n°24 – 11/6/2022 – RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO.

01 – La Marca (Pd)* a Vancouver per la festa della repubblica – soddisfazione per la grande partecipazione dei connazionali
caos.
02 – Anna Maria Merlo*: UE – lavoro schiavo, «vigilare» non basta Bruxelles. Il parlamento europeo chiede alla commissione di proibire l’import-export di merci prodotte o trasportate, quando esistono sospetti fondati di lavoro minorile, di sfruttamento schiavistico o di danni per l’ambiente.
03 – Pierre Haski*: La mediazione con Mosca rischia di dividere l’Europa. Il presidente francese Emmanuel Macron partecipa dall’Eliseo a una videoconferenza tra i leader del G7
04 – Le Opinioni di Paul Mason*: una strategia per evitare il caos. Nel maggio 1941, con il regno unito isolato e gli Stati Uniti non ancora entrati nella seconda guerra mondiale, John Maynard Keynes volò negli stati uniti per discutere con altri economisti, partendo da una domanda molto semplice: che aspetto avrà l’economia mondiale dopo che avremo vinto?
05 – Nel mondo.
06 – Giuliana Ferraino *: Ocse, il prezzo della guerra ucraina? In Italia il Pil si ferma al 2,5% (dal 4,6%) %).
07 – La Marca (Pd) a Chicago per la festa della repubblica – l’incontro con una comunità operosa e intraprendente
08 – Kevin Carboni e Mara Magistroni*: Abbiamo scoperto una nuova minaccia per l’ambiente alle Canarie. Sulle spiagge dell’arcipelago spagnolo gli scienziati hanno trovato un nuova sostanza inquinante formata dall’unione di catrame e microplastiche. Una fuoriuscita di petrolio su una spiaggia

 

01 – La Marca (Pd) A VANCOUVER PER LA FESTA DELLA REPUBBLICA – SODDISFAZIONE PER LA GRANDE PARTECIPAZIONE DEI CONNAZIONALI. “È stata una bellissima Festa quella che si è tenuta a Vancouver per onorare la Repubblica italiana. Un’occasione davvero speciale per tutta la nostra comunità che, dopo due anni di pandemia, ha potuto ritrovarsi per celebrare in presenza i valori di pace, democrazia e solidarietà che sono alla base della nostra Repubblica e della nostra Costituzione”, così ha dichiarato l’on. La Marca a conclusione dell’evento organizzato dal Consolato Generale d’Italia, in collaborazione con il Centro Culturale Italiano, il CGIE Canada e il Comites di Vancouver. 6 giugno 2022
Le celebrazioni della Repubblica italiana a Vancouver si sono tenute il 3 giugno con un programma articolato in due appuntamenti principali.
Al primo appuntamento, dedicato agli interventi istituzionali, con la presenza di oltre duecentocinquanta persone, hanno preso la parola il Console Generale d’Italia e il rappresentante del governo della British Columbia. Nel corso della cerimonia, inoltre, ha avuto luogo la consegna ufficiale delle medaglie e dei diplomi rilasciati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ai discendenti di vittime delle Foibe residenti a Vancouver.
Subito dopo, nel grande salone del Centro Culturale Italiano, si è tenuto l’appuntamento aperto alla comunità e alle rappresentanze dell’associazionismo regionale e culturale presente a Vancouver.
La Festa, che ha visto la partecipazione di oltre seicento connazionali, si è aperta con i saluti del Console Generale d’Italia e dei rappresentanti della collettività. Particolarmente commovente è stata la lettura della delibera di scuse alla collettività italiana da parte del Comune di Vancouver per l’internamento sofferto dai connazionali durante la seconda guerra mondiale.
L’on. La Marca, dopo aver ringraziato il Console Generale Messineo, gli organizzatori e le autorità presenti, ha rivolto il suo messaggio di saluto ai connazionali.
“Dopo due anni di restrizioni dovute alla pandemia, torniamo ad incontrarci e lo facciamo in una giornata significativa per l’Italia. In tutto il mondo gli italiani all’estero si uniscono alle celebrazioni del 2 giugno con orgoglio, intensità e convinzione. Per noi italiani in Canada – ha sottolineato l’on. La Marca – questa ricorrenza ha un significato molto speciale perché è anche la festa dell’incontro dei nostri due Paesi nella libertà e nella democrazia.
Oggi, dopo una crisi sanitaria di proporzioni globali e una guerra sul suolo europeo le cui conseguenze sono tuttora imprevedibili, la Festa della Repubblica assume un significato più profondo perché ci impegna ad affermare con ancora maggiore vigore i valori della libertà, della pace, della solidarietà e della democrazia. Valori che non sono un dono ricevuto da celebrare una volta l’anno, ma beni da tutelare e da difendere, da coltivare ogni giorno, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà. E quello che attraversiamo non è certamente un passaggio facile, né a livello europeo e internazionale né a livello italiano.
In qualità di vostra rappresentante al Parlamento italiano sono felice di essere di nuovo in questa meravigliosa città. Per me è l’occasione per ritrovare tanti amici e per riannodare quei rapporti diretti che la distanza e la pandemia hanno reso più faticosi, ma anche – ha concluso l’on. La Marca – per rinnovare il mio impegno verso questa vivace e straordinaria comunità italiana di Vancouver che ho avuto modo di conoscere e apprezzare nel corso del tempo”.
*( On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America)

 

02 – Anna Maria Merlo*: UE – LAVORO SCHIAVO, «VIGILARE» NON BASTA BRUXELLES. IL PARLAMENTO EUROPEO CHIEDE ALLA COMMISSIONE DI PROIBIRE L’IMPORT-EXPORT DI MERCI PRODOTTE O TRASPORTATE, QUANDO ESISTONO SOSPETTI FONDATI DI LAVORO MINORILE, DI SFRUTTAMENTO SCHIAVISTICO O DI DANNI PER L’AMBIENTE.
Il Parlamento europeo ha votato ieri alla quasi unanimità una risoluzione che chiede alla Commissione – che ha l’iniziativa legislativa, a differenza dell’Euro camera – di proibire l’import-export di merci prodotte o trasportate, quando esistono sospetti fondati di lavoro minorile, di sfruttamento schiavistico o di danni per l’ambiente. La risoluzione riguarda circa 13mila imprese nella Ue e 4mila all’estero.

A febbraio, la Commissione aveva proposto una direttiva sulla “vigilanza” delle imprese. Ieri, l’Europarlamento ha chiesto di fare di più. Ci sono circa 25 milioni di persone nel mondo che producono in condizioni di quasi schiavitù, di cui 10 milioni di minorenni, e questi prodotti molto spesso arrivano sui mercati della Ue. Usa e Canada hanno già preso decisioni per combattere questo flagello, compatibili con le regole della Wto. La Commissione dovrebbe proporre delle iniziative a settembre.
*( Fonte IL Manifesto – Merlo Anna Maria, docente del dipartimento di Scienze Economiche e Politiche dell’Università della Valle d’Aosta.)

 

03 – Pierre Haski*: LA MEDIAZIONE CON MOSCA RISCHIA DI DIVIDERE L’EUROPA. IL PRESIDENTE FRANCESE EMMANUEL MACRON PARTECIPA DALL’ELISEO A UNA VIDEOCONFERENZA TRA I LEADER DEL G7. FRANCIA 6 06 2022
“Non bisogna umiliare la Russia”. Lo scorso 9 maggio, pronunciando questa frase in occasione del suo discorso davanti al parlamento europeo, il presidente francese Emmanuel Macron aveva scatenato un’ondata di critiche, che tuttavia si erano rapidamente placate. Ma il 4 giugno, quando Macron ha ribadito il concetto durante un’intervista concessa ai mezzi d’informazione regionali francesi, i suoi critici sono tornati all’attacco aumentandone l’intensità.

L’accusa più dura è arrivata dal ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba. Su Twitter Kuleba ha dichiarato che “gli appelli a evitare di umiliare la Russia non possono che umiliare la Francia e qualsiasi altro paese che dovesse ripeterli, perché la Russia si sta umiliando da sola. Piuttosto dovremmo concentrarci sul modo di rimettere la Russia al suo posto. Solo così sarà possibile ottenere la pace e salvare vite umane”.
La parole di Kuleba sono brutali e dimostrano fino a che punto questa posizione, a cui il presidente francese tiene particolarmente, non sia compresa dalle persone più coinvolte, ovvero gli ucraini, e nemmeno dai paesi del fianco est dell’Unione europea, i più impegnati nel sostegno a Kiev.

UNA PORTA APERTA
Qual è l’obiettivo di Macron? Il presidente lo ha chiarito nella stessa intervista: posizionare la Francia come una potenza “mediatrice” nel conflitto e dunque lasciare una porta aperta alla Russia. Macron ritiene che l’Europa non debba perdere il ruolo di possibile mediatore a beneficio della Turchia o di altre potenze esterne.
Così facendo il presidente pensa al dopoguerra, quando bisognerà in ogni caso trovare il modo per convivere con una Russia che potrà essere, a seconda dello scenario, vendicativa o accomodante.
Le critiche renderanno ancora più sospetta agli occhi degli ucraini e degli europei dell’est la mano tesa di Macron a Vladimir Putin
L’analogia proposta da Macron con il trattato di Versailles, che alla fine della prima guerra mondiale avrebbe aperto la strada alla seconda “umiliando” la Germania, è contestata da alcuni storici. Ma soprattutto la parola “umiliazione” è difficilmente accettabile davanti alle immagini che ci arrivano quotidianamente dall’Ucraina, anche se evidentemente le emozioni possono essere cattive consigliere.
Paradossalmente le critiche renderanno ancora più sospetta agli occhi degli ucraini e degli europei dell’est la mano tesa di Macron a Vladimir Putin per una soluzione negoziata, anche se l’Eliseo ha sempre ribadito che niente si farà senza l’assenso del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj.
Dall’inizio dell’anno Macron ha parlato con Putin per circa cento ore, senza però ottenere risultati positivi per questo sforzo colossale di dialogo.
L’intermediazione di Macron non ha impedito né lo scoppio della guerra né la distruzione di Mariupol né il blocco di Odessa, e finora non ha prodotto nemmeno un minimo segnale di tregua. Questo magro bilancio rende difficilmente spiegabile l’insistenza sul concetto di umiliazione, tanto più che siamo nella fase finale della presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea e queste critiche indeboliscono la posizione della Francia alla vigilia dell’ultimo vertice del semestre, durante il quale saranno affrontati argomenti importanti come la richiesta di adesione dell’Ucraina.
Il momento, insomma, non sembra affatto propizio per una presa di posizione che divide gli europei e non favorisce la causa della pace in Ucraina.
*( Fonte Internazionale – Pierre Haski, France Inter, Francia – Traduzione di Andrea Sparacino)

 

04 – LE OPINIONI. PAUL MASON*: UNA STRATEGIA PER EVITARE IL CAOS. NEL MAGGIO 1941, CON IL REGNO UNITO ISOLATO E GLI STATI UNITI NON ANCORA ENTRATI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE, JOHN MAYNARD KEYNES VOLÒ NEGLI STATI UNITI PER DISCUTERE CON ALTRI ECONOMISTI, PARTENDO DA UNA DOMANDA MOLTO SEMPLICE: CHE ASPETTO AVRÀ L’ECONOMIA MONDIALE DOPO CHE AVREMO VINTO?
Nell’agosto di quell’anno il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt e il premier britannico Winston Churchill crearono la Carta atlantica, la struttura fondamentale delle Nazioni Unite. Nel dicembre 1941, quando il Giappone attaccò la base navale di Pearl Harbor, i comandanti alleati avevano già deciso la strategia militare: combattere prima la Germania e poi il Giappone. Se paragonata agli eventi del 1941, la risposta dell’occidente all’invasione russa dell’Ucraina – e la sua implicita distruzione dell’ordine creato dalla Carta dell’Onu – finora si è distinta per una mancanza di strategia.
Le maggiori potenze dell’Unione europea (Francia, Germania e la stessa Commissione europea) pensavano che la guerra non sarebbe mai scoppiata e invece ci si sono ritrovate immischiate. Gli Stati Uniti, mentre in modo frenetico rendevano pubbliche le prove dell’inizio imminente del conflitto, non sono riusciti a convincere i loro alleati democratici a difendere l’Ucraina con qualcosa di più dell’invio di piccole quantità di armi. Le sanzioni, anche se abbastanza veloci da bruciare metà delle riserve di valuta estera di Mosca, non sono state abbastanza forti da paralizzarne l’economia, perché in questi anni l’Europa è diventata sempre più dipendente dalla Russia dal punto di vista energetico. Di conseguenza, nonostante i soldati russi violentino, torturino e uccidano i civili ucraini, l’occidente continua a versare dollari sul conto bancario di Vladimir Putin attraverso gli acquisti di petrolio e gas. Anche se ha annunciato una Zeitenwende (svolta epocale) nella politica tedesca, all’inizio il cancelliere Olaf Scholz ha faticato a convincere il suo partito e perfino sé stesso che la vendita di armi all’Ucraina non scatenerà ritorsioni nucleari.
Poi invece ha deciso d’inviare carri armati per la difesa antiaerea. Boris Johnson, pur avendo spedito in fretta armi all’Ucraina, è a capo di un governo e di un partito ancora soggetto all’influenza finanziaria russa. Joe Biden il sindacalista si è chiesto ad alta voce come l’occidente potesse permettere a Vladimir Putin di restare al potere; poche ore dopo Joe Biden il presidente ha allontanato l’idea di un cambio di regime a Mosca.
L’occidente, insomma, è stato trascinato in un conflitto per il quale non era preparato, costretto a fornire di continuo enormi quantità di armi pesanti e munizioni. È passato dal presupposto che l’Ucraina sarebbe stata occupata in poco tempo alla convinzione che Kiev può vincere. Ma non è ancora in grado di rispondere alla domanda che i giganti degli anni quaranta consideravano ovvia, e con la quale hanno fatto i conti anche quando erano con le spalle al muro: cosa significa vincere in Ucraina? E cosa dobbiamo fare per creare stabilità, e non caos, nella regione del mar Nero dopo che sarà dichiarato il cessate il fuoco? In parte questo fallimento è dovuto al modo in cui il capitalismo basato sul libero mercato ha trasformato il pensiero strategico dell’élite politica occidentale. L’analista militare James Sherr, del centro studi Estone Icds, si lamenta che “quelli che una volta erano grandi dipartimenti di stato sono ora dominati da manager politici invece che da strateghi”. Le uniche Una strategia per evitare il caos Paul Mason

L’OCCIDENTE È STATO TRASCINATO IN UN CONFLITTO PER IL QUALE NON ERA PREPARATO, COSTRETTO A FORNIRE ENORMI QUANTITÀ DI ARMI E MUNIZIONI
Le opinioni figure influenti e controcorrente, dice, sono i celebrati “realisti” come lo statunitense John Mearsheimer, che hanno esortato l’occidente a lasciare entrare l’Ucraina nella sfera d’influenza di Putin. Sherr non spiega in alcun modo come sia avvenuta questa trasformazione della politica, ma i critici di lunga data del neoliberismo conoscono la risposta. Come dice Will Davies, economista dell’università Goldsmiths di Londra: il neoliberismo è “il disincanto della politica per mano dell’economia”. La generazione di Keynes usava strumenti economici per raggiungere obiettivi sociali universali: l’autodeterminazione delle nazioni, diritti umani e diritti dei lavoratori. I piani per la pace dopo il 1945 erano spudoratamente utopistici. Per i leader contemporanei invece tutto è economia. Ecco perché non hanno elaborato un’idea alternativa, da opporre al conservatore John Mearsheimer, che consegnerebbe tranquillamente il Donbass alla Russia. Senza un obiettivo finale non può esserci una strategia, e senza una strategia non può esserci coerenza militare e logistica. Il 25 aprile il segretario alla difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha fatto la prima vera contromossa, annunciando chiaramente il nuovo obiettivo di Washington:
“VOGLIAMO CHE L’UCRAINA RIMANGA UN PAESE SOVRANO E DEMOCRATICO IN GRADO DI PROTEGGERE IL SUO TERRITORIO. E VOGLIAMO VEDERE LA RUSSIA INDEBOLITA AL PUNTO DA NON POTER PIÙ FARE COSE COME L’INVASIONE DELL’UCRAINA”.
Dato che Austin è un generale decorato in pensione, abituato da sempre a comunicare con precisione i suoi obiettivi, vale la pena di analizzare da vicino le sue frasi. Per gli Stati Uniti, vincere significa che l’Ucraina sopravvivrebbe non come uno stato-cuscinetto neutrale, ma come un paese dotato di un esercito forte e di un sistema democratico. Fatto più importante, vincere significa che l’esercito russo sarà così indebolito da non poter né invadere di nuovo l’Ucraina né minacciare nessuna nazione dell’Europa orientale. Questi obiettivi sono realistici? Sì. E obbligano Putin a una scelta strategica. Dopo il vertice di Ramstein, organizzato dagli Stati Uniti in Germania, è chiaro che, qualunque cosa facciano la Francia e la Germania, Washington si è impegnata a fornire armi che permetteranno a Kiev di fermare le forze russe nel Donbass. Così facendo, Vladimir Putin dovrà decidere se conservare un esercito di livello mondiale all’altezza del suo narcisismo o mantenere il controllo sulla regione del Donbass. Ma non potrà fare entrambe le cose. Gli Stati Uniti oggi sono impegnati non solo nell’imporre sanzioni economiche a Mosca, ma anche in una guerra per procura. Per farlo, hanno rinunciato a destabilizzare il regime di Putin. Vedono l’opportunità d’impedire che la Russia sia una minaccia duratura, e poter tornare così alla maggiore preoccupazione di Washington: contenere la Cina. Nello spazio che si creerebbe in seguito a un’eventuale vittoria dovrebbe intervenire la politica, a partire da quella di sinistra. Ci sono state molte critiche (giustificate) per l’indulgenza con cui l’élite ucraina ha trattato la tradizione banderista del nazionalismo d’estrema destra nel paese; e per il modo in cui ha tollerato i movimenti di estrema destra Azov e Pravyj Sektor, due formazioni che mantengono delle milizie politicizzate. Ma durante la guerra anche i sindacati ucraini di sinistra, le associazioni in difesa dei diritti umani, i mezzi d’informazione indipendenti e i partiti della sinistra internazionalista hanno difeso il loro paese. Se vincere oggi significa avere un’Ucraina sovrana e democratica, allora verdi, liberali, socialdemocratici e sindacati devono aiutare i progressisti in Ucraina, Russia e Bielorussia a incidere sul processo di pace. Nel Regno Unito abbiamo bisogno di trovare politici capaci di mettere in pratica una strategia. E per strategia s’intende creare alleanze e accordi sulla sicurezza che possano riportare stabilità nell’Europa orientale. Ma soprattutto, abbiamo bisogno di politici che credano nel progresso sociale. La Carta atlantica del 1941, con il suo linguaggio arcaico, contiene un’idea per cui vale ancora la pena lottare: “Attuare la collaborazione più completa fra tutti i popoli nel campo economico, al fine di assicurare a tutti migliori condizioni di lavoro, progresso economico e sicurezza sociale”. uff Nello spazio che si creerebbe in seguito a un’eventuale vittoria dell’Ucraina dovrebbe intervenire la politica, a partire da quella di sinistra.

*(Fonte Internazionale: PAUL MASON è un giornalista britannico esperto di economia. Collabora con il Guardian e con Channel 4. Il suo ultimo libro uscito in Italia è Come fermare il nuovo fascismo. Storia, ideologia, resistenza (Il Saggiatore 2021). Questo articolo è uscito sul New Statesman)

 

05 – NEL MONDO.

Regno Unito
Il 6 giugno il primo ministro conservatore Boris Johnson ha superato un voto di sfiducia chiesto dai deputati del suo partito dopo lo scandalo del partygate, le feste organizzate nella sede del governo a Downing street mentre il paese era in lockdown per la pandemia di covid-19. Su 359 deputati conservatori che hanno partecipato al voto, 211 hanno difeso il premier mentre 148 hanno chiesto le sue dimissioni.

Mali
Il colonnello Assimi Goïta, capo della giunta militare al potere dal colpo di stato dell’agosto 2020, ha annunciato il 6 giugno che l’attuale periodo di transizione durerà fino al marzo 2024, quando il potere sarà restituito ai civili. Il 9 gennaio la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale aveva imposto delle sanzioni contro il paese dopo l’annullamento delle elezioni previste a febbraio.

Repubblica Democratica del Congo
Il 6 giugno fonti locali hanno affermato che almeno venti civili sono morti in un attacco condotto il 5 aprile dai ribelli delle Forze democratiche alleate (Adf) nel villaggio di Bwanasura, nella provincia nordorientale dell’Ituri. Secondo la Croce rossa locale, le vittime potrebbero essere trentasei. Le Adf sono un gruppo ribelle d’origine ugandese legato ai jihadisti dello Stato islamico.

Sudafrica
Il 6 giugno i fratelli Rajesh e Atul Gupta, sudafricani d’origine indiana al centro di un grande scandalo di corruzione in cui è coinvolto anche l’ex presidente Jacob Zuma, sono stati arrestati negli Emirati Arabi Uniti. Insieme a un terzo fratello, Ajay, sono accusati di aver sottratto grandi quantità di denaro dalle casse dello stato con la complicità di Zuma, al potere dal 2009 al 2018.

Bolivia
Il procuratore generale Juan Lanchipa ha chiesto il 6 giugno quindici anni di prigione per l’ex presidente ad interim Jeanine Añez, accusata di aver condotto un colpo di stato nel novembre 2019 contro l’ex presidente Evo Morales (2006-2019). Añez aveva assunto la presidenza ad interim dopo le dimissioni di Morales, contestato per la vittoria nelle presidenziali dell’ottobre 2019 grazie ai brogli. Era rimasta in carica fino all’elezione a presidente di Luis Arce, delfino di Morales, nell’ottobre 2020.

Repubblica Dominicana
Il 6 giugno il ministro dell’ambiente Orlando Jorge Mera, 55 anni, è stato assassinato mentre partecipava a una riunione ministeriale a Santo Domingo. Non si conoscono le cause dell’omicidio, compiuto da un suo amico d’infanzia, Miguel Cruz, che è stato arrestato. Jorge Mera era figlio dell’ex presidente Salvador Jorge Blanco (1982-1986).

Brasile
Il 6 giugno il quotidiano britannico The Guardian e due associazioni locali hanno annunciato che il giornalista britannico Dom Phillips e un esperto di popoli indigeni, Bruno Pereira, sono scomparsi mentre conducevano alcune ricerche per un libro nella valle del Javari, in Amazzonia, vicino al confine con il Perù. Nei giorni scorsi avevano subìto delle minacce. Phillips, 57 anni, è un collaboratore del Guardian.

 

06 – Giuliana Ferraino *: OCSE, IL PREZZO DELLA GUERRA UCRAINA? IN ITALIA IL PIL SI FERMA AL 2,5% (DAL 4,6%) . IL MONDO STA PAGANDO UN CARO PREZZO PER LA GUERRA DELLA RUSSIA IN UCRAINA: I L CONFLITTO STA RALLENTANDO LA CRESCITA, LE PRESSIONI INFLAZIONISTICHE SI STANNO INTENSIFICANDO E LA CRISI PER IL COSTO DELLA VITA, COMBINATO CON LE CONSEGUENZE DELLA POLITICA «ZERO COVID» IN CINA, CAUSERÀ FORTI DIFFICOLTÀ CON IL RISCHIO DI UNA CARESTIA, CHE COLPIRÀ I PAESI POVERI.

LA FRENATA DEL PIL
Con queste premesse, nell’Outlook di giugno l’Ocse rivede al ribasso le sue previsioni sulla crescita. Quest’anno il Pil globale frenerà bruscamente, rispetto alle stime pubblicate prima della guerra, quando l’economia mondiale era proiettata in forte ripresa dopo la pandemia del Covid-19: la crescita si fermerà intorno al 3% (dal 4,5% stimato a dicembre) e resterà a un livello simile anche nel 2023. Il rallentamento colpirà soprattutto i Paesi europei, i più esposti a causa dell’import delle materie energetiche e per i flussi di rifugiati. Il Pil dell’area euro è previsto in aumento del 2,6% rispetto al 4,3% indicato nell’Outlook di dicembre. L’Italia si fermerà al 2,5% dal precedente + 4,6%. Ma fanno peggio la Germania, con un Pil visto in aumento del’1,8% invece di +3% e la Francia (+2,3% contro +4,2%). Limita gli impatti la Spagna, dove l’economia crescerà di circa il 4% rispetto al 5% previsto prima della guerra.

L’AUMENTO DELL’INFLAZIONE
La guerra in Ucraina ha annullato la speranza di fermare la corsa dei prezzi, provocata dalla strozzature alle catene di approvvigionamento causate dalla chiusure e dalle restrizioni a causa della pandemia nel 2021 e all’inizio di quest’anno. I prezzi elevati dei generi alimentari e dell’energia e il continuo peggioramento dei problemi della supply chain l’inflazione raggiungerà «il picco più tardi e a livelli più elevati di quanto previsto in precedenza», avverte l’Ocse. E ricorda che l’indice dei prezzi al consumo ha già raggiunto il record degli ultimi 40 anni in Germania, nel Regno Unito e negli Stati Uniti.

L’APPUNTAMENTO
Inflazione, le strategie divergenti di Ue e Usa: chi avrà ragione? Le correzioni sui prezzi sono clamorose e mettono pressione sulla politica monetaria della Bce, costretta da un alato a fermare la corsa dell’inflazione e dall’altro ad agire in modo graduale per non provocare un’ulteriore frenata dell’economia nella zona dell’euro. In Italia l’inflazione quest’anno salirà dal 2,2% stimato a dicembre al 6,3%, calcola l’Ocse. Ma anche in questo caso ci sono Paesi in cui le cose vanno ancora peggio: in Germania l’indice è proiettato al 7,2% dal precedente 2,8%: in Olanda al 9,2% dal 3,1% in Grecia all’8,8% (dal 3,1%), come nel Regno Unito (dal 4,4%). Mentre negli Stati Uniti l’indice dei prezzi starebbe frenando, poiché è visto in aumento del 5,9% mentre a maggio ha toccato l’8,3% a maggio, già in leggero calo dall’8,5% di marzo, anche se la nuova stima è più alta rispetto all’indicazione del 4,4% dello scorso dicembre.
*( Fonte : Corriere delle sera – Giuliana Ferraino, Ho fatto la scuola di giornalismo del Corriere della Sera nell’89. Dal 1994 lavora nella redazione economia)

 

07 – LA MARCA (PD) A CHICAGO PER LA FESTA DELLA REPUBBLICA – L’INCONTRO CON UNA COMUNITÀ OPEROSA E INTRAPRENDENTE
“Le celebrazioni della Festa della Repubblica sono state l’occasione per tornare ad incontrare i connazionali del Nord America dopo due anni di restrizioni dovute alla pandemia. A Chicago è stato un ritorno particolarmente interessante e intenso. È stata l’occasione, infatti, anche per intrattenermi con diversi rappresentanti della nostra comunità. Una comunità, quella di Chicago e dell’Illinois, operosa ed intraprendente, vivace e pienamente integrata nella realtà nord americana, capace di interpretare al meglio il vissuto dell’emigrazione storica ma anche di esprimere la complessità di quella più recente, fatta di giovani, insegnanti, ricercatori, scienziati, creativi, imprenditori ed operatori economici. Uno scambio di vedute vivace ed utile per approfondire questioni di attualità e di interesse anche per la mia attività parlamentare”, così l’on. La Marca a conclusione dell’evento celebrativo che si è tenuto a Chicago il 7 giugno scorso.

La Festa, organizzata dal Consolato Generale d’Italia, dal COMITES di Chicago, dall’Istituto italiano di cultura, dall’ICE e dalla Camera di Commercio Italo-Americana, ha visto la partecipazione di oltre trecento connazionali. Tra i presenti, anche numerosi esponenti di grandi aziende italiane che operano sul territorio e che rappresentano le eccellenze italiane in diversi settori.

L’on. La Marca nel suo intervento, dopo aver ringraziato il Console Generale Thomas Botzios, il Presidente del Comites Carlo Vaniglia, le autorità e i connazionali di Chicago, ha ricordato che il 2 giugno è la Festa di tutti gli italiani. Per gli italiani all’estero, in particolare, essa rappresenta un appuntamento privilegiato di incontro, di condivisione e di vicinanza alla terra d’origine.

“I valori fondativi della nostra Repubblica – ha sottolineato l’on. La Marca, concludendo il suo intervento – sono più vivi che mai e vanno praticati con rinnovata determinazione. In un mondo scosso da guerre e crisi umanitarie, noi cittadini del mondo libero abbiamo la responsabilità di operare affinché democrazia, libertà, pace e solidarietà possano affermarsi nella vita di ogni giorno e per tutti. La storia della nostra emigrazione in questo Paese, per altro, ci sollecita a farlo con convinzione. Per questa ragione, anche in questa circostanza di Festa, ritengo giusto rivolgere il nostro pensiero al popolo ucraino, alle donne afgane e ai tanti che soffrono le conseguenze di crisi umanitarie e di conflitti armati”.
*(On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America)

 

08 – Kevin Carboni e Mara Magistroni*: ABBIAMO SCOPERTO UNA NUOVA MINACCIA PER L’AMBIENTE ALLE CANARIE. SULLE SPIAGGE DELL’ARCIPELAGO SPAGNOLO GLI SCIENZIATI HANNO TROVATO UN NUOVA SOSTANZA INQUINANTE FORMATA DALL’UNIONE DI CATRAME E MICROPLASTICHE. UNA FUORIUSCITA DI PETROLIO SU UNA SPIAGGIA.
Sulla costa orientale di Tenerife, la più grande delle isole Canarie, si estende Playa Grande, una spiaggia dalle acque limpide e sabbia fine. Arrampicandosi su una delle sporgenze rocciose che affiorano dalla spiaggia, però, potreste notare qualcosa di strano: gran parte di queste rocce è più scura, molliccia e calda, ed è punteggiata da piccole macchie colorate. Anche se al primo impatto potrebbe non sembrare una cosa allarmante, in realtà si tratta di un nuovo e infido tipo di inquinamento.
Gli scienziati che hanno appena scoperto questo nuovo pericolo per l’ambiente lo hanno ribattezzato “plastitar” (una crasi tra plastic e tar, rispettivamente “plastica” e “catrame” in inglese): si tratta di catrame proveniente da fuoriuscite di petrolio mescolato a microplastiche multicolori che si riversano negli oceani di tutto il mondo (le microplastiche sono frammenti di rifiuti plastici di lunghezza inferiore a 5 millimetri).

UNA NUOVA FORMA DI INQUINAMENTO
Esaminando la roccia di Playa Grande gli scienziati si sono resi conto che più della metà era ricoperta dalla sostanza nociva. Hanno trovato la nuova sostanza inquinante anche nelle vicine isole di El Hierro e Lanzarote. “Abbiamo visto che il catrame era pieno di plastica – racconta Javier Hernández-Borges, chimico analitico dell’università di La Laguna e coautore di un nuovo articolo pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment –. Ci siamo imbattuti in qualcosa di nuovo e che probabilmente sta accadendo in diversi luoghi del mondo, non solo nelle isole Canarie”.
L’immagine qui sopra mostra bene come appare un roccia ricoperta di plastitar. In basso a sinistra si possono vedere delle corde, probabilmente provenienti da strumenti da pesca, che oggi vengono in gran parte realizzati utilizzando plastica. Quelle che nella foto in basso a destra sembrano lenticchie, invece, si chiamano “nurdles”, e sono le materie prime utilizzate per la produzione di prodotti in plastica, una sorta di pellet destinato a essere fuso per realizzare bottiglie o borse. Quando però vengono spediti in giro per il mondo, questi nurdles vengono regolarmente dispersi in quantità sorprendenti. Secondo una stima, ogni anno negli oceani finiscono circa 500 milioni di chili di questo materiale.
Nell’immagine seguente, i ricercatori hanno identificato anche molti altri tipi di microplastiche incorporate nel catrame (sono le fibre e frammenti variopinti che si vedono nella foto). Ogni volta che si lava un carico di indumenti sintetici come il poliestere o il nylon, per esempio, milioni di fibre si staccano e finiscono in mare attraverso le acque reflue. I frammenti, invece, provengono probabilmente da oggetti di plastica più grandi che galleggiano nell’oceano aperto, scomponendosi in pezzi sempre più piccoli. “La maggior parte della plastica che stanno osservando è macroplastica deteriorata, non nurdles – dice Deonie Allen, scienziata delle microplastiche della University of Strathclyde, che non è stata coinvolta nella ricerca –. È proprio la nostra spazzatura”.

L’ILLUSIONE OTTICA CHE CI INSEGNA COME FUNZIONA IL NOSTRO CERVELLO
Va sottolineato che Hernández-Borges e i suoi colleghi stavano cercando particelle di un millimetro, il che significa che al rilevamento sono sfuggiti moltissimi frammenti più piccoli. Con i progressi nella scienza delle microplastiche, i ricercatori hanno iniziato a cercare anche le nanoplastiche, particelle di dimensioni inferiori a un milionesimo di metro. Per dare un’idea, un carico in lavatrice può disperdere in mare migliaia di miliardi di nanoplastiche.
Se da una parte sappiamo da dove provengono le plastiche, l’origine della particolare forma di catrame trovata sulle spiagge delle Canarie non era altrettanto chiara. In generale, ogni volta che si veridica una fuoriuscita, il petrolio galleggia ed evapora parzialmente, addensandosi nel tempo in palline di catrame che poi vengono trasportate a riva: una sorta di pongo tossico, che “si attacca alla roccia. L’onda porta poi con sé microplastiche o altri rifiuti e li spinge in questa specie di pongo – spiega Hernández-Borges –. Le microplastiche arrivano costantemente. Quelle che troviamo nel catrame sono le stesse che troviamo sulla costa”. Questi frammenti aumentano la nocività del plastitar, dal momento che la plastica contiene migliaia di sostanze chimiche, che in molti casi sappiamo essere tossiche per esseri umani e animali.

IMPATTO SCONOSCIUTO
I ricercatori non sono ancora in grado di stabilire quale effetto la nuova sostanza potrebbe avere sugli organismi che vivono sulle spiagge delle Canarie. Ma il problema potrebbe essere duplice: “Se ci fossero alghe o altro, queste rocce ne sarebbero completamente ricoperte, quindi morirebbero di sicuro”, racconta Hernández-Borges. In secondo luogo, essendo più scuro rispetto alla roccia, il plastitar assorbe anche una maggiore quantità di energia solare: “Toccandola, vedrete che è anche davvero molto, molto calda”, aggiunge. Questo significa che le temperature a livello del suolo potrebbe aumentare sensibilmente, con ripercussioni sconosciute per gli organismi che vivono nella zona.
In uno studio precedente condotto su un’isola remota del Pacifico, un altro gruppo di ricercatori ha scoperto che le particelle di plastica aumentano la temperatura della sabbia sulle spiagge, mettendo potenzialmente in pericolo le tartarughe marine, il cui sesso è determinato dalla temperatura della sabbia in cui vengono deposte le uova: se la sabbia si surriscalda troppo, nasceranno solo femmine, il che ovviamente non è una buona notizia per la riproduzione di una specie.

IL PROBLEMA DELLE NUOVE FORMAZIONI PLASTICHE !
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La scoperta del plastitar aggiunge un ulteriore livello di complessità al problema dell’inquinamento plastico degli oceani. Per molto tempo, gli ambientalisti si sono preoccupati soprattutto dei fenomeni più grandi, come le bottiglie e i sacchetti in mare. Gli scienziati hanno iniziato a studiare seriamente le microplastiche solo all’inizio degli anni 2000, scoprendo poi come quasi tutto il pianeta ne sia ormai contaminato. Le particelle viaggiano nell’atmosfera e raggiungono le montagne più alte. Nei cieli, potrebbero avere un effetto sul clima, anche se non è chiaro se alla fine contribuiranno a riscaldare o raffreddare il pianeta. Le persone mangiano e bevono un sacco di microplastiche e i bambini ne ingeriscono quantità ancora maggiori nel loro latte artificiale, mentre gli scienziati hanno appena iniziato a indagare i possibili effetti sulla salute umana.
Ancora più recentemente, i ricercatori hanno scoperto “nuove formazioni plastiche”, di cui il plastitar rappresenta solo l’ultimo esempio. Quando brucia nei falò che vengono accesi sulle spiagge, per esempio, la plastica forma una matrice di polimeri mescolati con sabbia e altri detriti. Il plasticrust si forma in modo simile al plastitar, con le onde che schiacciano la plastica contro le rocce sulle coste, con l’unica differenza che in questo caso non è coinvolto il catrame. Gli scienziati, poi, stanno iniziando a studiare quella che chiamano antropoquina, una nuova roccia sedimentaria composta da plastica e altri materiali prodotti dall’uomo. “Se qualcuno tra migliaia di anni troverà una di queste rocce, probabilmente troverà anche della plastica e sarà in grado di vedere come abbiamo vissuto – dice Hernández-Borges –; quindi rappresenta una sorta di documentazione geologica”.
Per essere chiari, ispirarsi al plastitar per liberare il mare dalle microplastiche non è assolutamente una buona idea per l’ambiente: “L’ho letto e ho pensato: nooo – racconta Allen –. Ci sarà qualche idiota che penserà: ‘Basta mettere il petrolio su tutta la superficie e poi pulire’. Ecco, decisamente no”.
*( KEVIN CARBONI ( Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Forlì, frequenta ora il secondo anno del corso magistrale Mass Media e Politica,) e MARA MAGISTRO (,Laureata in Biologia applicata alla ricerca biomedica presso l’Università degli Studi di Milano nel dicembre 2011) Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.)

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