5118 Berlusconi IV: una dittatura dolce

20080618 14:33:00 redazione-IT

di Andrea Lanzi (Rio de Janeiro)

Il centro destra ha vinto con un buon margine di vantaggio le elezioni e possiede una consistente maggioranza nei due rami del Parlamento. L’ipotesi di un pareggio fra i due schieramenti, per lo meno al Senato, non si è realizzata. Le forze che si collocano a sinistra del Partito Democratico, riunite nel cartello elettorale La Sinistra/ L’Arcobaleno, non sono più rappresentate in Parlamento. La vittoria del centro destra anche a Roma, dove è stato eletto sindaco Gianni Alemanno di Alleanza Nazionale, chiude un ciclo di 15 anni di governo del centro sinistra nella capitale e la scommessa di Veltroni sull’autosufficienza del Partito Democratico e infatti sono già cominciati gli incontri con quella che in campagna elettorale era definita sinistra radicale, per costruire una opposizione unitaria non solo in Parlamento.

Tranne il troglodita Umberto Bossi, della Lega Nord, – che forse è l’unico sincero – gli altri grandi capi e capetti del centro destra dichiarano, pubblicamente, di voler voltar pagina, e porre fine allo scontro frontale con l’opposizione. C’è da crederci? O non si vuole invece trarre in inganno l’avversario, facendogli credere che potrà avere vantaggi tattici se adotterà una “opposizione di sua maestà”, educata e – ben inteso – limitata alle aule parlamentari? E intanto guadagnare tempo e procedere nella costruzione di un “governo egemonico”, sul tipo di quello tentato da Chavez in Venezuela, dove si è tentato, pur nel rispetto delle regole formali del sistema democratico, di dare vita ad un sistema di potere irreversibile, capace di perpetuarsi nel tempo e di annientare le forze di opposizione sia politiche che sociali.
Per questo affermiamo che con il quarto governo Berlusconi si corre il pericolo dell’instaurarsi di una “dittatura dolce”, come è stata definita da Eugenio Scalfari su La Repubblica. Vale la pena ricordare che il nuovo governo, come la dittatura fascista degli anni ’20 – quella dell’olio di ricino e delle manganellate – nasce con una legge elettorale gravemente lesiva del principio liberale “una testa, un voto”, grazie ai premi che consentono allo schieramento che raggiunge la maggioranza relativa, di avere la maggioranza assoluta dei seggi. Per dar conto del clima che incombe, è utile ricordare che Marcello Dell’Utri, uno degli uomini più vicini a Berlusconi, ha dichiarato in campagna elettorale che il centro destra avrebbe riscritto la storia della Resistenza, in un atteggiamento tipico di tutti i regimi autoritari: quello di avere una storia ufficiale addomesticata. Per quanto riguarda la libertà di informazione – uno dei pilastri di una società democratica – il precedente governo Berlusconi si era distinto per aver cacciato dal sistema televisivo pubblico giornalisti del calibro di Biagi e Santoro nello stesso tempo il centro destra non aveva dato soluzione al conflitto di interessi rappresentato dalla proprietà di un impero imprenditoriale e mediatico da parte del capo del governo. Oggi quando Marco Travaglio, ospite della trasmissione “che tempo che fa”, ricorda un fatto, ricorda che l’attuale Presidente del Senato, Renato Schifani, era socio in una impresa assicurativa di due persone che in seguito sono state condannate per reati collegati alla mafia, si grida allo scandalo: da destra, ovviamente, ma anche da autorevoli esponenti del Partito Democratico. Ma lo scandalo qual’è?
Raccontare un fatto? Quando chi ha perso le elezioni non difende la libertà di cronaca per non creare attrito con i vittoriosi, si crea una degenerazione del sistema, si diventa succubi del vincitore e non lo si vuole indispettire. Anche nell’incontro fra Berlusconi e Veltroni si è notato il desiderio di una legittimazione reciproca, fatto positivo che mette fine all’era della demonizzazione del nemico è mancata la chiara esposizione dei rispettivi punti di vista, tanto che del tema sicurezza non si è parlato. Alcuni dei primi provvedimenti del nuovo governo sono preoccupanti: creazione del reato di clandestinità, esercito a guardia delle discariche, arresto per chi ostacola lo smaltimento dei rifiuti. Con certezza il centro destra cercherà di occupare tutti gli spazi politico istituzionali e stringere patti di tipo corporativo con
rappresentanti di interessi settoriali, spaventati dai provvedimenti di liberalizzazione a tutela del consumatore del precedente governo, come taxisti e farmacisti ad esempio. Il go-verno abbonderà in populismo e fuggirà dalla concertazione con le confederazioni sindacali, tentando, forse, la carta della divisione sindacale. Il risultato elettorale ha dimostrato che vaste fasce di lavoratori dipendenti hanno votato per il centro destra cosa farà il centro sinistra non solo per conquistare una influenza maggiore all’interno dei gruppi dirigenti delle confederazioni, ma per tornare ad essere all’interno dei luoghi di lavoro il rappresentante del senso comune e delle aspettative del lavoro dipendente?

(Andrea Lanzi – www.forumdemocratico.org.br )

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