VERSO LA CONFERENZA STATO-REGIONI-PA-CGIE

Una tre giorni intensa per il Comitato di Presidenza del Coniglio Generale degli Italiani all’Estero che termina i suoi lavori oggi alla Farnesina. Tanti i temi all’ordine del giorno, a cominciare dalla prossima Conferenza Stato Regioni Province Autonome Cgie convocata dal 1° al 3 aprile, con i consiglieri a lavoro già da lunedì 30 marzo.
A fare il punto della situazione è stato oggi il segretario generale Michele Schiavone in un incontro con la stampa insieme ai vice segretari d’area Silvana Mangione, Gianluca Lodetti, Mariano Gazzola e Pino Maggio.
Il CDP ha discusso anche del referendum del 29 marzo, del rinvio delle elezioni di Comites e Cgie, di Brexit e rete consolare, senza dimenticare questioni importanti che coinvolgono in generale i pensionati all’estero, che non avranno più l’esenzione dell’Imu, e in particolare quelli in Venezuela, colpito da un blocco all’Inps di Bari che li sta lasciando senza pensione, la promozione della lingua e le criticità che stanno colpendo la stampa italiana all’estero.
Diversi gli interlocutori che si sono alternati al tavolo del comitato di presidenza. Oltre al sottosegretario Merlo e al Direttore generale Vignali, oggi a Manchester per individuare la sede del nuovo consolato, anche il nuovo DG per il Sistema Paese Angeloni, e il presidente Enit Paolucci, con cui ieri è stato sottoscritto un accordo a favore della promozione del turismo di ritorno.
Nel giorno in cui la Camera è chiamata a votare la fiducia al governo sul Milleproroghe, il Cgie ha ribadito la propria contrarietà al rinvio delle elezioni dei Comites previsto dal decreto.
Un rinvio, ha ricordato Schiavone, dovuto ad una serie di considerazioni, prima tra tutte la concomitanza con i voti referendari – che a dicembre si supponeva sarebbero stati due, oltre a quello sul taglio dei parlamentari anche quello sulla legge elettorale, quesito poi bocciato dalla consulta – che avrebbe oberato i consolati. E poi i rilievi economici, come riportato nelle relazioni di accompagnamento del testo. L’auspicio del Cgie è che alle consultazioni dell’anno prossimo si arrivi con la riforma degli organismi di rappresentanza “pronta dal 2017”, ha ricordato Schiavone. Una riforma “voluta dal governo pro tempore e poi bloccata in questo Ministero, su cui noi continuiamo a chiedere la discussione in Parlamento e l’approvazione”. Il Cgie ha “chiesto che alle elezioni si arrivasse anche con un’informazione degna di questo nome” così da “coinvolgere i cittadini”, per renderli partecipi e consapevoli.
Di questo “abbiamo discusso con il sottosegretario Merlo e i rappresentanti del Maeci. Ci auguriamo di portare a compimento entro l’anno questa riforma, così come quella della legge sul voto all’estero, un altro tassello su cui da tempo esprimiamo pareri e dato contributi, sotto varie forme, compito che è una delle prerogative di Cgie e Comites”.
Sul referendum costituzionale, il Consiglio generale nelle diverse audizioni, così come in plenaria, ha ribadito la propria contrarietà ad un “accanimento” nei confronti della rappresentanza degli italiani all’estero, che si vedono tagliare a 12 i parlamentari, quando già averne 18 fu frutto di un compromesso al ribasso. Un compromesso che ora, con il numero degli iscritti aire salito a quasi 6 milioni, genera delle percentuali cittadini/rappresentanti al limite della follia, con un senatore per continente, solo per dirne una.
È dunque insita nell’essenza del Consiglio e nella storia delle persone che lo compongono la presa di posizione a sostegno del “no”, che Schiavone personalmente rivendica, contestata dall’on Siragusa (M5S), che ieri ha partecipato ai lavori del CdP. Con 8 deputati e 4 senatori gli italiani all’estero avrebbero una “rappresentanza caricaturale” all’interno del Parlamento. Ci sono delle “incongruenze che non possono trovarci d’accordo”, ribadisce il segretario generale, che pure denuncia “la mancanza di informazioni sul referendum, all’estero ma anche qui in Italia, che nasconde la presenza di interessi che, fino ad ora, hanno evidentemente impedito alle persone di esporsi chiaramente”. Una “ipocrisia” intollerabile che circonda un voto che, invece, all’estero può e deve essere “un’occasione per riscoprire partecipazione e appartenenza” – partecipazione che alle politiche e ai referendum all’estero si è attestata sul 30-35%, ricorda – , anche perché il quesito ha “riflessi diretti sugli italiani all’estero”. Sui diritti “non si può giocare con la democrazia al ribasso”, ha ribadito Schiavone. “Ecco perchè il Cgie chiama associazioni, Comites e singoli cittadini ad una partecipazione massiccia a questo passaggio decisivo”. Sul risultato, il segretario generale non ha dubbi. “il referendum passerà”, ecco perchè “chiediamo fin da ora un riequilibrio della nostra rappresentanza in altre forme, con altre modalità”.
“Io personalmente – ha quindi ribadito – farò battaglia per il “no”, è una posizione mia. Ma anche il Cgie ha espresso in plenaria le indicazioni che abbiamo ufficializzato”. Replicando alla deputata grillina, che ha contestato questa presa di posizione del Consiglio generale, presentando anche una interrogazione, Schiavone ha sostenuto che “ci sono momenti in cui bisogna fare delle scelte. E le scelte sono soggettive”.
Nel giorno in cui si saprà il risultato del voto, il 30 marzo, i consiglieri del Cgie saranno già a Roma per mettere a punto gli ultimi dettagli della Conferenza Stato Regioni Pa Cgie – inizialmente prevista nel novembre 2019 – convocata dal Premier Conte dal 1° al 3 marzo, “a più di 11 anni dall’ultima”, ricorda Schiavone.
Dunque è un “appuntamento importante” per “rilanciare la politica del nostro paese, collegata a quella dell’Ue, per dare rispondere concrete alle esigenze del fenomeno migratorio”, risposte che “abbiano continuità” nel tempo. L’auspicio, insomma, che non passino altri 11 anni per riconvocare la conferenza.
Per preparare la tre-giorni, il Cgie sta incontrando diverse delegazioni – 12 i ministeri indicati nella legge istitutiva, alcuni dei quali non esistono più, sostituiti da altri – “per ripartire così che il governo possa pensare ad una politica di intervento attivo, attraverso regioni e province, efficace per rispondere alle esigenze di chi migra”. L’Italia “ha bisogno di politiche attive per rispondere alla desertificazione di aree del territorio da cui partono non solo giovani, o expat, ma intere famiglie, che qui non trovano opportunità. Le migrazioni – ha aggiunto Schiavone – sono uguali ovunque, che si parta dall’Europa o dall’Africa, dall’Asia o dalle Americhe. Questa la riflessione su cui ci soffermeremo, per far capire il bisogno di attivarsi con strumenti nuovi, a partire dalla digitalizzazione dei servizi e dalle nove tecniche di informazione e comunicazione”.
Tra i momenti che hanno caratterizzato i lavori, sulla scia di quanto fatto con l’Enit, il Comitato di presidenza ha siglato un accordo con l’università di Palermo per favorire la mobilità studentesca, e un altro con il Museo nazionale dell’emigrazione che aprirà alla fine del 2021 a Genova, per metterlo in rete con gli altri musei nel mondo, da Ellis Island in giù.
Tra i temi trattati anche l’eliminazione dell’esenzione Imu per le case che i pensionati all’estero possiedono in Italia e le criticità abbattutesi sulla stampa: su quest’ultimo punto, il Cdp ha “sollecitato di nuovo la presidenza del Consiglio” visto che “la legge-Crimi ha cambiato modalità e requisiti per chiedere i contributi. Stiamo cercando di trovare una soluzione, visto che oltre il 40% delle domande per i contributi ha auto rilievi. Ci sono delle difficoltà da superare”.
Nel futuro del Cgie anche “la organizzazione di un evento con l’Università di Trieste – che quest’anno avrà un ruolo speciale – per riunire in un seminario o convegno i ricercatori e gli accademici italiani all’estero”.
Di lingua e cultura, ha detto invece la vice segretaria per i paesi anglofoni extra Ue Silvana Mangione, il Cdp ha discusso con il nuovo Direttore generale per il Sistema Paese, Lorenzo Angeloni: “lo abbiamo incontrato per prima volta ieri; ha confermato che continuerà nel solco della promozione integrata iniziata da De Luca, ma ha anche idee molto chiare e proiettate nel futuro per stringere ancora di più il legame tra insegnamento della lingua e Sistema Italia”. nella strategia futura c’è anche un maggiore coinvolgimento dell’Ice, di cui ora è parzialmente competente la Farnesina, “per cominciare a promuovere l’internazionalizzazione delle università italiane”, per collegare l’italiano a diversi corsi accademici – dal marketing all’export, dai grafici ai gestori digitale della promozione – per far capire che “lo studio dell’italiano apre molte possibilità”. Questo perché, mentre i dati sull’insegnamento dell’italiano cresce, sul fronte universitario “c’è bisogno di nuove energie, di legarci ad altre specializzazioni”.
Tra i progetti del Consiglio generale anche una prossima pubblicazione di un cofanetto che raccolga le attività del mandato: posto speciale avrà il Seminario di Palermo, ma anche il seminario delle donne italiane all’estero del 2018, “auspicando”, ha concluso Mangione, “una prossima indizione della prima Conferenza delle donne italiane all’estero”.
Come ricordato dal vicesegretario per l’Europa, Giuseppe Maggio, il CdP ha discusso anche del “depotenziamento della rete consolare” anche in Europa e del mancato invio dei docenti nelle scuole italiane all’estero. La mancata assunzione di personale alla Farnesina è stata stigmatizzata da Mariano Gazzola, vicesegretario per il Sud America: “siamo contenti di sentire dei miglioramenti dei servizi consolari, come ad esempio l’incremento del rilascio dei passaporti, ma siamo molto preoccupati perchè questo stesso miglioramento non c’è in altri settori”, come le pratiche di cittadinanza in Sud America, dove “le file continuano”. E se pure “speriamo che arrivino buoni risultati da alcune sperimentazioni come quella del Consolato a San Paolo, che ha un piano specifico per risolvere il problema, non possiamo non denunciare che esso sia radicato nella mancanza di personale”. Citando la risposta del sottosegretario Merlo ad una interrogazione, Gazzola ha denunciato “il blocco nelle prove del Formez che di fatto impediscono l’assunzione di 447 nuovi dipendenti. Vogliamo capire perchè questo problema non si risolve”.
Membro del Comitato di presidenza, Rodolfo Ricci ha evidenziato invece che “nel Progetto per il Sud 2030, presentato da Conte e Provenzano, si fa esplicito riferimento all’emorragia di nuova migrazione: 600mila i giovani partiti, tra cui 240mila laureati”. C’è dunque un “tentativo di riconnettere il Meridione ma anche le aree interne del Centro Nord che hanno subito questo spopolamento”. Nella progettualità “ci sono anche programmi che tengono insieme le esperienze acquisite all’estero con gli auspicabili processi di sviluppo locale. L’hanno chiamata “Rete dei talenti per il Sud” e richiama molto di quanto elaborato dal Cgie. Speriamo che nei prossimi mesi, anche dopo la Conferenza stato regioni, ci sia lo sviluppo di queste idee e iniziative che devono coinvolgere le nostre collettività, sia per recuperare le politiche di rientro ma anche per coloro che rimangono all’estero. Questo – ha concluso – sarà uno dei punti centrali della conferenza, insieme al fatto che la nuova emigrazione non è solo una “risorsa da recuperare”, ma è fatta di portatori di diritti di cittadinanza che devono essere garantiti e tutelati, sia in Europa che fuori”.
Presto fuori dall’Ue, dalla Gran Bretagna proprio oggi è arrivata la notizia di un “visto a punti”: “restano 10 mesi per portare al termine un accordo”, ha ricordato Schiavone. “La nostra attenzione è ai diritti, non solo al settled status”. Ricordato che oggi hanno chiesto la registrazione 390mila connazionali e che 290mila sono andate a buon fine, Schiavone ha ribadito la “preoccupazione” del Cgie per la “distribuzione organizzativa della rete diplomatico consolare in Uk”. E se oggi Merlo e Vignali sono proprio a Manchester per la nuova sede del consolato, “una priorità sarà anche l’integrazione futura dei nostri connazionali” posto che, per Schiavone, l’Italia dovrebbe anche prepararsi “a dare certezze anche a chi volesse rientrare” dopo la Brexit.
Di servizi consolari si è parlato anche dal punto di vista dei patronati o meglio, come spiegato da Lodetti, dalla mancata convenzione Maeci-Patronati di cui si parla da decenni, “più volta auspicata dal Cgie, che sembrava in dirittura d’arrivo e invece si è di nuovo arenato tutto. Ne abbiamo parlato a 360 gradi, anche per la cittadinanza. Vi è uno sforzo, riconosciuto, del Ministero nel dare servizi consolari, ma vi sono anche problemi dovuti alla mancanza di risorse e alle difficoltà nelle assunzioni previste. Siamo perplessi, quindi, perchè il Maeci preferisce privatizzare dei servizi rivolgendosi ad enti privati, invece di usufruire in chiave sinergica di enti, sotto il controllo del Ministero del Lavoro, che potrebbero rendere servizi, anche a costo minore, e forse in modo anche più professionale”. Anche di questo si parlerà alla conferenza di aprile.
Restando in tema previdenziale, Lodetti ha citato anche le difficoltà che le nuove regole stanno creando agli studenti all’estero percettori di una pensione “figli superstiti”, a causa del Miur, e del “blocco delle domande di riscatto del lavoro all’estero all’Inps di Bari” che sta penalizzando i pensionati in Venezuela. Criticità che il Cgie continuerà a seguire.

 

FONTE: AISE (ma.cip.\aise)

Visits: 304

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.