazione sul piano relazionale e fiduciario e denuncia la presenza di troppe barriere burocratiche nell’accesso ai servizi. Le banche inoltre sono ancora troppo poco attive nel trasferimento delle rimesse, così come sono deboli i rapporti con le banche dei Paesi di provenienza. Proprio una maggiore internazionalizzazione è la nuova frontiera dei rapporti tra gli immigrati e le banche italiane. I clienti "extra" dovrebbero essere seguiti anche in patria, ad esempio tramite mutui casa, prodotti di accumulo del risparmio, servizi assicurativi e finanziamenti all’impresa.

 

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