621 IOM:Albania, uno su cinque è emigrato. Rimesse per cinque miliardi di dollari

20051214 11:07:00 rod

Ricerca dello IOM
di Manjola Golashi

ROMA – I cittadini albanesi che negli ultimi quindici anni hanno lasciato il loro paese per cercare lavoro e fortuna in altre parti del mondo compongono il 20 per cento dell’intera popolazione dell’Albania. Sono giovani, lavorano principalmente nell’edilizia e nel settore dei servizi, hanno la tendenza a risparmiare e con i soldi che inviano ai famigliari in patria costituiscono uno dei pilastri più importanti dell’economia albanese.

Sono solo alcune delle caratteristiche emerse dal rapporto sul progetto “Strategie nazionali per la migrazione”, approvato dal governo albanese e preparato dalla Organizzazione Internazionale per la Migrazione (Iom). Secondo il rapporto sono circa 710mila gli albanesi emigrati all’estero, 390mila maschi e 320mila femmine, ma l’emigrazione irregolare impedisce la costruzione di statistiche esatte. Prendendo in considerazione anche coloro che si sono trasferiti all’estero prima del regime comunista e le seconde e terze generazioni, nate nei paesi ospiti, il numero supera il milione di persone. La concentrazione più grande è in Grecia, con circa 600mila albanesi, seguono l’Italia con 250mila (ma l’Istat parla di 317mila presenze) e gli Stati Uniti d’America con 150mila. Un numero più basso ha deciso di vivere nel Regno Unito (50mila), in Germania (15mila) e in Canada (11.500). Chiudono la classifica Svizzera e Paesi Bassi con rispettivamente 1500 e 1000 cittadini albanesi. La maggioranza degli emigrati ha tra i 20 e i 40 anni. Grande parte degli uomini lavora nell’edilizia: il 49 per cento in Grecia, il 43 per cento in Italia e il 33 in Inghilterra, dove il settore dei servizi dà lavoro al 66 per cento delle donne albanesi. Mentre in Italia e Grecia grande parte di loro lavora come badante, colf o addetta alle pulizie. Secondo un sondaggio dell’Iom, il 75 per cento degli immigrati albanesi ha un conto corrente bancario nel paese dove risiede. Alta la tendenza al risparmio: in media una famiglia riesce a mettere da parte ogni anno circa 5.390 euro. A beneficiare dei risparmi e dei soldi inviati dall’estero sono genitori, mogli e figli e poi fratelli e altri famigliari. Il 37,9 per cento degli intervistati dice che nel futuro manderà meno soldi a casa. Il 37,3 è intenzionato a spedire più o meno le stesse somme e il 24,8 si ripropone di trasferirne di più. I soldi mandati in patria dagli immigrati negli ultimi 10 anni costituiscono il 15 per cento del Pil (prodotto interno lordo) albanese e il 58,8 per cento della bilancia commerciale del paese. Si ritiene che nel periodo 1993-2003 le rimesse abbiano raggiunto la somma di 5.145 milioni di dollari, superando gli investimenti esteri nel paese (che nello stesso periodo sono stati di 1082,1 milioni di dollari) e gli aiuti che lo stato albanese ha ricevuto dalle organizzazioni e istituzioni internazionali (che nel periodo 1992-2002 hanno raggiunto un totale di 3104 milioni di dollari). Gran parte di queste entrate viene usata per necessità primarie (cibo, vestiti), un’altra parte per migliorare la qualità della vita (elettrodomestici, mobili) e un’altra parte per ingrandire e restaurare le case. Pochi gli albanesi che decidono volontariamente di lasciare la residenza all’estero e tornare in patria. Tra il 2002 e il 2004 si contano appena 300 persone rientrate dai paesi dell’Europa occidentale tramite l’apposito programma della stessa Iom. Molto più alto invece il numero dei rimpatri forzati: sono più di 300mila (stando ai numeri ufficiali) e la maggior parte sono rimandati in Albania dalla Grecia, dall’Italia e dall’Inghilterra, perché erano irregolari. Il rinforzo dei controlli di frontiera, le politiche di contrasto al traffico di esseri umani, la maggiore stabilità politica e il generale miglioramento delle condizioni economiche e sociali dell’Albania, hanno portato negli ultimi anni a una continua diminuzione dell’emigrazione irregolare e all’aumento di quella legale, soprattutto verso il Canada e gli Stati Uniti. Mentre i paesi vicini, Italia e Grecia, vengono preferiti soprattutto per il lavoro stagionale. L’ingresso regolare nei paesi occidentali ha facilitato l’integrazione e il conseguente ricongiungimento con le famiglie, con una nota negativa per la Grecia, dove il processo d’integrazione sembra essere molto lento.

 

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