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L’intervista alla Sueddeutsche Zeitung e in edicola sul Fatto di lunedì a pochi giorni dal Consiglio europeo di giovedì che deciderà la risposta alla crisi. Il premier ribadisce la necessità dei recovery bond e critica i due Paesi che li osteggiano. Berlino “deve cambiare idea” e l’Olanda “con il suo dumping fiscale sottrae entrate ad altri Paesi”. Sul fondo salva-Stati: “Vedremo se davvero la nuova linea di credito sarà senza condizioni”
(da Il Fatto Quotidiano del 20 APrile 2020)
L’Unione europea “ha bisogno di tutta la sua potenza di fuoco” nella risposta alla crisi economica generata dal coronavirus, “nello specifico attraverso l’emissione di titoli comuni“. Il premier Giuseppe Conte insiste sulla strada dei recovery bond come unica vera risposta dell’Ue alla crisi. Lo fa in un’intervista alla Sueddeutsche Zeitung – disponibile in edicola sul Fatto Quotidiano del lunedì – in cui critica apertamente la linea contraria ai bond comuni tenuta finora da Berlino. Molti Paesi europei hanno guardato finora soltanto ai propri vantaggi, è il ragionamento del premier, la Germania ha “un enorme avanzo commerciale, superiore a quanto prevedano le regole dell’Ue” e con questo surplus non opera da locomotiva bensì da “freno per l’Europa“. Anche l’Olanda, la prima grande oppositrice agli eurobond, “con il suo dumping fiscale attrae migliaia di multinazionali, che trasferiscono lì la propria sede, ed ottengono un flusso di entrate fiscali massicce, che vengono sottratte ad altri partner dell’Unione”, sottolinea Conte.
“È indiscutibile: l’Italia è stata lasciata sola“, dice ancora il premier, rispondendo a una domanda sulla sensazione degli italiani di essere stati lasciati soli all’inizio della crisi del coronavirus. “Anche Ursula von der Leyen si è scusata per questo a nome dell’Unione europea. Devo dire che ho molto apprezzato questo gesto”, afferma il presidente del Consiglio, che proprio oggi ha avuto una conversazione telefonica con la presidente della Commissione Ue. “I nazionalismi danneggiano l’Europa – aggiunge Conte – più o meno con la stessa forza del finto europeismo. Quello che serve è un europeismo critico, ma costruttivo“.
Il premier parla a uno dei più importanti quotidiani tedeschi. L’occasione per smentire anche “alcuni luoghi comuni” che “non trovo affatto divertenti. Tra questi quello di uno Stato spendaccione“, dice alla Sueddeutsche Zeitung. “A questo riguardo, sottolineo che negli ultimi ventidue anni, ad esclusione del 2009, l’Italia ha registrato un avanzo primario. Questo significa che i governi italiani hanno sempre speso meno di quanto incassato. Il nostro deficit è dovuto alle somme pagate per gli interessi sul debito che abbiamo ereditato dal passato dai tempi della Lira. Quindi, non solo lo Stato italiano non è spendaccione, ma rispetta i criteri europei sul deficit”, afferma Conte.
“Adesso viene sostenuto che gli italiani vorrebbero soltanto che gli altri Stati pagassero i loro debiti. Questa illazione non è soltanto sbagliata, ma è sconcertante. La storia dimostra il contrario: ogni volta che si è trattato di aiutare a rimettere in piedi Paesi ridotti in rovine da eventi epocali, l’Italia è sempre stata in prima linea: per esempio dopo la Seconda guerra mondiale”, ricorda il premier al quotidiano tedesco Conte. “In quel caso non solo prestammo solidarietà, ma aiutammo a generare una visione del futuro: alla fine nacque il progetto europeo”, aggiunge. “Anche adesso – conclude Conte – che ci troviamo tutti colpiti da un evento rispetto al quale nessuno può fare qualcosa, c’è bisogno di solidarietà gli uni con gli altri”.
FONTE: https://www.ilfattoquotidiano.it/
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