INTENSA BELLEZZA: Sul film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi

di Vittorio Stano

Talentuosa, eclettica attrice Paola Cortellesi da oltre due decenni arricchisce il panorama televisivo, teatrale e cinematografico. Esilarante nelle imitazioni di personaggi che spaziano dalla politica alla musica ; ironica, convincente e… commovente il monologo sulle donne al Premio Donatello. Con “C’è ancora domani” è anche convincente sceneggiatrice e regista. Paola Cortellesi ha messo in scena un film al femminile di qualità. La sua straordinaria sensibilità di donna impegnata dà un senso profondo a quello che decide di raccontare.

Il film riporta, a distanza di 80anni, una storia di ordinaria sopraffazione negli anni del dopoguerra; una storia di fatica, umiliazioni, rinunce, violenza fisica, morale, psicologica e… di riscatto.

I baby boomer ricordano che queste storie sono esistite veramente e che nonne, mamme e sorelle erano oppresse da mariti/padri-padrone; costrette al sacrificio autolesionistico, all’accettazione di una realtà così oppressiva che poteva anche eliminare la speranza. Ma il cuore delle donne è ben più grande e la speranza di una svolta nella vita non l’hanno mai persa, anzi l’hanno preparata, almeno per le figlie, redimendole dalla povertà educativa e affettiva tramandate da generazioni vessate, a loro volta, dal pregiudizio e dall’ignoranza.

È vera la speranza della protagonista. Le donne italiane si recarono alle urne per il referendum nel 1946 più numerose degli uomini e più forte era il loro desiderio di “cambiare la vita”. INTENSA BELLEZZA trionfa nella scena finale e il bianco e nero rende più realistica la narrazione: un fiume… una marea di donne si riversa verso i seggi elettorali per dire Sì! alla svolta, al cambiamento. I ricordi di mia madre e delle mie zie di quel giorno, il 2.6.1946, è stato sempre vivo e indelebile nelle loro memorie e lo hanno a più riprese raccontato a figli e nipoti. Per loro fu la luce in fondo al tunnel fatto di sacrifici, sofferenze, silenzi. Bellissimo e significativo è il gesto della figlia che si reca alle urne per dare alla mamma la scheda elettorale che inavvertitamente le era scivolata dalla borsa mentre, di buon mattino, si recava a votare per la prima volta nella sua vita. Gli sguardi intensi tra le due donne sono la prova di una ritrovata empatia e solidarietà femminile. Lo sguardo spento della mamma incontra quello della figlia adolescente, si sorridono condividendo intenti ormai chiari alle due donne: l’abito da sposa non aiutava l’emancipazione. Soltanto l’accesso al mondo del sapere e della conoscenza poteva e può rendere le donne padrone del proprio “destino”.

Nei decenni successivi tanta acqua è passata sotto i ponti di città, paesi e contrade d’Italia e la Cortellesi ci racconta che per le donne l’istruzione è valsa più del mero abito da sposa… L’argomento di lontane radici è sempre attuale: donne serve in casa, sottopagate al lavoro (…se riescono a lavorare!) ma non più chiuse nel dolore e propense a reagire a mariti violenti e ignoranti. Le donne non sono più subalterne come 80anni fa quando il fenomeno era un fatto trasversale, tutt’altro che limitato alle fasce di popolazione meno colta.

Le donne italiane si sono emancipate. Oggi spetta all’uomo fare la sua “rivoluzione” e… nel dialogo quotidiano, porsi sulla stessa lunghezza d’onda dell’altra metà del cielo.

 

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