605 COLOMBIA: PREOCCUPAZIONE PER LE CONSEGUENZE DEL CONFLITTO SULLE COMUNITA’ INDIGENE

20051213 20:01:00 rod

La popolazione indigena della Colombia – che conta circa un milione di persone – sta risentendo pesantemente del conflitto armato, che ormai da oltre vent’anni imperversa in Colombia. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) teme che intere comunità possano scomparire a causa dell’abbandono forzato dei loro territori.

Secondo quanto indicato in un recente rapporto dell’Organizzazione Nazionale Indigena della Colombia (ONIC), dall’inizio dell’anno oltre 19mila indigeni, fra uomini, donne e bambini, sono stati costretti a fuggire dai propri villaggi e dai territori. Su tale cifra incide in maniera rilevante l’esodo, avvenuto la scorsa estate, di circa 14mila membri del gruppo indigeno Nasa della Colombia occidentale.
Il rapporto ONIC afferma inoltre che sono a rischio anche numerosi altri gruppi indigeni, degli oltre 80 presenti in Colombia. Nel mese di ottobre, infatti, per sfuggire ai combattimenti, centinaia di Qechwa si sono riversati nel dipartimento meridionale di Putumayo e alcuni nel confinante Ecuador. La situazione nel dipartimento di Putumayo permane estremamente preoccupante: anche questa settimana si sono registrati nuovi combattimenti e fughe di popolazione, che hanno coinvolto anche comunità indigene. Nel dipartimento di Choco, nella Colombia nord-occidentale, centinaia di Embera si trovano sotto l’incessante minaccia di perdere le loro terre ancestrali.
È la prima volta che – grazie al database su scala nazionale e al sistema di raccolta di informazioni dell’ONIC, realizzati con il sostegno dell’UNHCR – sono disponibili dati cosi dettagliati sull’impatto del conflitto sulla popolazione indigena. Questi dati mettono in luce l’estrema vulnerabilità dei gruppi indigeni colombiani rispetto all’esodo forzato.
In Colombia gli sfollati interni sono oltre 2 milioni. L’abbandono forzato dei propri luoghi d’origine è di per sé un’esperienza particolarmente difficile, ma è doppiamente drammatico per le comunità indigene, fortemente legate alla terra: spesso l’esodo forzato provoca il collasso dei tradizionali modelli culturali e di autorità. Al pari di molte altre famiglie di sfollati, quelle indigene finiscono per insediarsi nei principali centri urbani della Colombia, dove incontrano enormi difficoltà nel costruirsi una nuova vita in un ambiente totalmente estraneo.
Questa tragedia rimane perlopiù invisibile. Solitamente le terre su cui vivono le comunità indigene si trovano in zone remote ma strategicamente importanti e dunque con una forte presenza di gruppi armati irregolari. Spesso i crimini e le violazioni dei diritti umani di cui sono vittima gli indigeni non vengono segnalati e rimangono impuniti. Secondo quanto riporta l’ONIC, nel corso degli ultimi vent’anni sono stati assassinati oltre 1.600 indigeni, il 60 per cento dei quali negli ultimi cinque anni. Il gruppo indigeno Wiwa della Sierra Nevada de Santa Marta, nel nord del paese, ad esempio ha perso 12 membri soltanto nei primi otto mesi del 2005, su una popolazione stimata di 1.850 individui.
L’UNHCR è impegnato nella protezione dei diritti della popolazione sfollata colombiana ed è particolarmente preoccupato per la sorte dei gruppi indigeni. L’Agenzia dedica particolare attenzione al rafforzamento delle organizzazioni indigene come l’ONIC, di modo che queste possano tutelare i diritti delle comunità che rappresentano. I progetti dell’UNHCR a favore delle comunità indigene comprendono attività di sostegno per l’ottenimento dei documenti d’identità ufficiali, di formazione in materia di diritti umani, di sostegno psicologico, nonché attività rivolte ai giovani e formazione agli insegnanti per metterli in grado di affrontare le necessità dei bambini sfollati.

 

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