6883 I precari, i loro nemici e la grande occasione

20090310 18:01:00 redazione-IT

di Francesco Raparelli

In questi ultimi giorni abbiamo appreso molte cose importanti. Brunetta ci ha raccontato che in Italia abbiamo i migliori ammortizzatori sociali d’Europa, mentre quest’oggi sul Corriere della sera Mannheimer ci ha segnalato che il 60% degli italiani si dice favorevole all’assegno per chi perde lavoro (precari compresi) proposto da Franceschini. Berlusconi ci ha ricordato il sacro valore del lavoro, proponendo grandi opere e speculazione edilizia, tanto ottimismo e molta buona volontà; Tremonti, Bibbia alla mano, ha detto che le cose divine può farle solo Dio, lui può limitarsi a salvare qualcosa, qualcuno, di certo non tutti: Per molti, ma non per tutti, come ci ricordava l’adagio pubblicitario di un paio di decadi fa! Tante novità, tante sorprese, compresa la proposta di Franceschini che, al pari del Pd e di tutte le forze politiche di centro sinistra ha dovuto attendere la più grande crisi economica degli ultimi settanta anni per dimenticare morale del lavoro e etica del sacrificio.
Che Berlusconi e Brunetta rispondessero come hanno risposto alla proposta (tardiva e indubbiamente problematica, perché minimalista) di Franceschini sul reddito minimo, va bene, tutto previsto. Ma nel week-end la realtà politica italica ci ha riservato una novità superiore, per sgradevolezza, ad ogni pessimistica previsione.

A pagina 2 del Corriere della sera di ieri (domenica 8 marzo) c’è un trafiletto azzurro con il faccino di Ferrero dove sono riportate alcune dichiarazioni da lo Stesso rilasciate sabato a Milano, in merito alla questione sussidio/assegno per la disoccupazione. Il titolo è chiaro: «Sull’assegno il premier dice bene». Le dichiarazione rilasciate da Berlusconi due giorni fa dicevano: «Assegno per i disoccupati, uguale licenza di licenziare». Ma leggiamo nel merito, per non esser faziosi, la proposta di Ferrero: «Bisogna chiarire che i lavoratori che perdono il posto di lavoro devono avere la cassa integrazione senza perdita del rapporto di lavoro». Facciamo finta che la condizione della cassa integrazione oggi sia una buona condizione (le modifiche che sono intervenute su questo terreno, infatti, definiscono un quadro assai più aspro e più duro di quello raccontato dai “lavoristi”), ma cosa accade a quei 5 milioni circa di lavoratori che per statuto normativo non hanno diritto alla cassa integrazione (lavoratori precari, intermittenti, a tempo determinato, cocopro o lavoratori a progetto)? Evidentemente questi lavoratori devono prima attendere ‒ ammesso che lo desiderino ‒ di essere tutti assunti a tempo indeterminato (cosa che potrebbe accadere nel 3068, secondo la prospettiva di Berlusconi, Sacconi, Marcegallia e più in generale rispetto all’agenda antisociale disposta dalla crisi ‒ tenete in conto che il Pil italiano si appresta a riscontrare una perdita superiore al 3%), soltanto a quel punto potranno avere delle garanzie contro la povertà. Peccato che la povertà, per i precari (cioè per noi), è dietro l’angolo. Solo quest’anno, secondo le stime più rilassate, saranno 400.000 i precari che perderanno il lavoro, senza alcuna garanzia di trovarne di nuovi (questa è la crisi, bellezza!).
Dati i numeri della crisi, allora, la legislazione anti-sciopero (e, soprattutto, anti-sciopero selvaggio) risulta più chiara e se qualcuno aveva ancora dei dubbi, ci ha pensato Sartori, sempre ieri, sempre sul Corriere, a mettere le cose in chiaro. Sferzata reazionaria senza pari per rendere inequivocabile l’attacco non tanto e non solo alla Cgil, quanto ai sindacati di base e ai movimenti, studenteschi, migranti, precari. Mannheimer però avverte, i sondaggi non tengono conto della complicazione del quadro economico, ma i sondaggi e gli umori della popolazione vanno ascoltati con grande attenzione. Per i precari una cosa è chiara: la maggioranza sta con loro, mentre Berlusconi e i difensori dei lavoratori (quelli che difendono i lavoratori ad ogni costo, anche quando il lavoro non c’è!), sono contro di loro e contro la maggioranza del paese. Si tratta ora di trasformare questo consenso in pratica di conflitto, affinché una proposta che da almeno un quindicennio i movimenti agitano in termini antagonistici diventi un terreno di scontro concreto e non un sussidio di povertà. Sarà il G14 romano sugli ammortizzatori sociali (28-29 marzo) una buona occasione per un rinnovato debutto?

http://www.globalproject.info/art-19161.html

 
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EmiNews 2009

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