5629 Messico, fine della stagione delle piogge 2008. Se manca l’acqua, facciamo più case.

20080922 11:59:00 redazione-IT

Il Tribunale Latinoamericano dell’Acqua emette una sentenza contro l’ipersfruttamento della riserva idrica causato dall’espansione immobiliare nello stato messicano del Morelos

Nota di Fabrizio Lorusso, (fonte: Radar, Hic – Al)
Antigua, Guatemala, settembre 2008

Proprio mentre manca poco alla fine della stagione delle piogge, ed il Messico, con le sue coltivazioni e i suoi meravigliosi panorami sterminati, ricomincia a boccheggiare e ingiallire, riappare la speculazione dell’acqua e della vita con questo caso esemplare.

Il 12 settembre scorso, Saúl Roque Morales, Juan Palma Huerta e Yoloxochitl Severiano Sopeña, rappresentanti del Sistema dell’Acqua Potabile di Xoxocotla (SA) y del Consiglio dei Popoli di Morelos (uno Stato del Messico centrale confinante con la capitale), con il sostegno del consulente legale dei Tredici Paesi, Isaac Medardo Herrera, la Coalizione Internazionale per l’Habitat (HIC-AL) e il Collettivo degli Studi Critici sul Diritto (RADAR), hanno presentato dinnanzi al Tribunale Latinoamericano dell’Acqua (TLA) il caso dell’ “ipersfruttamento delle falde acquifere causato dall’espansione delle unità abitative” nell’ambito della 5ª Udienza Pubblica sulla Giustizia idrica nelle terre e nei territori dei popoli indigeni che s’è tenuta ad Antigua, Guatemala, dall’8 al 12 settembre scorso.

Il Tribunale è un foro internazionale autonomo e indipendente di giustizia ambientale creato con il proposito di contribuire alla soluzione dei conflitti relativi ai sistemi idrici in America Latina. La commissione giudicante è integrata da dieci persone provenienti dai paesi della regione o da altri continenti che si sono distinti in funzioni pubbliche, nell’istruzione o nella scienza e che sono riconosciuti per le loro comprovate qualità etiche. Tra di loro, c’è il Dott.. Philippe Textier, Presidente del Comité dei Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite.
Nella richiesta presentata al TLA, i movimenti sociali coinvolti hanno sporto denuncia alla Commissione Nazionale dell’Acqua messicana (CONAGUA), al Governo dello Stato del Morelos, al Ministero delle Opere Pubbliche e lo Sviluppo Urbano dello Stato e alla Commissione Statale dell’Acqua e dell’Ambiente (CEAMA). Nessuna di queste istituzioni ha accettato di partecipare all’Udienza e solo il Ministero delle Opere Pubbliche ha inviato una risposta scritta. I movimenti, mostrando diverse prove, hanno denunciato ai giudici la grave situazione di scarsità d’acqua che stanno affrontando da oltre vent’anni e che è provocata dallo sfruttamento esagerato delle falde sotterranee e dall’urbanizzazione selvaggia nella zona delle fonti. Su questo punto, tra l’altro, è stato dimostrato come gli studi ufficiali sulla disponibilità d’acqua sono contraddittori tra di loro.
E’ stato fatto riferimento anche all’inquinamento che interessa i principali corsi d’acqua della zona (Apatlaco e Colotepec) ed alla discriminazione che sopportano le comunità autoctone che sono costrette a centellinare l’acqua mentre i complessi abitativi disseminati ovunque ricevono il liquido vitale tutto il giorno. Inoltre, dilagano i business privati legati all’acqua (vendita d’acqua potabile in bottiglia, depuratori ed estrattori) che proliferano grazie alla scarsità sofferta dalle comunità e alla repressione di cui sono vittime per aver voluto difendere un bene e un diritto fondamentale che, sostengono, “in quanto comune, deve rimanere fuori da qualsiasi accordo sottobanco di tipo speculativo o commerciale”.
Nel suo verdetto, il TLA ha disposto di:
“1. Responsabilizzare la CEAMA e la CONAGUA (organi statali) per avere autorizzato la perforazione di pozzi per i fini più disparati senza prima aver richiesto uno studio completo del bilancio idrico della regione del fiume Río Balsas e senza aver tenuto da conto le necessità prioritarie della maggior parte della popolazione”.
Risulta chiaro che la rapidità e la sufficienza con cui si tratta il tema delle concessioni idriche rispondono a una logica di sfruttamento commerciale dell’acqua e del suolo in generale che pochi vantaggi porta alle comunità e troppi squilibri genera nella popolazione.
I compratori di case e spazi vari, da una parte con l’acqua e il parcheggio sotto casa, gli altri, dall’altra parte col razionamento idrico e le casette (o baracche) costruite in serie. Ecco come nascono le famose “favelas”, originate dalla bipolarità delle società latinoamericane, con la crescita economica (+25% in 5 anni in America Latina) che serve solo ad alcuni.
Nelle sue raccomandazioni, inoltre, il Tribunale propone:
“1. Che le autorità competenti realizzino un programma urgente per dare acqua potabile per uso personale e domestico alle persone più bisognose della comunità di Xoxocotla, Morelos, Messico…(basterebbe rispettare le garanzie costituzionali);
2. Che si cancellino le concessioni rilasciate per lo sfruttamento acquifero legato alla costruzione di nuovi complessi abitativi e di club di golf…(pensiamo all’esigenza idrica di un verdissimo campo da golf, affinché mantenga il suo colorito primaverile e non si secchi, quindi, allibiamo);
3. Che si realizzi uno studio completo, trasparente e partecipativo del bilancio idrico del Río Balsas per capire le vere disponibilità di acqua della regione (questo punto mi ricorda un po’ le promesse di fare studi approfonditi e imparziali sulla situazione delle discariche campane);
4. Che il governo dello Stato del Morelos regolamenti la Legge della Partecipazione Cittadina, finora inapplicata;
5. Che le autorità competenti adempiano le leggi statali e nazionali per evitare lo scarico di acqua non trattate nei fiumi e canali d’irrigazione dei territori indigeni;
6. Che s’identifichino e cancellino i pozzi illegali che si stanno scavando e usando”.

Tutte conclusioni logiche, semplici e di buon senso, ma che non sembrano tali agli interlocutori istituzionali di questo caso, uno dei tanti nel Messico in cui, secondo la retorica nazionale, vige la sacralità dello “Stato di Diritto”, uguale per tutti e giudice massimo. Ma se le istituzioni che lo devono far rispettare e applicare sono insensibili, corrotte o semplicemente decise in senso contrario, che si fa?
Riguardo l’unica risposta scritta ricevuta dai movimenti, inviata dal Ministro dello Sviluppo Urbano e delle Opere Pubbliche, Francisco Tomas Rodríguez Montero, il Tribunale ha manifestato come il Governo, con tale risposta, “dimostra una mancanza di disposizione a sanare i molteplici problemi del processo di sviluppo urbano e di gestione ambientale contribuendo al continuo calo della qualità di vita delle comunità”
Il testo completo della sentenza su http://www.tragua.com

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