12120 E’ On line Nuovo Paese di Agosto 2016, il mensile di FILEF Australia

20160815 13:46:00 redazione-IT

[b]Il fattore "dirompente" – (Editoriale di Frank Barbaro)[/b]

Non c’è dubbio che viviamo tempi incerti. Però in Occidente le incertezze riguardano l’incapacità di sostenere il livello di vita finora raggiunto grazie allo sfruttamento di masse di operai e di consumatori, oltre che della natura e, non bisogna dimenticarlo, anche grazie allo sfruttamento di quello che una volta si definiva Terzo Mondo.
L’attuale preoccupazione dell’Occidente per il rischio terrorismo è totalmente sproporzionata rispetto alla preoccupazione derivante dal rischio causato da un sistema economico, politico e sociale, palesemente insostenibile e per il quale è responsabile principalmente l’Occidente stesso.

Gli indici di guai seri non mancano: una crescente disoccupazione, un mondo del lavoro aggressivamente precario, una montagna di capitale inerte, governi incapaci di governare, una natura in rovina, una crescente disparità globale, e cosi via.

Lo stile o modo di vivere, che secondo la leadership politica soprattutto occidentale gli estremisti islamici vogliono distruggere, sembra non sia abbastanza seducente per i popoli in cui nuota l’estremismo.

Ma l’Occidente, nonostante il continuo bombardamento di questi popoli e la devastazione delle loro società, non è ancora riuscito ad convincerli della superiorità e santità della vita occidentale.

Invece, la ricetta offerta, dopo ogni tragico episodio terroristico, dove pare che il filo comune più probabile sia l’instabilità mentale dell’individuo piuttosto che l’Islam, contiene più bombardamenti, più controlli, meno libertà e meno spazio per un dibattito civile e democratico sulle problematiche generate dal modo di vita occidentale e sull’attuale rivoluzione del sistema economico che surrealmente si autodefinisce ‘dirompente’.

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[b]The ‘disruptive factor’[/b]

There is no doubt that we live in uncertain times. But in the West the uncertainties relate to the inability to sustain the standard of living achieved so far thanks to the exploitation of the masses of workers and consumers, as well as of the environment and it should not be forgotten, thanks also to the exploitation of what used to be called the Third World.

The current West’s concern about the risk of terrorism is totally disproportionate to the concern arising from the risk caused by unsustainable economic, political and social systems, and for which the West is responsible.

There are many indications of the serious problems in the West: rising unemployment, a world of work that is aggressively precarious, an inert mountain of capital, governments incapable of governing, environmental ruin, growing global inequality, and so on.

It appears that the style or way of life, which Western political leadership especially allege Islamic extremists want to destroy, is not seductive enough for the people within which extremists thrive.

But the West, despite the constant bombardment of these people and the devastation of their societies, has not yet managed to convince them of the superiority and sanctity of Western life.

Instead, the recipe offered after each tragic terrorist episode, where it seems more likely that the common thread is the individual’s mental instability rather than Islam, is for more bombings, more control, less freedom and less space for a civilized and democratic debate on the problems generated by Western lifestyles and on the current revolution of the economic system that it has surreally self-defined as ‘disruptive’.

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