5230 Bolzaneto: Ambiguità di una sentenza

20080716 12:30:00 redazione-IT

di Vittorio Agnoletto

Sapevamo già che nessuno avrebbe pagato per le torture commesse a Bolzaneto. Sapevamo già che, grazie alla prescrizione, i rappresentanti dello Stato accusati di aver picchiato, offeso, umiliato, non avrebbero scontato alcuna pena. Ma speravamo in una sentenza significativa dal punto di vista simbolico, politico. Speravamo in una condanna di quegli uomini delle forze dell’ordine che, infangando la loro divisa, si erano resi corresponsabili di una violenza inaudita, di una pagina buia della nostra democrazia. Per questo, lo scorso 25 aprile, avevo consegnato al presidente Napolitano i testi delle requisitorie del processo sulla caserma di Bolzaneto e il capo dello Stato mi aveva dichiarato pubblicamente di condividere la nostra ricerca di verità e giustizia.

Ed invece ieri, dopo ore di camera di consiglio, è arrivata una sentenza assolutamente contraddittoria: trenta imputati sono stati assolti, quindici sono stati condannati per pene lievi. Le persone giudicate colpevoli di aver commesso i reati a loro imputati sono solo coloro che avevano delle responsabilità dirette nella gestione e nella direzione della caserma di Bolzaneto nel corso di quelle giornate cilene. E, rispetto alla gravità dei fatti documentati, meno di 24 anni complessivi di pena per quindici persone sembrano veramente un’inezia. Questo risultato è anche frutto dell’omertà diffusa tra le forze dell’ordine, dal singolo agente fino alla cima della piramide di comando; un catena di complicità che, come denunciato dai pubblici ministeri, ha tentato di ostacolare in ogni modo la ricerca della verità.

Se vi fosse la possibilità di un ricorso al secondo grado si potrebbe cercare di individuare le responsabilità personali sui singoli episodi di violenza raccontati dalle decine di testimoni, dalle decine di vittime. Ma il governo di allora e di oggi ha pensato bene di rendere impossibile tutto ciò attraverso la prescrizione.

Queste lievi e parziali condanne sono indecenti e non rispondono certo alla ricerca di verità e giustizia condotta dal movimento in tutti questi anni.

Il solo aspetto positivo della sentenza pronunciata ieri sera è, comunque, il fatto che per la prima volta in un’aula di tribunale è stato confermato quanto da sempre sostenuto dal movimento. È stato stabilito che quanto dichiarato dalle donne e dagli uomini massacrati a Bolzaneto corrisponde alla verità. Ed infatti a tutte le vittime è stato riconosciuto il diritto al risarcimento. I magistrati hanno condannato i ministeri a contribuire alle spese individuando così una responsabilità politica nel governo di allora.

Ma proprio qui emerge la forte contraddizione insita nella sentenza del processo genovese. Da una parte si dice «sì, i fatti e le violenze denunciati dalle vittime sono effettivamente accaduti», dall’altra però si eliminano tutte le aggravanti su questi reati. In Italia, insomma, consideriamo quasi normali comportamenti da parte delle forze dell’ordine che in altri Paesi sarebbero catalogati come torture. Mentre nel Belpaese non esiste ancora il reato di tortura, non essendoci una legge che recepisce la specifica convenzione internazionale.

Per finire, mentre il tribunale ha lavorato, con risultati finali insignificanti, ad accertare le responsabilità individuali dei singoli rappresentanti delle forze dell’ordine, nessun commissione parlamentare ha potuto operare per individuare le responsabilità di coloro che allora sedevano ai vertici delle forze dell’ordine e dei ministeri. E, a questo proposito, non possono certo essere dimenticate le responsabilità del governo Prodi nella mancata istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta.

Alla luce di tutto ciò, quest’anno, a sette anni dall’assassinio di Carlo, da quelle giornate di sospensione della democrazia, è ancora più importante tornare a Genova a ricordare, confrontarci, chiedere giustizia. Ci vediamo in piazza Alimonda.

Vittorio Agnoletto
Eurodeputato Sinistra Europea/Rifondazione Comunista, portavoce del Genoa Social Forum nel luglio 2001 a Genova

 

 

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EmiNews 2008

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