4832 DIFENDERE IL PATRIMONIO SOCIALISTA. PUNTO A CAPO

20080418 22:42:00 redazione-IT

PUNTO A CAPO – Neuenhof (Svizzera)

Queste elezioni hanno cambiato il profilo politico dell’Italia facendola diventare un Paese spurio rispetto a tutti gli altri Paesi europei con i quali condivide invece non solo la propria collocazione geografica, ma anche una integrazione economica-politica di carattere continentale.
L’Italia, infatti, dal l4 aprile 2008 è diventato l’unico Paese che nel proprio Parlamento non è rappresentata la sinistra politica e il Partito Socialista.
E non avere nel Parlamento italiano una rappresentanza della sinistra e del Partito Socialista significa che lo stesso Parlamento sarà sicuramente meno impegnato a battersi contro la ferocia delle distorsioni della globalizzazione e contro le regole del “Dio mercato” piegato totalmente alle esigenze delle rendite finanziarie, come sta a dimostrare la preoccupante crisi mondiale che stiamo attraversando.

Significherà, inoltre, che il Parlamento italiano, la cui stragrande presenza è di centro centro-destra, troverà superfluo (forse addirittura fastidioso) battersi per la difesa della laicità dello Stato e dei diritti civili e personali. Ciò vorrà dire avere un Paese fuori dalla propria tradizione sociale e culturale, conquistata da oltre un secolo di lotte fatte dal Partito Socialista.

Mi verrebbe da dire che non ci rimane che piangere. Ma non è questo il momento per piangerci addosso e abbandonarci al lamento.

Centosedici anni di lotte condotte in Italia del Partito Socialista ci obbligano a riprendere a fare politica, perché il 14 aprile è stata una terribile sconfitta politica, ma non può, ne deve, essere la fine del socialismo in Italia, come invece pare essere negli auspici, nella volontà (e nei sogni) di Veltroni e Binetti e di tutto il gruppo dirigente del Partito Democratico che, con una notevole faccia di bronzo, si sono presentati come il “nuovo” e il “vergine” della politica italiana. Un “nuovo”(si fa per dire) che vede in prima fila Prodi, Veltroni, D’alema, Violante, Bersani, Fassino, Finocchiaro, Franceschini, Marini, Rutelli, Rosy Bindi, Binetti, ecc. ecc., tutti che operano ai livelli alti della politica da almeno trent’anni. Alla faccia del nuovo !!!

Il condottiero Veltroni che a suo dire non è mai stato comunista (doppia faccia di bronzo) ha condotto una impegnativa campagna elettorale contro la sinistra e contro i socialisti alla faccia del decantato buonismo, e ha assunto, di volta in volta, fattezze camaleontiche per cui a Vicenza e a Pontedera si è sentito imprenditore portando nelle liste del PD il giovane Colaninno, proprietario della Piaggio e presidente confindustriale dei giovani imprenditori, e il sig. Calearo, imprenditore in Veneto e bestia nera della FIOM/CGIL ; a Milano ha fatto il cineasta con George Clooney, nelle varie librerie e incontri culturali si atteggiava a Zapatero, agli incontri con i moderati faceva il Sarkozy, a Torino si è messo la tuta degli alti forni della Tyssen. Ma tutto ciò non le è servito a raggiungere il sogno del potere, perché le elezioni le ha perse, e anche malamente.

Infatti, mentre il Veltroni girava per l’Italia a dire che “si può fare” e a dichiarare che era avvenuta la straordinaria rimonta rispetto all’avversario , la stragrande maggioranza degli italiani gli ha detto, con una chiarezza e consistenza mai registrata nella storia della repubblica italiana, che con lui e la sua squadra “non si può fare”.

Il Partito Democratico e Veltroni hanno quindi perso le elezioni, regalando al centro destra una vasta maggioranza nel Parlamento italiano.

Questo evento e la prospettiva di una lunga opposizione e di un altrettanto lungo digiuno dal potere (emblematiche sono state le lacrime in diretta del ministro Melandri), nel Partito Democratico affiorano già nervosismi e gli antichi schemi del rimpallo delle responsabilità che farà crescere la tensione fra gli ex DS e gli ex DC.

Frecciate, recriminazioni, accuse saranno i piatti amari quotidiani dentro il “loft” del PD, e prima o poi arriverà (metaforicamente) anche qualche polpetta avvelenata quando ci sarà da sistemare al meglio (dove ?) la folta schiera degli ex ministri, ex vice ministri e sottosegretari del governo Prodi che stanno rientrando nel Partito Democratico e che, pare, non siano molto graditi.

E poi come si metterà la situazione con il parlamentare Di Pietro che in virtù dell’aumentata influenza politica e parlamentare si è già rimangiato l’accordo pre elettorale del gruppo parlamentare unico, per costituirne uno proprio ?

E non da ultimo quale potrà essere la sintesi politica tra la Binetti e i radicali ?

La prima conseguenza per Veltroni, peraltro già apparsa sulla stampa, sarà che non potrà più considerarsi l’uomo solo al comando, ma gli sarà affiancata una gestione collegiale che inevitabilmente porterà fibrillazioni e opposizioni con conseguenze imprevedibili sulla tenuta delle varie anime che compongono il PD. E allora è da dare per scontato che Bettini, il regista di tante “pensate”, avrà esaurito il collante della promessa di una fetta di potere che non ci sarà più.

Bene, se questa è la situazione,è evidente che ci sono tutti gli spazi per ricostituire un forte Partito Socialista e quindi dobbiamo chiederci sul cosa fare per riprendere un cammino che non può interrompersi e che oggi è più che mai necessario per la politica italiana, per la politica europea e per i lavoratori del nostro Paese.

E allora che cosa fare ?

Innanzitutto aprire una seria discussione sui nostri limiti e sui nostri errori per superarli, in un dibattito franco e senza ripicche personali, per aprirci, invece, alla società e a quei movimenti come il sindacato e la cooperazione che rappresentano le forze più vive della società e l’ossigeno politico e culturale per un partito di sinistra riformista come il nostro. E naturalmente chiamando a raccolta tutti coloro (anche chi per una battaglia persa contro Berlusconi ha votato PD piuttosto che Partito Socialista) che sentono e vogliono ricostituire in Italia una sinistra liberale.

Questo perché i socialisti hanno un dovere verso se stessi e verso la società, resa orfana della sinistra per responsabilità di Veltroni e PD, di ricostituire anche insieme ad altre componenti della sinistra un punto di riferimento politico e organizzativo per tutti coloro che attualmente hanno bisogno di riferimenti e rappresentanza.

Per fare questo dobbiamo ripartire riappropriandoci delle nostre idee che sono maggioritarie in Europa e che sono alla base di ogni progresso e civiltà. E sappiamo che dobbiamo ripartire da un dato elettorale che ci presenta un’impresa difficile, ma certamente possibile. Perché il dato elettorale è solo una parte minoritaria dell’area socialista nella società, come dimostrano i positivi dati elettorali raccolti fra i cittadini italiani all’estero.

Non dobbiamo farci spaventare dalla batosta elettorale sapendo che c’è un grande lavoro da fare con grande modestia, ma che è sostenuto dall’orgoglio di chi vuole difendere il grande patrimonio socialista.

Per questo, proprio in questo momento di grande delusione, ritengo che i militanti e simpatizzanti socialisti debbano sentirsi impegnati alla necessaria ricostruzione del Partito Socialista perché le sue idee rispetto ai grandi temi della democrazia, della socialità, della libertà, della sicurezza, della laicità e dei diritti civili e personali, sono da sempre all’avanguardia, sia in Italia che in Europa.

GIUSEPPE DE BORTOLI, coordinatore del Partito Socialista in Svizzera

 

 

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EmiNews 2008

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