12133 Prima gli Svizzeri. Quando l’emigrato discriminato e’ italiano

20160920 10:59:00 redazione-IT

[b]di Pietro Lunetto[/b]

Nelle prossime settimane si terra’ in Svizzera, precisamente, un referendum per sollecitare una norma che dia la priorità nelle nuove assunzioni agli svizzeri e poi agli stranieri. In questo caso gli stranieri sono sopratutto italiani transfrontalieri. Abbiamo intervistato a questo proposito Massimiliano Ay classe 1982, segretario del Partito Comunista, deputato al Gran Consiglio della Repubblica e Cantone Ticino (il parlamento cantonale) e consigliere comunale della città di Bellinzona.

[b]Massimiliano, come spiegare ad un pubblico non svizzero o non familiare con la politica svizzera questo referendum dopo quello federale dello scorso autunno?[/b]

Si tratta di un’iniziativa popolare lanciata dall’Unione Democratica di Centro (UDC), un partito della destra nazionalista che in Ticino non è molto grande ma che è il primo partito sul piano nazionale. Questa iniziativa chiede di attuare il principio di preferenza agli Svizzeri al momento di un’assunzione. A nostro avviso si tratta di una norma che fomenta la guerra fra poveri mettendo i lavoratori residenti contro i frontalieri, e ciò proprio su proposta di quella forza politica che costantemente si oppone a salari minimi, estensione dei contratti collettivi, misure sociali a favore del lavoro, ecc. Quella dello scorso inverno era invece un’iniziativa «per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri che commettono reati», una proposta che oltre a stravolgere il principio secondo cui la legge è uguale per tutti, addirittura avrebbe inserito nella Costituzione federale – snobbando il legislativo e dunque mettendo in discussione la separazione dei poteri – delle liste di reati che avrebbero comportato l’immediata espulsione di un cittadino straniero senza più alcuna possibilità per il giudice di analizzare la situazione caso per caso: fra questi vi erano anche reati di minor entità.

[b]La societa’ svizzera e in Ticino particolarmente si assiste ad una involuzione della societa’, che diventa piu’ intollerante e razzista?[/b]

In un periodo di crisi economica e sociale è abbastanza frequente notare l’avanzata di pensieri xenofobi e un maggiore consenso verso i partiti nazionalisti. Questo è sicuramente visibile anche in Svizzera, in Ticino questa situazione risalta ancora di più visto che è una regione di frontiera che subisce direttamente gli svantaggi degli accordi bilaterali con l’Unione Europea in modo particolare relativi al dumping salariale e alla sostituzione di manodopera indigena con lavoratori frontalieri che possono spesso essere assunti con salari minori. Non stupisce quindi se la Lega dei Ticinesi, paragonabile alla Lega Nord italiana, riesca a diventare il partito a maggioranza relativa nel governo cantonale.

[b]Quale potrebbero essere le soluzioni per fermare questa deriva? Quali le proposte del vostro partito?[/b]

Sul corto periodo il Partito Comunista sostiene l’iniziativa popolare “Basta con il dumping salariale” che unitamente al partito troskista MPS e ad alcuni sindacati si era lanciata nel 2011: tale proposta – che voteremo anche il prossimo 25 settembre – chiede di aumentare gli ispettori del lavoro che dovranno controllare le condizioni di impiego nelle aziende così da evitare palesi casi di sfruttamento: attualmente mancano infatti risorse per tali verifiche. L’iniziativa in questione chiede un ispettore ogni 5mila persone attive, oltre che una notifica di qualsiasi contratto di lavoro all’autorità. L’iniziativa originariamente prevedeva pure che l’attività di controllo dell’ispettorato del lavoro nelle aziende potesse contare su delegati aziendali ma il parlamento – che verifica i contenuti delle iniziative prima che esse arrivino in votazione popolare – ha stralciato questa rivendicazione.
Sul medio-lungo periodo poi il Partito Comunista propone che la Svizzera si renda più autonoma dall’UE, che sviluppi la propria economia differenziandola e relazionandosi in modo privilegiato con i mercati emergenti (siano essi i BRICS, l’area Euroasiatica, ecc.) in rapporti di cooperazione win-win e senza dipendere quindi dai diktat di Bruxelles.

[b]La comunita’ italiana emigrata negli anni passati, come e’ orientata? esiste una solidarieta’ con gli emigrati nuovi arrivati?[/b]

La comunità italiana è ben integrata nel tessuto locale ed è politicamente parcellizzata. Non mancano cittadini italiani fra i sostenitori dell’iniziativa “Prima i nostri”, così come tanti sono i lavoratori italiani iscritti ai sindacati ticinesi e che danno loro spinte combattive.

 

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