n°36 – 08/9/23 – RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO.

01 – Sen. Francesca La Marca*: PD) “ringraziamento al console generale di Michele per aver attivato a New York una linea telefonica dedicata agli over 75”.
02 – Sen. Francesca La Marca*: approvato al senato il ddl a prima firma la marca sull’accordo sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica fra Italia e Costa Rica
03 – Mario Agostinelli e Alfiero Grandi*: Fukushima, bombe, transizione ecologica: l’Italia rimane vittima di un governo incompetenti.
04 – Che cos’è il RepowerEu (*)
05 – Anna Lisa Bonfranceschi *: Il Covid che verrà: come è iniziata la nuova stagione.
06- Francesca Lazzarato*: argentina, genere e identità per la derecha – tempi presenti. Percorso tra testi recenti e figure emergenti dell’estrema destra in crescita a Buenos Aires. Sociologia del voto, programmi e percorsi di donne in un paese che andrà alle urne il prossimo 22 ottobre. Un
07 – Marina Catucci, New York*: gli usa divisi: in dieci stati il divieto è totale – diritti americani. a un anno dalla fine della sentenza Roe vs Wade

 

01 – Sen. Francesca La Marca*: PD) “RINGRAZIAMENTO AL CONSOLE GENERALE DI MICHELE PER AVER ATTIVATO A NEW YORK UNA LINEA TELEFONICA DEDICATA AGLI OVER 75”
E’ di pochi giorni fa la notizia che il Console Generale d’Italia a New York, Fabrizio Di Michele, ha accolto la richiesta della senatrice La Marca di attivare, presso il Consolato Generale a New York, una linea telefonica dedicata ai connazionali over 75 anni seguendo l’esempio dei Consolati di Toronto e Montreal.
« Esprimo soddisfazione e gratitudine al console generale d’Italia a New York per aver accolto la mia proposta. Si tratta infatti di una mia incalzante richiesta, ed in particolare era una delle soluzioni che prospettavo in una risoluzione approvata in Commissione Esteri durante la scorsa Legislatura, che finalmente diventa realtà. » ha dichiarato la senatrice La Marca.
La nuova linea telefonica dedicata appena attivata permetterà ai connazionali sopra i 75 anni di fissare un appuntamento per il rilascio del passaporto e anche di aggiornare la propria posizione anagrafica. I connazionali residenti nella circoscrizione elettorale di New York (che comprende New York, New Jersey e Connecticut) over 75 potranno chiamare il numero +1(646) 897-0653 tutti i mercoledì dalle 14.00 alle 15.00.
« Le sollecitazioni che mi sono giunte da molti seniors, che avendo poca familiarità con le nuove tecnologie riscontravano problemi nell’ interfacciarsi con l’amministrazione diplomatica e consolare, mi hanno spinto a richiedere la promozione di questo servizio che permetterà a questi cittadini un contatto più diretto con l’amministrazione. » ha concluso la senatrice Francesca La Marca.
*(Sen. Francesca La Marca PD)

 

02 – Sen. Francesca La Marca*: APPROVATO AL SENATO IL DDL A PRIMA FIRMA LA MARCA SULL’ACCORDO SULLA COOPERAZIONE CULTURALE, SCIENTIFICA E TECNOLOGICA FRA ITALIA E COSTA RICA

Poche ore fa, in Senato, è stata votata la ratifica dell’Accordo sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica firmato a Roma il 27 maggio 2016, tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Costa Rica, a prima firma La Marca.
« Le relazioni bilaterali fra questi due Paesi sono solide ed improntate a un fiducioso rapporto di amicizia e collaborazione. È per questo che ho voluto depositare questo Disegno di Legge e che ho lavorato per una sua rapida calendarizzazione. Questo accordo si inserisce quindi nel contesto di un rilancio delle relazioni bilaterali dell’Italia con uno dei partner tradizionali dell’America centrale, un Paese che si caratterizza per la stabilità politica e gli indici di sviluppo tra i più elevati dell’area.» ha dichiarato la senatrice La Marca.
Fra Italia e Costa Rica le relazioni sono favorite anche da solidi rapporti commerciali. Il Costa Rica è difatti il quarto più importante partner dell’Italia in Centro America (dopo Messico, Panama e Cuba) con un interscambio globale che solo nel 2015, quindi l’anno prima della firma, ha raggiunto la cifra record di 379,5 milioni di euro.
« I 21 articoli che compongono l’Accordo definiscono l’impegno delle Parti a promuovere la cooperazione nei settori indicati, a migliorare la conoscenza, la diffusione delle rispettive lingue e culture e a favorire la collaborazione tra le rispettive istituzioni accademiche, amministrazioni archivistiche, biblioteche e musei. »
« Nei miei contatti diretti con la collettività italiana – ha proseguito La Marca – un numero che aumenta ogni anno, ho potuto riscontrare personalmente quanto sia auspicata la ratifica di questo Accordo, non soltanto dagli oltre 6.000 cittadini italiani che vivono in Costa Rica, ma anche da migliaia di altri cittadini italiani residenti in quel Paese ma non iscritti all’AIRE e per i costaricani che vivono in Italia, nonché per tutte le istituzioni culturali e scientifiche. L’Accordo quindi gioverà sicuramente ai membri della storica e operosa comunità italiana in Costa Rica che ha dato un sostanziale contributo allo sviluppo del Paese, oltre che ai tanti giovani imprenditori che vi risiedono.» ha concluso la senatrice La Marca.

 

03 – Mario Agostinelli e Alfiero Grandi*: FUKUSHIMA, BOMBE, TRANSIZIONE ECOLOGICA: L’ITALIA RIMANE VITTIMA DI UN GOVERNO INCOMPETENTE.
UNA NOTIZIA GRAVISSIMA PER L’AMBIENTE, GIÀ SOTTO STRESS PER LA CRISI CLIMATICA, COME L’INIZIO DEL VERSAMENTO NELL’OCEANO PACIFICO DELLE ACQUE INQUINATE DALLA RADIOATTIVITÀ DELLA CENTRALE NUCLEARE DI FUKUSHIMA STA PASSANDO SENZA SUSCITARE PURTROPPO LE REAZIONI CHE MERITA.

L’incidente nucleare di Fukushima in Giappone non solo ha confermato la pericolosità delle centrali nucleari civili in quanto tali, perché sottoposte a pericoli di varia natura nel loro funzionamento, ma anche la possibilità di eventi naturali eccezionali come fu il terremoto e poi lo tsunami che ne seguì. Dopo 12 anni non solo il Giappone ha ripreso la produzione di energia attraverso il nucleare “dimenticando” vittime e un territorio enorme inquinato, ma ha scelto di gettare in mare una grande quantità di acqua inquinata da radioattività, finora custodita in grandi contenitori in territorio giapponese, scaricando su tutta la popolazione mondiale le conseguenze dell’incidente, incurante delle proteste e sicuro che la potente lobby del nucleare appoggerà questa scelta sciagurata, perché altrimenti dovrebbe ammettere i pericoli che gravano su tutta la popolazione mondiale.

Erano possibili altre scelte, senza mettere a rischio le acque dell’oceano Pacifico, con l’obiettivo di gestire in sicurezza le conseguenze dell’incidente nucleare.

Il governo italiano, come purtroppo tanti altri, nel sostanziale silenzio dell’Europa non ha preso alcuna iniziativa. Non risulta che l’ineffabile riunione del G7 abbia discusso l’argomento per dissuadere il Giappone dal fare una scelta pericolosa, le cui conseguenze possono essere devastanti, ad esempio minacciando di bloccare l’acquisto di pesce pescato dal Giappone e in particolare mettendo sotto sorveglianza quello proveniente dal Pacifico, per evitare almeno il sushi inquinato dal nucleare.

Un conto sono eventi naturali che non si è in grado di contrastare, altro sono scelte fatte a freddo che mettono a rischio una parte del mondo e forse non solo quella, visto che come sappiamo le trasmigrazioni di pesci (basta pensare al granchio blu) e di piante è all’ordine del giorno. Le relazioni sempre più strette e frequenti portano a situazioni sconosciute, se poi l’inquinamento radioattivo viene diffuso nelle acque le conseguenze potrebbero essere pesanti e diffuse.

Non solo il governo italiano non si è occupato di un avvenimento di prima grandezza come questo: non ha neanche trovato modo di dissentire dalle bombe all’uranio impoverito che la Gran Bretagna ha deciso unilateralmente di inviare in Ucraina, come se non ci fossero già stati migliaia di militari che li hanno usati, oltre che tanti civili, ammalati di cancro, anche italiani. Si poteva almeno ripetere il dissenso della presidente del Consiglio manifestato sull’invio delle bombe a grappolo inviate dagli Usa in Ucraina (vietate dalla convenzione internazionale) anche sulle bombe a uranio impoverito, invece silenzio di tomba.

Del resto questo governo si caratterizza per avere un ministro dell’Ambiente del tutto incapace e comunque senza peso politico. L’Italia dovrebbe puntare senza ritardi sulla scelta delle energie rinnovabili che darebbero un risultato di autentica autonomia nazionale dalle fonti fossili, invece il peso degli interessi legati ai combustibili fossili è sempre più forte e gli investimenti sulle energie rinnovabili, proprio perché dipendono da fonti naturali, sono in grave ritardo, come dimostrano i dati degli ultimi anni. In particolare non si capisce quale sia il coordinamento tra i ministri dello Sviluppo e quello dell’Ambiente che dovrebbero insieme costruire una strategia sull’auto del futuro, più in generale sulla mobilità, e su questa base cercare intese con le aziende e i sindacati sulle condizioni da realizzare per garantire una transizione ecologica accelerata, mentre ogni occasione è buona per cercare di ritardare, di rinviare, facendo rimanere l’Italia isolata dai paesi più avanzati in Europa.

L’unica novità è che il ministro Pichetto Fratin, immemore di ben due referendum popolari che hanno bocciato a larga maggioranza il nucleare civile, continua a chiacchierare di una nuova generazione di centrali che oggi non solo non esistono ma sono sostanzialmente simili a quelle esistenti, pericolose e inquinanti e per di più costosissime, di fronte a una penuria di uranio per farle funzionare.

Di questo passo il nostro paese rimarrà fuori dalle scelte più avanzate, non investirà sui settori del futuro e sull’innovazione del lavoro e rimarrà vittima di un governo che pensa di cavarsela sfruttando le maggiori entrate da inflazione senza capire che diventeranno presto maggiori spese e porteranno a una ulteriore divaricazione sociale tra redditi alti e redditi bassi. Ci mancherebbe solo che questo impasto di arretratezza e incompetenza italiana dopo le elezioni diventasse il modello per l’Europa. Energia NucleareFukushimaNucleare
*( Mario Agostinelli. Ecologista, politico e sindacalista è stato ricercatore all’ENEA, sindacalista della CGIL)
(Alfiero Grandi , è un politico e sindacalista italiano. Deputato della Repubblica Italiana. Durata mandato, 2000 al 2001…)

 

04 – Che cos’è il RepowerEu (*)- Il piano energetico europeo, da integrare nei Pnrr, prevede l’invio di risorse agli stati membri per finanziare progetti sull’energia. Lo scopo, tra gli altri, è quello di ridurre al minimo la dipendenza europea dalle importazioni russe.

DEFINIZIONE
Per fare fronte alla crisi energetica causata dalla guerra tra Russia e Ucraina, l’Unione europea ha avviato un nuovo programma energetico. È il RepowerEu che, entrato in vigore lo scorso marzo con il regolamento 2023/435, prevede nel breve termine i seguenti obiettivi:

Per finanziare gli interventi, i paesi potranno ricorrere a una parte delle risorse già destinate ai Pnrr, oltre ad altre fonti di finanziamento come le risorse per le politiche di coesione, il fondo europeo per l’innovazione, misure fiscali nazionali e investimenti privati.

Per accedere ai fondi, è necessario che gli stati inseriscano un nuovo capitolo all’interno dei rispettivi piani nazionali, che dovrà prevedere sia investimenti che riforme. Possono essere introdotte nuove misure ma è possibile anche riformularne alcune già presenti, tenendo presente che devono essere poi cambiate anche le relative scadenze. Questi fondi possono inoltre finanziare dei progetti già in essere avviati prima del 1 febbraio 2022.
Un altro aspetto importante di questo piano è il suo carattere transnazionale. È infatti necessario che gli stati membri, nel presentare le modifiche dei relativi Pnrr, specifichino la dimensione e il coinvolgimento dei territori al di fuori dei confini nazionali attraverso queste misure. Il 30% di quelle finanziate con il RepowerEu devono infatti avere degli impatti anche su altri paesi.

DATI
A livello europeo, il piano ha un valore di circa 20 miliardi di euro. Come per il dispositivo per la ripresa e la resilienza, questi fondi saranno veicolati in parte con prestiti e in parte con sovvenzioni.

SCOPRI QUALI PAESI HANNO PRESENTATO IL PIANO REPOWEREU
I PAESI CHE HANNO PROPOSTO L’INTEGRAZIONE DEL CAPITOLO REPOWEREU NEI RISPETTIVI PNRR

Estonia Approvato da commissione e consiglio
Francia Approvato da commissione e consiglio
Slovacchia Approvato da commissione e consiglio
Malta Approvato da commissione e consiglio
Irlanda Approvato da commissione e consiglio
Portogallo Presentato
Danimarca Presentato
Spagna Presentato
Lituania Presentato
Repubblica Ceca Presentato
Paesi Bassi Presentato
Slovenia Presentato
Austria Presentato
Belgio Presentato
Italia Presentato
Germania Nessuna informazione
Bulgaria Nessuna informazione
Cipro Nessuna informazione
Croazia Nessuna informazione
Finlandia Nessuna informazione
Grecia Nessuna informazione
Lettonia Nessuna informazione
Lussemburgo Nessuna informazione
Polonia Nessuna informazione
Romania Nessuna informazione
Svezia Nessuna informazione
Ungheria Nessuna informazione

Sono 15 finora i paesi che hanno inviato a Bruxelles la proposta di integrazione del Repower. L’Italia è stata l’ultima ed è in attesa di valutazione da parte della commissione europea. Mentre Estonia, Francia, Slovacchia, Malta e Irlanda hanno ricevuto l’ok sia dalla commissione che dal consiglio europeo.

ANALISI
Questo piano può essere un’opportunità importante per gli stati membri ma presenta alcuni aspetti critici. Innanzitutto, il focus principale dell’Unione sembrerebbe, quantomeno nel breve periodo, quello di trovare nuovi paesi da cui importare energia per rendersi indipendenti dalla Russia.. Questo potrebbe ridurre l’impegno nell’implementare invece nuove soluzioni più sostenibili.

CI POSSONO ESSERE DELLE CRITICITÀ NELLE NUOVE CATENE DI IMPORTAZIONE DI ENERGIA.
Inoltre alcuni di questi potenziali fornitori sono paesi con regimi dittatoriali o con forti instabilità politiche e quindi imprevedibili. Si tratta di stati che contraddicono in misura e modi diversi, quei valori che l’Europa dichiara di promuovere e difendere: democrazia, equità, diritti umani.
Inoltre, le infrastrutture per il gas potranno essere realizzate anche in deroga al principio del non arrecare danno significativo (do not significant harm) che viene invece seguito per tutti gli altri investimenti previsti all’interno del Pnrr. È comunque vincolante il parere
(FONTE: elaborazione openpolis su dati commissione europea: martedì 8 Agosto 2023)

 

05 – Anna Lisa Bonfranceschi *: IL COVID CHE VERRÀ: COME È INIZIATA LA NUOVA STAGIONE. AUMENTI NEL NUMERO DI CASI E NELLE OSPEDALIZZAZIONI HANNO RIPORTATO IN AUGE LE DISCUSSIONI SULLE MASCHERINE IN ALCUNE PARTI DEL MONDO. QUESTO MENTRE CI SI PREPARA A UNA NUOVA TORNATA DI VACCINI E ALL’ASSENZA DELL’ISOLAMENTO

COVID19 COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DALL’AUTUNNO
La raccomandazione a indossare le mascherine per proteggersi da Covid-19 è tornata in auge, in più parti in giro per il mondo, in concomitanza con la risalita dei casi e con la comparsa di varianti potenzialmente associate, come Eris, o Pirola, da monitorare perché particolarmente mutata, diversa. La nuova stagione di Covid-19 – sebbene ancora di stagionalità vera e propria non si possa parlare visto che osserviamo diverse ondate di infezione durante l’anno, ripetono gli esperti – comincia così. Nuove varianti, nuovi vaccini, vecchie indicazioni, nuovi punti interrogativi.

BETTER SAFE…
L’invito a utilizzare le mascherine arriva, dicevamo, da più parti. Le indicazioni sono sostanzialmente le stesse di quelle che abbiamo già imparato (e forse in alcuni casi dimenticato): meglio indossarle in caso di affollamenti, di particolare vicinanza e di lunga permanenza in luoghi chiusi, meglio le FFP2, soprattutto se si è soggetti a rischio. Lo ricorda questa settimana il New York Times, rimandando ai casi, sparsi qua e là nel paese, dove complici nuovi focolai e una risalita delle ospedalizzazioni, le mascherine hanno fatto ritorno o dove addirittura non sono mai scomparse presso uffici o scuole. Non succede solo negli Stati Uniti, ma anche altrove – come nel Regno Unito – i timori di una nuova ondata, complici anche le notizie sulle ultime varianti del virus, ha spinto alcuni esperti a consigliare l’utilizzo della mascherine in situazioni di particolare rischio.

L’ANDAMENTO DEI CONTAGI (IN CRESCITA)
Che Covid-19 stia tornando è un dato di fatto, anche se – e sono le stesse istituzioni a ricordarlo – l’impatto delle infezioni rimane al momento ancora basso. Così infatti riassume l’ultimo aggiornamento in materia rilasciato dall’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc), al tempo stesso però precisando che sia difficile fare stime accurate a causa della riduzione dei monitoraggi e della ridotta diffusione dei tamponi. Condizione facilmente confermabile anche a livello aneddotico per molti.

In Italia, nell’ultima settimana i nuovi casi sono quasi raddoppiati, e il monitoraggio conferma un aumento dei casi segnalati. In particolare dopo un minimo raggiunto agli inizi di luglio la curva dei contagi ha ricominciato a salire, sebbene in maniera molto distante da come impennava agli inizi della pandemia ma anche dello scorso anno, come vi abbiamo raccontato. Non solo: l’impatto rimane limitato sugli ospedali (dove si registra un lieve aumento anche per quel che riguarda ricoveri e terapia intensiva).

I VACCINI CHE VERRANNO E LE CATEGORIE A RISCHIO
Con lo scopo proprio di ridurre i casi e le complicazioni della malattia grave, nelle scorse settimane, erano arrivate le raccomandazioni per la vaccinazione del Ministero della Salute in vista della prossima stagione autunnale. Qualcosa che le società scientifiche, come la Società di igiene (Siti) e quella della malattie infettive (Simit) chiedevano da tempo, soprattutto per proteggere la popolazione fragile. E le indicazioni, infatti, si indirizzano soprattutto alla popolazione anziana e fragile (come trapiantati, persone con immunodeficienza, malattie neurologiche, malattie cardiovascolari, diabete), alle donne incinte e agli operatori sanitari obesità). La raccomandazione è per una dose di richiamo annuale, a distanza di almeno tre mesi da ultima dose o ultima infezione, con un vaccino aggiornato, a mRNA o proteico contro la variante XBB.1.5 che abbiamo conosciuto all’inizio dell’anno.
“Sarà opportuno che i soggetti fragili si sottopongano a questa nuova dose di richiamo – commentava pochi giorni fa Claudio Cricelli, presidente della La Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), rinnovando l’appello alle vaccinazioni per i più vulnerabili – Auspichiamo un’inversione di tendenza rispetto alla scorsa stagione, quando i tassi di copertura sono stati molto bassi sia negli over 65 che nelle categorie a rischio”.
Nei giorni scorsi è arrivato l’ok da parte di Ema per il vaccino aggiornato prodotto da Pfizer, e a breve potrebbe aggiungersi anche quello di Moderna, che a luglio aveva fatto richiesta di autorizzazione all’Ema, e quello di Novavax, contro la stessa variante, che non ha ancora completato la richiesta di autorizzazione. Da più parti, aziende ed esperti, arrivano rassicurazioni sull’efficacia dei nuovi vaccini, anche da Ema, contando sulla similitudini delle varianti ora circolanti a quella usata per la produzione di questi medicinali. I primi vaccini dovrebbero arrivare per ottobre.

LA NUOVA STAGIONE SENZA ISOLAMENTI
A fronte di vecchie raccomandazioni – sui vaccini e sulle mascherine – la nuova stagione presenta però una novità importante rispetto alle precedenti: la fine dell’isolamento per i soggetti positivi. Un cambio di passo nella gestione delle infezioni da Covid, che non dovrebbe cambiare però le raccomandazioni su come comportarsi in caso di malattia: “Per preservare la salute dei soggetti fragili e per evitare che costoro siano esposti al rischio di contagio da SARS-CoV-2 – ha ricordato Cricelli – la SIMG raccomanda a tutti coloro che abbiano sintomi riconducibili al Covid (febbre, mal di gola, tosse) di rimanere a casa, di non frequentare locali pubblici e ancor meno strutture sanitarie, di non stare a contatto con persone fragili. Inoltre, è fondamentale che coloro che abbiano il sospetto di essere entrati in contatto con il virus o presentino sintomi ad esso riconducibili eseguano un test antigenico o molecolare (tampone): nel caso in cui venisse effettivamente riscontrata una positività, pur non essendovi vincolo giuridico, diventerà ancora più importante attenersi alle raccomandazioni suddette, con particolare riferimento a possibili contatti con soggetti fragili”.
*(Fonte: Wired. Anna Lisa Bonfranceschi è una giornalista scientifica, dal 2010 è a Galileo, giornale di scienza; collabora principalmente con Wired e La Repubblica sui temi di scienza e salute.)

 

06- Francesca Lazzarato*: ARGENTINA, GENERE E IDENTITÀ PER LA DERECHA – TEMPI PRESENTI. PERCORSO TRA TESTI RECENTI E FIGURE EMERGENTI DELL’ESTREMA DESTRA IN CRESCITA A BUENOS AIRES. SOCIOLOGIA DEL VOTO, PROGRAMMI E PERCORSI DI DONNE IN UN PAESE CHE ANDRÀ ALLE URNE IL PROSSIMO 22 OTTOBRE. UN

Sulla «Revista Cidob d’Afers Internacionals» si sottolinea la novità di questa presenza e i diversi stili di potere che esprime: «liberismo tecnocratico o populismo autoritario». Tra le candidate, Patricia Bullrich è passata per i Montoneros prima di intraprendere un cammino verso il fronte opposto fatto di alleanze instabili e passaggi spregiudicati
«La destra argentina ha dovuto accettare come principale dirigente una donna, dopo un gran numero di dirigenti uomini. La sinistra ha avuto diverse dirigenti donne, la destra mai. E ora, ecco Patricia Bullrich». A dirlo è stata, durante una recente intervista, la sempre acuta Beatriz Sarlo, che non si è mai occupata solo di letteratura (materia da lei lungamente insegnata all’Università di Buenos Aires), ma è anche una notista politica che continua a rivendicare «una sensibilità di sinistra», nonostante scriva su grandi giornali conservatori. Nella sua frase c’è probabilmente una sfumatura sarcastica, perché Bullrich, scelta da Juntos por el Cambio come candidata alla Presidenza della Repubblica, è un personaggio anomalo ed eccessivo (la sua aggressività, il ghigno inconfondibile e l’esibita passione per le armi hanno generato innumerevoli meme), che ha poco in comune con le compagne di partito come María Eugenia Vidal, ex governatrice della provincia di Buenos Aires, o Gabriela Michetti, a suo tempo scelta da Maurizio Macri per la Vice Presidenza. A differenza di Bullrich, entrambe rispondono alla consolidata identità delle donne che in questo secolo hanno assunto ruoli di rilievo in seno alle destre latinoamericane, analizzata nel saggio «Las mujeres de las derechas latinoamericanas del siglo XXI» (Revista Cidob d’Afers Internacionals, n°26, 2020) dalle ricercatrici argentine Verónica Giordano e Gina Paola Rodríguez.

OLTRE A SOTTOLINEARE che fino a quarant’anni fa queste diffuse presenze femminili sarebbero state impensabili, le due giovani studiose mettono in luce i loro «diversi stili di esercizio del potere» – ovvero liberismo tecnocratico o populismo autoritario – e individuano le caratteristiche comuni come l’appartenenza a classi sociali privilegiate, gli stretti legami con le imprese e con la chiesa cattolica, l’ostilità per il femminismo e la dissidenza sessuale, il rifiuto dell’aborto. Paladine della famiglia tradizionale, contrarie ai matrimoni o alla genitorialità degli omosessuali, aderiscono totalmente a modelli di leadership maschili e sono pronte a presentarsi come capaci e autorevoli «madri di famiglia», tanto che Giordano e Rodríguez si chiedono: «In quale misura le donne delle destre latinoamericane finiscono per essere nient’altro che utili ancelle di un nuovo patriarcato neoliberista e/o autoritario?». Nessuno, però, oserebbe dare dell’«utile ancella» a Patricia Bullrich, che dopo aver guidato con pugno di ferro il Ministero degli Interni durante il governo Macri, ha fatto leva sul tema della sicurezza per scalare i vertici del partito e ha inoltre alle spalle una vita da romanzo, narrata da Ricardo Ragendorfer in una dettagliata biografia per nulla autorizzata: Patricia, de la lucha armada a la seguridad (Planeta, 2019).

IN ARGENTINA, del resto, tutti sanno che Bullrich, di estrazione alto-broghese e cognata di Rodolfo Galimberti (uno dei capi militari dei Montoneros, poi bollato dai suoi come traditore), gli fu anche compagna di militanza clandestina, partecipò a qualche azione armata, andò in esilio e al suo ritorno intraprese un accidentato cammino verso l’estrema destra, fatto di passaggi spregiudicati e di alleanze stabilite e infrante con identica disinvoltura.

Anche se il suo approccio securitario e muscolare ha spostato Juntos por el cambio ancora più a destra, Bullrich ci tiene a mostrarsi meno conformista delle sue colleghe, e al contrario della cattolicissima Michetti, legata alle associazioni provida, si è dichiarata «personalmente» favorevole alla legge sull’aborto, ma ha ritenuto «inopportuno» che il suo partito la votasse; tre anni fa, inoltre, ha presieduto alla nascita dell’organizzazione Puto Bullrich (gioco di parole tra il suo soprannome, Pato, e puto, cioè «frocio»), allo scopo di sottrarre il monopolio del discorso sui diritti Lgbtq al governo kirchnerista, che in materia ha promulgato leggi molto avanzate. E Puto Bullrich, ha scritto Emmanuel Theumer sulla rivista Cosecha roja, si è subito appropriata del linguaggio e dell’iconografia dei movimenti (un espediente ormai familiare alle destre di tutto il mondo) per usarli in funzione di un omonazionalismo da sodomitas neocons – la definizione è del filosofo gay Paco Vidarte – che «depoliticizza la sessualità».

A METÀ AGOSTO, le P.A.S.O. (Pre-elezioni Aperte, Simultanee e Obbligatorie che selezionano i partecipanti a quelle presidenziali) hanno assegnato a Bullrich il 28,3% dei voti, collocandola tra il 30% di Javier Milei di La Libertad Avanza e il 27,3% di Sergio Massa di Unión por la patria, coalizione promossa dal Partido Justicialista; era inevitabile, quindi, che i media di tutto il mondo si concentrassero sull’affermazione di un outsider eccentrico come Milei, del quale una recentissima biografia (El Loco di Juan Luis González, Planeta 2023) illustra gli studiati eccessi e il breve percorso politico, che lascia intravedere sponsor inquietanti come gli iperliberisti dell’epoca Menem e alcuni avanzi della dittatura. Non a caso il sociologo e storico argentino Federico Finchelstein – autore di Dai fascismi ai populismi (2019) e Mitologie fasciste, Storia e politica dell’irrazionale (2022), editi da Donzelli – lo ha definito giorni fa un populista di estrema destra che mescola un messaggio profondamente autoritario a programmi miracolistici e inattuabili.

BULLRICH, perciò, ha visto il suo buon risultato appannarsi a causa di un candidato che, in cerca di alleati, è già in rapido avvicinamento a Macri, e il cui appeal mediatico sembra irresistibile. Se la Pato è a suo modo un «personaggio» e maneggia i social con disinvoltura, Milei la supera di molto: a partire dal 2018 ha sbraitato per centinaia di ore insulti e vanterie nei talk televisivi, connotandosi come il «pazzo della motosega» che si ispira confusamente al paleolibertario nordamericano Murray N. Rorhbard e vuole eliminare la Banca centrale, i ministeri e ogni intervento dello Stato, cancellare la legge sull’aborto e l’educazione sessuale, consegnare scuola e sanità ai privati e introdurre la dollarizzazione.

Milei è votato soprattutto da giovani maschi di classe medio bassa alle prese sin dalla nascita con la crisi economica, pronti a provare «qualcosa di nuovo» e conquistati tanto dal messianismo del candidato e dal suo grido di battaglia contro «la casta» («Viva la libertà, cazzo!»), quanto dalla sua estetica da manga giapponese – a prendersene cura è la bionda cosplayer Lilia Lemoine – e dal suo furioso antifemminismo. Con le elettrici, però, La Libertad Avanza ha meno fortuna, e si è quindi affrettata a «femminilizzarsi» inserendo nelle sue liste un certo numero di giovani candidate e scegliendo come futura vicepresidente Victoria Villaruel, figlia e nipote di golpisti, politica di rara durezza e inalterabile sorriso, che da anni diffonde tesi negazioniste e proposte di indulto per i responsabili del genocidio. In ottimi rapporti con Bolsonaro e con Vox (che in ottobre ha ospitato Milei in Spagna), Villaruel ha scritto un libro intitolato Los otros muertos. Las víctimas civiles del terrorismo guerrillero de los 70 (Sudamericana, 2014), in cui sostiene la legittimità della repressione militare contro i sovversivi: un ponte con i nostalgici del passato, ma anche con quanti vogliono archiviarlo in vista di un luminoso futuro «libertario».
LA VERA CARTA VINCENTE di Milei, però, è un’altra donna che a suo dire «non ha una sola goccia di sangue socialista nelle vene», e cioè l’idolatrata sorella minore Karina, unica persona di cui si fida (che le sorelle, dalla hermanisima Pilar Primo de Rivera – custode della morale femminile in epoca franchista – ad Arianna Meloni, siano l’arma segreta della destra?). Javier la chiama El Jefe e ha annunciato di volerla al suo fianco come Primera Dama, se sarà presidente: nessuno dei due si è mai sposato ed è lei ad amministrare i beni del fratello, a scegliere i suoi abiti, a fargli da addetta stampa, a dirigere la campagna elettorale, ad aver messo in piedi una sorta di franchising economico-politico che ha attirato sui Milei l’accusa di vendere le candidature.
KARINA MILEI ha anche ideato il logo del non-partito (una testa di leone) e la coreografia dei comizi, e soprattutto ha disegnato le strategie comunicative necessarie a trasformare Javier da folkloristico ospite televisivo in una sorta di messia, sostenuto con fervore da centinaia di seguaci su Youtube e Tik Tok. Misteriosa, invisibile, autoritaria, onnipresente e, a quanto si dice, appassionata di tarocchi e spiritismo (proprio come López Rega, l’anima nera di Isabelita Perón), Karina è dunque l’ombra dietro il trono del «leone» Javier, i cui oltraggiosi ruggiti non possono che turbare i sonni delle argentine. O, almeno, di tutte quelle che non sono «donne di destra»
*( Francesca Lazzarato, editor, scrittrice, traduttrice e operatrice culturale)

 

07 – Marina Catucci, NEW YORK*: GLI USA DIVISI: IN DIECI STATI IL DIVIETO È TOTALE – DIRITTI AMERICANI. A UN ANNO DALLA FINE DELLA SENTENZA ROE VS WADE.

Per 49 anni, grazie alla sentenza Roe vs Wade che ne aveva sancito la legalità a livello federale, negli Stati uniti l’aborto è stato legale. Dopo giugno 2022, quando il caso che aveva permesso alle donne statunitensi di decidere del proprio corpo è stato revocato dalla Corte suprema, l’accesso all’aborto e le leggi che lo regolano variano da stato a stato. Attualmente l’aborto è completamente illegale, con poche eccezioni, in 14 stati a guida repubblicana. Dieci di questi stati, dotati delle cosiddette “leggi grilletto”, pronte ad entrare in vigore quando e se la Corte Suprema avesse annullato Roe, hanno completamente vietato la procedura. In due stati, Wyoming e Utah, l’aborto è ancora legale ma solo perché i tribunali hanno bloccato le leggi in questione.

ALTRI STATI, tra cui la Georgia, che storicamente è sempre stato un centro di accesso all’aborto per il sud degli Usa, hanno adottato divieti di aborto dopo le sei settimane, consentendo l’interruzione di gravidanza solo fino a due settimane dopo il mancato ciclo, quando molte donne non sanno nemmeno di essere incinte.
Lo stato con le leggi più restrittive è l’Idaho: il governatore Gop Brad Little ha firmato un disegno di legge che rende illegale per un adulto aiutare una minore ad abortire in un altro stato senza il consenso dei genitori.

Il Texas è l’unico stato a consentire ai civili di far rispettare i divieti di aborto attraverso cause legali, significa che i singoli individui possono citare in giudizio le persone che credono abbiano abortito o semplicemente aiutato qualcuno a farlo. Nuove norme attualmente in discussione in molte piccole città del Texas renderebbero illegale anche solo guidare attraverso una città o una contea allo scopo di abortire.

Per le donne che vivono in stati solidamente Dem, invece, la sentenza della Corte suprema non ha cambiato le cose: a New York, in California, in Oregon, a Washington, le donne sono protette a più livelli. Possono contare sull’accesso alle procedure meno invasive per interrompere una gravidanza, ed è garantito il supporto psicologico gratuito, se pensano di averne bisogno. Questo porta le donne che possono permetterselo ad andare ad abortire nei così detti stati santuario, che si sono impegnati a mantenere l’aborto legale e sicuro non solo per le residenti dello , ma per tutte coloro che ne hanno bisogno.

SECONDO una ricerca condotta da WeCount e pubblicata da FiveThirtyEight, nell’ultimo anno i tassi di aborto hanno subito un impatto significativo: numeri in calo negli stati con divieti o restrizioni severe, e in crescita negli stati a guida democratica. Anche l’impatto sulle basi elettorali è stato notevole, come dimostrato dall’ultimo sondaggio Gallup, che mostra come una percentuale crescente di americani, il 28%, affermi di voler votare solo per i candidati che sono d’accordo con le loro convinzioni in tema di aborto.
Il nuovo fronte della battaglia sembra ora essere l’accesso all’aborto farmacologico. Nel gennaio 2023, la Food and Drug Administration ha finalizzato una modifica alle regole per consentire alle farmacie, fisiche e online, di vendere le pillole abortive. La mossa ha scatenato tutta una serie di questioni legali, in particolare negli stati più restrittivi. Un’analisi del Guttmacher Institute, gruppo di ricerca che sostiene il diritto all’aborto, ha rilevato che l’aborto farmacologico rappresenta più della metà di tutte le interruzioni di gravidanza avvenute negli Stati uniti.
*( Marina Catucci, è membro dell’associazione di studi e ricerche cinematografiche Fuoricampo e giornalista pubblicista. Da otto anni lavora a New York come documentarista, collabora con diverse radio e televisioni italiane.)

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