17 07 15 PD – Parlamentari estero

1 – FEDI (PD) – LA SICUREZZA SOCIALE IN EUROPA DIVENTA DIGITALE: SARÀ GARANTITA UNA MIGLIORE TUTELA. La Sicurezza sociale nell’Unione Europea diventa “digitale”.
2 – FEDI (PD): IL MEF VARA LE DISPOSIZIONI ATTUATIVE PER LO SCAMBIO AUTOMATICO DELLE INFORMAZIONI FISCALI INTERNAZIONALI. Sono state emanate con un Provvedimento del MEF del 4 luglio 2017 le disposizioni attuative che riguardano lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale, così come stabilito dalla Direttiva europea n. 107/2014 recepita con decreto del MEF del 28 dicembre 2015.
3 – FEDI E PORTA (PD) – RAPPORTO INPS 2017, SONO 770.741 LE PENSIONI IN CONVENZIONE (380.000 EROGATE ALL’ESTERO). LE NUOVE TENDENZE. Un quadro aggiornato al 2016 sulle Pensioni in regime internazionale erogate dall’Inps è stato presentato martedì 4 luglio 2017 nel XVI Rapporto annuale , presso la Camera dei Deputati. La relazione è stata svolta dal Presidente dell’Istituto Tito Boeri e il Rapporto è scaricabile sul sito web dell’Inps
4 – FEDI (PD): CARO RENZI, SULL’IMMIGRAZIONE NON È IL CASO DI UTILIZZARE FRASI AD EFFETTO CHE RISCHIANO DI SUONARE COME QUELLE DI SALVINI E GRILLO. In una discussione serena e seria sui migranti è possibile anche dire “aiutiamoli a casa loro”, ma per giustificare una simile affermazione certamente non possono bastare gli slogan.
5 – FEDI (PD) – TUTTO FA BRODO PUR DI CAMBIARE CASACCA: DOPO IL PRETESTO DELLA CITTADINANZA IMU, TARI E TASI RIDIVENTANO “PROMESSE” ELETTORALI. Forza Italia, all’estero, si prepara ad un salto di qualità: dopo la fase zero, arriva la fase del nulla
6 – L’ON. LA MARCA INCONTRA L’EX SINDACO DI ROMA E PRESIDENTE ANICA FRANCESCO RUTELLI. Lunedì, 10 luglio, l’on. Francesca La Marca ha incontrato presso la sede dell’ente il presidente dell’ANIC Francesco Rutelli.
7 – LA MARCA (PD): INSODDISFACENTE RISPOSTA SUI CONSOLATI ONORARI. CONTINUERÒ IL MIO IMPEGNO PER IL MIGLIORAMENTO DEI SERVIZI AI CONNAZIONALI. La risposta data dal Governo alla mia interrogazione scritta sulle problematiche insorte nel campo dei servizi offerti ai nostri connazionali nelle aree servite da alcuni consolati onorari in Nord America, pur contenendo qualche interessante motivo di conoscenza, è francamente deludente per quanto riguarda l’efficacia dei servizi

1 – FEDI (PD) – LA SICUREZZA SOCIALE IN EUROPA DIVENTA DIGITALE: SARÀ GARANTITA UNA MIGLIORE TUTELA. La Sicurezza sociale nell’Unione Europea diventa “digitale”. La Commissione Europea ha ieri introdotto il nuovo sistema informatico – l’Electronic Exchange of Social Security Information System (EESSI) – che renderà più veloce e semplice lo scambio delle informazioni relative alla sicurezza sociale nell’ambito della UE, del SEE e della Svizzera. ROMA, 5 LUGLIO 2017

L’EESSI è un sistema informatico che aiuterà almeno 15.000 istituzioni degli Enti previdenziali dei vari paesi dell’UE a scambiarsi informazioni con maggiore rapidità e sicurezza, come previsto dal regolamento della UE sul coordinamento dei regimi di sicurezza sociale.

Giova ricordare che un sistema su base europea di questo tipo è una novità assoluta: attualmente infatti la maggior parte degli scambi avviene ancora su carta. Il nuovo sistema quindi, che sarà realizzato e che entrerà a regime nell’arco di due anni, intende modernizzare e rendere più efficiente lo scambio di tutte le comunicazioni tra enti nazionali riguardanti la sicurezza sociale in ambito transfrontaliero e sarà caratterizzato dall’utilizzo di documentazione elettronica strutturata.

L’obiettivo è quello di combattere frodi, abusi ed errori, visto, tra l’altro, che gli enti previdenziali nazionali utilizzeranno documenti elettronici nella lingua nazionale garantendo così la correttezza e la completezza degli stessi.
Il nuovo sistema accelererà inoltre la lavorazione e la liquidazione di quelle domande di prestazione presentate da soggetti i quali hanno lavorato in più Paesi. Tali documenti saranno inoltrati attraverso il sistema EESSI (collocato centralmente presso la Commissione europea) al destinatario dell’altro paese dell’UE. Il personale degli enti previdenziali sarà in grado di trovare il destinatario corretto nell’elenco degli enti nazionali.

QUALI SARANNO CONCRETAMENTE I VANTAGGI?
Per i cittadini: maggiore rapidità nella gestione delle domande di prestazione e maggiore rapidità nel calcolo e pagamento delle prestazioni. Per le pubbliche amministrazioni: flusso standardizzato delle informazioni; maggiore facilità nella comunicazione multilinguistica grazie a documenti strutturati comuni e ottimizzazione della verifica e raccolta dei dati.

I Paesi dell’Unione, del SEE e la Svizzera avranno due anni di tempo per collegare i loro sistemi nazionali alla piattaforma centrale europea in modo tale che entro luglio del 2019 sarà realizzato un sistema di scambio elettronico semplice, rapido e sicuro, delle informazioni relative alla sicurezza sociale.

L’ideale sarebbe per l’Italia riuscire ad introdurre lo stesso sistema in ambito bilaterale ma, nonostante la buona volontà dell’Inps, sono per ora pochi gli accordi di scambio informatico elettronico in materia di sicurezza sociale attuati con i Paesi extraeuropei. www.marcofedi.it

2 – FEDI (PD): IL MEF VARA LE DISPOSIZIONI ATTUATIVE PER LO SCAMBIO AUTOMATICO DELLE INFORMAZIONI FISCALI INTERNAZIONALI. Sono state emanate con un Provvedimento del MEF del 4 luglio 2017 le disposizioni attuative che riguardano lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale, così come stabilito dalla Direttiva europea n. 107/2014 recepita con decreto del MEF del 28 dicembre 2015. ROMA, 6 LUGLIO 2017

Il Provvedimento stabilisce le modalità e i termini per la comunicazione, nell’ambito della reciproca assistenza amministrativa tra gli Stati membri del Consiglio d’Europa e dell’OCSE, delle informazioni finanziarie e fiscali, ai fini del contrasto dell’evasione fiscale internazionale.

La direttiva 2014/107/UE del Consiglio, del 9 dicembre 2014 nonché gli accordi sottoscritti in applicazione dell’articolo 6 della Convenzione concernente la reciproca assistenza amministrativa in materia fiscale tra gli Stati membri del Consiglio d’Europa e i Paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo prevedono lo scambio automatico di informazioni finanziarie a fini fiscali secondo uno standard comune di comunicazione al fine di contrastare l’evasione fiscale internazionale.

Tenuti all’adempimento comunicativo, sono gli operatori finanziari, i contribuenti sottoposti a monitoraggio fiscale e le Istituzioni finanziarie italiane tenute a effettuare la comunicazione per lo scambio automatico di informazioni fiscali.

Si inasprisce ulteriormente quindi il sistema di controllo in Italia per la lotta all’evasione e all’elusione fiscale con la cooperazione fiscale tra le Amministrazioni fiscali e scambio automatizzato delle informazioni.

Sono queste le linee guida che hanno orientato in questi ultimi anni l’operato dell’esecutivo italiano nella definizione delle azioni di contrasto all’evasione fiscale internazionale.

Anche grazie all’impulso dell’Italia nelle sedi internazionali nel 2017 quasi 100 Paesi renderanno operativo lo standard elaborato dall’OCSE per lo scambio obbligatorio e automatico delle informazioni finanziarie sui patrimoni detenuti dai non residenti.

È uno scenario di rottura col passato che, grazie anche alla voluntary disclosure, consentirà di contrastare l’evasione fiscale, recuperare gettito e quindi ridurre la pressione fiscale sui contribuenti.

Lo scambio automatico di informazioni è lo strumento più potente per la cooperazione fiscale internazionale. Esso prevede tutte le forme di assistenza amministrativa in materia fiscale: lo scambio di informazioni su richiesta, scambi spontanei, scambio automatico, verifiche fiscali all’estero, verifiche fiscali simultanee e assistenza nella riscossione delle imposte, al fine ultimo di garantire la protezione dei diritti dei contribuenti. www.marcofedi.it

3 – FEDI E PORTA (PD) – RAPPORTO INPS 2017, SONO 770.741 LE PENSIONI IN CONVENZIONE (380.000 EROGATE ALL’ESTERO). LE NUOVE TENDENZE . Un quadro aggiornato al 2016 sulle Pensioni in regime internazionale erogate dall’Inps è stato presentato martedì 4 luglio 2017 nel XVI Rapporto annuale , presso la Camera dei Deputati. La relazione è stata svolta dal Presidente dell’Istituto Tito Boeri e il Rapporto è scaricabile sul sito web dell’Inps. ROMA, 10 LUGLIO 2017

Nel 2016 sono state 770.741 le prestazioni in convenzione internazionale, di un importo – come constata lo stesso Rapporto – “modesto”. Un fatto questo che noi denunciamo da anni e che avremmo voluto correggere con una nostra proposta di legge presentata tempo fa che prevede il raddoppio dell’importo minimale delle pensioni in convenzione e che purtroppo giace ancora ignorata in qualche Commissione. Invece l ’insieme delle pensioni pagate all’estero nel 2016 ammonta a quasi 380.000 prestazioni tra le quali sono incluse sia quelle in regime di totalizzazione internazionale che quelle liquidate sulla base di sola contribuzione italiana (cosiddette pensioni “autonome”).

Nel Rapporto si evidenzia come fino a poco tempo fa il beneficiario di una pensione pagata all’estero era esclusivamente l’emigrante italiano costretto a trasferirsi in un altro Paese per necessità economiche. Oggi a questa tipologia se ne aggiungono altre due: gli stranieri immigrati che hanno lavorato in Italia e sono poi tornati nel proprio Paese di origine e i pensionati italiani che scelgono di emigrare al seguito di figli o nipoti o alla ricerca di luoghi fiscalmente vantaggiosi e/o con un costo della vita relativamente più basso di quello del nostro Paese.

Le pensioni erogate all’estero – giova ricordare che complessivamente questo aggregato rappresenta il 2,2% del totale delle pensioni erogate dall’Istituto – si distribuiscono su ben 160 Paesi, ma con una concentrazione tra i soggetti residenti in Europa e – sia pure in riduzione – in Canada e Usa.

In generale l’evidenza mostra che stiamo attraversando una fase di transizione in cui si sta svuotando la componente dei cittadini italiani emigrati e si manifestano cambiamenti nei Paesi di destinazione dei pagamenti – in crescita quelli verso la Germania e la Svizzera, in diminuzione quelli verso altri Paesi, come la Francia, il Belgio, l’America che sono stati in passato meta dei nostri migranti – mentre non è ancora diventato numericamente rilevante l’apporto degli stranieri.

Dai numeri dell’Inps risulta che nel 2016 , 459.866 pensioni sono state erogate in convenzione con la U.E., 98.794 con la Svizzera, 50.797 con il Canada, 50.077 con l’Australia, 28.104 con l’Argentina, 38.062 con gli USA, 8.423 con la ex-Jugoslavia, 12.417 con il Québec, 7.402 con il Brasile, 7.047 con il Venezuela, 9.752 con altri Paesi.

Di quelle pagate all’estero invece ce ne sono 182.254 in Europa, 96.597 in America settentrionale, 47.581 in Oceania, 41.444 in America meridionale, 1.026 in America centrale, 2.991 in Africa, 1.374 in Asia per un totale di 373.265.

Il dato interessante è la forte crescita delle pensioni pagate in America centrale e in Asia (rispettivamente + 42,8% e +42,6% tra il 2012 e il 2016), determinata soprattutto dal rientro di coloro che, dopo aver lavorato e/o aver conseguito diritto a pensione in Italia, scelgono di tornare nel proprio Paese d’origine.
La gran parte di questa spesa è comunque destinata ancora a cittadini italiani; infatti in media solo poco più del 17% dei beneficiari risulta straniero con differenze però importanti per l’Asia e l’Africa.

Altra componente importante della presenza straniera nella platea dei beneficiari di pensioni Inps all’estero è costituita dai coniugi superstiti di pensionati. Infatti i beneficiari stranieri che vivono all’estero sono soprattutto donne – circa l’80% – ma oltre il 60% sono titolari di pensioni ai superstiti e tuttavia, soprattutto nell’area europea, è in crescita il numero di donne straniere che hanno maturato il diritto alla pensione di vecchiaia per aver lavorato in Italia.

Nel proprio Rapporto l’Inps sembra nuovamente mostrare perplessità sull’esportabilità nei Paesi extraeuropei delle prestazioni assistenziali affermando che “Un aspetto di interesse in questo ambito riguarda le cosiddette prestazioni a carattere non contributivo (principalmente, integrazione al trattamento minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali), anche per le implicazioni che possono derivarne sulla coerenza ed efficienza del sistema.

La materia, come noto, è regolamentata da norme europee che prevedono la garanzia di livelli minimi di importo delle prestazioni ma al tempo stesso stabiliscono la non esportabilità delle prestazioni speciali non contributive nei Paesi in cui si applicano i Regolamenti UE per il Coordinamento dei Sistemi di Sicurezza Sociale e spostano la tutela completamente a carico dell’istituzione del paese di residenza. Ciò comporta che forme di integrazioni pagate dall’Inps possano essere godute solo da chi risiede in un Paese Extra-UE, ovviamente in presenza dei requisiti previsti per l’accesso al diritto. Nonostante in passato si sia fissato, per limitare il fenomeno, un requisito contributivo minimo per poter avere l’integrazione al trattamento minimo, spesso il diritto all’integrazione al minimo e ad altre prestazioni non contributive è riconosciuto anche a pensionati che hanno versato contribuzioni esigue nel nostro Paese. Il numero di pensioni integrate o che godono di maggiorazioni sociali e/o quattordicesima a favore di titolari che risiedono all’estero non è basso e la spesa relativa ammonta nel 2016 a circa 96 milioni di euro. Si ricorda che queste prestazioni non sono soggette a tassazione in Italia né diretta né indiretta”. Speriamo che queste affermazioni non siano un segnale per un nuovo attacco (il primo siamo riusciti a sventarlo) all’esportabilità di talune prestazioni assistenziali nei Paesi extracomunitari.

Infine l’Inps sottolinea che per quanto al trattamento fiscale applicato alle pensioni pagate all’estero, con riferimento alle 55.238 pensioni erogate nel periodo d’imposta 2016 per cui è stata richiesta l’applicazione delle convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni, quasi l’85% (46.848 soggetti) dei pensionati detassati si concentra su sei paesi (Australia, Germania, Svizzera, Canada, Belgio e Austria).
Il mancato gettito che ne deriva (altra ossessione dell’Inps?) si stima, ipotizzando l’assenza di eventuali detrazioni d’imposta, in 102 milioni di euro.
I deputati PD Marco Fedi e Fabio Porta

4 – FEDI (PD): CARO RENZI, SULL’IMMIGRAZIONE NON È IL CASO DI UTILIZZARE FRASI AD EFFETTO CHE RISCHIANO DI SUONARE COME QUELLE DI SALVINI E GRILLO. In una discussione serena e seria sui migranti è possibile anche dire “aiutiamoli a casa loro”, ma per giustificare una simile affermazione certamente non possono bastare gli slogan. Altrimenti si rischia di dare l’impressione di rincorrere gli altri e di fare come Salvini e Grillo. Se su un tema così attuale e dirompente apriamo invece una vera discussione, con la problematicità che richiede e con l’intento di individuare proposte e soluzioni, a conclusione del confronto possiamo poi anche individuare nuove parole d’ordine. Ma partire dagli slogan, lo ripeto, credo sia un errore. E se fossi costretto ad usarne uno allora direi, prima di tutto, “integrazione”. ROMA, 11 LUGLIO 2017

L’intera questione, infatti, ha implicazioni di grande rilievo quali la cooperazione allo sviluppo, l’impegno contro la povertà, il contrasto alla desertificazione, la lotta alla fame, le scelte mondiali per la sicurezza, la stabilità democratica, i ritmi di sviluppo, la salute. In questo senso è evidente che l’“aiutarli a casa loro” è connesso con “affinché sempre di meno siano costretti a partire”, collocandosi in una prospettiva positiva.

Ed è altrettanto evidente che la riflessione deve necessariamente estendersi anche alle nostre scelte in campo internazionale, in campo economico-commerciale e ambientale. Non è possibile che Paesi e forze economiche continuino a distruggere l’ambiente di interi continenti, a sfruttare le risorse naturali di altre realtà, a spingere forsennatamente le esportazioni in tutto il mondo e, nello stesso tempo, dichiararsi impegnati a sostenere la crescita e lo sviluppo democratico, civile e sociale di aree continentali in crescente difficoltà. Con l’illusione, vera o presunta, che la spinta a partire diminuisca, che il bisogno di spazi di crescita individuale e collettiva si attenui, che i confini del mondo si allontanino da noi.

Nel quotidiano questa discussione, tuttavia, rischia di essere superflua e superata da drammatiche emergenze: ogni giorno abbiamo a che fare con gli sbarchi e l’accoglienza. Il dovere di salvare vite umane dal Mediterraneo è prioritario. Questo non è solo una doverosa necessità, ma una lezione di civiltà che l’Italia sta dando al mondo. Il dovere, però, se non vuole essere una pura enunciazione di principio, implica sempre una responsabilità. Il tema è di tutti, a partire dalla UE. Ma non solo: la responsabilità è di tutti, a livello tanto collettivo quanto individuale.

Non esiste una distinzione tra migranti economici e rifugiati o profughi quando salviamo vite umane. Non esiste una distinzione in termini di accoglienza. La distinzione interviene, semmai, nel momento della identificazione. Quando devi decidere per ciascuno che arriva, cioè, se rimpatriarlo, dare seguito ad una sua richiesta di asilo, vale a dire accogliendo come rifugiato o profugo, oppure passare direttamente al reato di immigrazione clandestina.

La priorità dovrebbe essere quindi quella di abolire il reato di immigrazione clandestina, rendere più breve ed efficace il sistema di identificazione e rimpatrio e, ove possibile, integrare il numero chiuso annuale di immigrati regolari con eventuali accoglimenti regolati e controllati.

Un serio programma di immigrazione deve essere a numero chiuso se l’obiettivo è l’integrazione. Il programma deve essere autenticamente “umanitario” e quindi tener conto delle situazioni specifiche, dei ricongiungimenti famigliari, dei bisogni di manodopera e delle opportunità di impiego che offre il nostro mercato del lavoro. Sapendo, in ogni caso, che vi sono figure coperte dal diritto internazionale, rispetto alle quali l’Italia, come nessun altro Paese, si può esimere dal dare protezione.

Il programma di immigrazione non può e non deve essere confuso con l’emergenza, cioè con gli sbarchi e la necessità di salvare vite umane e di accogliere in attesa di identificare e capire esattamente cosa fare. “L’accoglienza”, insomma, non risolve tutto ed ha dei limiti oggettivi se non è affiancata da vere politiche di integrazione.
On. Marco Fedi
www.marcofedi.it

5 – FEDI (PD) – TUTTO FA BRODO PUR DI CAMBIARE CASACCA: DOPO IL PRETESTO DELLA CITTADINANZA IMU, TARI E TASI RIDIVENTANO “PROMESSE” ELETTORALI. Forza Italia, all’estero, si prepara ad un salto di qualità: dopo la fase zero, arriva la fase del nulla. La fase zero, come si ricorderà, era caratterizzata dal fatto che essa non aveva più parlamentari eletti all’estero tra le proprie fila. Nella nuova fase qualcuno, anzi uno, è ricomparso, ma solo per produrre il nulla. ROMA, 11 LUGLIO 2017

La produttrice di nulla, dopo aver utilizzato la cittadinanza come pretesto per giustificare l’ennesimo passaggio ad altro gruppo e partito in vista delle ormai prossime elezioni politiche, ha lamentato “promesse” non mantenute dai centristi in cui per sua scelta ha militato, sostenendo un cambiamento di posizione sul tema della cittadinanza da parte governativa.
Questo cambiamento, in realtà, non c’è mai stato. Dal lontano 1997 ad oggi, infatti, le richieste sulla riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana hanno incontrato sempre gli stessi ostacoli, a partire quelli opposti dal Governo Berlusconi. Il quale, anche se i neoadepti in cerca di una rinnovata verginità politica fanno finta di dimenticarlo, ha governato dal 2001 al 2006 e poi dal 2008 al 2011. In questi periodi non ha toccato nemmeno una virgola sul tema della cittadinanza perché troppo impegnato a devastare i capitoli per gli italiani all’estero, riducendo di oltre il 70% i finanziamenti.

Il Governo Berlusconi ha anche abrogato l’ICI per tutti, ma l’ha mantenuta solo per gli italiani all’estero!
Con un capolavoro di acrobazia, la stessa produttrice di nulla, si azzarda ad utilizzare IMU, TASI e TARI promettendo che Forza Italia al governo risolverà la questione per gli italiani all’estero. Nessuno le ha ancora spiegato che per i cittadini italiani iscritti AIRE e pensionati localmente l’equiparazione già esiste, grazie al PD, e che comunque il suo partito, sul tema, ha una credibilità parecchio al di sotto dello zero.

Su questo argomento, nel 2014, facevo alcune considerazioni che mi sembrano ancora molto attuali, anche alla luce dei problemi di sopravvivenza di molti piccoli comuni a seguito delle ridotte entrate tributarie. Le ripropongo, anche per rispondere alle tante inesattezze avanzate allora ed oggi da alcuni interlocutori.

La vicenda IMU, TASI e TARI, e Canone Rai, con le riduzioni o le esenzioni proposte, non è classificabile tra i diritti negati.
Ricordavo, citando l’esempio della mobilità in ambito nazionale raffrontata a quella internazionale, che in questo caso vige una parità di trattamento “sostanziale”. A chi dice che non si tiene conto della particolarità delle comunità insediate nel mondo da molti anni, delle distanze e della situazione specifica degli italiani fuori d’Italia, rispondo: “Bene, questa è la conferma che si tratta di una condizione peculiare di cui tener conto”.
Ciò significa che parliamo di uno “status particolare” da riconoscere, non di un diritto negato da garantire. Tanto è vero che il Senato, nella scorsa legge di stabilità (2014), ha fatto proprio questo, riconoscendo la equiparazione a prima casa, sull’immobile a scelta, al pensionato di prestazione estera o in convenzione internazionale. Ed ora si estende agli stessi soggetti l’esenzione TASI e la riduzione TARI. Nulla di tutto questo era scontato, tanto meno ottenuto per grazia ricevuta.
Abbiamo lavorato tutti per ottenere questo risultato. Non si tratta di un privilegio, ma di un regime privilegiato (e non è una mera sottigliezza). Un regime, per altro, già esistente, per tutti, nella situazione precedente all’abolizione dell’ICI, per tutti fuorché per i residenti all’estero, grazie al Governo Berlusconi, dal quale proviene questa vicenda.

Prima dell’abolizione dell’ICI, la casa non locata in Italia era automaticamente equiparata a prima casa. Sarebbe stato sufficiente mantenere nel sistema questo automatismo ed oggi probabilmente non ci troveremmo a parlarne.

Personalmente sono dell’idea che l’IMU debbano pagarla tutti, senza esenzioni. Sono convinto che debba essere un importo ragionevole, ma compatibile con le responsabilità civiche nei confronti dei Comuni. Sono abituato a farlo in Australia, dove ogni possessore di immobili, senza distinzione tra prime e seconde case, è tenuto a pagare una quota per tutti i servizi, indivisibili e divisibili che siano. Solo in Italia inventiamo strane distinzioni, sistemi complicati, tanta burocrazia, facendo risparmiare per altro migliaia di euro alle case di gran valore e poche centinaia a quelle che rientrano nella media nazionale.

Ho conosciuto sindaci disperati, di tanti comuni d’Italia, che negli anni hanno visto i centri storici languire, con case anche di italiani all’estero abbandonate e trascurate. Siamo sicuri che cancellare le tasse comunali sia lo strumento migliore per rianimare l’interesse verso l’Italia? Non sarebbe meglio, invece, un regime fiscale sulla casa semplice, chiaro, che garantisca tutti, indipendentemente da dove si vive e lavora?

A proposito dei residenti in Italia, è vero che la somma di due errori non ci restituisce giustizia, dignità e legittimità. Dobbiamo ricordare, però, che la nostra proposta supera i confini delle comunità all’estero: dovremmo fare tutti insieme una battaglia proprio sul principio di “prima casa” e sulla sua applicazione in Italia e nel mondo. Neanche le opposizioni hanno sottolineato questa necessità in Parlamento. Il Governo e la maggioranza hanno assunto un orientamento sulla fiscalità relativa alla casa.
Quando sono stato eletto ho preso un impegno con il Partito Democratico e, nonostante le diversità di opinione su alcuni temi, sono convinto che in un confronto pacato e ragionevole si possa trovare anche qualche risposta concreta e positiva.
Marco Fedi
www.marcofedi.it

6 – L’ON. LA MARCA INCONTRA L’EX SINDACO DI ROMA E PRESIDENTE ANICA FRANCESCO RUTELLI. Lunedì, 10 luglio, l’on. Francesca La Marca ha incontrato presso la sede dell’ente il presidente dell’ANIC Francesco Rutelli. Rutelli, com’è noto, è stato ex sindaco di Roma, leader del centrosinistra per diverse stagioni politiche, fondatore del Partito Democratico Europeo e personalità di spicco del mondo politico italiano. ROMA, 11 LUGLIO 2017

Nel colloquio si è discusso del ruolo passato e presente del PD, di cui Rutelli è stato uno dei fondatori, delle posizioni politiche degli attuali governi di Canada e USA, della circoscrizione degli italiani all’estero e della ripartizione Nord e Centro America, nonché della complessità della gestione di una metropoli come Roma.

Si è discusso, inoltre, del futuro del cinema italiano nel mondo e della sua promozione, soffermandosi in particolare sulle forme da perseguire per meglio valorizzare il cinema italiano in Canada e negli USA.

I due interlocutori, infine, si sono soffermati sulle eccellenze italiane in vari settori presenti in Nord e Centro America e del contributo che esse possono dare alla ripresa economica dell’Italia e all’ulteriore proiezione delle sue produzioni nella sfera internazionale.

7 – LA MARCA (PD): INSODDISFACENTE RISPOSTA SUI CONSOLATI ONORARI. CONTINUERÒ IL MIO IMPEGNO PER IL MIGLIORAMENTO DEI SERVIZI AI CONNAZIONALI. La risposta data dal Governo alla mia interrogazione scritta sulle problematiche insorte nel campo dei servizi offerti ai nostri connazionali nelle aree servite da alcuni consolati onorari in Nord America, pur contenendo qualche interessante motivo di conoscenza, è francamente deludente per quanto riguarda l’efficacia dei servizi. ROMA 14 LUGLIO 2017

Avevo richiamato, come esemplificazione di una situazione piuttosto diffusa, i casi dei consolati onorari di Rochester e del New Jersey, dove la lunga periodicità delle visite dei funzionari itineranti e le difficoltà di spostamento presso gli uffici del consolato generale di New York, soprattutto per la popolazione anziana, avevano creato problemi di vario genere, in particolare nel rinnovo dei passaporti in vista delle vacanze estive.

Sul piano generale, il Governo ha riconfermato l’intenzione di insistere sulla pratica dei funzionari itineranti, che tuttavia per i noti limiti di dotazione di personale può solo in parte corrispondere alle esigenze dei connazionali, e ha ribadito di volere accelerare e sviluppare ulteriormente la sperimentazione già avviata dal 2014 presso 36 consolati onorari in tema di raccolta e di trasmissione dei dati biometrici. L’orientamento è quello di estenderla ad altri 75 consolati onorari e di potere utilizzare un programma di trasmissione dei dati che tenga conto delle osservazioni formulate dal Garante in tema di privacy. L’orizzonte temporale prefigurato per mettere a regime questo sistema è quello della fine del corrente anno.

Vedremo. Voglio ribadire l’esigenza, comunque, che i tempi tengano conto non tanto di astratte procedure quanto delle necessità concrete delle persone, assieme all’auspicio che le tecnologie possano aiutare quantomeno a semplificare le procedure e ad accorciare le attese. Non posso nemmeno esimermi dall’osservare, tuttavia, che i riferimenti al riavvio delle assunzioni di personale e al ricorso ai funzionari itineranti siano ancora troppo vaghi e rituali perché si possa pensare che i connazionali possano trovare in tempi rapidi una risposta concreta alle loro esigenze.

Una parte della mia interrogazione raccoglieva, poi, il disagio dei connazionali presenti nella circoscrizione consolare di Toronto per l’allungamento dei tempi degli appuntamenti e dell’evasione delle pratiche. Anche in questo caso, sulla base della diretta conoscenza di fatti e persone, non posso dichiararmi soddisfatta della risposta piuttosto burocratica che ho ricevuto.

Per questo, non considero certo esaurito il mio dovere di attenzione sulle questioni che mi sono state sottoposte dagli amici dei due consolati onorari statunitensi e dai connazionali di Toronto, che riguardano, in sostanza, una generalità di situazioni abbastanza diffuse nel mondo. Continuerò a seguirne gli sviluppi e soprattutto a rappresentare a Governo ed Amministrazione i problemi concreti che le persone devono affrontare nella loro quotidianità. On. Francesca La Marca

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