4904 MARCO BERSANI (Attac-Italia): Alcune riflessioni sul voto

20080503 10:57:00 redazione-IT

Di Marco Bersani, Attac Italia

Le elezioni appena concluse segnano un punto di svolta importante nellaricomposizione della rappresentanza istituzionale, amplificando ilparadosso di un paese sempre più socialmente frammentato con unaproiezione istituzionale iper-semplificata.E’ un tentativo, finora riuscito, di uscita a destra dalla crisi dellademocrazia rappresentativa, da sempre segnalata dalle centinaia divertenze e di movimenti territoriali in lotta per i beni comuni e idiritti sociali.Proviamo a vederne alcuni aspetti.

a) Il Paese è più a destra. Non si tratta solo della netta vittoria diBerlusconi, si tratta di un complessivo spostamento culturale e politicoa destra dell’intero paese. A fronte di una condizione sociale semprepiù povera e precaria, a fronte della progressiva frantumazione di unarete sociale di protezione, e in previsione di una crisi economica alleporte, la gran parte dell’elettorato -nella totale mancanza dialternative politiche e culturali credibili- decide di affidarsi ancorauna volta a chi meglio rappresenta il prodotto della solitudinecompetitiva. Un misto di ‘uno su mille ce la fa’ e di uno ‘io speriamoche me la cavo’.

b) L’insediamento sociale leghista. Dentro la vittoria delle destre, èsoprattutto lo sfondamento leghista al nord a segnalare unaricomposizione politico-sociale importante. Perché interroga ladimensione territoriale e le dinamiche che la attraversano. Qui laglobalizzazione ha prodotto la frammentazione sociale più forte, perchéa differenza di altre zone del paese, non erano più da tempo le retifamiliari e di vicinato a costituire il primario legame sociale, bensìun sistema di garanzie occupazionali e di stato sociale che per anni haconsentito un tranquillo e moderato benessere. La precarizzazione dellavoro, la drammatica restrizione dello stato sociale, l’aggressione alterritorio, il lento scivolamento di molte famiglie verso la fascia dipovertà ( e una sinistra lontana anni luce da una qualche percezione diquesta realtà) hanno prodotto un fortissimo bisogno identitario e diprotezione corporativa, cui la Lega Nord ha saputo dare risposta,proponendone la cultura della piccola impresa come sistema valoriale e l’attacco ai diversi come elemento identificativo (ad Opera, cittadinain provincia di Milano è stato eletto sindaco il capo del presidiocontro i Rom, condannato per aver incendiato una tendopoli predispostadalla Prefettura). La questione di Malpensa da questo punto di vista èstata paradigmatica : il 95% degli elettori non ha mai visto né maivedrà un aereo, ma ha percepito la vicenda come l’ennesima sottrazionedi qualcosa percepito come "proprio".

c) "I ‘m piddì" Il PD ha vinto, il PD ha perso? Ha sicuramente perso neltentativo di porsi come garante ‘presentabile’ della transizioneneo-capitalistica. L’idea di poter fare meglio della destra, senza lasua rozzezza comunicativa, non ha pagato. In un paese dove la tensioneindividuale e sociale si misura ad ogni angolo, l’idea che serenamente epacatamente si possa stare tutti sulla stessa barca si è dimostratasemplicemente surreale. Ma il PD ha vinto nell’ aver dato un impulsoirresistibile alla semplificazione autoritaria della democraziarappresentativa, cui manca ora solo il suggello della legge elettoraleprossima ventura.

d) Sinistra auto-desaparecida. Il dato decisamente clamoroso di questatornata elettorale -prevedibile nella direzione, non nella sua portata-è la scomparsa per la prima volta nella storia di questo paese di unarappresentanza parlamentare della sinistra. Se astraiamo per un momentodalle persone concrete e proviamo ad osservare da distanza (da un paesestraniero, ad esempio), il fatto che nel nostro Parlamento non ci sianessun socialista (ripeto, astraiamo per un momento), nessun verde(idem) e nessun comunista (idem) è qualcosa di incomprensibile e diinedito. Pur avendo io personalmente votato la Sinistra Arcobaleno,credo che, se debacle doveva essere, sia solo un bene che sia statadefinitiva. Non è un semplicistico tanto peggio, tanto meglio. Non misfugge infatti il dato negativo in termini simbolici e psicologici,ovvero il possibile rischio che la sparizione della rappresentanzaparlamentare della sinistra acceleri l’idea culturale che il novecentovada superato, ma non nelle forme della politica (su cui sonod’accordo), bensì nella radicalità dei contenuti e delle istanzevaloriali. Ma se debacle ha da essere, che sia fino in fondo, in modoche non ci siano più foglie di fico e si apra una discussione ampia,democratica e dal basso su cosa dovrà essere una sinistra nuova inquesto Paese. La Sinistra non ha perso. Si è semplicemente suicidata conun processo lento che, a mio avviso, parte dall’interpretazione datadell’esito del referendum sull’estensione dello statuto dei lavoratoriper arrivare alla sostanziale liquidazione del significato di sé con lafallimentare esperienza nel Governo Prodi. Nei due anni di governo, nonsolo la Sinistra non è riuscita ad ottenere nulla per il suo popolo, maha costantemente rescisso ogni legame con lo stesso, fino a scoprirsitotalmente incapace di una anche pur elementare lettura della società edei suoi mutamenti. Ha completato l’opera una campagna elettoraledisastrosa, i cui messaggi principali sono stati : l’attenzione costanteal rapporto con il PD, proprio mentre questo ne preparava scientementela sparizione; l’affermazione ‘saremo all’opposizione’ senza mai unaqualificazione di contenuto della stessa, quasi fosse una semplice etriste constatazione geografica; l’idea che la Sinistra andava salvata,senza mai spiegare perché, come se la sinistra fosse un fine astratto enon uno strumento concreto per la trasformazione sociale.

e) La prossima accelerazione . Delle forme novecentesche resta solo ilsindacato e sarà su questo terreno che si giocherà il prossimo tentativodi eliminare l’idea di un sindacato come soggetto generale. Il quasitotale posizionamento dell’attuale dirigenza Cgil sul fronte del Pd,insieme alla forte affermazione della Lega Nord, ci dicono quale sarà ilterreno principe di questa nuova accelerazione : l’abolizione delcontratto nazionale di lavoro, con la conseguente riduzione delprincipale sindacato non più a soggetto generale, bensì a luogoframmentato di difesa corporativa, totalmente subalterno alla logica dell’impresa.

f) L’altra prossima accelerazione. Sinora, qualsiasi compaginegovernativa ha trovato un ostacolo insormontabile alla realizzazione diuna parte consistente del proprio programma elettorale : le lotte deimovimenti territoriali, di cui la Tav in Val di Susa, la base No DalMolin a Vicenza e le reticolari vertenze del movimento per l’acqua sonosolo le più paradigmatiche. Non è pensabile che un nuovo Governo,sostenuto dall’unanimità dell’arco parlamentare, possa di nuovopermettersi lo stallo su queste vicende, perché vorrebbe direl’assunzione dell’inefficacia di una democrazia rappresentativaautoritariamente ristretta. E’ quindi prevedibile un attacco frontale inqueste direzioni.

g) I movimenti. E’ indubbio il fatto che, aldilà del giudizio sullaconcreta esperienza istituzionale, il fatto che non ci sia più alcunapresenza parlamentare in qualche modo attenta alle vertenze e alle lottesociali complichi notevolmente l’esperienza dei movimenti.Paradossalmente, l’eterna dialettica del rapporto tra movimenti epolitica istituzionale è stata risolta, con la sparizione di uno dei duecapi del dilemma. Questa situazione inedita richiederà ai movimentistessi un forte salto di qualità. Perché saranno solo la forza, lareticolarità e la capacità di aggregazione di ciascuna vertenza a poterdeterminare una capacità d’incisione sulla politica istituzionale, che,se in passato è stata certo sorda alle istanze dal basso, oggi ècostitutivamente autistica. Contemporaneamente, dovrà essere chiaro aimovimenti come oggi questi rappresentino l’ultima anomalia che impediscala messa in opera dello ‘sviluppo’ capitalisticamente inteso : lavalorizzazione finanziaria del territorio, dei beni comuni, dei servizipubblici; la totale precarizzazione del lavoro e della vita; lamilitarizzazione interna ed esterna delle relazioni sociali. I movimentidovranno fare di necessità virtù, costruendo forti intrecci fra lediverse vertenze, per determinarne un solido mutuo soccorso, ma dovrannoaltresì saper dar forza alla capacità di costruzione di alternative,concrete e radicali, che rimettano in discussione tutto il modello diproduzione e di relazioni sociali, fuori dalle logiche meramente eastrattamente redistributive, dentro alle realtà territoriali perricostruirne i legami sociali a partire dai beni comuni, dai dirittisociali, da nuovi modelli di produzione e di consumo. Sapendo nelcontempo che una nuova sinistra o nasce dalle forme concrete dell’agireo semplicemente non sarà.

Marco Bersani – www.attac.it

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EmiNews 2008

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