I SOCIALISTI TEDESCHI IMPARINO DA CORBYN (ndr, vale anche per l’Italia)

FINCHÉ IL CENTROSINISTRA NON ABBANDONERÀ LA LOGICA NEOLIBERISTA E NON SEGUIRÀ UN MODELLO CHE METTE AL CENTRO I BISOGNI DEGLI ESSERI UMANI, CONTINUERÀ A FALLIRE.
L’ideologia di molti giovani militanti è una versione moderata del marxismo parlamentare, fondato sulle idee di Antonio GRAMSCI così come sono state divulgate dal sociologo britannico Stuart Hall.

Alcuni di noi stanno cominciando a pensare che questa sia la fine del progetto”. Così mi ha detto qualche giorno fa un politico, parlando del futuro della sinistra. La clamorosa sconfitta del partito socialdemocratico (Spd) alle elezioni legislative tedesche del 24 settembre non gli avrà certo risollevato il morale. Dopo aver fatto da spalla ad Angela Merkel per dodici anni, l’Spd andrà all’opposizione, senza una strategia e preoccupata dell’avanzata del partito d’estrema destra Alternativa per la Germania (Afd).
I leader della socialdemocrazia tedesca si sentono responsabili del loro crollo e del successo dell’estrema destra, ma sono in buona compagnia. I socialisti francesi si sono volatilizzati prima delle presidenziali aprile. Il partito laburista olandese è sceso al 5,7 per cento. I socialisti austriaci saranno probabilmente sconfitti alle elezioni del 15 ottobre, che dovrebbero portare al potere una coalizione di conservatori e neofascisti.
I partiti europei di centrosinistra spiegano la loro crisi con il fatto che per troppo tempo hanno fatto parte di grandi coalizioni o ammettendo di essere diventati dei tecnocrati. Ma il problema è più profondo. Il modello economico neoliberista non funziona più. Come scrive William Davies, professore di politica economica all’università Goldsmiths di Londra, dopo il 2008 il neoliberismo è diventato “un rituale da ripetere e non un’opinione da condividere”. I cittadini europei si sono scoperti più poveri e il futuro dei loro figli è sempre più incerto, mentre un’élite finanziaria e immobiliare si è arricchita. La logica che i partiti tradizionali cercano di seguire non ha più senso. I cittadini cercano risposte coerenti e, per alcuni di loro, il nazionalismo economico e la xenofobia sono più ragionevoli di quello che viene offerto dai moderati.
Finché il centrosinistra non abbandonerà la logica neoliberista e non seguirà un modello economico che mette al centro i bisogni delle persone, continuerà a fallire. Il compito non è cambiare il neoliberismo, ma sostituirlo. Per cominciare, bisogna smettere di definire populisti i piccoli partiti di sinistra o di paragonarli alla destra. I socialdemocratici invece dovrebbero allearsi con loro. La coalizione di governo portoghese, dove i socialisti convivono con il Bloco de esquerda, ha rivitalizzato lo stato sociale, sbloccando le pensioni, aumentando i sussidi per le famiglie e le persone con disabilità, e approvando misure a sostegno dell’occupazione giovanile. In Grecia Syriza ha superato il partito socialista, il Pasok, non solo grazie alla sua eroica resistenza alla Banca centrale europea e al Fondo monetario internazionale nel 2015, ma dimostrando anche di saper governare e di essere abbastanza immune alla corruzione che pervade gli altri partiti.
In Europa c’è un solo partito socialdemocratico tradizionale che ha cominciato questa trasformazione: i laburisti britannici. A fine settembre il congresso annuale del Labour ha animato le piazze di Brighton con discussioni sul socialismo contemporaneo. I pub e le strade erano piene di giovani. Se fossero tedeschi, alcuni di loro starebbero bene anche nella Linke o nei Verdi.
È vero, non tutti nel partito la pensano allo stesso modo. L’ex ministro Chris Leslie ha scatenato le risate di metà dei presenti nei pub di Brighton quando qualcuno ha twittato la sua frase “non c’è posto per il marxismo in un moderno Partito laburista”. Il marxismo invece è onnipresente nel Labour. L’ideologia di molti giovani militanti è una versione moderata del marxismo parlamentare, fondato sulle idee di Antonio Gramsci così come sono state divulgate dal sociologo britannico Stuart Hall. È questa l’essenza della socialdemocrazia di Jeremy Corbyn. Molti simpatizzanti del partito vogliono un’alleanza con i nazionalisti progressisti (lo Scottish national party, i re- pubblicani nazionalisti dello Sinn Féin e gli indipendentisti gallesi del Plaid Cymru) e i verdi. La trasformazione che serve oggi in Europa ha bisogno della più ampia coalizione possibile di forze progressiste.
Il risveglio del Partito laburista non si trasformerà automaticamente nel risveglio della socialdemocrazia europea. Per due leader che agiscono nel modo giusto come Jeremy Corbyn e il primo ministro portoghese Antonio Costa, ce ne sono migliaia che sbagliano. E c’è poi la camicia di forza imposta dall’Unione europea. La condizione per liberare il partito laburista dal neoliberismo era poter pensare fuori dagli schemi imposti dal trattato di Lisbona, che ha tradotto la dottrina neoliberista in una serie di leggi intoccabili. Il fatto che il Regno Unito non facesse parte di alcuni accordi comunitari, come la moneta unica e il trattato di Maastricht, ha permesso ai laburisti di chiedere ciò che serve davvero.
Per ricostruire il loro partito, i socialdemocratici tedeschi dovranno cancellare il trattato di Lisbona dalle loro teste. Farlo anche nella realtà sarà facile, quando riusciranno a immaginare un futuro in cui lo stato difende le persone e il pianeta, non solo le élite finanziarie.

Paul MASON, è un giornalista britannico esperto di economia. Collabora con il Guardian e con Channelq. In Italia ha pubblicato Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro (Il Saggiatore 2016)..

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