Ancora una volta la sinistra italiana non è riuscita a convincere gli elettori ad andare a votare e, ancora una volta, la destra ne ha approfittato, aggiudicandosi per una manciata di voti la presidenza della Liguria nonostante gli scandali di corruzione che avevano travolto la giunta Toti.
La candidatura di Andrea Orlando, profilo di alto livello nelle gerarchie del Partito Democratico, ma con poca presa sul territorio, ha dovuto quindi cedere il passo a Marco Bucci, ex sindaco di Genova, che si è presentato saggiamente come candidato civico, solo sostenuto dalla coalizione di centrodestra.
Ancora una volta in questo scenario di bassissima affluenza (46%), a farla da padrone sono stati i sistemi di potere e i grandi elettori locali, che hanno fatto pesare i loro pacchetti di voti in maniera determinante e in questa sfida la destra ha avuto la meglio, anche se il PD è risultato il partito più votato (28,4%), con preferenze molto alte soprattutto nelle città, tra cui la stessa Genova, feudo proprio di Bucci.
Numeri che però non sono bastati, perché il disastro che ha colpito il Movimento 5 Stelle (4,6%), sempre più evanescente, non è stato colmato dalla seppur buona prestazione di Verdi e Sinistra (6,2%). A destra, Lega e Forza Italia restano a galleggiare tra l’8 e il 9%, mentre Fratelli d’Italia raccoglie uno scarno 15%.
Un risultato che conferma, come già accaduto alle Europee, che il partito della Meloni è in calo costante nelle preferenze degli italiani anche se fa finta di non vederlo, attribuendo il mancato afflusso di voti, alle preferenze che i liguri hanno assegnato alle liste civiche a sostegno del candidato presidente.
Con una destra quindi non certo brillante, ma che approfitta della bassa affluenza, il risultato negativo del centro-sinistra è tutto figlio di una serie di scelte sbagliate che sono state punite dagli elettori, a cominciare dalla poca coerenza di una coalizione che sta assieme senza programmi, idee e soprattutto una visione comune e a lungo termine.
Mettici poi il suicidio del M5s a causa delle faide interne e di questo continuo parlarsi addosso, la candidatura di un Orlando che non è certo un trascinatore di folle, e la frittata è fatta.
E soprattutto è una frittata che ha il sapore amaro della disaffezione e della disillusione, quella di un sempre più alto numero di cittadini che, davanti ad una sinistra così povera di idee e coraggio e ad una destra travolta dagli scandali di corruzione, decide di non andare a votare, decretando, elezione dopo elezione, non tanto la morte della politica (già bella che defunta), ma quella ben più grave della democrazia.
Luca Maria Esposito
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