Leo Zanier: Il ricordo di Claudio Cumani (Monaco di Baviera)

Ho conosciuto l’emigrazione italiana attraverso le poesie di Leonardo Zanier. Certo, come moltissimi italiani della mia generazione avevo zii sparsi per il mondo, in Venezuela, in Francia, in Australia. Li incontravo durante le loro viste estive, ma la loro vita mi restava incomprensibile. È stato leggendo “Libars… di scugnî lâ” (Liberi… di dover partire) che ho iniziato a capire. Capire quel mondo così vicino, ma così lontano. Capire e sentire i sentimenti, le paure, le lacerazioni degli emigrati, gli sguardi, i racconti, i silenzi di quegli zii e zie che da bambino mi narravano di paesi per me quasi fiabeschi.

Ho conosciuto Leonardo Zanier attraverso le sue poesie, i suoi articoli, i suoi interventi. E quando l’ho incontrato per la prima volta personalmente, era una figura familiare, carica di fascino. Era il 19 luglio 1980, nella sua casa di Maranzanis, in Carnia. Accolse quel vivace gruppo di giovani adolescenti triestini che era andato intervistarlo con pazienza, ironia, montanara saggezza. Un dialogo prezioso tra generazioni che ancora mi colpisce quando ne riascolto la registrazione. Ci parlò dell’emigrazione, che conosceva bene, essendo lui stesso dagli anni ’50 emigrante, prima in Marocco, poi in Svizzera. E ci fece capire la differenza fra la cultura retorica e finta delle associazioni “patrie” ufficiali – nazionali e locali – e la cultura delle persone in carne ed ossa, delle trazioni popolari profonde, delle voci di coloro che non hanno solitamente voce: operai, contadini, artigiani, donne.

Perché Zanier è stato sindacalista, animatore e mediatore culturale, direttore delle scuole professionali consortili, Presidente della Federazione delle colonie libere italiane in Svizzera, fondatore e dirigente dell’Ecap, l’ente di formazione professionale della CGIL, responsabile per la UE di progetti di sviluppo locale contro la povertà e l’esclusione, ideatore dell’albergo diffuso in Italia. E poeta. Un poeta profondo, le cui opere sono state musicate e tradotte in molte lingue.

Del nostro ultimo incontro, a Monaco di Baviera, al termine di una serata in suo onore organizzata dall’ALEF (Associazione Lavoratori Emigrati del Friuli Venezia Giulia), ricordo ancora lo scambio di pensieri sulle identità e appartenenze multiple che anche i migranti si portano dentro, la profonda empatia nei confronti degli immigrati in Italia – così simili agli emigrati italiani nel mondo – e la convinzione del ruolo importante che il sindacato può svolgere per la loro integrazione.

Leonardo Zanier è stato un grande poeta, un sindacalista, un lavoratore, un intellettuale. Un vero compagno.

Claudio Cumani,
Monaco di Baviera
1 maggio 2017 (festa dei lavoratori)

 

________________________

 

Alcune delle più note poesie di Leo Zanier, QUI

Visits: 35

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.