5617 Rappresentanza, Giovani, Associazionismo: Intervista a Rino Giuliani Presidente della CNE

20080922 10:51:00 redazione-IT

D. Alla domanda del Messaggero di S. Antonio :“investire sui giovani o sulle associazioni” il sottosegretario Mantica ha risposto di puntare sui giovani anche mettendo nel conto di contestare “un sistema”, quello delle associazioni , il cui principio ispiratore sarebbe la richiesta di assistenza rivolta all’Italia. Lei è d’accordo sulla valutazione fatta?

R. Mi spiace e non concordo sul fatto che le associazioni degli italiani all’estero abbiano come “core business” il bussare a cassa rivolto alle istituzioni nazionali e locali. Le associazioni, a mio giudizio, non sono neanche “ sistema”. Affermare poi che giovani ed associazioni sono realtà antinomiche e contrapposte è un dato del tutto indimostrabile.

Altra cosa è la registrazione che italiani o oriundi di una fascia generazionale, integrati nei paesi d’accoglienza, hanno difficoltà a raccordarsi con le associazioni le quali, proprio per questo devono rinnovarsi anche dotandosi di un nuovo “appeal”, con il fine anche di aprire una relazione stabile con i giovani. Contrapporre i giovani alle generazioni che li hanno preceduti sarebbe una sterile operazione; Far incontrare per una comune e condivisa progettualità le generazioni mi sembra invece una operazione feconda anche al fine del rinnovamento in atto delle associazioni. La condizione di giovane è transeunte e tuttavia considero positiva la autonoma e libera promozione di associazioni di giovani da parte di giovani. Ce ne sono in Italia ed in Europa aiutate da leggi nazionali e da programmi della U. E. Le vedo realizzabili anche da parte dei nostri giovani all’estero. Va evitato tuttavia di metter in piedi una “bolla giovanilistica” destinata poi a rapidamente sgonfiarsi e soprattutto va evitato dall’interno di comites e di associazioni di artificialmente costruire indimostrabili rappresentanze giovanili. Le Conferenze dei giovani si celebrano e poi passano. Ci vuole tempo e metodo per far emergere dall’interno delle comunità i giovani che vogliono impegnarsi per dare futuro ad una italianità al’estero della quale le istituzioni italiane si sono sempre occupate poco e senza una gestione coordinata.
La conferenza mondiale dei giovani è un punto di partenza . Alla fine della Conferenza si vedranno meglio le luci e le ombre di una realtà giovanile importantissima e trascurata quanto trascurati sono stati i padri ed i nonni di quei giovani. Attendiamo idee e risorse anche dal governo nel suo insieme ,auspicando , come CNE, un confronto a breve con il ministro Meloni.

D. Recenti dichiarazioni-stampa danno per esaurito il ruolo delle associazioni, altre ne ricollegano l’esistenza ad un presunto assistenzialismo che dall’Italia le terrebbe in vita. Al riguardo quale è la sua opinione?

R. C’è spazio per tutti ma non tutti hanno voglia di riconoscerlo Le associazioni vivono e seguiteranno a vivere con l’immenso patrimonio costituito dall’azione volontaria e dalla capacità di creare risorse economiche dall’interno delle comunità per il bene delle comunità. Ciò accadrà a prescindere anche dagli scoordinati interventi istituzionali a pioggia che raggiungono alcuni e non altri secondo logiche erogatrici decise, come si suo dire, dall’alto. Le associazioni inoltre non hanno esaurito il loro ruolo per il fatto che vi sono in parlamento i nostri rappresentanti dell’estero. Le ideologie, quelle officiate nel dopoguerra, hanno cessato di permeare la vita dei singoli e delle organizzazioni, i programmi politici, spesso compendiosi, non si applicano e la progettualità latita. Le decisioni si prendono sempre più in ambiti ristretti. Si vuole che anche le associazioni tolgano il disturbo? Il pluralismo della rappresentanza e dei fini è garanzia di democrazia. Ai partiti non spetta un ruolo di supplenza delle associazioni. Ciò vale, a maggior ragione quando ci si muove dentro ordinamenti giuridici statuali stranieri sovrani. La cultura democratica che ci ispira, l’autonomia culturale ed organizzativa, il pluralismo delle associazioni, sindacati e dei patronati, non richiede la sovraordinazione di fatto dei partiti né il consociativismo . Il dibattito ormai inoltrato sul rinnovamento dell’associazionismo sta facendo emergere in modo sempre più trasparente l’indisponibilità verso forme aggiornate di nuovo collateralismo, a legame forte o a legame debole. La permanenza attiva di una pluralità di soggetti autonomi, impegnati fra gli italiani all’estero è un fine da favorire piuttosto che da ostacolare. Fra i diversi soggetti operanti nel sociale, le associazioni ancora una volta hanno evidenziato una più marcata propensione a mettersi in discussione mostrando consapevolezza del loro ruolo e presentando un quadro di rinnovamento già da qualche tempo in atto. Gli ultimi nella CNE sono stati anni di riflessione interna, di analisi e di ricerca di soluzioni. Lo abbiamo fatto confrontandoci con tutti. L’apertura di una nuova fase di rilancio qualificato dell’associazionismo degli italiani all’estero coinciderà temporalmente con il rinnovo di Comites e di CGIE. Il modo come daremo concretezza alla fase del nostro rinnovo non sarà ininfluente rispetto al buon esito di tali scadenze Molte delle nostre analisi sono già “nero su bianco”, rese note e dunque conosciute. Le si ritrovano, largamente, anche se non tutte, nel documento sull’associazionismo elaborato da un recente gruppo di lavoro ad hoc del CGIE cui abbiamo direttamente contribuito. Il 13 novembre in Roma, come CNE, con una iniziativa alla quale inviteremo per un fraterno confronto Consulte ed associazioni regionali, porteremo a compimento e definiremo in termini progettuali il nostro percorso per il rilancio delle associazioni , con l’auspicio di entrare in nuova fase di vita delle stesse con un patto di collaborazione fra associazioni. Un patto ed una carta d’impegno per rivendicazioni da portare avanti insieme, un patto che senza restringere gli spazi delle singole associazioni che si riconoscono nella CNE porti intanto quest’ultima a promuovere sedi di confronto e di attivazione di iniziative nelle regioni e nelle aree continentali insieme alle associazioni regionali e locali. Rinnovarsi è una necessità ed una responsabilità verso gli italiani nel mondo, verso coloro che sono di origine italiana e soprattutto verso i giovani.

D. In concreto come pensate di muovervi per dare voce e peso alla rappresentanza sociale espressa dalla CNE e dalle associazioni regionali e locali?

R. La mia opinione è che si debba andare ulteriormente avanti rispetto al presente e che non ci si debba limitare alla cura ed all’adeguamento soltanto della propria associazione. Questo va bene e lo stiamo facendo in molti ma quello di cui abbiamo bisogno non è la competizione al nostro interno quanto piuttosto la sinergia e la messa in comune del meglio delle nostre risorse umane, solidaristiche e professionali. Le associazioni sono fra loro diverse ed è bene che sia così ma accanto a spazi e ruoli distinti ci sono azioni comuni per la cui realizzazione vi è la necessità di confronti aperti. Da soli, come singole associazioni abbiamo poca strada da fare. Insieme possiamo costruire il futuro acquisendo e metabolizzando al nostro interno l‘insieme delle cose condivise ed operando insieme per la loro attuazione. . É la nostra autonoma capacità di rappresentare istanze concrete e di farlo tutti insieme, con una cessione minima di sovranità delle singole associazioni che potrà fare la differenza fra collateralismo subalterno e libero determinarsi delle scelte associative. Nel passato si sono volute contrapporre le associazioni nazionali con quelle regionali. Lo si è fatto anche con l’uso della legislazione regionale. Oggi si riconosce che gli italiani all’estero non sono connotabili soltanto dall’appartenenza a questa o quella regione ma anche dall’avere come riferimento comune la madrepatria, la comune Carta costituzionale, la comune lingua e cultura italiane. Nel CGIE, a partire da una certa data le associazioni nazionali storiche aderenti alla CNE nel frattempo cresciute di numero non hanno tutte trovato posto come sarebbe stato giusto, secondo la ratio istitutiva del CGIE. Ha prevalso una logica partitica così che alcune nuove associazioni nazionali sono entrate ed altre storiche sono state tolte semplicemente non facendo loro pervenire un form di conferma della partecipazione. Sono state semplicemente tolte con un tratto di penna senza alcuna motivazione scritta e con un eccesso di discrezionalità. Se fosse dipeso da me si sarebbe dovuta avviare, a legislazione immutata, una partecipazione a rotazione fra tutti o si sarebbe dovuta allargare, modificando il decreto, la partecipazione alle nuove associazioni nazionali nel frattempo costituitesi. Dividere le associazioni è stata, aldilà delle intenzioni, una cosa sbagliata come sterile è stato il rimpallo sulla responsabilità nella decisione fra schieramenti di governo opposti ed innaturalmente ossificati dentro un organismo consultivo quale il CGIE. É stata una campagna sbagliata cui non ci si è contrapposti con il dovuto impegno e nel giusto modo non facendone una questione dei partiti.

D. Il sottosegretario Mantica nella intervista sopracitata afferma che “non possono esistere due sistemi di rappresentanza diversi e conflittuali fra loro” aggiungendo che “i vari livelli di rappresentanza devono essere riequilibrati fra loro” Lei concorda con le due affermazioni ora richiamate?

R. Il sottosegretario Mantica pone un problema vero e suggerisce un metodo. Non indica per ora una soluzione. Se rileggiamo le dichiarazioni del suo predecessore e di numerosi parlamentari oggi riconfermati , l’elezione dei 18 parlamentari avrebbe chiuso il cerchio di una “rappresentanza perfetta” cui avevano contribuito, con la loro esistenza anche i Comites ed il CGIE. Questa concettualizzazione conservatrice dell’esistente non mi ha mai convinto per quello che include e per quello che esclude dalla “rappresentanza perfetta”. Il CGIE infatti, nel quale ci sono rappresentanti di associazioni e dai comites è un organo consultivo nel quale elevato è il numero dei componenti designati direttamente o indirettamente dai partiti o da organizzazioni sociali quali i sindacati e i patronati. Il CGIE non è stato e non lo è più a maggior ragione oggi dopo il voto all’estero un organo di rappresentanza. Non si vedono pertanto due livelli di rappresentanza, CGIE e parlamentari eletti (rappresentanza della circoscrizione esteri?) da riequilibrare. Vi è piuttosto una esigenza di distinzione e riposizionamento pur fra funzioni diverse ( oggi il potere legislativo delle due Camere di cui fanno parte, senza vincolo di mandato gli eletti dall’estero e la funzione di consulenza proprio del CGIE) da compiere con una revisione coerente e chiarificatrice dell’attuale CGIE. Quanto ai Comites essi sono certamente un esempio concreto di rappresentanza reale con loro spazi operativi che meglio vanno valorizzati modificando la legge istitutiva. Chi parla di “rappresentanza perfetta” come sistema sinergico piramidale: Comites, CGIE e 18 eletti, rimuove l’esistenza della rappresentanza dell’associazionismo nazionale e di quello regionale con la loro vita democratica, le loro istanze rivendicative, le sue attività. Alcuni piccoli segni in direzione del riconoscimento della rappresentanza della CNE incominciano a venire avanti a partire dal decreto ministeriale che la inserisce nel comitato organizzatore della Conferenza dei giovani italiani all’estero, alla decisione sostenuta dal Segretario Generale del CGIE di inserire la CNE nel gruppo di lavoro che ha steso il documento CGIE sull’associazionismo, alle proposte, per ora avanzate sulla stampa, del presidente della V commissione del CGIE per la partecipazione effettiva della CNE a diversi importanti sedi di raccordo e di armonizzazione fra stato e regioni per l’attuazione di politiche riferite agli interventi per gli italiani all’estero, alla proposta di legge del collega Narducci e di altri deputati per il riconoscimento della natura di promozione sociale alle associazioni nazionali . I frutti del lavoro svolto giungono lentamente così come il riconoscimento del ruolo che tutte le associazioni hanno nelle nostre comunità, si allarga la percezione positiva del ruolo delle associazioni. Tutto questo ci incoraggia a superare i nostri limiti attuali ed a meglio concretizzare le nostre potenzialità. Perseguiamo con immutato impegno la fase aperta del nostro rinnovamento. (Emigrazione notizie)

 

 

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EmiNews 2008

 

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