Il presidente dell’Istituto Ferdinando Santi, Pierpaolo Cicalò, ha illustrato il progetto in corso per rilanciare il destino della Sardegna e per trasformare le “conoscenze ed esperienze maturate dai giovani, o meno giovani, all’estero” in propellente per coloro che sono ancora sul territorio
MADRID – Anche la regione Sardegna ha le sue eccellenze sparse per il mondo. Tante tornerebbero in Italia, nella propria regione, se trovassero una collocazione nel mondo del lavoro simile a quella conquistata con tanti sacrifici all’estero e con un ritorno economico comparabile. Ma la Sardegna non può offrire né l’uno né l’altro. È questa la realtà che ci illustra Pierpaolo Cicalò, presidente dell’Istituto Ferdinando Santi. È una realtà che dovrebbe invitare tutto il mondo politico alla riflessione e all’autocritica.
– In Sardegna – confessa Cicalò – non ci sono strutture di base che permettano di approfittare delle conoscenze e delle professionalità che tanti corregionali ora all’estero potrebbero offrire. È necessario creare le condizioni per riceverli e reintegrarli al territorio. Anche per dare stimoli a coloro che ancora non sono andati via. Non si può chiedere a un chirurgo sardo, giustamente riconosciuto in un altro paese, che torni per fare il barelliere.
Commenta che si tratta di avviare un percorso che richiede uno studio approfondito e serio. Sostiene che “non si può improvvisare ma deve essere programmato negli anni se si vogliono creare i presupposti per dare una soluzione seria al fenomeno dello spopolamento”.
Pierpaolo Cicalò, dopo aver incontrato i sardi residenti a Barcellona e a Valencia (prima del nubifragio), partecipa all’incontro con i corregionali organizzato dal “Circolo Sardo Ichnusa Madrid” che presiede Gianni Garbati. È accompagnato dal rappresentante della Fondazione di Sardegna e sindaco di Quartu Sant’Elena, Graziano Mila, e dal noto giornalista e scrittore, Giuseppe Corongiù.
Il presidente dell’Istituto Ferdinando Santi illustra il progetto in corso per rilanciare il destino dell’isola e per “trasferire il bagaglio di conoscenze e di esperienze maturate dai giovani, o meno giovani, all’estero affinché si trasformino in propellente per coloro che sono ancora sul territorio”. Si tratta di racconti e testimonianze di chi, all’estero, ha trovato spazio e terreno fertile per esprimere la propria creatività e intraprendenza.
– Tanti – commenta Cicalò – interpretano l’emigrazione come una sconfitta personale…
– Perché? Semmai è una sconfitta per la politica, incapace di creare le condizioni per frenare il fenomeno migratorio. Emigrare, cercare altrove quello che in Patria ti è negato, è piuttosto un atto coraggioso.
– Pienamente d’accordo – condivide Cicalò – Dall’ultimo censimento, pubblicato dalle Acli e dalla Fondazione Migrantes, emerge che dal 2014 al 2024 sono andati via dalla Sardegna 100 mila persone, 10 mila ogni anno. Spesso, troppo spesso queste persone non tornano. Abbiamo realizzato in Sardegna un progetto che abbiamo battezzato col nome di “Master and Back”. Formiamo giovani all’estero. Offriamo loro il supporto necessario affinché possano frequentare un “master” e poi tornare. Il “back” non c’è mai stato. Restano all’estero dove possono realizzare i propri sogni.
Giuseppe Corongiù, che ha ascoltato con interesse la nostra conversazione, interviene per commentare che “tutto si riassume in una frase: non è tanto importante parlare di partenze e di ritorno quanto di un modello circolare”. L’autore di “Metropolitania” e direttore artistico e culturale del progetto “Decalogo dei Talenti Sardi all’Estero,” aggiunge:
– La soluzione non è che tu rientri o che tu parta ma che ti sposti continuamente. Forse è così come dobbiamo ripensare il mondo dell’espatrio: un mondo in permanente movimento.
– Se ci si limita solamente all’Europa, dove spostarsi è estremamente facile, forse sì. Ma quando si esce dall’Europa, la mobilità assume altre caratteristiche e deve affrontare altre difficoltà… Ad esempio, nelle Americhe, dove la presenza italiana è molto importante.
– Per questo – precisa Corangiù -, è importante raccontare questo mondo. E non solo quello dell’eccellenza che interessa il discorso collettivo. La maggiore difficoltà è come far arrivare queste testimonianze, questo messaggio ai sardi, agli italiani. In Italia c’è la tendenza a sottovalutare il problema… si preferisce non parlarne.
Nel corso dell’incontro di Cicalò, Mila e Corongiù con i sardi “madrileños”, presenti assai numerosi, sono state proiettate videoregistrazioni di interviste a sardi, giovani e meno, residenti in Germania, in Olanda, in Inghilterra. Un piccolo assaggio di un progetto molto ampio che coinvolge le comunità sarde dei quattro continenti. Non è mancata la pausa musicale, con l’interpretazione di un brano di musica classica eseguito dal chitarrista Simone Omnis, direttore artistico del “38º Festival Internazionale della Chitarra”. L’incontro si è concluso con la degustazione di alcune specialità offerte dal “Nuevo Spazio Gastronomico Airiños”.
FONTE: https://lavoceditalia.com/2024/11/14/726287/cicalo-creare-le-condizioni-per-permettere-il-ritorno-delle-nostre-eccellenze-allestero/
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