20091130 21:32:00 redazione-IT
III° CONFERENZA STATO-REGIONI-PROVINCIE AUTONOME- CGIE
Roma, 30 Novembre 2009
[b]La Relazione dell’Assessore Alle Politiche Sociali e delle Sicurezze della Regione Lazio, Luigina Di Liegro, consegnata alla Presidenza della Conferenza[/b]
Saluto i partecipanti alla terza conferenza Stato-Regioni-Provincie Autonome-CGIE.
Ieri abbiamo concluso i lavori della nostra quinta conferenza mondiale dei laziali all’estero.
3 giorni di intensa riflessione i cui risultati voglio condividere con questa assemblea, nella convinzione che le indicazioni che ne sono scaturite siano utili alla discussione di oggi.
Le nostre comunità emigrate ci chiedono di passare a nuovi approcci di programmazione degli interventi regionali.
L’insediamento della nostra emigrazione è cambiato in modo consistente.
Siamo di fronte a comunità fortemente integrate nei paesi di residenza.
Alla permanenza dell’ elemento regionale, ma in un quadro di progressiva e positiva contaminazione con altri elementi regionali, con altre etnie e nazionalità.
Parlare di laziali nel mondo rischia di diventare un termine improprio.
L’ interesse verso la nostra regione è un interesse che si giustifica nella misura in cui le nostre istituzioni locali saranno in grado di cogliere le aspirazioni di sostegno culturale, linguistico e formativo, di sviluppo delle relazioni sociali ed economiche.
E’ interesse della nostra regione, più che delle nostre collettività all’estero, rafforzare questi legami e queste relazioni.
Attraverso di esse può transitare molto di ciò che chiamiamo internazionalizzazione dei nostri sistemi regionali.
Si tratta di grandi opportunità che vanno colte e vanno messe a frutto in tempi rapidi e in modi adeguati.
Non è più sufficiente il tradizionale impianto che demanda ad un unico assessorato la soluzione dei problemi e la valorizzazione delle opportunità presenti.
La Conferenza dei laziali nel mondo ha indicato come prioritaria la ristrutturazione di questo settore delle politiche regionali, raccomandando un forte coinvolgimento e coordinamento tra i settori delle Politiche Sociali, della Cultura, del Lavoro e della Formazione, dello Sviluppo Economico e delle PMI, del Turismo, dell’Istruzione e della Sanità.
Se intendiamo davvero investire nella risorsa costituita dalle nostre comunità, dobbiamo, necessariamente superare la genericità degli interventi e passare ad una logica di programmazione e progettazione mirata.
Adottare una pratica interdisciplinare non vuol dire necessariamente aumentare la spesa, ma vuol dire ottimizzarla.
Significa soprattutto fare in modo che i 500 mila cittadini laziali all’estero possano usufruire di una serie più ampia di interventi.
In particolare quelli in cui è possibile far fruttare al meglio le loro competenze e i loro saperi interculturali. Così nella cultura, come nel sociale, come in ambito economico.
Solo questo ci chiedono i nostri emigrati:
Fare in modo che la loro funzione di mediatori della globalizzazione non vada perduta.
E’ in questa chiave che dobbiamo sostenere oggi più di ieri, il vasto tessuto associativo che costituisce la condizione indispensabile della permanenza delle nostre comunità.
Sostenendo il suo ammodernamento, incentivando la sua vita democratica.
Se non facciamo attenzione a questo aspetto, rischiamo di invalidare ogni possibile evoluzione nel rapporto con le nostre collettività.
Per questo vanno contrastate le ipotesi di riduzione della rappresentanza dell’emigrazione. Tutto il sistema della rappresentanza all’estero poggia su questo elemento basilare.
Ed è miope e controproducente immaginare operazioni di sostituzione della partecipazione e della rappresentanza associativa.
Con queste operazioni si rischia il crollo dell’intero sistema di rappresentanze. Cioè la fine delle comunità degli italiani all’estero come oggi le interpretiamo.
Dobbiamo essere capaci di cogliere in tutto il suo valore, l’orizzonte di cittadinanza globale a cui ci richiamano le nostre comunità e a cui dobbiamo conformare i nostri interventi.
Si tratta di comprendere una dimensione nuova dei diritti e delle opportunità che ne discendono.
A questo proposito è indispensabile un forte coordinamento interregionale.
Non per tamponare le falle prodotte dall’ incredibile riduzione dell’intervento dello Stato Centrale la cui responsabilità resta intatta e generale.
Ma semplicemente perché non possiamo prevedere interventi per alcuni e lasciare fuori altri, solo perché sono registrati in altri Comuni, in altre regioni.
La Regione Lazio si impegna attivamente nel consolidamento di un coordinamento stabile tra le regioni e le provincie autonome.
Ed intende farlo in un confronto permanente con l’associazionismo rappresentato dalla CNE e con il CGIE.
Quanto al rapporto con lo Stato, dobbiamo al tempo stesso essere chiari: l’intervento regionale non è sostitutivo, ma sussidiario a quello centrale.
A ciascuno la sua responsabilità.
Sarebbe d’altra parte inconcepibile che a fronte di un impegno verso l’innovazione e la diversificazione degli interventi, uno dei contraenti, il principale, si tirasse indietro.
Se leggiamo le politiche verso l’emigrazione come investimenti sul futuro di questo paese, le risorse da impegnare debbono essere riportate almeno al livello di due anni or sono.
La razionalizzazione va operata sulle tipologie degli interventi non sulla loro entità, già molto ridotta.
Se poi vi è un problema specifico di insostenibilità di questa spesa che oggi grava in gran parte sul Ministero degli Affari Esteri, la soluzione può essere analoga a quella su cui stiamo riflettendo a livello regionale:
Si passi, anche a livello nazionale, ad un coinvolgimento effettivo degli altri Ministeri che possono fornire risposte e allo stesso tempo raccogliere i frutti di un rinnovato rapporto con le nostre comunità.
Non è sopportabile che le esigenze di contenimento di spesa di un unico ministero gravino così sensibilmente su una grande comunità fatta di 4 milioni di persone.
Si proceda in modo spedito verso un’integrazione delle responsabilità e delle opportunità.
Il Ministero del Lavoro, della Pubblica Istruzione, della Cultura, dell’Economia, avrebbero non solo l’onere, ma anche l’onore, insieme al Ministero degli Affari Esteri, di disegnare il futuro delle relazioni internazionali che possono transitare attraverso questo grande patrimonio che sono gli italiani nel mondo.
Daremmo tra l’altro una importante indicazione anche sul versante immigrazione, superando quella strana e inspiegabile anomalia per la quale i cittadini immigrati in questo paese sembrano essere oggetto di discussione e campo di azione quasi esclusiva del Ministero degli Interni.
4 milioni di italiani nel mondo e 4 milioni di immigrati in Italia, fanno 8 milioni di persone che sono delle straordinarie porte aperte verso il mondo.
Porte attraverso le quali può transitare il nostro futuro e quello delle nuove generazioni.
Attraverso le quali possiamo trasmettere, se ne saremo capaci, i valori della nostra civiltà.
Verso uno sviluppo equilibrato e multipolare, cooperativo e solidale, ecologicamente e socialmente sostenibile.
Luigina Di Liegro
Roma, 30 Novembre 2009
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EmiNews 2009
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