5394 ITALIA: Il conto della crisi

20080812 15:27:00 redazione-IT

di Nicola Cacace (da l’Unità)

A settembre le famiglie italiane si troveranno di fronte un periodo drammatico per i tagli di una Finanziaria «classista alla scuola e alla sanità e per un aumento dei prezzi anch’esso molto «classista», con aumenti devastanti per i consumi più popolari. A luglio infatti a un tasso di inflazione del 4,1% su base annua fanno riscontro aumenti del 20% per pane e pasta, del 13% per la benzina e del 31% per il gasolio.
Aumenti che, in un paese dove l’80% delle merci si muove su gomma, finiscono per influenzare i prezzi di tutti i beni di consumo. Infatti a luglio l’indice dei prezzi Istat per "la spesa" si presenta con un valore record, 6,1% rispetto al luglio 2007. Siamo di fronte ad una forbice che renderà drammatica la ripresa di Settembre alla maggioranza delle famiglie italiane, stretti da un forte aumento dei prezzi mentre salari, stipendi e pensioni continuano a perdere potere d’acquisto.

E il governo che fa? Ha cancellato 2000 istituti scolastici costringendo a settembre migliaia di famiglie di centri minori a usare la macchina per accompagnare i figlioli a scuola, mentre dovrebbe combattere lo spopolamento delle aree interne ed ha operato tagli drastici alla Sanità mentre la popolazione invecchia e non ha tenuto conto del fatto che le spese sanitarie aumentano anche per questo e non solo per gli sprechi, sprechi dovuti soprattutto al favore accordato indiscriminatamente a strutture private non sempre cristalline e corrette. La situazione a settembre si presenterà nera, con un terzo di italiani benestanti che potranno godere giulivi dei 500 euro che Berlusconi ha loro regalato con l’abolizione totale dell’ICI e due terzi delle famiglie che non sapranno come bilanciare un carrello della spesa sempre più caro con salari e pensioni sempre più povere. E con una domanda interna sempre più fiacca, prima responsabile della crescita zero in atto e del fatto che il Pil italiano cresce sempre meno di un terzo rispetto al resto d’Europa. Mentre tutti gli economisti hanno denunciato l’impoverimento della maggioranza delle famiglie da anni di politiche redistributive sempre più sbilanciate a sfavore di poveri e ceti medi il governo va avanti a ritroso. Ignorata la proposta del centrosinistra di rianimare salari e pensioni con una fiscalizzazione delle imposte, sostituita con un provvedimento a favore degli straordinari che tocca 2 milioni di lavoratori su 22, come è stata ignorata la proposta di ridurre le accise su benzina e gasolio che, in periodi di prezzi crescenti, continua a fornire al governo una iniqua tassa crescente sui consumi. Proprio mentre il fallimento del modello America ed i successi del modello scandinavo dimostrano che non c’è incompatibilità tra crescita economica ed equa distribuzione dei benefici, Berlusconi e Tremonti scelgono la strada perdente della ineguaglianza crescente dei benefici tra le famiglie. Mentre milioni di americani sono senza copertura sanitaria e senza protezioni sociali con l’impossibilità di pagare le rette scolastiche crescenti, così che entrambi i concorrenti alla presidenza Usa avanzano proposte ispirate a politiche di "sviluppo compatibile con politiche redistributive" i nostri "eroi" sperimentano politiche perdenti e quel che è peggio, insostenibili per milioni di famiglie. Come ha scritto il Nobel Stiglitz (Repubblica, 11.8) "in un’economia moderna c’è sviluppo sostenibile se i singoli sono maggiormente disposti a correre rischi in presenza di una buona rete di sicurezza sociale". L’Italia di Berlusconi va in direzione opposta, privilegi crescenti per pochi, insicurezze per i più. Da settembre alla manifestazione anti-governo del Pd del 25 ottobre bisognerà riorganizzare idee e forza organizzativa per far capire al governo che si sta movendo su una strada economicamente sbagliata oltre che socialmente reazionaria.

 

 

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EmiNews 2008

 

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