Wilful destruction
It is still common in many cultures to celebrate the new year by throwing out what has been superseded or spent.
Variations of these practices around the world symbolise discarding unwanted and burdensome material and non-material possessions for a fresh and more fortunate start.
They are laudable sentiments but which are as ephemeral as fireworks with set habits defying new year resolutions and continuing to shape lives.
However, economic and market forces driven by private interests show greater resolve to ditch what had been useful for what is new and more opportune.
This wilful destruction of the old order has intensified and is brazenly referred to as a self evident and inevitable result of disruptive technologies and disruptive systems.
Sometimes this wilful destruction, uncontested and unaccountable to public interests, is carried out in shadowy legal grounds.
Uber deliveries, of people and goods, for example, challenges previously set norms for wages and conditions and crypto currencies’ purpose and role is unclear other than for its use to exploit.
Then there is the classical wilful destruction from wars, all of them inhumane and against nature, that are being passively and impotently witnessed.
It is only the most gullible, the most ignorant and the most partisan who believe that Israel, with a population of about 10 million, could have the political and military resources to foment illegal wars in the tortured Middle East without US backing.
The chaos from the disintegration of States in the Middle East, in the Ukraine, in Yemen, in Libya and so on, is a useful camouflage and alibi for an unheralded and increasingly unhindered private global economic power.
There is need for wilful destruction but one driven by public interest for clarity, respect for life and a justice founded on economic equality, not notional democracies.
Distruzioni intenzionali
È ancora comune in molte culture celebrare il nuovo anno gettando via ciò che è obsoleto o superato.
Ovunque nel mondo, tutte le varianti di questa pratica simboleggiano la dismissione di beni materiali e immateriali indesiderati e gravosi, al fine di iniziare il nuovo anno con una nuova e più fortunata prospettiva.
Sono sentimenti lodevoli, ma effimeri come i fuochi d’artificio, abitudini consolidate che sfidano le risoluzioni di Capodanno e continuano a plasmare vite.
Tuttavia, le forze economiche e di mercato, guidate da interessi privati, mostrano una maggiore determinazione nel sostituire ciò che era utile con ciò che è nuovo e più opportuno.
Ovunque nel mondo, tutte le varianti di questa pratica simboleggiano la dismissione di beni materiali e immateriali indesiderati e gravosi, al fine di iniziare il nuovo anno con una nuova e più fortunata prospettiva.
Sono sentimenti lodevoli, ma effimeri come i fuochi d’artificio, abitudini consolidate che sfidano le risoluzioni di Capodanno e continuano a plasmare vite.
Tuttavia, le forze economiche e di mercato, guidate da interessi privati, mostrano una maggiore determinazione nel sostituire ciò che era utile con ciò che è nuovo e più opportuno.
Questa distruzione volontaria del vecchio ordine si è intensificata ed è apertamente definita come una conseguenza autoevidente e inevitabile delle tecnologie disruptive e dei sistemi dirompenti.
A volte questa distruzione volontaria, incontestata e non responsabile nei confronti degli interessi pubblici, viene attuata su basi legali oscure.
Le consegne Uber, di persone e merci, ad esempio, sfidano le norme precedentemente stabilite sui salari e le condizioni dei lavoratori, e il ruolo e lo scopo delle criptovalute sono poco chiari, se non per il loro utilizzo a scopo di sfruttamento.
A volte questa distruzione volontaria, incontestata e non responsabile nei confronti degli interessi pubblici, viene attuata su basi legali oscure.
Le consegne Uber, di persone e merci, ad esempio, sfidano le norme precedentemente stabilite sui salari e le condizioni dei lavoratori, e il ruolo e lo scopo delle criptovalute sono poco chiari, se non per il loro utilizzo a scopo di sfruttamento.
Poi c’è la distruzione volontaria classica, quella derivante dalle guerre, tutte disumane e contro la natura, a cui si assiste passivamente e impotenti.
Solo i più creduloni, i più ignoranti e i più faziosi credono che Israele, con una popolazione di circa 10 milioni, possa avere le risorse politiche e militari per fomentare guerre illegali nel travagliato Medio Oriente senza il supporto degli Stati Uniti.
Il caos derivante dalla disintegrazione degli Stati in Medio Oriente, in Ucraina, in Yemen, in Libia e così via, è un’utile maschera, oltre che un alibi per un potere economico globale privato che avanza senza ostacoli.
Esiste una necessità di distruzione, ma guidata dall’interesse pubblico verso la chiarezza, il rispetto della vita e una giustizia fondata sull’uguaglianza economica, non sulle democrazie fittizie.
Solo i più creduloni, i più ignoranti e i più faziosi credono che Israele, con una popolazione di circa 10 milioni, possa avere le risorse politiche e militari per fomentare guerre illegali nel travagliato Medio Oriente senza il supporto degli Stati Uniti.
Il caos derivante dalla disintegrazione degli Stati in Medio Oriente, in Ucraina, in Yemen, in Libia e così via, è un’utile maschera, oltre che un alibi per un potere economico globale privato che avanza senza ostacoli.
Esiste una necessità di distruzione, ma guidata dall’interesse pubblico verso la chiarezza, il rispetto della vita e una giustizia fondata sull’uguaglianza economica, non sulle democrazie fittizie.
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