4846 SINISTRA: Dopo le elezioni pensando alle settimane appena trascorse

20080421 14:29:00 redazione-IT

di Betty Leone

Molte compagne e compagni mi hanno cercato in questi giorni per condividere lo sgomento e l’incredulità di fronte a risultati elettorali tanto drammatici quanto inaspettati. Perciò ho provato a ripercorrere i giorni della mia campagna elettorale per capire se avessi avuto segnali che non avevo voluto leggere correttamente.
È stata sicuramente una campagna elettorale dura e difficile, perché molti dei nostri potenziali elettori erano critici, dividendosi su due fronti opposti.
Il primo era quello di chi era tormentato dall’idea di contribuire al ritorno di Berlusconi al governo, se avesse tolto consenso al PD, di cui pure non condivideva il progetto. Queste persone mi dicevano che non ha senso presentarsi agli elettori senza una prospettiva di governo. È chiaro che la politica del “voto utile” non solo ha fatto breccia nell’elettorato, ma ha anche cancellato l’idea della democrazia rappresentativa, in cui contano le idee, gli interessi, le classi sociali che vuoi rappresentare per influenzare comunque chi, assumendosi la responsabilità di governo, deve alimentare un confronto dialettico tra diverse posizioni e farne una sintesi.

L’altro fronte era quello di chi dichiarava che non ci avrebbe votato perché eravamo stati subalterni alla strategia del governo Prodi, abbandonando i conflitti sociali ed i problemi veri dei lavoratori e dei pensionati.
In queste due posizioni antitetiche, confermate poi dall’analisi dei flussi elettorali e dell’astensionismo, sta l’eterno dilemma della sinistra: governo o movimento?
Ho tentato di argomentare che si tratta di un falso dilemma perché la democrazia partecipata, a cui noi aspiriamo, presuppone un rapporto dialettico, nel rispetto delle reciproche autonomie, tra rappresentanza politica e rappresentanza sociale; e che i conflitti sociali senza rappresentanza politica rischiano di perdere efficacia.
Non si poteva però pretendere di risolvere in campagna elettorale una delle questioni più complicate nel confronto tra le diverse culture di sinistra.
Questo nodo non sarà eludibile se vogliamo continuare il percorso verso la ricostruzione di un nuovo partito di sinistra.
Avevo dunque percepito, in questo confronto difficile con gli elettori, che non avremmo avuto un risultato importante; ma ero fiduciosa di poter continuare il cammino intrapreso, perché avevo incontrato anche tanti giovani, associazioni di volontariato, pensionati, insegnanti, professori universitari, tutti convinti della necessità di non arrendersi all’esistente e di provare ad immaginare un altro mondo ed un altro modello di sviluppo.
Soprattutto ho incontrato tante donne ed uomini che hanno fatto campagna elettorale con passione, tenacia ed infaticabilità.
Ho incontrato invece pochi operai, pochi lavoratori e lavoratrice dei call center, centri commerciali etc.
Questo avrebbe dovuto essere il vero campanello d’allarme: una forza politica, che mette il lavoro al centro del suo programma e non riesce a coinvolgere i lavoratori, mostra tutta la difficoltà del suo radicamento sociale.
Penso che dobbiamo ricominciare da qui: da come ricostruiamo il nostro rapporto con la società e con tutto quel mondo polverizzato di soggetti che, nelle città, nei quartieri, nelle scuole, tentano di opporsi ad un processo di disgregazione sociale, che è la vera causa dell’avanzamento del berlusconismo.
Assisto invece con preoccupazione ad un’analisi della nostra sconfitta che guarda solo alla forma, riproponendo un ritorno ai vecchi simboli ed ai vecchi partiti, come se fosse possibile, dopo la disfatta, tornare alla casa di sempre.
Vorrei evitare di perpetuare l’errore, che la sinistra fa fin dal 1989, di continuare a discutere di contenitori e di alleanze piuttosto che di contenuti e progetti politici.
Vorrei evitare anche una discussione che sia solo la resa dei conti tra i gruppi dirigenti.
Penso che sarebbe più utile provare a discutere insieme – compagni e compagne di SD, Rifondazione Comunista, PDCI, Verdi – evitando di richiudersi ciascuno nel proprio fortino.
Perché non promuovere assemblee di tutti i gruppi che hanno partecipato alla campagna elettorale?
La Sinistra l’Arcobaleno è stata un’impresa collettiva: per questo penso che a dover deciderne le sorti non siano i singoli partiti, ma tutti quelli che hanno creduto nel progetto e che non vogliono tornare indietro.

 

 

4846-sinistra-dopo-le-elezioni-pensando-alle-settimane-appena-trascorse

5592

EmiNews 2008

Views: 0

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.