COVID-19: SERENI, PROPOSTA ITALIANA ALLA FAO D’ISTITUIRE LA FOOD COALITION CONTRO LA FAME

Il vice ministro degli Affari Esteri Marina Sereni ha espresso “tutta la mia soddisfazione che la proposta italiana di istituire una FOOD Coalition abbia avuto l’immediato appoggio di tanti Paesi, tra i quali Stati Uniti, Nigeria, Olanda ed altri che in queste ore stanno comunicando il loro interesse”. Così Sereni ha commentato la riunione tenutasi alla FAO con i rappresentanti dei 194 Paesi membri, dove l’Italia ha formalizzato il suo piano.
“Con questa nostra proposta”, ha sottolineato Sereni, “si vuole rispondere subito al recente appello del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutierrez, e stabilire un meccanismo internazionale promosso dalla FAO con il PAM e l’IFAD per fornire a tutti i governi linee guida d’azione per la difficile fase post COVID. La FOOD Coalition sarà composta da esperti, scienziati, studiosi e parti interessate, prima di tutto da identificare tra quei Paesi che sono attualmente in prima linea nella gestione della emergenza sanitaria, che potrebbero supportare gli esperti della FAO a identificare i diversi impatti della pandemia sull’agricoltura e la nutrizione, ad esempio, misure urgenti e assistenza sociale, istituzione di banche alimentari su cui attingere per le forniture, creazione di reti internazionali di solidarietà per interventi in agricoltura, studi sull’impatto di COVID-19 su sistemi alimentari mondiali”.
Per il vice ministro Serenei “questo rappresenta il percorso giusto per sviluppare una risposta a medio e lungo termine, identificare quali sistemi alimentari e di produzione sono più resistenti alla crisi e mitigare gli effetti devastanti di un incremento della fame e della grave crisi alimentare globale che affronteremo già a partire dai prossimi mesi”.
“I dati della FAO”, ha riferitoSereni, “ci dicono che la pandemia di COVID-19 sta già influenzando i sistemi alimentari direttamente attraverso gli impatti sull’offerta e sulla domanda di alimenti e indirettamente attraverso la riduzione del potere d’acquisto e della capacità di produrre e distribuire alimenti, che”, ha concluso il vice ministro, “avrà un impatto differenziato e influenzerà più fortemente i poveri e i vulnerabili”.
Attualmente i problemi limitati sia della domanda che dell’offerta alimentare potrebbero intensificarsi nel giro di poche settimane man mano che un maggior numero di paesi si blocca, entrano in vigore prodotti ortofrutticoli chiave e alcuni paesi impongono restrizioni all’esportazione alimentare. La FAO prevede che a partire da aprile o maggio ci saranno interruzioni nelle catene di approvvigionamento alimentare. Milioni di persone in tutto il mondo stanno perdendo il lavoro, compresi i lavoratori del cibo e dell’ospitalità, il che significa che, poiché i loro redditi si riducono, l’accesso al cibo sarà compromesso. Nel caso di milioni di lavoratori agricoli migranti, la loro incapacità di lavorare influisce anche sull’approvvigionamento alimentare, in particolare per colture ad alta intensità di lavoro, di alto valore e nutrienti come frutta e verdura. Questa tenaglia rischia di portare alla fame oltre 119 milioni di persone in tutto il mondo, in particolare in 44 Paesi già a rischio carestia. (aise)

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