Sacrificare la democrazia pur di scongiurare la guerra: gli americani si ributtano su Trump

Messi davanti alla scelta tra sacrificare ciò che resta della democrazia o la prospettiva di una guerra globale a spese dei poveri e per arricchire i miliardari, gli americani non hanno avuto dubbi. In tutto il Paese, in tutte le fasce demografiche e sociali, tra i bianchi e tra le minoranze, gli americani hanno scelto Donald Trump in modo trasversale.

I repubblicani hanno accresciuto la propria base persino in tradizionali roccaforti democratiche dell’est e dell’ovest, persino a New York e Miami, dilagando tra gli under 30, anche istruiti, tra i latinos, tra gli afro-americani, tra i lavoratori. Anche tra le donne, il margine dei democratici rispetto alle scorse elezioni si è praticamente dimezzato.

Ad accomunare tutti gli elettori che hanno scelto per la prima volta nella storia un presidente condannato, che ha dimostrato di non avere nessun rispetto le istituzioni, né alcuna considerazione per i valori della democrazia, ci sono sicuramente la preoccupazione per l’immigrazione e la criminalità, l’ansia per una situazione sempre più degradata a livello sociale, con disuguaglianze dilaganti e l’inflazione che ha colpito, come in tutto il mondo, i beni di prima necessità e gli alloggi.

Tutti temi che hanno spinto gli elettori a convergere su Trump, nonostante la differenza tra le ricette democratiche e quelle repubblicane siano nella sostanza evanescenti. Eppure l’America ha riversato le sue speranze su Trump, e non un’America qualunque, perché se nel 2020 il Tycoon vinse tra gli elettori con un reddito superiore ai 100mila dollari, mentre Biden tra quelli sotto i 50mila, oggi è accaduto l’opposto.

I democratici sono insomma diventati in quattro anni il partito dei ricchi, che ha fallito nel proteggere le classi più povere, in cui c’erano i suoi elettori, dalla mazzata del carovita che ha sprofondato il potere d’acquisto dei salari, e ha invece strizzato l’occhiolino ai miliardari, con investimenti massicci sulla crescita economica che, seppur azzeccati, necessitano di tempi lunghi e nel frattempo hanno privilegiato i profitti, le rendite finanziarie, i redditi più alti.

In una situazione del genere, sfruttare la guerra tra poveri, fomentando l’odio verso gli immigrati, per un miliardario senza scrupoli come Trump è stato gioco facile, ma il problema è che a farlo è stata la stessa Kamala Harris, che su ogni punto è andata dietro al suo avversario. Tanto che, sui macro-temi, l’unica cosa a differenziare davvero i due candidati è stata la questione della guerra, che Trump ha cavalcato promettendo il ritorno alla pace nel mondo.

Sono le promesse di un uomo senza la minima credibilità, certo, ma gli americani avranno pensato che è sempre meglio una promessa, seppur vana, della certezza di un mondo spinto dai democratici sul crinale di una guerra mondiale. E allora addio valori, addio principi, addio democrazia, l’importante è non cadere nel baratro. Poi si vedrà.

Luca Maria Esposito

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1 commento

  1. Finalmmente un articolo intelligente rispetto allo stupidario a cui ci ha abituato la stampa detta progressista (da Repubblica a Le Monde…) in cui si delirava di genere machismo donne bianche o nere o gialle (non votata perché donna!…sic)
    Formulo comunque una critica sotto forma di domanda: che cosa c’é di democratico negli attuali Dem (USA) (ma forse ancje quelli italiani tanto democratici non sono a pensarci bene- comunque limitiamoci ai DEm USA? Bugie su bugie, manipolazioni, complicità (e più) in un genocidio…visti da Marte (e dal Sud globale) i due candidati erano del tutto speculari ed equivalenti…il problema é l’Impero decadente che ci tocca di subire chissà ancora per quanto…

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