n°.14 – 8/4/23 – RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

01 – A Marca (Pd)*: incontra il consigliere Cerbo del Maeci e la console generale del Costa Rica Maria Gomez

02 – La Marca (Pd) replica alla ministra Santache’ sul “turismo delle radici03

03 – Rossana Rossanda*: Picasso, comunista. Dall’archivio storico. A cinquant’anni dalla morte di Pablo Picasso riproponiamo il ricordo scritto da Rossana Rossanda e pubblicato sul manifesto del 10 aprile 1973.04

04 – Pierre Haski*: La guerra in Ucraina diventa cruciale nei rapporti tra Europa e Cina

05 – Le 40 + 1 migliori università italiane e Le 50 migliori università del mondo.

06 – Will Knight*: La Cina insidia il primato tecnologico degli Stati Uniti. Un nuovo rapporto mostra come nel campo dell’informatica avanzata il vantaggio americano si stia progressivamente assottigliando, nonostante il clamore attorno ai nuovi sistemi di Ai.

07 – Nel Mondo

08 – Regione Abruzzo, soppresso l’Ufficio Emigrazione

 

 

01 – A MARCA (PD)*: INCONTRA IL CONSIGLIERE CERBO DEL MAECI E LA CONSOLE GENERALE DEL COSTA RICA MARIA GOMEZ

Venerdì scorso la senatrice Francesca La Marca, eletta nella circoscrizione estero, ripartizione America Settentrionale e Centrale ha incontrato, presso il Senato della Repubblica, il Consigliere Marco Maria Cerbo per fare il quadro della presentazione formazione italiana nel mondo.
Un incontro voluto fortemente da entrambe le parti, con il Consigliere Cerbo che ha presentato la sua gestione dell’ufficio V del MAECI, mentre la senatrice La Marca ha voluto porre l’accento su alcune criticità.
«Abbiamo discusso anche di circolare 4» – ha dichiarato la senatrice La Marca – «che così com’è strutturata ha creato molte problematiche ad alcuni enti gestori del Nord America, soprattutto in Canada, che sono rimasti fuori dalla selezione dei fondi, in primis i “centro scuola e cultura” di Toronto e di Picai»
Si è fatto anche il punto sulla formazione culturale italiana nel mondo, con ampio spazio alle scuole paritarie all’estero e ai progetti in atto, simbolo di una cooperazione che l’incontro svoltosi ha rafforzato.
Sempre nella stessa data, la senatrice La Marca ha avuto un proficuo colloquio con la Console Generale di Costa Rica Tamara Gomez Marin. Si è fatto il quadro sulle relazioni fra i due paesi, discutendo della comunità storica italiana in Costa Rica che tocca quasi le 8.000 persone.
«Abbiamo discusso della necessità di ratificare alcuni importanti accordi fra Italia e Costa Rica, così da intensificare ancora di più le relazioni fra i due paesi. Accordi di fondamentale importanza per le due nazioni, come quello in materia culturale, scientifica e tecnologica e anche l’accordo cinematografico che permetterebbe ad entrambi i paesi di trarre giovamento, non solo artistico, ma anche economico» ha dichiarato la senatrice La Marca.
Sul tavolo anche una spinosa questione che crea non pochi disagi agli italiani costaricani, ovvero il mancato riconoscimento delle patenti di guida conseguiti in Costa Rica.
«Sono stata messa al corrente del mancato riconoscimento della patente di guida conseguita in Costa Rica, da parte delle autorità in materia italiane» – ha continuato la senatrice – «un problema che crea non pochi disagi agli italiani che decidono di guidare in Italia e che, nonostante abbiano preso la patente di guida in Costa Rica, non riescono a farsene riconoscere la valenza in Italia»
«L’incontro è stata un’occasione importante che dobbiamo sfruttare per lavorare concretamente e congiuntamente per rafforzare le relazioni economiche, commerciali, culturali e accademiche tra Italia e Costa Rica» ha concluso la senatrice La Marca.
*(Sen. Francesca La Marca-Ripartizione Nord e Centro America/Electoral College )

 

 

02 – LA MARCA (PD) REPLICA ALLA MINISTRA SANTACHE’ SUL “TURISMO DELLE RADICI”

«Permettere agli italiani che vivono all’estero e agli italo-discendenti di riscoprire le proprie origini attraverso il cosiddetto “Turismo delle Radici”, rappresenta una grande opportunità per l’intero sistema che non possiamo permetterci di perdere»

È stato questo il fulcro centrale dell’intervento della senatrice Francesca La Marca, eletta nella circoscrizione estero, ripartizione America Settentrionale e Centrale, quando, nella giornata odierna, in Commissione ha replicato alla Ministra del Turismo, Daniela Garnero Santachè.

«Riguardo alle linee politiche che riguardano il Dicastero della ministra è fondamentale conoscere se ci sono, e nel caso quali sono, le iniziative per potenziare il “Turismo delle Radici”, – ha continuato la senatrice – «tale forma di turismo infatti si rivolge agli italiani residenti all’estero che, secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes, rappresentano un bacino di almeno 5,8 milioni di persone (il 9,8% dei cittadini italiani). Sottolineo “almeno” poiché, come ben sappiamo, non tutti gli italiani residenti all’estero, per un periodo maggiore alle dodici mensilità, effettuano la doverosa registrazione all’A.I.R.E. Agli italiani residenti all’estero vanno aggiunti gli italo-discendenti e, di conseguenza, il bacino di riferimento del “Turismo delle Radici” lievita fino a sfiorare le 80 milioni di persone»

Nel suo intervento la senatrice ha voluto anche sottolineare l’importanza di non sprecare l’opportunità che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza offre. Il PNRR infatti ha previsto uno specifico investimento denominato “Attrattività dei borghi” e affidato al Ministero della Cultura, nel cui ambito è stato inserito il progetto “Il Turismo delle radici”.

«Il “Turismo delle Radici” offre opportunità straordinarie per il nostro paese, e non solo, in termini strettamente economici. Dobbiamo iniziare a considerare infatti gli italiani all’estero, e gli italo-discendenti, come una vera e propria risorsa, come Ambasciatori dell’Italia nel mondo. Una funzione che però anch’essi devono poter ritrovare e, soprattutto, devono essere messi nelle condizioni di esercitare» ha concluso la senatrice La Marca.
*(Sen. Francesca La Marca – Ripartizione Nord e Centro America/Electoral College – North and Central America)

 

 

03 – Rossana Rossanda*: PICASSO, COMUNISTA. DALL’ARCHIVIO STORICO. A CINQUANT’ANNI DALLA MORTE DI PABLO PICASSO RIPROPONIAMO IL RICORDO SCRITTO DA ROSSANA ROSSANDA E PUBBLICATO SUL MANIFESTO DEL 10 APRILE 1973.

A CINQUANT’ANNI DALLA MORTE DI PABLO PICASSO (MORÌ L’8 APRILE 1973 A MOUGINS, IN FRANCIA) RIPROPONIAMO IL RICORDO SCRITTO DA ROSSANA ROSSANDA E PUBBLICATO SUL MANIFESTO DEL 10 APRILE 1973

Ha ragione il partito comunista di protestare che radio, televisione e giornali abbiano passato sotto silenzio l’appartenenza politica di Pablo Picasso. I fatti sono lì, e parlano chiaro: Picasso ha aderito al Pcf nel 1944 e non lo avrebbe più̀ lasciato fino alla morte.
Aveva dichiarato allora a Pol Gaillard: «Iscrivermi al partito comunista è il logico approdo di tutta la mia vita… Questi anni di oppressione terribile mi hanno provato che occorre battersi non solo con la propria arte, ma con tutti noi stessi… Sono sempre stato un esiliato, ora ho smesso di esserlo. Finché la Spagna non potrà accogliermi, il partito comunista francese mi spalanca le braccia. Vi ho ritrovato coloro che stimo di più, i più grandi scienziati, i più grandi poeti, i bei volti dei parigini in arme che ho incontrato nelle giornate d’agosto. Sono fratelli».

Questo impegno non lo avrebbe smentito più. Anche dopo la sola esplicita protesta — nel 1956, contro l’invasione ungherese — a un giornalista americano che cercava dì tirargli fuori qualcosa di più avrebbe risposto: «Mi stia a sentire, io non sono un uomo politico. Tecnicamente, di politica non me ne intendo. Ma il comunismo difende il mio stesso ideale, e io credo che lavori per realizzarlo».

Una grande fedeltà, dunque. E tuttavia una fedeltà paradossalmente salvata da una grande presa di distanza; così grande, che il silenzio della stampa non è forse, tutto, malizioso.

Picasso entrava nel Pcf con la grande ondata al momento della liberazione di Parigi, dove aveva continuato a lavorare sotto l’occupazione, già troppo celebre perché i nazisti osassero toccarlo. Assieme a lui entravano — come sottolineava orgogliosamente l’Humanité – Federic Joliot Curie, Paul Langevin, altri.

«II nostro partito, scriveva Garaudy, ambisce a diventare l’animatore della resistenza intellettuale e morale della Francia».

Era il coronamento, del resto, d’un già lungo sodalizio con gli intellettuali comunisti, assieme ai quali aveva fondato nel marzo del 1934 il Comité de Vigilance des Intellectuels Antifascistes, il primo schieramento frontista. Vi aveva portato un nome già prestigioso: dopo che Vollard, nel 1906, gli aveva comperati i primi quadri, era iniziato un prodigioso periodo di creatività e scambio intellettuale a cavallo della guerra.

Alla fine degli anni ’20, Picasso era fra i grandi, e il nuovo impegno militante degli intellettuali non poteva non coinvolgerlo. Tanto più che col precipitare della guerra di Spagna era direttamente investito e travolto. E in quella occasione, darà come artista il massimo: la guerra antifascista e la sua Guernica sono diventati, per la nostra generazione, una identità.

È l’incontro più vero fra politica e cultura; davvero l’una, in quel momento, illumina l’altra. In Guernica Picasso esprimerà̀ non solo la atrocità̀ d’un bombardamento, ma tutto l’orrore del nostro secolo: questa identità non la ritroverà̀ più, neppure quando parrà ancora più politicamente impegnato nei grandi affreschi sul massacro in Corea, la pace e la guerra.

È perché il rapporto fra il suo essere pittore ed essere antifascista è integro, completo. Dopo la Liberazione, il rapporto fra essere pittore ed essere militante fila via meno liscio. Via via anche in Francia s’affaccia il «realismo socialista», l’affare Picasso si complica.

Finiti i bei giorni in cui Garaudy poteva cavarsela dicendo: «II primo dovere d’un ingegnere comunista è di essere un buon tecnico, il primo dovere di un artista comunista è di essere un grande artista», (quello che, scherzosamente, uno storico inglese avrebbe chiamato «il secondo principio di utilità̀» nel rapporto fra intellettuali e partiti comunisti, il primo consistendo nell’ossequio allo sviluppo della linea).

Occorre dipingere per le masse e farsi capire da loro: Picasso può̀ permettersi di non impicciarsi troppo nella fastidiosa querela. Quando Fadeiev gli chiederà perché si serve di forme che il popolo non capisce, ribatterà̀: «Ma lei è nato sapendo leggere?». «No, me lo hanno insegnato a scuola». «Ebbene fin che non insegneranno a leggere la pittura a scuola, il popolo non capirà̀». E assieme a Fernand Léger propugnerà̀ la tesi, cara al Pcf, della promozione culturale delle masse attraverso l’educazione.

È UN PUNTO D’INCONTRO FRAGILE, MA LO METTE AL RIPARO DA PEGGIORI TEMPESTE.

Man mano che il «realismo socialista» prospera, si fa più fragile la barriera che l’accorto Aragon aveva cercato di creare attorno alla cultura con Les Lettres Françaises: il Pcf costruisce un suo pittore, il disgraziato Fougeron, e chi osa attaccarlo è cacciato fuori. Non scherziamo, affermerà Lau rent Casanova, più tardi noto come liberale, «chi attacca Fougeron, attacca il partito».

Dall’Urss tuonerà contro Picasso l’incredibile Gerassimov (è l’epoca in cui Zdanov definisce Sartre «iena dattilografa»). Ma ad andarci di mezzo sarà solo Aragon, quando Lettres Françaises pubblica, in morte di Stalin, un ritratto di Picasso: uno Stalin giovanissimo, una forza naturale gaia e contadina, un baldo ragazzetto che poco ha a che fare col grande maresciallo. Picasso ha veduto in Stalin la sua speranza, i burocrati giustamente non vi si riconoscono, la segreteria del Pcf obbliga Aragon a pubblicare un feroce comunicato dì censura e piogge di lettere che esprimono «orrore e disgusto».

Solo un mese dopo Thorez, allora malato a Mosca, s’accorge che ci stanno andando troppo forte, a rischio di perdere la gloria nazionale. E l’ufficio politico fa marcia indietro.

Il fatto è che Picasso è troppo grande e troppo utile. Durante la guerra fredda ha percorso fedelmente i Congressi per la pace: «Sono per la pace contro la guerra, per la vita contro la morte». Nel 1949 regalerà al movimento comunista il suo nuovo simbolo, l’anti-Guernica, la colomba bianca della pace, soffice, dolcissima, leggermente mangereccia, che ritroveremo su piatti e foulard, manifesti e centrini da tavola.

Pace e libertà, manifesto di Picasso esposti alla Tate di Liverpool, foto Getty Images
Dietro le sue candide piume c’è tutto quel che il movimento comunista della guerra fredda è stato: una disperata resistenza, se non contro la guerra calda, contro la propria distruzione in Europa e in Asia. E la repressione nelle democrazie popolari: quella colomba, anche Slanski e Rajk l’avevano davanti agli occhi.

Picasso, forse, non saprà. Da tempo è chiuso nel sud della Francia; un tacito patto di non ingerenza intercorre fra lui e il partito. Quando, nel novembre 1956, sarà il primo firmatario d’una lettera che chiede un congresso straordinario per rimediare «al profondo disagio causato dall’infinita povertà di informazioni che l’Humanité dà sull’Ungheria», «al velo di silenzio, alle sconcertanti ambiguità, alle offese all’onestà rivoluzionaria», altri firmatari se la vedranno brutta. Non lui, che non aveva l’abitudine né di andare né di farsi chiamare a rendiconti politici. Lui sarà lasciato in pace.

COSÌ, PARADOSSALMENTE, LA CONDIZIONE PER RESTARE «FRA LE BRACCIA DELLA GRANDE FAMIGLIA» È NON VEDERSI PIÙ TROPPO DAVVICINO.

Curioso comunista, dunque. Ma — avrebbe obbiettato — era colpa sua se la storicità dei partiti comunisti era altra cosa dal suo ideale, da quel comunismo principio di vita che egli insegue con le sue mani prodigiose in tutte le forme felici, dolorose, sconvolte del nostro mondo?

Questo rapporto con l’utopia comunista, Picasso lo trova da sé, nel suo essere, come nessun altro artista forse mai è stato, un ricostruttore, distruttore, stravolgitore della natura e delle cose, che fra le sue mani spremono vita e morte.

Tutti questi nostri terribili anni gli sono passati fra le mani, e sono diventati materia, e con loro la povertà, la guerra, Henri Martin come Duclos o i visi dei Rosemberg.

Che c’è di comune con altri, e pur grandi pittori, che ci hanno tradotto il mondo secondo un loro spesso affascinante registro?

In Picasso, sono le cose e gli eventi che rompono forme e registri, uomini e natura e storia, rombando di gioia, ironìa, dolore. Visitando ora è qualche anno, la sua grande mostra a Parigi — non un’esposizione, ma una vita, un mondo — «si parve che niente fosse più vicino al bisogno che avrebbe espresso il 1968, niente di più̀ simile all’onnilateralità della produzione «comunista» intravvista da Marx.

E tuttavia, a prezzo di quale contraddizione. Comunista perché solo, perché diverso, perché infinitamente ricco. Il grido che si levava dal maggio, la richiesta di «negarsi» nella milizia, poteva forse concernerlo? E che significava quel suo prodigioso mondo di forme per la nostra lotta immediata? Tutto, perché́ c’eravamo tutti, con la nostra storia; niente, perché niente può oggi colmare la distanza fra le masse e questa cultura, dopo la spaccatura avvenuta il secolo scorso fra il «vedere» del proletariato e l’espressione figurativa, ennesima parcellizzazione e divisione indotte dalla civiltà del capitale.

NÉ BASTERÀ UNA RIVOLUZIONE A COLMARE QUESTO ABISSO

Picasso è morto solo, dipingendo, esiliato, miliardario, comunista. Quando nell’età del comunismo, qualcuno farà la storia del nostro secolo, in lui vedrà la testimonianza forse più straordinaria, certo la più potente, d’un mondo, il nostro, che ha smarrito ogni principio di unità.
*(Fonte: Il Manifesto. Rossana Rossanda: Donna politica italiana Partecipò alla Resistenza a Milano; iscrittasi al PCI nel 1946, nel 1958 entrò nel Comitato c)entrale. Deputata, giornalista, responsabile della politica culturale del PCI …)

 

 

04 – Pierre Haski*: LA GUERRA IN UCRAINA DIVENTA CRUCIALE NEI RAPPORTI TRA EUROPA E CINA

PRIMA DELL’INCONTRO POLITICO TRA IL PRESIDENTE FRANCESE EMMANUEL MACRON E IL NUMERO UNO CINESE XI JINPING, NEL POMERIGGIO DEL 5 APRILE A PECHINO, ERA RIMASTO SOLTANTO UN DUBBIO IN MERITO ALLA DICHIARAZIONE FINALE FRANCO-CINESE: QUELLO CHE RIGUARDAVA LA GUERRA IN UCRAINA. TUTTO IL RESTO ERA GIÀ STATO NEGOZIATO IN ANTICIPO DAI CONSIGLIERI DEI DUE CAPI DI STATO.

L’Ucraina costituiva il punto più delicato del viaggio, arrivato poco dopo la visita del presidente cinese a Mosca, dove ha giurato amicizia eterna alla Russia di Putin. Il 5 aprile, in occasione di un incontro con la stampa dei due presidenti, abbiamo assistito a un sorprendente passo a due sull’Ucraina tra Macron e Xi. Naturalmente non è stato possibile rivolgere domande. In Cina non si usa.

Macron ha detto chiaramente tutto quello che Xi non ha voluto dire, ma lo ha fatto in modo tale da lasciare l’impressione di coinvolgere il suo interlocutore. Xi è rimasto impassibile mentre nel monumentale Palazzo del popolo, a pochi passi dalla Città proibita, risuonavano parole mai sentite: sull’aggressione russa, sui crimini di guerra, sui bambini ucraini deportati, sul ritorno alle frontiere dell’Ucraina…

CONTRADDIZIONI E VAGHEZZA
Il presidente francese ha inoltre incluso nel suo discorso tutto quello che non ha potuto inserire nel comunicato finale, ricordando che a Mosca, davanti a Xi, Vladimir Putin si era impegnato a non trasferire armi nucleari fuori del suo territorio, per poi annunciare tre giorni dopo l’intenzione di piazzare ordigni atomici in Bielorussia. Macron ha cercato di sottolineare una delle contraddizioni tra Pechino e Mosca.

E la Cina? Xi ha ricordato la necessità di una soluzione politica in termini piuttosto vaghi (come nel suo presunto piano di pace) riaffermando in particolare il suo rifiuto del ricatto nucleare. Pechino non sembra pronta a spingersi oltre nella sua presa di distanza da Mosca, ma gli europei non si facevano molte illusioni in merito.

GLI EUROPEI SI SONO PRESENTATI A PECHINO ANCHE CON UN’OFFERTA DI DIALOGO

Gli europei si sono convinti che tutto ciò che non si evolve in senso negativo è un buon risultato. Un’evoluzione negativa, naturalmente, sarebbe un impegno militare della Cina al fianco della Russia, attraverso la consegna di armi. Gli occidentali, uno dopo l’altro, hanno fatto presente a Pechino quali sarebbero i rischi di una simile decisione, soprattutto in termini economici. Il 5 aprile Macron è stato chiaro: “Chiunque dovesse aiutare l’aggressore si assume il rischio di esserne complice”. Le dichiarazioni cinesi, in quest’ottica, sono dunque rassicuranti.

Il conflitto in Ucraina sembra sempre di più il fattore decisivo per il futuro dei rapporti tra Europa e Cina. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha partecipato a un incontro allargato per rafforzare il messaggio rivolto a Xi.

Gli europei si sono presentati anche con un’offerta di dialogo, Macron più chiaramente rispetto a Von der Leyen. Ma il presidente francese ha anche ribadito la sua opposizione alla logica dei blocchi contrapposti e a una nuova guerra fredda. Un approccio che piace molto a Pechino, soprattutto in questo momento di forti tensioni con gli Stati Uniti. Xi, dal canto suo, ha elogiato il progetto di autonomia strategica tanto caro a Macron.

Eppure nessuno si fa troppe illusioni. Questo “ritorno di fiamma” tra l’Europa e la Cina è estremamente fragile e probabilmente non resisterebbe a un rafforzamento del sostegno di Pechino alla guerra di Putin in Ucraina.
*(Fonte Internazionale: Pierre Haski, France Inter, Francia – Traduzione di Andrea Sparacino)

 

 

05 – Chiara Zennaro*: LE 40 + 1 MIGLIORI UNIVERSITÀ ITALIANE E LE 50 MIGLIORI UNIVERSITÀ DEL MONDO.

a – LE 40 + 1 MIGLIORI UNIVERSITÀ,
Il Politecnico di Milano, l’Alma Mater Studiorum di Bologna e la Sapienza di Roma: ecco come si posizionano gli atenei italiani rispetto agli altri nella classifica mondiale
Reputazione accademica (40%), rapporto docenti/studenti (20%), docenti internazionali (5%), studenti internazionali (5%), e altri: anche le università italiane sono state valutate secondo questi parametri insieme alle altre più di 1.400 università in tutto il mondo comprese nel report Qs World University Rankings 2023: Top Global Universities.
La classifica ha lo scopo di aiutare gli studenti nella ricerca dell’ateneo perfetto per il loro percorso universitario.
Anche se nel report delle migliori università italiane divise per materia, istituti come La Sapienza e il Politecnico di Milano occupano i primi posti per gli specifici ambiti, bisogna arrivare alla posizione 139 per vedere nella classifica generale il nome di un ateneo italiano.
Il Politecnico di Milano è la prima università italiana ad apparire nella classifica, con 52.4 punti. Segue, alla posizione 167, l’Alma Mater studiorum di Bologna, e alla 171esima la Sapienza di Roma, con un punteggio di 46,8.
Sono in tutto 41 LE UNIVERSITÀ ITALIANE che sono state inserite nella classifica secondo i parametri utilizzati da Qs.
Vediamo insieme quali sono e quale posizione della classifica si sono aggiudicate.

01 POLITECNICO DI MILANO. Il Politecnico di Milano è il primo degli atenei italiani presenti nella classifica generale, al 139esimo posto.
02 ALMA MATER STUDIORUM – Università di Bologna. L’Alma Mater Studiorum – università di Bologna si trova al 167 posto della classifica generale. Nella foto si vede la biblioteca universitaria con un tributo a Patrick Zaki.
03 LA SAPIENZA DI ROMA. Prima per gli studi classici nella classifica delle università in base alla materia, la Sapienza di Roma si trova al 171esimo posto di quella generale.
04 UNIVERSITÀ DI PADOVA. L’università di Padova condivide la 243esima posizione con l’University of Notre Dame, negli Stati Unit
05 LA STATALE DI MILANO. Statale di Milano occupa il 324esimo posto.
06 POLITECNICO DI TORINO. Il Politecnico di Torino si è aggiudicato il 325esimo posto, insieme alla University of Strathclyde nel Regno Unito.
07 UNIVERSITÀ DI PISA. L’università di Pisa si è aggiudicata la posizione numero 404.
08 UNIVERSITÀ FEDERICO II DI NAPOLI. Alla 416esima posizione, invece, c’è
Federico II di Napoli.
09 UNIVERSITÀ VITA-SALUTE SAN RAFFAELE. Alla posizione 436, insieme alla National Taipei University of Technology di Taiwan, c’è l’università Vita-salute del San Raffaele.
10 UNIVERSITÀ DI TRENTO. L’università di Trento si aggiudica il 457esimo posto, insieme alla Sogang University della Corea del Sud e all’Institut National des Sciences Appliquées de Lyon in Francia. .
11 Università di Firenze. Al 460esimo posto c’è l’università di Firenze.
12 Università di Torino A pari merito con la Chang Gung University, l’università di Torino si posiziona al 475esimo posto.
13 Università di Roma Tor Vergata. Alla posizione 499, insieme alla Central South University cinese, c’è l’università di Roma Tor Vergata con un punteggio di 24,2.
14 Università Cattolica del Sacro Cuore. Nella posizione tra la 511esima e la 520esima, c’è l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dalla 500esima posizione in poi, non viene indicato il posto preciso occupato dall’università nella classifica ma un range di livelli.
15 Università degli studi di Pavia. Tra la 561esima e la 570esima posizione si trova l’università degli studi di Pavia.
16 Politecnico di Bari. Tra il 591esimo e il 600esimo posto si trova il Politecnico di Bari
17 Università Milano-Bicocca. L’università Milano – Bicocca si aggiudica una posizione tra il 601esimo e il 650esimo posto.
18 Università di GenovaTra la posizione 651 e la 700 c’è anche l’università di Genova..
19 Free University of Bozen- Bolzano. La Free University of Bozen- Bolzano è tra la posizione 701 e la 750.
20 Università di Trieste. L’università di Trieste è tra la 701esima posizione e la 750esima.
21 Università di Siena. L’università di Siena è tra quelle che si trovano nelle posizioni tra la 751 e la 800.
22 Università Ca’ Foscari di Venezia. L’università Ca’ Foscari di Venezia si trova tra la posizione 801 e la 1000.
23 Università di Catania. L’Università di Catania si trova tra la posizione 801 e la 1000.
24 Università Politecnica delle Marche. L’università Politecnica delle Marche si trova tra la posizione 801 e la 1000.
25 Università degli studi di Ferrara. Anche l’università degli studi di Ferrara si trova tra la posizione 801 e la 1000
26 Università degli studi di Bari. L’ateneo si posiziona tra il posto 801 e 1000.
27 Università di Brescia. Anche l’università di Brescia si posiziona tra il posto 801 e il 1000
28 Università di Messina. L’università di Messina si trova tra le posizioni 801 e la 1000.
29 Università di Modena e Reggio Emilia. L’università di Modena e Reggio Emilia si trova tra le posizioni 801 e la 1000.
30 Università degli studi di Parma. L’università degli studi di Parma si trova tra le posizioni 801 e la 1000.
31 Università degli studi di Perugia. L’ateneo si trova tra le posizioni 801 e la 1000.
32 Università degli studi Roma Tre L’ateneo si trova tra la posizione 801 e 1000.
33 Università di Verona. L’università occupa una posizione tra la 801 e la 1.000
34 Università della Calabria. L’ateneo si trova tra le posizioni 1.001 e 1.200 della
35 Università Parthenope. Anche questa università si trova tra il posto 1.001 e il 1.200.
36 Università di Palermo. L’università di Palermo si aggiudica la posizione tra la 1.001 e la 1.200..
37 Università di Salerno. L’università di Salerno è posizionata tra il posto 1.001 e il 1.200 della classifica.
38 Università degli studi della Tuscia. L’ateneo si aggiudica uno posto tra la posizione 1.001 e la 1.200..
39 Università degli studi di Udine. L’ateneo si trova tra la posizione 1.001 e la 1.200.
40 Università degli studi G. D’Annunzio Chieti-Pescara. L’ateneo si trova tra la posizione 1.201 e la 1.400.
41Università degli studi di Bergamo. Infine, l’università degli studi di Bergamo tra la posizione 1.201 e la 1.400.

b – LE 50 MIGLIORI UNIVERSITÀ DEL MONDO (*)

Massachusetts Institute of Technology (Mit), University of Cambridge, Stanford University e tanti altri: i migliori atenei secondo la classifica il Qs World University Rankings 2023
Quasi 1.500 università in tutto il mondo, dislocate tra Europa, Asia e Nord America: il report Qs World University Rankings 2023 analizza gli atenei e li valuta sulla base di alcuni criteri, tra cui la qualità dell’insegnamento e della ricerca, il numero degli studenti internazionali e le citazioni accademiche nelle ricerche. Il report ha lo scopo di guidare gli studenti nella scelta di un ateneo per la formazione universitaria. Anche se non viene conteggiato nella punteggio finale, agli istituti è stata assegnata una valutazione anche in base all’impegno riservato nel raggiungimento dei Sustainable development goals (Sdg) delle Nazioni Unite.
Sul sito è disponibile anche un report, Qs World University Rankings by Subject 2023, che ha valutato gli atenei in base a 54 materie suddivise in 5 macroaree. La Sapienza di Roma si è aggiudicata il primo posto su scala globale per gli studi classici. Tra le altre università italiane che hanno ricevuto un punteggio molto alto nel report suddiviso per materie, ricordiamo anche il Politecnico di Milano che si trova tra i primi 20 atenei per design, architettura e ingegneria, e Tor Vergata per Storia classica. Nonostante questi ottimi risultati per le università italiane, nessuna si trova tra i primi 50 posti della classifica generale, in cui invece compaiono il Massachusetts Institute of Technology (Mit), l’University of Cambridge, la Stanford University e tante altre. Vediamo quali sono le 50 università ad aver ottenuto il punteggio migliore.

01 Massachusetts Institute of Technology (Mit). L’ateneo si trova a Cambridge, negli Stati Uniti.
02 University of Cambridge L’ateneo si trova a Cambridge, nel Regno Unito.
03 Stanford University. L’università ha sede a Stanford, in California, negli Stati Uniti.
04 University of Oxford. L’università sorge a Oxford, nel Regno Unito.
05 Harvard University. L’ateneo si trova nel Massachusetts, nella città di Cambridge, Stati Uniti.
06 California Institute of Technology (Caltech) L’ateneo si trova a Pasedena, negli Stati Uniti.
07 Imperial College London. Londra, Regno Unito.
08 Ucl. L’ateneo si trova a Londra, nel Regno Unito.
09 Eth Zurich. Zurigo, Svizzera.
10 University of Chicago. L’università si trova a Chicago, negli Stati Uniti.
11 National University of Singapore. La sede è a Singapore, a Singapore.
12 Peking University. La Peking University si trova a Pechino, in Cina.
13 University of Pennsylvania. Philadelphia, Stati Uniti.
14 Tsinghua University. A Pechino, in Cina.
15 University of Edinburgh. L’università si trova a Edimburgo, nel Regno Unito.
16 Epfl. L’università si trova a Losanna, in Svizzera.
17 Princeton University . Princeton, New Jersey, Stati Uniti.
18 Yale University. L’ateneo ha sede a New Haven, Connecticut, negli Stati Uniti.
19 Nanyang Technological University (Ntu). L’ateneo si trova a Singapore.
20 Cornell University. Ithaca, New York, Stati Uniti.
21 The University of Hong Kong. Hong Kong
Columbia University. New York, Stati Uniti.
23 The University of Tokyo. Tokyo, Giappone.
24 Johns Hopkins University. Baltimora, Stati Uniti.
25 University of Michigan-Ann Arbor. Ann Arbor, Stati Uniti.
26 Université PSL. Parigi, Francia.
27 University of California, Berkeley (Ucb). Berkeley, Stati Uniti.
28 The University of Manchester. Manchester, Regno Unito.
29 Seoul National University. Seoul, Corea del Sud
30 Australian National University (Anu). Canberra, Australia.
31 McGill University. Montreal, Canada.
32 Northwestern University. Evanston, Illinois, Stati Uniti.
33 The University of Melbourne. Parkville, Australia.
34 Fudan University. Shanghai, Cina.
35 University of Toronto. Toronto, Canada.
36 Kyoto University. Kyoto, Giappone.
37 King’s College London. Londra, Regno Unito.
38 The Chinese University of Hong Kong (Cuhk). Hong Kong
39 New York University (Nyu). New York City, Stati Uniti.
40 The Hong Kong University of Science and Technology. Hong Kong.
41 The University of Sydney. Sydney, Australia.
42 Korea Advanced Institute of Science & Technology (Kaist) Daejeon, Corea del Sud
43 Zhejiang University. Hangzhou, Cina
44 University of California, Los Angeles (Ucla) Los Angeles, California.
45 The University of New South Wales (Unsw Sydney) Sydney, Australia
46 Shanghai Jiao Tong University Shanghai, Cina.
47 University of British Columbia. Vancouver, Canada.
48 Institut Polytechnique de Paris. Palaiseau Cedex, Francia
49 Technical University of Munich. Monaco, Germania.
50 Duke University Durham, Carolina del Nord, Stati Uniti.
*(Fonte: Wired. Chiara Zennaro – Sono una giornalista praticante e sto attualmente frequentato la scuola di giornalismo dello Iulm di Milano.)

 

 

06 – WILL KNIGHT*: LA CINA INSIDIA IL PRIMATO TECNOLOGICO DEGLI STATI UNITI. UN NUOVO RAPPORTO MOSTRA COME NEL CAMPO DELL’INFORMATICA AVANZATA IL VANTAGGIO AMERICANO SI STIA PROGRESSIVAMENTE ASSOTTIGLIANDO, NONOSTANTE IL CLAMORE ATTORNO AI NUOVI SISTEMI DI AI.
Ora che siamo tutti ipnotizzati dai nuovi ed eloquenti chatbot di intelligenza artificiale (Ai), è facile dimenticare che la maggior parte delle scoperte più notevoli nel campo della scienza e della tecnologia dipendono da progressi molto meno patinati che riguardano i fondamenti dell’informatica: nuovi algoritmi, diverse architetture hardware e innovativi chip di silicio.
Fin dagli albori dell’informatica, gli Stati Uniti hanno largamente dominato questi settori innovativi. Tuttavia, un nuovo rapporto realizzato da accademici che studiano i progressi dell’informatica sostiene che, sotto molti punti di vista, il vantaggio degli Stati Uniti nell’informatica avanzata è diminuito significativamente negli ultimi cinque anni, soprattutto rispetto alla Cina.
È ormai assodato che gli Stati Uniti non producono più molti dei chip per computer più avanzati al mondo. Apple e diverse altre società affidano ormai la realizzazione dei loro microchip a Tsmc a Taiwan o Samsung in Corea del Sud. Questo è il motivo che ha spinto il governo statunitense a varare il Chips Act, un pacchetto da 52 miliardi di dollari che punta a rivitalizzare la produzione di chip e le tecnologie correlate a livello nazionale.
Il nuovo rapporto pubblicato dal Massachusetts Institute of Technologies (Mit) con il think tank Council on competitiveness e la società di investimenti Silicon Catalyst, mostra che negli ultimi cinque anni anche la quota americana dei super computer più potenti al mondo è calata sensibilmente.
Nonostante tradizionalmente abbiano guidato lo sviluppo dei nuovi algoritmi, inoltre, anche in questo campo alcuni parametri usati per misurare l’innovazione – come il premio Gordon Bell, assegnato a scienziati che si sono distinti nel settore dell’informatica avanzata – indicano che gli Stati Uniti hanno perso il loro vantaggio a favore della Cina.
Da un certo punto di vista, le conclusioni del rapporto non sorprendono. Negli ultimi decenni la Cina ha compiuto grandi progressi economici, che hanno dato impulso alle università e all’industria tecnologica del paese, facendone un cardine dell’innovazione manifatturiera per molte aziende statunitensi.
Ma quello del rapporto è anche un messaggio per il futuro che i politici statunitensi farebbero meglio a tenere presente, soprattutto se si considera che i progressi dell’informatica saranno cruciali per l’avanzamento di settori chiave come l’energia, la scienza del clima e la medicina, grazie alla loro capacità di realizzare modelli di fenomeni incredibilmente complessi.
Neil Thompson, un ricercatore del Mit che ha partecipato al rapporto, spiega che i moderni sistemi di Ai, come ChatGpt e gli algoritmi di generazione artistica, si basano sui progressi di un particolare tipo di chip per computer: l’unità di elaborazione grafica (Gpu). In origine queste unità sono state inventate per eseguire le operazioni necessarie al rendering della grafica dei videogiochi, ma si sono poi rivelate adatte anche ai calcoli utilizzati per una tecnica di Ai nota come deep learning.
Nel corso del tempo le aziende hanno progettato e costruito versioni più avanzate delle Gpu, arrivando a collegarne a migliaia tramite interconnessioni in fibra ottica allo scopo di assicurarsi maggiori prestazioni dagli algoritmi di Ai. Anche i progressi più stimolanti, come ChatGpt, derivano essenzialmente dall’adattamento di algoritmi esistenti a un hardware più potente.
Thompson però sottolinea che non dobbiamo aspettarci che un maggior numero di Gpu dietro gli stessi algoritmi sia in grado di risolvere ogni problema. I più importanti progressi del futuro potrebbero dipendere dalla creazione di diversi tipi di algoritmi e chip in grado di garantire maggiori prestazioni.

Il rapporto rappresenta un buon promemoria di quanto sia difficile misurare la concorrenza tra Stati Uniti e Cina e di come il clamore intorno all’Ai possa essere fuorviante.
Per anni le tesi sul vantaggio della Cina nel campo dell’intelligenza artificiale e in altre aree tecnologiche si sono basate sul numero di brevetti depositati o di articoli di ricerca pubblicati. Ma alcuni imprenditori e ingegneri cinesi considerano l’ascesa di ChatGpt come un brusco ritorno alla realtà per un’industria che privilegia i profitti a breve termine rispetto agli investimenti in nuove idee e ricerca. I professionisti del paese temono inoltre che le misure del governo per limitare il potere delle maggiori aziende tecnologiche cinesi possano scoraggiare l’innovazione.
Ma come dimostra il nuovo rapporto, sui fondamenti alla base delle grandi scoperte la Cina potrebbe essere più vicina agli Stati Uniti di quanto non sembri a giudicare dall’attuale clamore intorno a ChatGpt.
*( Questo articolo è tratto dalla newsletter Fast Forward, curata da Will Knight per Wired US.)

 

 

07 – INTANTO NEL MONDO
Libano
Il 7 aprile l’esercito israeliano ha bombardato il sud del Libano e condotto una serie di raid aerei nella Striscia di Gaza, affermando di aver preso di mira le posizioni del movimento palestinese Hamas in risposta al lancio di decine di razzi in Israele. L’esercito ha precisato di aver colpito tre infrastrutture di Hamas in un campo profughi palestinese vicino a Tiro, nel sud del Libano.

Cina-Unione europea-Francia-Ucraina-Russia
Nel corso di un vertice bilaterale a Pechino, che si è tenuto il 6 aprile, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto al suo collega cinese Xi Jinping di fare il possibile “per ricondurre Vladimir Putin alla ragione” e convincerlo a mettere fine al conflitto in Ucraina. Poco dopo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, anche lei in visita a Pechino, ha affermato che un’eventuale fornitura di armi cinese alla Russia violerebbe il diritto internazionale e nuocerebbe alle relazioni con l’Unione europea. Xi ha ribadito la sua contrarietà all’uso di armi nucleari in Ucraina.

Francia
Il 6 aprile 111 persone sono state arrestate e 154 poliziotti sono rimasti feriti nel corso dell’undicesima giornata di mobilitazione contro la riforma del sistema pensionistico voluta dal presidente Emmanuel Macron, che prevede l’aumento dell’età della pensione da 62 a 64 anni. La partecipazione alle manifestazioni ha registrato un calo rispetto alla precedente giornata di protesta del 28 marzo: 570mila persone secondo il ministero dell’interno e quasi due milioni secondo la Confederazione generale del lavoro (Cgt).

Stati Uniti
Il 6 aprile la camera dei rappresentanti dello stato del Tennessee, controllata dal Partito repubblicano, ha espulso due deputati democratici afroamericani, Justin Jones e Justin Pearson, accusati di aver interrotto una sessione legislativa nel corso di una protesta per chiedere misure restrittive contro le armi da fuoco. Il mese scorso sei persone sono rimaste uccise in una sparatoria in una scuola cristiana nel capoluogo Nashville.

Canada-Siria
Le autorità curde che controllano il nordest della Siria hanno consegnato il 6 aprile a una delegazione canadese quattro donne e dieci bambini da rimpatriare in Canada. Erano reclusi da anni nel campo di Roj per gli ex combattenti del gruppo Stato islamico e i loro familiari. Si tratta della quarta operazione di rimpatrio condotta dal governo canadese.

Uganda
Il 6 aprile Mary Goretti Kitutu, ministra degli affari della Karamoja, la regione più povera del paese, è stata incriminata per corruzione e arrestata. Goretti Kitutu è accusata di essere coinvolta nel furto di 14.500 lastre di ferro che dovevano essere usate come tetti per case popolari nella regione, che si trova nel nordest del paese.
*(Fonte: Internazionale)

 

 

08 – REGIONE ABRUZZO, SOPPRESSO L’UFFICIO EMIGRAZIONE (*)
L’AQUILA – “Con la Delibera 76 del 16 febbraio scorso la Giunta regionale della Regione Abruzzo sopprime l’ufficio Emigrazione dell’Ente, nonostante lo stesso sia previsto (oltre che indispensabile) dalle leggi 47/2004 e 43/2012. Le competenze sono trasferite dal settore Lavoro e Sociale al Turismo ma non si capisce chi avrà l’importante ruolo previsto dalla norma regionale per rispondere alle tante istanze degli oltre 1,3 milioni di abruzzesi nel mondo, visto che la ormai ex funzionaria del settore, Laura Di Russo, non s’è trasferita ed è rimasta per ora senza funzioni”. A denunciare la grave novità è Pierluigi Spiezia, componente l’Osservatorio Emigrazione dell’Abruzzo in rappresentanza della Fnsi-Sga e in passato addetto stampa e portavoce della Presidenza Cram (Consiglio regionale abruzzesi nel mondo), la consulta che rappresenta le centinaia di associazioni iscritte all’Albo regionale, in 23 nazioni e in tutti e cinque i continenti.
“La parola Emigrazione è, dunque, scomparsa dall’organigramma della Regione Abruzzo – prosegue il giornalista che da decenni si occupa dei problemi di emigrati e immigrati – Rimane solo il Cram e, di fatto, è scomparso pure lo stesso Osservatorio in cui siedo, che il governatore Marco Marsilio, presidente anche di Cram e Osservatorio, non convoca dalla fine del 2019, nemmeno per sostituire due illustri componenti scomparsi: Luciano Lapenna dell’Anci e Giuseppe Mangolini dell’Aitef”.
Fra le sue funzioni l’ufficio Emigrazione svolgeva il compito di Segreterìa e coordinamento del Cram che in questa legislatura si è riunito online durante la pandemia e due volte in presenza, a Perth (Australi) nel 2019 e a Vasto nel settembre 2022. Nei prossimi mesi è in programma la riunione 2023 a Johannesburg (Sudafrica).
“Nelle leggi che disciplinano l’Emigrazione si dà per ‘scontato’ – prosegue – il riferimento dell’Ufficio che sovrintende all’organizzazione delle assemblee, che raccoglie le richieste di iscrizione all’Albo regionale dei club, che ha il compito di vigilare sulla correttezza delle informazioni fornite dalle associazioni, che provvedere a istruire le pratiche per i contributi previsti dalla norma: si può eliminare un ufficio che per legge è previsto dalla stessa Regione e che in passato aveva anche più addetti?” chiede Spiezia, anche all’opposizione in Consiglio regionale che finora non ha sollevato il caso che, invece, turba e preoccupa la comunità dei corregionali fuori regione.
L’ufficio soppresso, nel rispetto della Legge 47/2004, “ha il compito di mantenere vivo il rapporto con le Comunità all’estero, di sviluppare iniziative di solidarietà nei confronti degli emigrati indigenti, di valorizzare il ruolo degli organismi associativi. E soprattutto il Cram è la Consulta che indirizza la Regione verso azioni tese a mantenere stretti i legami degli emigrati abruzzesi con la regione. Non si capisce – si chiede il giornalista-consigliere – ora a chi dovrà indirizzare le proprie osservazioni e i bisogni rilevati nei Paesi fuori dall’Abruzzo. Senza l’ufficio Emigrazione sembra ci si dovrà rivolgere solo ed esclusivamente al Turismo. Ma i problemi che hanno gli abruzzesi emigrati non sono di tipo turistico, piuttosto di tipo burocratico, sociale o sanitario: a chi si dovranno rivolgere?”
“E così – conclude – mentre in tutta Italia oggi si parla di Turismo delle Radici ed Emigrazione di ritorno grazie a un’iniziativa promossa dalla Farnesina anche per l’Abruzzo, quest’ultima cancella perfino il nome nella miriade di nomi eletti a dignità di ufficio. Come dire, l’emigrazione non è più un nostro problema, ma è solo una declinazione particolare del modo di intendere il Turismo.
*(Fonte: La voce d’Italia – Avenida Santos Erminy, Edificio Park Side, piso 03 oficina 35. Las Delicias de Sabana Grande Caracas, Distrito Capital 1050 Venezuela)

 

 

 

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